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giovedì 30 novembre 2017
Il decadimento del culto delle reliquie in Occidente
Vorrei aprire questa breve riflessione con un articolo di diversi mesi fa, che traduco qui dal sito Pravoslavie.ru:
Una parte delle reliquie del grande S. Nicola, il taumaturgo, stanno per arrivare in Russia oggi, dalla Cattedrale Cattolica di S. Nicola a Bari, in Italia, ove sono custodite le reliquie del Santo fin dal 1087. Le reliquie saranno accolte a Mosca con gran cerimonia, al suono delle campane nelle oltre 600 chiese della città.
Questo è un evento unico, dappoiché, come si è detto prima, per gli ultimi 930 anni le reliquie sono state conservate in una Basilica Cattolica a Bari, e non hanno mai lasciato la città. Ogni anno, centinaia di pellegrini Russi e fedeli Ortodossi da tutto il mondo si recano a Bari per venerare le sacre reliquie del grande vescovo e santo taumaturgo. Grazie all'imminente visita delle sue reliquie, ancora più fedeli avranno l'opportunità di venerarle.
I responsabili hanno prelevato la nona costola del Santo Gerarca, situata proprio vicino al cuore, dal reliquiario sotto l'altare nella cappella della cripta della basilica italiana. La zona del cuore fisico è molto importante per la Tradizione Ortodossa, poiché è il luogo ove si trova anche il cuore spirituale, quello che è in grado di comunicare con Dio. [...] Dopo la sigla del documento [tra il metropolita Hilarion e l'arcivescovo di Bari, ndr], le reliquie saranno sistemate in una speciale arca, dal peso di circa 18 chilogrammi e ricoperta di foglia d'oro, fabbricata nei laboratori della Chiesa Russa. Il reliquiario avanzerà in una solenne processione attraverso la città di Bari fino all'aeroporto, per essere trasportata in volo sino all'aeroporto Vnukovo di Mosca, accompagnato dal Metropolita Hilarion. Le reliquie saranno accolte dal Patriarca Kirill e dal clero moscovita durante la Veglia in onore di S. Nicola alla Cattedrale di Cristo Salvatore. [...] La notizia della visita delle reliquie di S. Nicola in Russia ha provocato grande eccitazione tra i fedeli, e secondo le stime ufficiali si attendono più pellegrini di quanti siano giunti a Mosca per la visita di altre importanti reliquie. Nel 2011, oltre tre milioni di Russi hanno venerato la Cintura della Madre di Dio, portata dal Monastero Vatopedi del Monte Athos. L'attesa per venerare la sacra reliquia arrivò a durare ben 26 ore. Oltre un milione di persone da Russia, Ucraina e Bielorussia, poi hanno venerato i Doni dei Magi nel dicembre 2014, portati dal Monastero di S. Paolo del Monte Athos.
Ora, quest'anno un'altra grande reliquia è stata portata dall'Italia in un paese ortodosso, e precisamente la Grecia, quella di S. Elena conservata a Venezia; anche lì, nonostante le polemiche postume e non del tutto infondate sulla strumentalizzazione della cosa, è stato per me sorprendente vedere le quantità di onori tribuiti al corpo della Santa da parte del clero orientale, tanto qui in Italia che al loro arrivo in Grecia, e la folla sterminata di fedeli radunatisi per salutarlo. Non mi pare di ricordare che eventi del genere siano avvenuti in Italia o in altre parti dell'Europa Occidentale negli ultimi anni, o, almeno, non hanno avuto una tale copertura mediatica, né tantomeno un afflusso di pellegrini e fedeli pari a quelli di cui si è parlato sopra.
Ho in mente una scena di quando, tredicenne, visitai per la prima volta Parigi: arrivato nella Cattedrale di Notre Dame, mi misi alla ricerca della preziosissima reliquia della Corona di Spine di Nostro Signore, ivi giunta dopo la conquista latina di Costantinopoli del 1204. Non senza difficoltà e con mia grande sorpresa, alfine scoprii che era custodita nel Tesoro, e che veniva esposta alla venerazione (in un altare laterale e nascosto) solo il primo venerdì del mese. Ma anche in quell'occasione, quasi nessuno si reca a venerare la Sacra Reliquia: i turisti continuano il loro tour passando davanti al sacro vestigio e ignorandolo totalmente; tra i fedeli locali pochi accorrono alla venerazione. Ora, c'è un bel libro scritto recentemente da un romanziere veneziano, incentrato sulla ricerca, per salvarle dall'imminente conquista turca, delle reliquie della Passione di Nostro Signore custodite nelle chiese costantinopolitane: ebbene, quel libro descrive benissimo il senso di rispetto profondo che incutevano quelle reliquie in quei secoli, per cui persino un giudeo aveva timore ad avvicinarsi ad esse! Oggi, quelle stesse reliquie vengono bellamente ignorate, almeno nel mondo occidentale!
Purtroppo, la storia delle reliquie ignorate mi fa pensare alla mia città di Venezia, in cui sono le spoglie mortali di innumerevoli santi: S. Atanasio, S. Barbara, S. Isodoro di Chio, S. Simeone Profeta, S. Donato, S. Fosca, S. Giovanni Elemosinario, S. Lorenzo Giustiniani, S. Rocco, S. Caterina da Siena, S. Giovanni Crisostomo, ovviamente S. Marco, S. Lucia, S. Nicola (circa metà del corpo, e completano esattamente quanto manca alle reliquie baresi), S. Elena, finanche S. Stefano protomartire, e moltissimi altri. Ebbene, quante tra queste sono oggetto di pellegrinaggio e venerazione? Quasi nessuna. La quasi totalità di chi ci passa davanti (e non dico tra i turisti o i visitatori, ma tra i residenti) nemmeno sa della loro esistenza!
O meglio, qualcuno che sa della loro esistenza, e che anzi si reca a venerarle da assai lungi, vi è: gli Ortodossi, specialmente i Russi. La parrocchia del Patriarcato di Mosca a Venezia è la realtà che più spesso si reca nei luoghi ove sono custodite queste sacre reliquie, celebrandovi sopra molebny, akathisti, Divine Liturgie... Più modestamente (più che altro perché non è una novità che tutti sono benaccetti nelle chiese cattoliche, tranne i tradizionalisti) vi è la FSSP veneziana, che ha celebrato occasionalmente su alcune delle reliquie custodite in città, come quelle di S. Lucia, e che non manca di offrire al bacio dei fedeli, nelle grandi feste, quelle poche che la Chiesa di S. Simeon Piccolo custodisce (reliquiari dei SS. Simeone e Giuda e S. Dorotea, e pochi frammenti di S. Marco, S. Lorenzo Giustiniani, S. Rocco e S. Pio X...). Mi ha sorpreso molto di vedere un gruppetto di pellegrini ucraini, giunti in tarda serata nella chiesa dove servo quotidianamente la Messa antica, che hanno letteralmente supplicato di poter venerare le poche reliquie dei Santi Titolari, non cessando poi più di ringraziare di aver potuto ricevere una benedizione con esse.
Personalmente, ritengo che la perdita del culto delle reliquie sia uno dei segni più visibili della protestantizzazione del cattolicesimo moderno postconciliare. Non dimentichiamoci che Lutero definiva il culto delle reliquie come "infondato, rischioso e non consigliato" (cfr. articoli di Smalcalda), Calvino addirittura come "idolatria", e che innumerevoli reliquie conservate nel Nord Europa andarono distrutte nel XVI secolo ad opera della furia protestante... Pertanto è di fondamentale importanza che i cattolici tradizionalisti dimostrino come il culto delle reliquie sia qualcosa che per secoli ha caratterizzato la fede e la devozione della Chiesa, e che il loro valore spirituale è incalcolabile. Mi sono preso l'impegno di recarmi, nelle feste dei Santi le cui reliquie sono conservate a Venezia, a venerare le loro spoglie e a recitare dinnanzi ad esse i Vespri o altri uffici in loro onore. Il coronamento dovrebbe essere riuscire a far celebrare la S. Messa antica (ho iniziato quest'anno a S. Nicola, che vorrei diventasse un appuntamento annuale; nei prossimi tempi cercherò di estendere l'iniziativa ad altre reliquie) su quante più possibile, perché i gloriosi Santi possano tornare a essere venerati così come lo sono stati per secoli, fino a 50 anni fa. E' un compito che però non posso certo assolvere da solo, ma richiede la partecipazione e l'impegno di tutti i cattolici che sono fedeli alla devozione di sempre.
Ad majorem Dei gloriam!
martedì 28 novembre 2017
S. Messa a Trieste in suffragio del Card. Caffarra
Riceviamo e pubblichiamo volentieri questo avviso giuntoci dagli amici triestini.
Giovedì 21 dicembre, presso la chiesa parrocchiale della Beata Vergine del Soccorso (Sant’Antonio Vecchio), piazzetta Santa Lucia 2, Trieste, sarà celebrata alle ore 18 e 30, secondo la forma straordinaria del Rito Romano, Santa Messa in suffragio dell’anima del defunto Eminentissimo Cardinale Carlo Caffarra, Principe di Santa Romana Chiesa, Arcivescovo emerito di Bologna e primo Presidente del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per gli studi sul matrimonio e la famiglia.
Celebrerà il M.to Rev. parroco don Paolo Rakic, l’Orazione funebre sarà tenuta dal Rev. Sac. don Samuele Cecotti.
Il coro accompagnerà l’azione liturgica con la Messa da Requiem di Perosi, all’organo il m° Cossi.
Quanti desiderano pregare per l’anima del grande Pastore e teologo cattolico, coraggioso e strenuo difensore della santità del matrimonio, sono invitati ad assistere alla Santa Messa di suffragio ed ad unirsi spiritualmente al Santo Sacrificio Eucaristico offerto a Dio per il defunto Cardinale.
Giovedì 21 dicembre, presso la chiesa parrocchiale della Beata Vergine del Soccorso (Sant’Antonio Vecchio), piazzetta Santa Lucia 2, Trieste, sarà celebrata alle ore 18 e 30, secondo la forma straordinaria del Rito Romano, Santa Messa in suffragio dell’anima del defunto Eminentissimo Cardinale Carlo Caffarra, Principe di Santa Romana Chiesa, Arcivescovo emerito di Bologna e primo Presidente del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per gli studi sul matrimonio e la famiglia.
Celebrerà il M.to Rev. parroco don Paolo Rakic, l’Orazione funebre sarà tenuta dal Rev. Sac. don Samuele Cecotti.
Il coro accompagnerà l’azione liturgica con la Messa da Requiem di Perosi, all’organo il m° Cossi.
Quanti desiderano pregare per l’anima del grande Pastore e teologo cattolico, coraggioso e strenuo difensore della santità del matrimonio, sono invitati ad assistere alla Santa Messa di suffragio ed ad unirsi spiritualmente al Santo Sacrificio Eucaristico offerto a Dio per il defunto Cardinale.
S. Messa a San Nicolò del Lido
Mercoledì 6 dicembre 2017
ore 11
S. Messa cantata in rito antico
nella Festa di S. Nicola da Myra, vescovo e confessore
nella Festa di S. Nicola da Myra, vescovo e confessore
presso la Chiesa di S. Nicolò del Lido di Venezia
Indicazioni di mezzi per raggiungere la chiesa:
Vaporetto linea 5.1 (alle 9:44 dalla Stazione "C" e alle 9:48 da P.le Roma "E") oppure linea 6 (alle 9:59 da P.le Roma "E") fino alla fermata "Lido S. Maria Elisabetta" (circa 35 minuti)
lunedì 27 novembre 2017
Novena e Officio a San Nicola
Pubblichiamo di seguito, in preparazione alla festa del Santo Vescovo Nicola, tra i Santi più venerati dell'Oriente e dell'Occidente Cristiani, una preghiera da recitarsi in forma novendiale e, dal rito grecom l'Ufficio paracletico a San Nicola.
Notasi che nella Novena potrebbe benissimo sostituirsi "Bari" con "Venezia", essendo custodita presso la Chiesa di S. Nicolò del Lido circa metà del corpo del Santo; su queste preziose quanto ignorate reliquie (vedi qui) sarà celebrata questo 6 dicembre una S. Messa in rito tridentino, il cui avviso sarà pubblicato a breve su questo sito.
Notasi che nella Novena potrebbe benissimo sostituirsi "Bari" con "Venezia", essendo custodita presso la Chiesa di S. Nicolò del Lido circa metà del corpo del Santo; su queste preziose quanto ignorate reliquie (vedi qui) sarà celebrata questo 6 dicembre una S. Messa in rito tridentino, il cui avviso sarà pubblicato a breve su questo sito.
NOVENA
Siate misericordioso, o uomo di Dio e servo fedele di Cristo, anche verso di noi, sia ora che nel secolo a venire. In Voi, infatti, abbiamo riposto la nostra speranza e a Voi rivolgiamo la nostra preghiera. Fra tutti, esseri visibili e invisibili, siete apparso il più degno di onore. Felice davvero è la città di Bari e sacra è la chiesa nella quale il Signore Iddio Vi glorifica, e dove l’Altissimo santifica Voi, suo servo fedele. Voi siete, infatti, per tutti i cristiani il soccorritore e il difensore, liberandoci da tutti i nostri pericoli e da tutti i nostri mali. E Vi preghiamo ancora, o Santo beatissimo, che avete potere e audacia presso il Signore, di intercedere per noi che sempre festeggiamo la Vostra ricorrenza e osserviamo la Vostra festa, affinché veniamo salvati tramite le Vostre preghiere, per la grazia e la misericordia dell’unigenito Figlio, il Signore nostro Gesù Cristo. Per Lui e con Lui sia gloria e potenza, onore e adorazione al Padre, insieme allo Spirito Santo, buono e vivificatore, ora e sempre e per i secoli dei secoli. Amen.
Gloria Patri (ter)
ΚΑΝΩΝ ΠΑΡΑΚΛΗΤΙΚΟΣ
ΕΙΣ ΤΟΝ ΕΝ ΑΓΙΟΙΣ ΠΑΤΕΡΑ ΗΜΩΝ ΝΙΚΟΛΑΟΝ Ἀρχιεπισκόπου Μύρων τῆς Λυκίας τὸν ταυματουργὸν
Ποίημα Γερασίμου Μοναχοῦ Μικραγιαννανίτου
Testo greco originale
III Ode.
IV Ode.
V Ode.
VI Ode.
VII Ode.
VIII Ode.
IX Ode.
ΕΙΣ ΤΟΝ ΕΝ ΑΓΙΟΙΣ ΠΑΤΕΡΑ ΗΜΩΝ ΝΙΚΟΛΑΟΝ Ἀρχιεπισκόπου Μύρων τῆς Λυκίας τὸν ταυματουργὸν
Ποίημα Γερασίμου Μοναχοῦ Μικραγιαννανίτου
Testo greco originale
Il sacerdote: Benedetto il nostro Dio, in ogni tempo, ora e sempre e nei secoli dei secoli.
Il lettore: Amen.
Salmo 142
Signore, esaudite la mia orazione, porgete le orecchie alle mie suppliche secondo la Vostra verità: esauditemi secondo la Vostra giustizia. E non entrate in giudizio col Vostro servo: dappoiché nessun vivente sarà riconosciuto per giusto al Vostro cospetto. Perché il nemico ha perseguitata l'anima mia: ha umiliata la mia vita fino alla terra. Mi ha confinato in luoghi tenebrosi, come i morti di gran tempo, ed è involto nell'affanno il mio spirito, il mio cuore si è conturbato dentro di me. Mi son ricordato dei giorni antichi: ho meditate tutte le opere Vostre; meditava le cose fatte dalle Vostre mani. A Voi io stesi le mani mie: l'anima mia è a Voi come una terra priva di acque; esauditemi prontamente, o Signore: è venuto meno il mio spirito. Non rivolgete la Vostra faccia da me, perché sarei simile a que' che scendono nella fossa. Fate ch'io senta al mattino la Vostra misericordia, perché in Voi ho sperato. Fatemi conoscere la via che ho da battere, perché a Voi ho elevata l'anima mia. Liberatemi, o Signore, dai miei nemici, a Voi son ricorso: insegnatemi a far la Vostra volontà, poiché mio Dio siete Voi. Il Vostro spirito buono mi condurrà per diritto cammino: pel nome Vostro, o Signore, mi darete vita secondo la Vostra equità. Trarrete dalla tribolazione l'anima mia, e per Vostra misericordia manderete dispersi i miei nemici. E dispergerete tutti coloro che affliggono l'anima mia, perché Vostro servo son io.
E subito si canta a cori alternati, con i propri stichi:
Iddio è il Signore, e a noi è apparso, benedetto colui che viene nel nome del Signore.
Stico I. Confessate il Signore, e invocate il nome suo santo.
Iddio è il Signore, e a noi è apparso, benedetto colui che viene nel nome del Signore.
Stico II. Tutte le genti mi han circondato, ma nel nome del Signore le ho sconfitte.
Iddio è il Signore, e a noi è apparso, benedetto colui che viene nel nome del Signore.
Stico I. Presso il Signore è accaduto ciò, ed è un prodigio a' nostri occhi.
Iddio è il Signore, e a noi è apparso, benedetto colui che viene nel nome del Signore.
Tropario. Tono IV.
Alla venerabilissima icona del Santo Gerarca ci prosterniamo fedeli, e noi, stretti tra molti peccati, gridiamo a lui: Affrettatevi, o Nicola, Gerarca del Signore, e, per le vostre sacre intercessioni presso al buon Dio, da ogni pericolo, afflizione, distruzione e terribile tormento, liberateci tutti.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre e nei secoli dei secoli. Amen.
Della Vergine Maria
Νοn taceremo mai, o Madre di Dio, di dire le vostre potenze, noi indegni: se infatti voi non ci aveste protetto colla vostra intercessione, chi ci avrebbe liberati da siffatti perigli? Chi poi ci avrebbe servati liberi sino ad ora? Non ci allontaneremo da voi, o Signora: voi infatti sempre salvate i vostri servi da tutti i pericoli.
Salmo 50
Abbiate misericordia di me, o Dio, secondo la Vostra grande misericordia, e secondo le molte operazioni di Vostra misericordia cancellate le mie iniquità. Lavatemi ancor più dalla mia iniquità e mondatemi dal mio peccato, perocché io conosco la mia iniquità e il mio peccato mi sta sempre davanti. Contro di voi solo peccai, e il male feci dinnanzi a Voi: affinché Voi siate giustificato nelle vostre parole, e riportate vittoria quando siete chiamato a giudizio. Imperocché ecco che io nelle iniquità fui concepito, e nell'iniquità mi concepì la mia madre. Ed ecco che Voi avete amato la Verità: Voi svelaste a me gl'ignoti occulti misteri di Vostra sapienza. Voi mi aspergerete coll'issopo e sarò mondato: mi laverete e sarò bianco più che la neve. Mi farete sentir parola di letizia e di gaudio, e le ossa umiliate tripudieranno. Rivolgete la Vostra faccia da' miei peccati, e cancellate tutte le mie iniquità. In me create, o Dio, un cuore mondo, e lo spirito retto rinovellate nelle mie viscere. Non rigettatemi dalla Vostra faccia e non togliete da me il Vostro santo Spirito. Rendetemi la letizia del Vostro Salvatore, e per mezzo del benefico Spirito confortatemi. Insegnerò le vostre vie agl'iniqui, e gli empi a Voi si convertiranno. Liberatemi dal reato del sangue, o Dio, Dio di mia salute, e la mia lingua canterà con gaudio la vostra giustizia. Signore, Voi aprirete le mie labbra e la mia bocca annunzierà le Vostre lodi. Imperocché se un sacrifizio Voi aveste voluto, l'avrei offerto: Voi non vi compiacerete degli olocausti. Sacrifizio a Dio lo spirito addolorato: il cuore contrito e umiliato nol disprezzerete Voi, o Dio. Colla buona volontà Vostra, siate benefico, o Signore, verso Sion, affinché stabilite sieno le mura di Gerusalemme. Voi accetterete allora il sacrifizio di giustizia, le oblazioni e gli olocausti: allora porteranno de' vitelli sopra il vostro altare.
I Ode. Tono IV plagale.
Per le vostre preghiere, o Santo Nicola, supplicate il Signore, dissipate la nube tenebrosa del mio scoramento, o Beatissimo, ché siete ripieno di grazie e letizia, poiché state al cospetto del Re di ogni cosa.
Circondato d'ogni parte dalle violente ondate delle mie passioni, e dalla tempesta dei miei pensieri, scosso nell'anima, guidatemi per le vostre preghiere al porto sereno de' voleri di Cristo, acciocché possa glorificarvi, o Nicola.
Compagno degli Apostoli e dei Santi, consacrato, e ripieno in ogni parte dello splendore divino, coloro che oggi si prostrano alla vostra venerabile icona, rendeteli partecipi della luce con le vostre preghiere, o Beatissimo Nicola.
Della Vergine Maria. Voi che ci mostrate tra le viscere, o Pura, il fuoco intollerabile, vi prego con fede, salvatemi dalla Geenna, e liberatemi del castigo che mi spetta per la moltitudine dei miei peccati, per le vostre benaccette orazioni.
Affinché vi lodiamo e vi veneriamo come vi si addice, per le vostre orazioni, o Beato Nicola, concedeteci la pace.
Quietate, o Nicola, per le vostre ardenti intercessioni, i morbi che contro di noi sono scagliati, ve ne preghiamo.
Liberatemi per le vostre suppliche, o Nicola, che son circondato di passioni e tentazioni, e perigli moltissimi, e salvatemi.
Della Vergine Maria. Vi ho, o Immacolata, qual difesa della mia vita e fortezza inespugnabile: perciò non temo d'andare incontro a' pericoli della vita sfrontata.
Pei molti miei vizi e le mie molte mancanze, son caduto; affrettatevi a liberarmi, o Venerabile, con le vostre intercessioni presso al Signore.
Voi che faceste scampare i tre innocenti dalla morte, affrettatevi a liberarmi, o Nicola, dal giudizio sempiterno.
Degno di condanna, nella negligenza vivo io miserabile; per le vostre orazioni guidatemi a un ricovero di penitenza, o Nicola.
Della Vergine Maria. Purificate me insudiciato e fate risorgere me morto, o Madre di Dio sempre vergine, voi che generaste colui che ha data la vita a coloro che erano morti.
Con mente ferma, al Dio celeste ascendeste, presso il quale riceveste la grazia di grandi prodigi, o Beato Nicola: perciò liberate noi, i vostri servi, dalle sventure e dai tormenti.
Nella vostra divina memoria, vi allietano, o Nicola, l'adunarsi dei sacerdoti e il danzare dei fedeli, che godono dei vostri prodigi, e vivono con gioia, e ti celebrano quale giusto, e ti invocano quale grandissimo difensore.
Risplendente della luce divina, il vostro cuore rassomiglia veramente al Paradiso, che il Signore ci ha acquistati col legno della vita: e voi pregatelo, o Padre, acciocché i vostri servi possan godere del Paradiso, del vostro gaudio e della vostra gloria.
Della Vergine Maria. Io ripongo in voi, o Vergine, tutte le speranze della mia salute: perciò vi prego, non sprezzate gravemente me che son naufragato in un mare di disgrazie, ma offritemi la vostra mano, come fè con Pietro il Figliuol vostro , e salvatemi.
Si scatena la tempesta dei pericoli, ma non ha forza di sommergermi, o Beato: avendo infatti sempre voi come nocchiero, vengo portato a un porto tranquillo, e mi affretto insino al cielo, grazie a voi, o Gerarca Nicola.
Perdonate ai vostri servi, o Beatissimo, e concedete loro la salute: poiché voi siete buono e benevolo verso i fratelli, dalle afflizioni e dalle tribolazioni liberateci, per le vostre intercessioni presso Dio, o Nicola dal senno divino.
Siccome appaio dalla morte liberato, come prima gl'innocenti, o Padre e condottiero, così anche ora, o Nicola, liberateci da ogni sventura, per le vostre sante suppliche, acciocché possiamo amorevolmente celebrare la vostra memoria.
Della Vergine Maria. O Amante del bene, per la vostra ardente supplica, me, da peso gravato, liberate ora dalla mia indolenza, e non lasciate che il vostro servo vada a morir nel peccato, poiché infatti vi ho assegnata a difesa e guida della mia vita.
Risguardate con benevolenza, o Beato Nicola, e per le vostre intercessioni dispergete ogni tribolazione dalle anime nostre e dei nostri familiari.
Della Vergine Maria.
O Pura, che negli ultimi giorni avete generato il Verbo svelato attraverso la parola, pregate, poiché possedete la materna franchezza nel parlare.
Il sacerdote fa la commemorazione di coloro pei quali si dice l'ufficio. Poi si dice:
Condacio. Tono IV.
Cogli splendori de' vostri prodigi, o Nicola, fate celestialmente tutto rilucere, e dissipate la caligine delle tribolazioni, e distruggete la strada delle tribolazioni, imperocché voi siete il nostro più ardito difensore.
E subito si dice il Prokimeno. Tono IV.
I vostri sacerdoti, o Signore, si rivestiranno di giustizia, e i vostri Santi si rallegreranno.
Stico. Esulteranno i Santi nella gloria, e si rallegreranno nei loro giacigli.
Vangelo
Dal Vangelo secondo Giovanni (X, 1-9)
Disse il Signore ai Giudei ch'eran venuti da lui: In verità, in verità io vi dico, chi non entra per la porta, ma vi sale per altra parte, è ladrone e assassino: ma quegli che entra per la porta, è pastore delle pecorelle. A lui apre il portinajo, e le pecorelle ascoltano la sua voce, ed egli chiama per nome le sue pecorelle, e le mena fuora. E quando ha messe fuora le sue pecorelle, cammina innanzi ad esse: e le pecorelle lo seguono, perché conoscono la sua voce. Ma non vanno dietro a uno straniero, anzi fuggon da lui: perché la voce non conoscono degli stranieri. Questa similitudine fu detta loro da Gesù; ma quelli non compresero che egli dicesse loro. Disse allora loro nuovamente Gesù: In verità, in verità vi dico, che io son porta alle pecorelle. Quanti son venuti, son tutti ladri e assassini, e le pecorelle non li hanno ascoltati. Io son la porta: chi per me passerà sarà salvo, ed entrerà, e uscirà, e troverà pascolo.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. Per le preghiere del Gerarca, o Signore misericordioso, cancellate la moltitudine delle mie imputazioni!
Com'era nel principio e ora e sempre e nei secoli dei secoli. Amen. Per le preghiere della Madre di Dio, o Signore misericordioso, cancellate la moltitudine delle mie imputazioni!
Stico: O Signore misericordioso, abbiate misericordia di me, o Dio, secondo la vostra grande misericordia, e secondo la moltitudine delle vostre compassioni, cancellate la mia iniquità.
Prosomio. Tono II plagale.
Tutta la vita trascorro nella negligenza, e mi affretto al termine, misero e inutile, o Buonissimo, soltanto portando i fardelli insopportabili di azioni malvagie: o misericordioso, dissipateli per la sconfinata Vostra misericordia, e concedetemi compunzione e salutare conversione, in virtù delle benaccette intercessioni di San Nicola, o Dio, che Vi porto qual mio intercessore presso di Voi, insieme a Colei che Vi ha generato.
Il Sacerdote: Salvate, o Signore, il Vostro popolo, e benedite la Vostra eredità, risguardate la vostra famiglia con misericordia e compassione. Rialzate la fronte dei Cristiani e mandateci le vostre copiose misericordie, per le preghiere della nostra Signora, la Madre di Dio e sempre Vergine Maria, per la potenza della Santa e Vivificante Croce, per le intercessioni delle beate ed incorporee potenze celesti, per le suppliche del venerabile e glorioso Profeta, Precursore e Battista Giovanni, dei santi, gloriosi e benedetti Apostoli, dei nostri Padri tra i Santi, i grandi Gerarchi e maestri ecumenici Basilio il Grande, Gregorio il Teologo, Giovanni Crisostomo, Atanasio, Cirillo, Giovanni l'Elemosinario, Patriarchi di Alessandria, Nicola di Mira, Spiridione, dei gloriosi e grandi martiri Giorgio, Demetrio, Teodoro di Tiro e Teodoro il Soldato, dei sacerdoti e martiri Caralampo ed Eleuterio, dei gloriosi e vittoriosi Martiri, dei Santi Padri nostri portatori di Dio, dei santi e giusti progenitori di Dio Gioacchino ed Anna, e di tutti i Santi, Vi preghiamo, o Signore, grandemente misericordioso, ascoltate noi peccatori che Vi preghiamo, e abbiate misericordia di noi.
Liberatore di coloro che sono per mare voi siete, o Nicola, e difesa delle vedove, riparo degli orfani, benefattore dei poveri: perciò liberate noi pure dai perigli per le vostre preghiere.
O Nicola, mirabilmente operate, poiché, lontano pel mare e in ogni dove, sempre rapido ad accorrere, vi affrettate nei confronti di chi soffre, e li liberate da tribolazioni e perigli.
Di sventure d'ogni sorta e di perigli vi mostrate qual medico, o tre volte beato Nicola: pertanto, guarite la malattia dell'anima mia, e gagliardia donatele, per le vostre divine suppliche.
Della Vergine Maria. Alzate le vostre mani, o Vergine, verso a Iddio, Re misericordioso, e dalle terribili sventure, dai perigli e dalle tribolazioni, per la vostra potente intercessione, liberate i vostri servi.
Ora i vostri servi, sprofondati nel baratro delle sventure, liberateli, o Nicola, donandoci la liberazione da queste in virtù delle vostre suppliche.
Poiché con grandi gioie, o Beato, godete di gloria ne' cieli, salvate per le vostre preghiere coloro che vi lodano.
Risplendente della luce inaccessibile, o Padre, rafforzate le anime di que' che son nella tribolazione, liberateci da ogni caligine di sventure.
Della Vergine Maria. Voi avete potere, o Vergine, presso a colui che avete generato nella forza, il compassionevole Salvatore del Mondo: pertanto, ricorro all'ardente vostro aiuto.
Tutta la Creazione riconosce, o Beato Nicola, il mare delle tue virtù e dei tuoi prodigi: pertanto pure si allieta, invocandoti qual protettore.
O Beatissimo Nicola, salvate dai pericoli i vostri servi che vi glorificano con fede, poiché siete stato imitatore del Signore, degno di compier miracoli.
Pei divini splendori celesti di vostre gioie, o Beato padre Nicola, salvateci per vostra intercessione, e proteggeteci.
Della Vergine Maria. O Maria Madre di Dio, rendete buona la mia anima, in rovina a cagion del peccato, e fatemi partecipe de' beni sempiterni.
E' cosa giusta beatificare veramente Voi, o Madre di Dio, la sempre Beata, l'Immacolata, la Madre del Nostro Dio, Voi che siete più venerabile dei Cherubini e di gran lunga più gloriosa dei Serafini, la vera Madre di Dio, noi Vi magnifichiamo.
Megalinari.
O Beato Nicola, assisteteci ora, nostro difensore e custode, e dalla multiforme rovina liberateci tutti, per terra e per mare, noi che gridiamo ardentemente a te e ti magnifichiamo.
Rallegratevi, gloria intramontabile dei Padri, gloria della Trinità, regola pura di vita, protettore dei fedeli e dei naufraghi, aiuto e protezione, Padre Nicola.
Nelle tribolazioni vi abbiamo qual medico, nei pericoli qual liberatore, tutore degli orfani, benefattore dei ricchi, salvatore per mare, sostegno nella tribolazione, o sapiente Nicola.
Vi abbiamo ottenuto quale custode degli orfani e delle vedove, curatore degli afflitti, benefattore dei poveri, liberatore dei prigionieri, salvatore dei naviganti, o Beatissimo e sapiente Nicola.
O tutte schiere degli Angeli, Precursore di Cristo, o Dodici Apostoli, o Santi tutti, insieme alla Madre di Dio, intercedete per la nostra salvezza.
Santo Iddio, Santo Forte, Santo Immortale, abbiate misericordia di noi! (tre volte)
Apolytikio. Tono IV.
Modello di fede, e icona di mitezza, maestro di temperanza, mostraste a noi, vostro gregge, la verità delle opere: pertanto vi acquistaste con l'umiltà la grandezza, con la povertà la ricchezza. O Padre e Gerarca Nicola, intercedete a Cristo Dio, acciocché sian fatte salve le anime nostre.
Il sacerdote fa la commemorazione, poi fa il congedo dicendo il seguente prosomio.
Riceveste grazia presso Dio, aiutate tutti colle vostre guarigioni, per coloro che accorrono sotto la vostra protezione, o San Nicola, fuggite i demoni, gl'incurabili mali, tutti curate con la vostra protezione. Pertanto noi pure vi preghiamo, intercedete al Signore acciocché sian liberati da ogni periglio coloro che vi lodano.
Accettate le preghiere dei vostri servi, o Regina, e liberateci da ogni tribolazione e necessità.
Ogni mia speranza in voi ripongo, o Madre di Dio, offritemi scampo sotto la vostra protezione.
Il sacerdote: Per le preghiere dei nostri santi padri, o Signore Gesù Cristo, Iddio, abbiate misericordia di noi e salvateci. Amen.
sabato 25 novembre 2017
Le tristi sorti della Chiesa di S. Caterina a Venezia
La Chiesa di cui si parla in questo post è una chiesa misconosciuta di Venezia, sconsacrata da decenni, ma a cui sono particolarmente legato poiché si trova all'interno del complesso del mio liceo.
Essa fu iniziata dai frati del Sacco (Ordine della Penitenza di Gesù Cristo) che s'insediarono in quest'area, allora paludosa, all'inizio del XIII secolo. I religiosi non riuscirono a finirla a causa della soppressione del loro ordine, avvenuta nel 1274. Da tale anno l'edificio passò in varie mani, da un ricco mercante che lo regalò a Botolotta Giustinian, che a sua volta lo donò a un gruppo di monache agostiniane, che la dedicarono a santa Caterina d'Alessandria. Terminata nel XV secolo, dotata di una struttura a tre navate con soffitto a carena di nave e coro pensile per le monache, la chiesa ricoprì una certa importanza nei secoli della Repubblica, dacché in occasione della ricorrenza di santa Caterina, il doge si recava qui per festeggiare la festa dei Dotti.
Negli anni '70 un incendio avvenuto durante dei lavori di manutenzione devastò la chiesa. Molte delle opere d'arte contenute nell'edificio andarono perdute: tuttavia lo Sposalizio di S. Caterina, l'opera forse più importante, andò salva in quanto era temporaneamente ospitata dalle Gallerie dell'Accademia, dove si trova tuttora. Altre opere minori che si trovavano al suo interno furono trasferite in altre sedi, principalmente negli Uffici Patriarcali di Venezia.
Essendo oggi la festa di S. Caterina d'Alessandria, invito tutti i lettori a offrire una preghiera di riparazione per intercessione della Santa, viste le cose abominevoli che vengono fatte in questo edificio che, pur sconsacrato a causa di un danno materiale, resta comunque un edificio costruito secoli fa per il culto Cattolico. La Chiesa è infatti oggi usata principalmente per ospitare esposizioni della Biennale d' "arte" (sfido qualunque persona di buon gusto a definirla arte!), alcune delle quali decisamente non adatta al luogo (fino a qualche mese fa vi era un'installazione audiovideo, che non ho visto, ma era preceduta da un cartello: "vietato ai minori", e passando dinnanzi all'edificio si udivano strani e perversi romori...). Ancor peggio tuttavia è l'utilizzo che viene fatto dalla scuola stessa quando si tratta di organizzare il famosissimo FoscaMUN, simulazione delle conferenze dell'ONU, in cui gli studenti più esterofili possono divertirsi a confrontarsi coi loro compagni di altre prestigiose scuole private (laiche) di tutto il mondo, esercitandosi nella gestione degli organi massonici di controllo mondiale, seguendo l'esempio della "casta" di studenti (tutti rigorosamente tesserati all'Interact, versione giovanile del Rotary) che da anni organizza la faccenda. A parte il dolore che mi arreca il fatto che tutto ciò venga organizzato in un liceo classico, e addirittura venga ad avere prevalenza sulle lezioni, il fatto più grave e blasfemo è che l'ex-chiesa di S. Caterina venga usata come location per la cena di gala con cui si concludono le sessioni di questo FoscaMUN, cena di gala che dovrebbe avere più propriamente il titolo di "festino alcolico", in cui studenti d'ogni dove si ubriacano e si danno alle danze e agli atti più sfrenati, sotto l'occhio non troppo sobrio di alcuni professori.
Ah, Santa Caterina, vergine tempio della purezza in nome di Dio, con quali empietà è profanato il tuo tempio!
O tempora, o mores!
Exsurgat Deus, et dissipentur inimici ejus!
L'esterno e l'interno della Chiesa
Essa fu iniziata dai frati del Sacco (Ordine della Penitenza di Gesù Cristo) che s'insediarono in quest'area, allora paludosa, all'inizio del XIII secolo. I religiosi non riuscirono a finirla a causa della soppressione del loro ordine, avvenuta nel 1274. Da tale anno l'edificio passò in varie mani, da un ricco mercante che lo regalò a Botolotta Giustinian, che a sua volta lo donò a un gruppo di monache agostiniane, che la dedicarono a santa Caterina d'Alessandria. Terminata nel XV secolo, dotata di una struttura a tre navate con soffitto a carena di nave e coro pensile per le monache, la chiesa ricoprì una certa importanza nei secoli della Repubblica, dacché in occasione della ricorrenza di santa Caterina, il doge si recava qui per festeggiare la festa dei Dotti.
Negli anni '70 un incendio avvenuto durante dei lavori di manutenzione devastò la chiesa. Molte delle opere d'arte contenute nell'edificio andarono perdute: tuttavia lo Sposalizio di S. Caterina, l'opera forse più importante, andò salva in quanto era temporaneamente ospitata dalle Gallerie dell'Accademia, dove si trova tuttora. Altre opere minori che si trovavano al suo interno furono trasferite in altre sedi, principalmente negli Uffici Patriarcali di Venezia.
Della chiesa rimangono tre opere superstiti. La prima è il famosissimo ciclo Vita di santa Caterina, del 1585 circa, di Tintoretto che attualmente si trova nel palazzo Patriarcale, al cui centro era posta la pala del Veronese Nozze di santa Caterina. Infine, sempre al palazzo Patriarcale si trova la tela di Palma il Giovane La madre di santa Caterina consulta i saggi per le nozze della figlia.
Essendo oggi la festa di S. Caterina d'Alessandria, invito tutti i lettori a offrire una preghiera di riparazione per intercessione della Santa, viste le cose abominevoli che vengono fatte in questo edificio che, pur sconsacrato a causa di un danno materiale, resta comunque un edificio costruito secoli fa per il culto Cattolico. La Chiesa è infatti oggi usata principalmente per ospitare esposizioni della Biennale d' "arte" (sfido qualunque persona di buon gusto a definirla arte!), alcune delle quali decisamente non adatta al luogo (fino a qualche mese fa vi era un'installazione audiovideo, che non ho visto, ma era preceduta da un cartello: "vietato ai minori", e passando dinnanzi all'edificio si udivano strani e perversi romori...). Ancor peggio tuttavia è l'utilizzo che viene fatto dalla scuola stessa quando si tratta di organizzare il famosissimo FoscaMUN, simulazione delle conferenze dell'ONU, in cui gli studenti più esterofili possono divertirsi a confrontarsi coi loro compagni di altre prestigiose scuole private (laiche) di tutto il mondo, esercitandosi nella gestione degli organi massonici di controllo mondiale, seguendo l'esempio della "casta" di studenti (tutti rigorosamente tesserati all'Interact, versione giovanile del Rotary) che da anni organizza la faccenda. A parte il dolore che mi arreca il fatto che tutto ciò venga organizzato in un liceo classico, e addirittura venga ad avere prevalenza sulle lezioni, il fatto più grave e blasfemo è che l'ex-chiesa di S. Caterina venga usata come location per la cena di gala con cui si concludono le sessioni di questo FoscaMUN, cena di gala che dovrebbe avere più propriamente il titolo di "festino alcolico", in cui studenti d'ogni dove si ubriacano e si danno alle danze e agli atti più sfrenati, sotto l'occhio non troppo sobrio di alcuni professori.
Ah, Santa Caterina, vergine tempio della purezza in nome di Dio, con quali empietà è profanato il tuo tempio!
O tempora, o mores!
Exsurgat Deus, et dissipentur inimici ejus!
Sancta Catharina Alexandriae, ora pro nobis!
venerdì 24 novembre 2017
San Crisogono, martire aquileiese
Il nome Crisogono deriva dal greco e significa "nato dall'oro". Il Santo soldato e prete fu martirizzato ad Aquileia nel IV secolo e sepolto nella stessa cittadina; le sue reliquie sono attualmente custodite nella cattedrale di Zara.
Le notizie su questo Santo sono talvolta contraddittorie. Secondo alcune fonti, Crisogono esercitò in Roma l'ufficio di vicario per due anni; uomo di salda fede cristiana fu arrestato e confinato nella casa di un certo Rufino per ordine di Diocleziano. Anastasia, figlia dell'illustre Pretestato, era sposata con Publio, il quale avversava ferocemente la nuova religione; egli perciò l'aveva segregata in casa sottoponendola a maltrattamenti. Anastasia di nascosto portava aiuto ai cristiani incarcerati. Tramite una buona vecchia, iniziò una corrispondenza epistolare con Crisogono, ricevendo da lui parole di conforto e incoraggiamento. Dopo la morte di Publio, Anastasia poté godere per breve tempo di una relativa serenità. Intanto Crisogono, che aveva convertito Rufino e la sua famiglia, fu convocato da Diocleziano ad Aquileia. L'imperatore, riconoscendo il valore di Crisogono, gli offrì la prefettura e il consolato, a patto che abiurasse. Ma il Santo rifiutò sdegnosamente e perciò fu decapitato il 24 novembre 303 alle Aquae Gradatae, località attraversata dalla Via Gemina, a circa dodici miglia da Aquileia. Il suo corpo fu abbandonato sulla riva del mare, nei pressi di una proprietà detta Ad Saltus, dove abitavano tre cristiane di nome Chione, Agape e Irene con il vecchio prete Zoilo. Questi, raccolti il corpo e il capo troncato di Crisogono, diede al martire dignitosa sepoltura in un loculo sotto la sua casa.
Questa è anche la versione accettata dal Breviario Romano, che come IX lezione dell'Ufficio Mattutino del 24 novembre pone proprio questo sinassario:
Chrysógonus, Diocletiáno imperatóre, Romæ inclusus in carcere, ibi biennium sanctæ Anastasiæ facultátibus vixit; quam etiam, afflictam propter Christum a viro suo Publio, proptereáque a suis oratiónibus per litteras auxílium postulántem, mútuis epistolis est consolatus. Sed, cum imperátor Romam scripsísset ut, reliquis Christiánis qui in vinculis essent interfectis, Chrysógonus Aquilejam ad se mitterétur, eo perductus est. Cui imperátor: Accersívi, inquit, te, Chrysógone, ut honóribus augeam, si modo induxeris animum deos cólere. At ille: Ego eum, qui vere est Deus, mente et oratióne véneror; deos autem, qui nihil sunt nisi dæmonum simulacra, odi et éxsecror. Quo responso excandéscens imperátor, ad Aquas Gradatas eum secúri pércuti jubet octavo Kalendas Decembris. Cujus corpus, projectum in mare, paulo post in littore invéntum, Zóilus presbyter in suis ædibus sepelívit.
econdo altre fonti invece San Crisogono era un aquileiese amico dei fratelli Santi Canzio, Canziano e Canzianilla e fu martirizzato e sepolto alle Aquae Gradatae poco più di un mese prima del loro arrivo ad Aquileia. Secondo altre fonti il Santo era un Vescovo, infatti tra la fine del III e l’inizio del IV secolo vissero 2 vescovi con il nome di Crisogono che diressero la comunità cristiana di Aquileia. Il culto di san Crisogono era molto sentito anche a Roma, dove esisteva in Trastevere un titulus Chrysogoni, documentato fin dal V secolo. Tuttora però risulta impossibile sapere con certezza se il Crisogono del titulus trasteverino sia da identificare con il martire aquileiese o, invece, con uno romano dello stesso nome, di cui peraltro nulla si sa. Su questo c’è da dire che la chiesa trasteverina di San Crisogono conserva la reliquia di una mano e la calotta cranica (ovviamente di San Crisogono), che, pervenuta qui nel XV secolo, fu asportata una prima volta nel 1846 e restituita nel 1850. Custodita in un reliquiario, fu rubata negli anni 60 di questo secolo e ritrovata dopo pochi giorni, forse abbandonata dagli stessi ladri sacrileghi, priva della custodia a S. Maria in Trastevere. Attualmente è visibile all’altare maggiore di S. Crisogono.
Michele Giambono, San Crisogono
Le notizie su questo Santo sono talvolta contraddittorie. Secondo alcune fonti, Crisogono esercitò in Roma l'ufficio di vicario per due anni; uomo di salda fede cristiana fu arrestato e confinato nella casa di un certo Rufino per ordine di Diocleziano. Anastasia, figlia dell'illustre Pretestato, era sposata con Publio, il quale avversava ferocemente la nuova religione; egli perciò l'aveva segregata in casa sottoponendola a maltrattamenti. Anastasia di nascosto portava aiuto ai cristiani incarcerati. Tramite una buona vecchia, iniziò una corrispondenza epistolare con Crisogono, ricevendo da lui parole di conforto e incoraggiamento. Dopo la morte di Publio, Anastasia poté godere per breve tempo di una relativa serenità. Intanto Crisogono, che aveva convertito Rufino e la sua famiglia, fu convocato da Diocleziano ad Aquileia. L'imperatore, riconoscendo il valore di Crisogono, gli offrì la prefettura e il consolato, a patto che abiurasse. Ma il Santo rifiutò sdegnosamente e perciò fu decapitato il 24 novembre 303 alle Aquae Gradatae, località attraversata dalla Via Gemina, a circa dodici miglia da Aquileia. Il suo corpo fu abbandonato sulla riva del mare, nei pressi di una proprietà detta Ad Saltus, dove abitavano tre cristiane di nome Chione, Agape e Irene con il vecchio prete Zoilo. Questi, raccolti il corpo e il capo troncato di Crisogono, diede al martire dignitosa sepoltura in un loculo sotto la sua casa.
Questa è anche la versione accettata dal Breviario Romano, che come IX lezione dell'Ufficio Mattutino del 24 novembre pone proprio questo sinassario:
Chrysógonus, Diocletiáno imperatóre, Romæ inclusus in carcere, ibi biennium sanctæ Anastasiæ facultátibus vixit; quam etiam, afflictam propter Christum a viro suo Publio, proptereáque a suis oratiónibus per litteras auxílium postulántem, mútuis epistolis est consolatus. Sed, cum imperátor Romam scripsísset ut, reliquis Christiánis qui in vinculis essent interfectis, Chrysógonus Aquilejam ad se mitterétur, eo perductus est. Cui imperátor: Accersívi, inquit, te, Chrysógone, ut honóribus augeam, si modo induxeris animum deos cólere. At ille: Ego eum, qui vere est Deus, mente et oratióne véneror; deos autem, qui nihil sunt nisi dæmonum simulacra, odi et éxsecror. Quo responso excandéscens imperátor, ad Aquas Gradatas eum secúri pércuti jubet octavo Kalendas Decembris. Cujus corpus, projectum in mare, paulo post in littore invéntum, Zóilus presbyter in suis ædibus sepelívit.
econdo altre fonti invece San Crisogono era un aquileiese amico dei fratelli Santi Canzio, Canziano e Canzianilla e fu martirizzato e sepolto alle Aquae Gradatae poco più di un mese prima del loro arrivo ad Aquileia. Secondo altre fonti il Santo era un Vescovo, infatti tra la fine del III e l’inizio del IV secolo vissero 2 vescovi con il nome di Crisogono che diressero la comunità cristiana di Aquileia. Il culto di san Crisogono era molto sentito anche a Roma, dove esisteva in Trastevere un titulus Chrysogoni, documentato fin dal V secolo. Tuttora però risulta impossibile sapere con certezza se il Crisogono del titulus trasteverino sia da identificare con il martire aquileiese o, invece, con uno romano dello stesso nome, di cui peraltro nulla si sa. Su questo c’è da dire che la chiesa trasteverina di San Crisogono conserva la reliquia di una mano e la calotta cranica (ovviamente di San Crisogono), che, pervenuta qui nel XV secolo, fu asportata una prima volta nel 1846 e restituita nel 1850. Custodita in un reliquiario, fu rubata negli anni 60 di questo secolo e ritrovata dopo pochi giorni, forse abbandonata dagli stessi ladri sacrileghi, priva della custodia a S. Maria in Trastevere. Attualmente è visibile all’altare maggiore di S. Crisogono.
martedì 21 novembre 2017
Festa della Madonna della Salute (Presentazione della BVM)
Salve, sancta Parens, eníxa puérpera Regem:
qui coelum terrámque regit in saecula sæculórum.
Come ogni anno, nella Festa della Presentazione della Beata Vergine Maria al tempio, la città di Venezia rinnova il suo voto solenne alla Madonna della Salute, per la cui benigna intercessione la città lagunare fu salvata dalla terribile epidemia di peste bubbonica del 1630-31.
Il tempio votivo della Madonna della Salute progettato da Baldassare Longhena
e consacrato il 21 novembre 1687 in ringraziamento alla Madonna della Salute
L'accensione dei ceri votivi in onore della Madonna
L'icona della Μεσοπαντιτίσσα (o Μεσοϋπαπαντίσσα), la "Mediatrice di Pace",
giunta da Candia nel 1670 e venerata nella Basilica di S. Maria della Salute a Venezia.
Nel tondo si trova la scritta Unde origo, inde salus, da cui il noto titolo di "Madonna della Salute"
(Venezia "nacque" il 25 marzo, festa dell'Annunciazione, quindi ebbe la sua origine dalla Madonna, e in Ella avrà anche la sua salvezza)
Immagini della S. Messa in rito tridentino cantata all'altar maggiore della Basilica della Salute
dal rev. padre Jean-Cyrille Sow della FSSP nel 2015
venerdì 10 novembre 2017
In festo S. Theodori Amaseae, militis et martyris
Mentre la Chiesa Universale fa commemorazione del santo soldato e martire Teodoro il 9 novembre, a Venezia, per evitare l'interferenza coll'anniversario della Dedicazione dell'Arcibasilica Lateranense, il Santo, che fu patrono principale della città lagunare fino al XIII secolo, è onorato il giorno successivo con una festa doppia di II classe.
Teodoro, originario dell’Oriente, dopo essersi arruolato nell’esercito romano venne trasferito con la sua legione nei quartieri invernali di Amasea, nel Ponto, al tempo dell’imperatore Galerio Massimiano (305-311).
A seguito della promulgazione di un editto anticristiano, che prescriveva l’obbligo, anche per i soldati, di compiere sacrifici alle divinità pagane, il giovane Teodoro, che sin dalla nascita era seguace della dottrina cristiana, si rifiutò di adempiere al decreto nonostante le sollecitazioni del tribuno e dei suoi compagni d’armi. I suoi superiori, per un atto di clemenza, gli concessero del tempo per riflettere: egli, al contrario, approfittò di questa pausa per incendiare il tempio della dea Cibele, la Grande Madre degli dèi, che sorgeva nel centro della città di Amasea, nei pressi del fiume Iris.
Ricondotto l’imputato in tribunale, i giudici decisero di indurlo all’apostasia con l’offerta di un pontificato pagano; offerta che fu subito sarcasticamente respinta. I magistrati ordinarono che Teodoro venisse torturato sul cavalletto e che poi fosse condotto in prigione a morire di fame e di sete. Mentre i carnefici gli straziavano le carni, Teodoro pregava intonando il verso d’inizio del Salmo 33: «Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode». Rinchiuso in carcere, durante la notte ebbe celesti e confortanti visioni, le cui luci abbaglianti intimorirono i presenti. La sentenza lo condannò a essere bruciato vivo.
Il suo martirio si compì, secondo i Sinassari bizantini, il 17 febbraio, probabilmente in un anno compreso tra il 305 e il 311 d.C. I carnefici lo condussero nel luogo stabilito e presero la legna da mercanti addetti ai bagni. Teodoro depose i suoi vestiti e i numerosi fedeli accorsi si agitavano per poterlo toccare, respinti dai carnefici. A costoro il martire disse: «Lasciatemi così perché chi mi diede sopportazione nei supplizi mi aiuterà affinché sostenga illeso l'impeto del fuoco». I carnefici lo legarono, accesero il rogo e si allontanarono. La leggenda racconta che Teodoro non subì l'offesa delle fiamme, morì senza dolore e rese l'anima glorificando Dio. Una donna di nome Eusebia chiese il corpo di Teodoro, lo cosparse di vino e altri unguenti, lo avvolse in un sudario ponendolo poi in una cassa e lo portò, da Amasea, in un suo possedimento ad Euchaita, l'attuale Aukhat, distante un giorno di cammino, dove venne sepolto.
Le notizie sulla vita di Teodoro sono tratte da un discorso pronunciato da san Gregorio di Nissa nella basilica del santo a Euchaïta (in Asia Minore), eretta, già nel IV secolo.
Dopo il martirio di Teodoro, il suo culto si propagò in tutto l’Oriente cristiano e successivamente nell’Impero Bizantino. La tradizione vuole che una pia donna di nome Eusebia abbia ottenuto il corpo del santo e lo abbia trasportato in una città poco distante da Amasea, Euchaïta; qui sorse il primo santuario dedicato al martire Teodoro, che racchiudeva il suo sepolcro. A Costantinopoli fu eretta una sontuosa chiesa in suo onore nel 452, a opera del console Flavio Sporacio, e ad Amasea ai tempi dell’imperatore Anastasio I di Bisanzio (491-518). In Occidente la prima testimonianza di un culto a lui tributato si rintraccia nel mosaico absidale della basilica dei Santi Cosma e Damiano a Roma, eretta da papa Felice IV tra il 526 e il 530. In Italia sorgevano monasteri a lui dedicati già alla fine del VI secolo a Palermo, a Messina e a Napoli; a Ravenna, città che ospitava un monastero a lui intitolato, l’arcivescovo Agnello (557-570) gli dedicò la Cattedrale, che in precedenza era stata degli ariani.
L’esarca Narsete, nel VI secolo, avrebbe diffuso a Venezia il culto di Teodoro e una piccola chiesa a lui intitolata sarebbe esistita fin da quella data nell’area attualmente occupata dalla basilica di San Marco. A Venezia fu invocato, fino al XIII secolo, come patrono della città prima di san Marco. Venezia lo ricorda nelle figure di una vetrata e nel portello dell’organo di due chiese e soprattutto con la colonna posta in piazzetta San Marco. Sulla cima della colonna vi è la statua di Teodoro in armatura, con un drago, simile a un coccodrillo, sotto ai suoi piedi. Secondo alcuni studi, infatti, prima che da S. Giorgio, la figura del Santo Cavaliere di Cristo che ammazza l'empio dragone fu ricoperta proprio da S. Teodoro.
Le spoglie mortali di Teodoro, traslate da Euchaïta a Brindisi nella prima metà del XIII secolo, riposano nella Cappella dedicata al santo nella Basilica Cattedrale.
Nella prima metà del XIII secolo le spoglie mortali del soldato martire Teodoro vennero traslate da Euchaita a Brindisi. La tradizione indica due date: il 27 aprile 1210 e il 9 novembre 1225. Quest'ultima è la data in cui vennero celebrate nella Cattedrale brindisina le nozze di Federico II di Svevia con Isabella di Brienne, regina di Gerusalemme.
Attualmente le spoglie di Teodoro riposano nella Cappella dedicata al santo nella Pontificia Basilica Cattedrale di Brindisi.
Fonte: Centro Studi Teodorani
Teodoro, originario dell’Oriente, dopo essersi arruolato nell’esercito romano venne trasferito con la sua legione nei quartieri invernali di Amasea, nel Ponto, al tempo dell’imperatore Galerio Massimiano (305-311).
A seguito della promulgazione di un editto anticristiano, che prescriveva l’obbligo, anche per i soldati, di compiere sacrifici alle divinità pagane, il giovane Teodoro, che sin dalla nascita era seguace della dottrina cristiana, si rifiutò di adempiere al decreto nonostante le sollecitazioni del tribuno e dei suoi compagni d’armi. I suoi superiori, per un atto di clemenza, gli concessero del tempo per riflettere: egli, al contrario, approfittò di questa pausa per incendiare il tempio della dea Cibele, la Grande Madre degli dèi, che sorgeva nel centro della città di Amasea, nei pressi del fiume Iris.
Ricondotto l’imputato in tribunale, i giudici decisero di indurlo all’apostasia con l’offerta di un pontificato pagano; offerta che fu subito sarcasticamente respinta. I magistrati ordinarono che Teodoro venisse torturato sul cavalletto e che poi fosse condotto in prigione a morire di fame e di sete. Mentre i carnefici gli straziavano le carni, Teodoro pregava intonando il verso d’inizio del Salmo 33: «Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode». Rinchiuso in carcere, durante la notte ebbe celesti e confortanti visioni, le cui luci abbaglianti intimorirono i presenti. La sentenza lo condannò a essere bruciato vivo.
Il suo martirio si compì, secondo i Sinassari bizantini, il 17 febbraio, probabilmente in un anno compreso tra il 305 e il 311 d.C. I carnefici lo condussero nel luogo stabilito e presero la legna da mercanti addetti ai bagni. Teodoro depose i suoi vestiti e i numerosi fedeli accorsi si agitavano per poterlo toccare, respinti dai carnefici. A costoro il martire disse: «Lasciatemi così perché chi mi diede sopportazione nei supplizi mi aiuterà affinché sostenga illeso l'impeto del fuoco». I carnefici lo legarono, accesero il rogo e si allontanarono. La leggenda racconta che Teodoro non subì l'offesa delle fiamme, morì senza dolore e rese l'anima glorificando Dio. Una donna di nome Eusebia chiese il corpo di Teodoro, lo cosparse di vino e altri unguenti, lo avvolse in un sudario ponendolo poi in una cassa e lo portò, da Amasea, in un suo possedimento ad Euchaita, l'attuale Aukhat, distante un giorno di cammino, dove venne sepolto.
Le notizie sulla vita di Teodoro sono tratte da un discorso pronunciato da san Gregorio di Nissa nella basilica del santo a Euchaïta (in Asia Minore), eretta, già nel IV secolo.
Dopo il martirio di Teodoro, il suo culto si propagò in tutto l’Oriente cristiano e successivamente nell’Impero Bizantino. La tradizione vuole che una pia donna di nome Eusebia abbia ottenuto il corpo del santo e lo abbia trasportato in una città poco distante da Amasea, Euchaïta; qui sorse il primo santuario dedicato al martire Teodoro, che racchiudeva il suo sepolcro. A Costantinopoli fu eretta una sontuosa chiesa in suo onore nel 452, a opera del console Flavio Sporacio, e ad Amasea ai tempi dell’imperatore Anastasio I di Bisanzio (491-518). In Occidente la prima testimonianza di un culto a lui tributato si rintraccia nel mosaico absidale della basilica dei Santi Cosma e Damiano a Roma, eretta da papa Felice IV tra il 526 e il 530. In Italia sorgevano monasteri a lui dedicati già alla fine del VI secolo a Palermo, a Messina e a Napoli; a Ravenna, città che ospitava un monastero a lui intitolato, l’arcivescovo Agnello (557-570) gli dedicò la Cattedrale, che in precedenza era stata degli ariani.
L’esarca Narsete, nel VI secolo, avrebbe diffuso a Venezia il culto di Teodoro e una piccola chiesa a lui intitolata sarebbe esistita fin da quella data nell’area attualmente occupata dalla basilica di San Marco. A Venezia fu invocato, fino al XIII secolo, come patrono della città prima di san Marco. Venezia lo ricorda nelle figure di una vetrata e nel portello dell’organo di due chiese e soprattutto con la colonna posta in piazzetta San Marco. Sulla cima della colonna vi è la statua di Teodoro in armatura, con un drago, simile a un coccodrillo, sotto ai suoi piedi. Secondo alcuni studi, infatti, prima che da S. Giorgio, la figura del Santo Cavaliere di Cristo che ammazza l'empio dragone fu ricoperta proprio da S. Teodoro.
Le spoglie mortali di Teodoro, traslate da Euchaïta a Brindisi nella prima metà del XIII secolo, riposano nella Cappella dedicata al santo nella Basilica Cattedrale.
Nella prima metà del XIII secolo le spoglie mortali del soldato martire Teodoro vennero traslate da Euchaita a Brindisi. La tradizione indica due date: il 27 aprile 1210 e il 9 novembre 1225. Quest'ultima è la data in cui vennero celebrate nella Cattedrale brindisina le nozze di Federico II di Svevia con Isabella di Brienne, regina di Gerusalemme.
Attualmente le spoglie di Teodoro riposano nella Cappella dedicata al santo nella Pontificia Basilica Cattedrale di Brindisi.
Fonte: Centro Studi Teodorani
S. Teodoro di Amasea e il suo omonimo/omologo S. Teodoro Stratelate
martedì 7 novembre 2017
7 novembre (25 ottobre) 1917: il terrore bolscevico s'impadroniva della Madre Russia
Per approfondire il fatto storico: https://it.wikipedia.org/wiki/Rivoluzione_d%27ottobre
Esattamente cento anni fa, il 7 novembre (25 ottobre secondo il calendario giuliano) 1917, le guardie rosse, ovverosia i ribelli bolscevichi armati, animati dalle prave idee socialiste, marxiste e comuniste, guidati dall'empio Vladimir Ilic Uljanov, detto Lenin, occupavano i punti strategici di Pietrogrado e proclamavano decaduta l'autorità zarista e instaurato il governo del Soviet. Iniziavano a delinearsi le prime fasi del governo del terrore che attanaglierà la Russia e minaccerà l'Europa almeno fino agli anni Novanta del secolo scorso. Così aveva infatti predetto anche la Madonna a Fatima, che men di un mese prima era apparsa per l'ultima volta: "Se non si convertirà, la Russia diffonderà i suoi errori nel mondo". Ed infatti, il secolo XX è stato dominato dagli empi errori del comunismo, che si sono diffusi in tutte le nazioni e moltissimi danni hanno apportato a milioni di anime.
L'anno successivo, il 17 luglio, il legittimo zar Nicola II Romanov fu rinchiuso nella cantina della sua prigionia ad Ekaterinburg insieme alla sua famiglia, ed ivi fucilato, e i suoi resti furono disciolti nell'acido. Di questa e di tante altre violenze si rese colpevole il regime più sanguinario e anticristiano della Storia, sulla cui coscienza pesano oltre 100 milioni di vittime, e che purtroppo ancor oggi trova appoggio, per quanto non sempre a maggioranza (Deo gratias!), in ogni strato della popolazione e in ogni angolo della terra. Non ci sono parole per descrivere l'empietà del comunismo (abbiamo provato a raccogliere qui le dichiarazioni dei Sommi Pontefici in materia).
Però, possiamo spendere qualche parola per commentare il fatto che dalle nostre autorità, politiche ed ecclesiastiche, non una parola è stata spesa per ricordare l'efferatezza, la disumanità, l'empietà e la barbarie di un regime, di una rivoluzione e di un'ideologia che sono state tra le armi più efficaci del demonio per tentare, indarno, di distruggere la Chiesa di Nostro Signore, e che purtroppo continuano a diffondersi ancor oggi, spesso senza nemmeno trovare il doveroso pubblico osteggio, e a minacciare la stabilità dei popoli e delle anime. E allora, ci permettiamo di riportare (fonte Asianews) l'unica voce che si è levata a commentare in modo cristiano (e con riferimenti molto interessanti a tutto il veleno introdotto dalle deliranti ideologie anticristiane europee tra XVIII e XIX secolo) l'Apocalisse bolscevica.
Mosca (AsiaNews) - Oggi 7 novembre si compie il giubileo secolare della Grande Rivoluzione d’Ottobre, l’evento drammatico e apocalittico che ha cambiato la storia della Russia e, in buona parte, del mondo intero. Dopo un anno di stentati dibattiti e imbarazzate rievocazioni, la Russia riesce infine ad archiviare lo spettro che agita le sue notti e offusca lo sguardo al futuro.
Si potrebbe dire che la discussione più accesa dell’anno giubilare nel Paese ha riguardato il vacuo film “Matilda”, che in realtà è poco più di una trasposizione cinematografica dei cliché da soap-opera, con ricostruzioni in costume di intrighi e amori di corte del passato. Dai Tudor ai Borgia, nelle serie tv occidentali, alla sequela di rievocazioni che ogni giorno passano dagli schermi tv, i russi sono ansiosi di recuperare la loro storia dopo tanta censura sovietica. E si godono a vedere rappresentanti gli elmi dei variaghi normanni, le crudeltà di Ivan il Terribile e i dubbi amletici di Boris Godunov, per passare in rassegna le vicissitudini degli zar Romanov, dal grande Pietro I alle tante donne di potere del Settecento, passato agli annali come “il secolo degli amanti”, soprattutto quelli della zarina Caterina.
Invece, la rivoluzione e il tetro regime comunista, pur rappresentando una grandezza perduta e continuamente rimpianta, non eccitano la fantasia dello spettatore. E le riflessioni appena più approfondite del pettegolezzo, come quelle dei pochi filosofi o dei leader religiosi, non certo dei politici, sono cadute nell’indifferenza generale.
Solo il patriarca ortodosso Kirill (Gundjaev), la guida morale del post-comunismo, ha provato di nuovo nei giorni scorsi a richiamare i motivi che portarono la Russia a rinnegare la propria storia, e a suo parere anche la sua vocazione. Rivolgendosi al popolo dopo una liturgia nella cattedrale dell’Assunzione al Cremlino, il capo della Chiesa russa ha osservato che “nella congiuntura politica di 100 anni fa, se non ci facciamo condizionare dai punti di vista ideologici, possiamo vedere e capire molte cose. L’inizio delle malattie nazionali, che hanno portato a quella catastrofe, va fatto risalire non a uno, o cinque o 10 anni prima, ma come minimo ad almeno 200 anni prima, e forse anche di più, quando cominciarono a frantumarsi le fondamenta spirituali della vita della nostra società più elevata, la cosiddetta élite”. Il patriarca ha voluto così ribadire la tesi classica della pubblicistica ortodossa, secondo cui tutto è iniziato con la “pseudomorfosi” dell’anima russa, come ebbe a dire il teologo Georgij Florovskij dopo la rivoluzione.
A rovinare l’autentica vocazione cristiana della Russia fu l’ingresso degli influssi dell’Occidente, la scolastica latina prima e le filosofie illuministe poi, quando “le persone hanno venduto la propria anima e la propria ragione a ciò che veniva da fuori senza alcuno spirito critico, trasformando e rieditando sotto l’influsso di queste idee la propria fede, la propria visione del mondo, il proprio sguardo sulle cose”. I portatori di questa infezione, la classe dirigente a cui Kirill fa riferimento, non sarebbero tanto i politici o gli aristocratici, ma la cosiddetta intelligentsija, termine latino russificato, per indicare gli intellettuali “traditori” che hanno sviato il popolo dalla retta via.
Tale giudizio rievoca le riflessioni dei filosofi religiosi esiliati dalla Russia dopo la rivoluzione, come Berdjaev e Bulgakov, Frank e Losskij e tanti altri, imbarcati nel 1922 sulla cosiddetta “nave dei filosofi” che diede vita alla grande cultura dell’emigrazione russa in Francia e nel mondo intero. In Italia, per esempio, si trasferì il poeta e filosofo Vjačeslav Ivanov, discepolo di Vladimir Solov’ev, che si convertì al cattolicesimo per testimoniare la necessità di respirare con “due polmoni” del cristianesimo d’oriente e d’occidente e vincere il secolarismo illuminista in tutte le sue dimensioni.
Lo stesso patriarca Kirill ha infine ammonito che la Chiesa in questi due secoli è stata ridotta al silenzio, non solo dalle persecuzioni comuniste, ma prima ancora dalla mentalità moderna che la vuole confinata nella sfera intima della coscienza. Secondo Kirill, “anche oggi ci sono determinati poteri nella società, che non vogliono che la Chiesa proclami la verità al suo popolo… ci dicono: andate nelle vostre chiese e chiudete le porte, e lì fate quello che vi pare”.
P.S.: preghiamo ardentemente per la Russia, acciocché uno dei Paesi ove più che mai il Cristianesimo sta ritornando con forza a regnare sul mondo ateo e senza Dio, e in particolare la Chiesa Russa scismatica, possa riconoscere i suoi vetusti errori, e ritornare membro vivo entro al Corpo Mistico di Nostro Signore, nell'unità del solo Pastore.
Esattamente cento anni fa, il 7 novembre (25 ottobre secondo il calendario giuliano) 1917, le guardie rosse, ovverosia i ribelli bolscevichi armati, animati dalle prave idee socialiste, marxiste e comuniste, guidati dall'empio Vladimir Ilic Uljanov, detto Lenin, occupavano i punti strategici di Pietrogrado e proclamavano decaduta l'autorità zarista e instaurato il governo del Soviet. Iniziavano a delinearsi le prime fasi del governo del terrore che attanaglierà la Russia e minaccerà l'Europa almeno fino agli anni Novanta del secolo scorso. Così aveva infatti predetto anche la Madonna a Fatima, che men di un mese prima era apparsa per l'ultima volta: "Se non si convertirà, la Russia diffonderà i suoi errori nel mondo". Ed infatti, il secolo XX è stato dominato dagli empi errori del comunismo, che si sono diffusi in tutte le nazioni e moltissimi danni hanno apportato a milioni di anime.
L'anno successivo, il 17 luglio, il legittimo zar Nicola II Romanov fu rinchiuso nella cantina della sua prigionia ad Ekaterinburg insieme alla sua famiglia, ed ivi fucilato, e i suoi resti furono disciolti nell'acido. Di questa e di tante altre violenze si rese colpevole il regime più sanguinario e anticristiano della Storia, sulla cui coscienza pesano oltre 100 milioni di vittime, e che purtroppo ancor oggi trova appoggio, per quanto non sempre a maggioranza (Deo gratias!), in ogni strato della popolazione e in ogni angolo della terra. Non ci sono parole per descrivere l'empietà del comunismo (abbiamo provato a raccogliere qui le dichiarazioni dei Sommi Pontefici in materia).
Però, possiamo spendere qualche parola per commentare il fatto che dalle nostre autorità, politiche ed ecclesiastiche, non una parola è stata spesa per ricordare l'efferatezza, la disumanità, l'empietà e la barbarie di un regime, di una rivoluzione e di un'ideologia che sono state tra le armi più efficaci del demonio per tentare, indarno, di distruggere la Chiesa di Nostro Signore, e che purtroppo continuano a diffondersi ancor oggi, spesso senza nemmeno trovare il doveroso pubblico osteggio, e a minacciare la stabilità dei popoli e delle anime. E allora, ci permettiamo di riportare (fonte Asianews) l'unica voce che si è levata a commentare in modo cristiano (e con riferimenti molto interessanti a tutto il veleno introdotto dalle deliranti ideologie anticristiane europee tra XVIII e XIX secolo) l'Apocalisse bolscevica.
Kirill: L’Apocalisse bolscevica causata dal tradimento dell’intellighentsija
Il patriarca ortodosso di Mosca è fra le poche voci che cercano di approfondire le cause storiche della Rivoluzione d’Ottobre, a 100 anni dallo scoppio. In generale i russi preferiscono le soap-opera delle rievocazioni storiche piene di intrighi e di amanti del passato zarista. L’anima russa inquinata dall’occidente illuminista.
Mosca (AsiaNews) - Oggi 7 novembre si compie il giubileo secolare della Grande Rivoluzione d’Ottobre, l’evento drammatico e apocalittico che ha cambiato la storia della Russia e, in buona parte, del mondo intero. Dopo un anno di stentati dibattiti e imbarazzate rievocazioni, la Russia riesce infine ad archiviare lo spettro che agita le sue notti e offusca lo sguardo al futuro.
Si potrebbe dire che la discussione più accesa dell’anno giubilare nel Paese ha riguardato il vacuo film “Matilda”, che in realtà è poco più di una trasposizione cinematografica dei cliché da soap-opera, con ricostruzioni in costume di intrighi e amori di corte del passato. Dai Tudor ai Borgia, nelle serie tv occidentali, alla sequela di rievocazioni che ogni giorno passano dagli schermi tv, i russi sono ansiosi di recuperare la loro storia dopo tanta censura sovietica. E si godono a vedere rappresentanti gli elmi dei variaghi normanni, le crudeltà di Ivan il Terribile e i dubbi amletici di Boris Godunov, per passare in rassegna le vicissitudini degli zar Romanov, dal grande Pietro I alle tante donne di potere del Settecento, passato agli annali come “il secolo degli amanti”, soprattutto quelli della zarina Caterina.
Invece, la rivoluzione e il tetro regime comunista, pur rappresentando una grandezza perduta e continuamente rimpianta, non eccitano la fantasia dello spettatore. E le riflessioni appena più approfondite del pettegolezzo, come quelle dei pochi filosofi o dei leader religiosi, non certo dei politici, sono cadute nell’indifferenza generale.
Solo il patriarca ortodosso Kirill (Gundjaev), la guida morale del post-comunismo, ha provato di nuovo nei giorni scorsi a richiamare i motivi che portarono la Russia a rinnegare la propria storia, e a suo parere anche la sua vocazione. Rivolgendosi al popolo dopo una liturgia nella cattedrale dell’Assunzione al Cremlino, il capo della Chiesa russa ha osservato che “nella congiuntura politica di 100 anni fa, se non ci facciamo condizionare dai punti di vista ideologici, possiamo vedere e capire molte cose. L’inizio delle malattie nazionali, che hanno portato a quella catastrofe, va fatto risalire non a uno, o cinque o 10 anni prima, ma come minimo ad almeno 200 anni prima, e forse anche di più, quando cominciarono a frantumarsi le fondamenta spirituali della vita della nostra società più elevata, la cosiddetta élite”. Il patriarca ha voluto così ribadire la tesi classica della pubblicistica ortodossa, secondo cui tutto è iniziato con la “pseudomorfosi” dell’anima russa, come ebbe a dire il teologo Georgij Florovskij dopo la rivoluzione.
A rovinare l’autentica vocazione cristiana della Russia fu l’ingresso degli influssi dell’Occidente, la scolastica latina prima e le filosofie illuministe poi, quando “le persone hanno venduto la propria anima e la propria ragione a ciò che veniva da fuori senza alcuno spirito critico, trasformando e rieditando sotto l’influsso di queste idee la propria fede, la propria visione del mondo, il proprio sguardo sulle cose”. I portatori di questa infezione, la classe dirigente a cui Kirill fa riferimento, non sarebbero tanto i politici o gli aristocratici, ma la cosiddetta intelligentsija, termine latino russificato, per indicare gli intellettuali “traditori” che hanno sviato il popolo dalla retta via.
Tale giudizio rievoca le riflessioni dei filosofi religiosi esiliati dalla Russia dopo la rivoluzione, come Berdjaev e Bulgakov, Frank e Losskij e tanti altri, imbarcati nel 1922 sulla cosiddetta “nave dei filosofi” che diede vita alla grande cultura dell’emigrazione russa in Francia e nel mondo intero. In Italia, per esempio, si trasferì il poeta e filosofo Vjačeslav Ivanov, discepolo di Vladimir Solov’ev, che si convertì al cattolicesimo per testimoniare la necessità di respirare con “due polmoni” del cristianesimo d’oriente e d’occidente e vincere il secolarismo illuminista in tutte le sue dimensioni.
Lo stesso patriarca Kirill ha infine ammonito che la Chiesa in questi due secoli è stata ridotta al silenzio, non solo dalle persecuzioni comuniste, ma prima ancora dalla mentalità moderna che la vuole confinata nella sfera intima della coscienza. Secondo Kirill, “anche oggi ci sono determinati poteri nella società, che non vogliono che la Chiesa proclami la verità al suo popolo… ci dicono: andate nelle vostre chiese e chiudete le porte, e lì fate quello che vi pare”.
P.S.: preghiamo ardentemente per la Russia, acciocché uno dei Paesi ove più che mai il Cristianesimo sta ritornando con forza a regnare sul mondo ateo e senza Dio, e in particolare la Chiesa Russa scismatica, possa riconoscere i suoi vetusti errori, e ritornare membro vivo entro al Corpo Mistico di Nostro Signore, nell'unità del solo Pastore.
domenica 5 novembre 2017
Note sui "progressi" ecumenici in materia liturgica
Solo un breve post per ricordare, se sono vere le voci su una presunta "Messa Ecumenica" che presto verrà celebrata in comunione con gli eretici protestanti, che, stando alle opinioni della maggior parte dei teologi, riprese da Pio XI nella Mortalium animos, la celebrazione di un rito eretico all'interno di una chiesa Cattolica è peccato gravissimo per chiunque lo permetta o vi assista, e, secondo molti, sconsacra ipso facto la chiesa. Non è infatti possibile di seguire contemporaneamente la dottrina cattolica della S. Messa e di accettare quella protestante sottesa alla santa cena: anche a ciò si può applicare l'insegnamento evangelico di Nostro Signore "nemo potest duobus dominis servire: aut enim unum odio habebit et alterum diliget, aut unum sustinebit et alterum contemnet" (Matth. VI, 24)
Orbene, la Messa Ecumenica, per essere dottrinalmente accettabile dai protestanti, deve contenere almeno le seguenti eresie (non si esclude potrebbero esserne incluse altre, per esempio a riguardo della Grazia, della Verginità e della Divina Maternità della Madonna, del culto dei Santi, le quali però sarebbero solo accessorie al vero problema di tale celebrazione, che non è più la S. Messa), condannate dai Canoni del Concilio Tridentino:
- negazione del Sacerdozio ministeriale
- negazione del dogma della Transustanziazione
- negazione della natura sacrificale della S. Messa
Queste eresie effettivamente possono essere già sottese al Novus Ordo: la natura sacrificale non compare nella definizione di Messa uscita dai documenti del Consilium, e questi stessi documenti si riferiscono di preferenza al "Sacerdozio battesimale", per esempio. Lo stesso Bugnini, in fondo, disse che voleva un rito che non "urtasse la sensibilità dei fratelli separati". Il protestante Max Thurian, uno degli "osservatori" voluti presenti dalla Commissione ai propri lavori, dichiarò dopo l'uscita del Messale riformato che non vi sarebbe stato alcun impedimento, in futuro, per i protestanti di celebrare la Santa Cena coi cattolici. Identicamente un vescovo anglicano disse che dal punto di vista teologico non vi sono differenze sostanziali tra il Novus Ordo e il rito eretico anglicano. Ora, se queste preoccupanti dichiarazioni sembrano sancire l'eterodossia del Novus Ordo, è da considerare che i Pontefici degli ultimi cinquant'anni hanno, più o meno bene, confermate le verità fondamentali della dottrina cattolica sulla S. Messa, applicandole anche e soprattutto al Novus Ordo, il quale dunque, se per se stesso è di ortodossia quantomeno dubbia, è usato in senso ortodosso dalla Chiesa degli ultimi cinquant'anni (almeno de jure, poiché sono molti i casi di sacerdoti modernisti i quali applicano una lettura eterodossa dei testi della Nuova Messa, consacrando dunque in modo invalido). Usando la filosofia aristotelica, potremmo dire che nella Messa di Bugnini ci sono molte eresie in potenza, avvegnaché nessuna in atto.
Dunque, l'introduzione di una "Messa Ecumenica" potrebbe riprendere gran parte dei testi del Novus Ordo Missae: in essi vi sono in potenza tutte le eresie che abbiamo citato poc'anzi, comprese quelle "accessorie": per esempio, sono divenuti facoltativi i nomi dei Santi nel Canone Romano (e le altre anafore non li contengono del tutto); nel Confiteor sono soppressi i nomi propri dei Santi e l'avverbio semper davanti a Virginem Mariam; nelle collette scompaiono i riferimenti ortodossi al peccato e alla grazia, trovandosi invece testi ambigui che si prestano a letture protestanti o addirittura pelagiane (la qual cosa è avvenuta anche nelle letture della Messa, in cui vengono omessi i passi più significativi per l'interpretazione cattolica delle Scritture e vengono invece presentati, spesso con funzionali omissis, quelli che più aprono all'ambiguità verso il luteranesimo); etc.
La differenza sostanziale rispetto al rito attuale sarebbe che tutte queste eresie passerebbero in atto. Come? Per esempio, con l'abolizione definitiva del Canone Romano, con l'omissione della distinzione tipografica tra parole del Canone e parole consecratorie (la qual cosa è già in embrione, considerando che nel Messale di Paolo VI alcune parole non necessarie alla consacrazione sono grassettate come lo fossero, e viceversa le due necessarie Mysterium fidei sono posposte e non evidenziate), con l'annullamento delle prerogative sacerdotali (attraverso "eccezioni pastorali", il toccare i vasi sacri, e financo il toccare e distribuire la Santissima Eucaristia, possono già essere svolti da laici; il diventare in atto sarebbe, per esempio, rendere tutto ciò de jure la norma ineludibile), etc.
Sarebbero peraltro modifiche della sola mentalità con cui viene effettuato il rito, e per tale motivo sarebbe anche molto difficile notare la differenza tra la Messa che viene oggi celebrata a maggioranza, con un testo dubbio ma con una credenza de jure ortodossa, e quella che sarà forse celebrata un domani, con lo stesso testo dubbio ma con una credenza de jure eretica.
E' certo però che questa "Messa Ecumenica" non sarebbe un rito cattolico, non sarebbe un rito valido, comporterebbe l'apostasia, lo scisma e l'eresia da parte di chi lo celebra, da chi lo promuove e parzialmente di chi lo assiste (se lo fa coscientemente). Per quanto riguarda il rischio che le chiese vengano sconsacrate, questa non è certezza, ma opinione; nel caso fosse corretta, sarebbe urgente di preservare le chiese in cui si celebra il vero rito cattolico da qualsiasi contaminazione con i riti eretici, in modo che la Santa Messa possa continuare a essere celebrata e la Santissima Eucaristia a essere riposta in un luogo consacrato dalla Santa Madre Chiesa.
Si potrebbe obbiettare che questa "Messa Ecumenica" è probabilmente solo una bufala. In fondo concordo: non vedo elementi che possano far pensare all'introduzione di un rito del genere, almeno in tempi brevi. Eventuali "liturgie ecumeniche" celebrate in giro per il mondo possono essere ricondotte a un'iniziativa personale dei sacerdoti che hanno commesso quell'atto di apostasia, e non a un volere preciso e codificato della gerarchia. Volevo soltanto fare una piccola ricapitolazione teologica della faccenda, senza prospettare realmente questo rischio, dal momento che è ampiamente discussa in questi giorni negli ambienti tradizionali.
E' certamente però un fatto, e non una improbabile supposizione, che per il V Centenario della Riforma molti Cattolici, spesso su invito dei loro stessi pastori, abbiano scelto di assistere e partecipare a Liturgie protestanti. Anche questo è un atto di parziale apostasia. Il Canone 2360 del Codice di Diritto Canonico (1917) stabilisce che chi partecipa a una funzione celebrata da eretici dev'essere sospettato di eresia. Altri canoni precedenti vietano la partecipazione attiva alle liturgie eretiche, come può essere lo svolgere un qualche servizio liturgico (suonare, cantare, rispondere etc.), o anche solamente pensare di trovarsi in presenza di un culto veramente reso a Dio (cfr. Theologia moralis dal Padre Dominucus Pruemmer). E' ammessa solo la presenza formale e materiale in occasioni come matrimoni, funerali, etc. Nemmeno si parla poi, tanto era inconcepibile per la mente di un Cattolico fino a non molti anni fa, di ricevere i Sacramenti degli eretici, i quali non sono nemmeno realmente Sacramenti, essendo stato compromesso il significato mistico dei due riconosciuti dagli eretici (precisamente, la natura di remissione del peccato originale per quanto concerne il Battesimo e la vera e sostanziale trasformazione del pane e del vino in Corpo, Sangue, Anima e Divinità di NSGC per quanto concerne l'Eucaristia). San Pio V dice poi che non è nemmeno possibile di pregare il Dio Cattolico, in un modo Cattolico, insieme a dei protestanti o all'interno di templi protestanti, per non confondere la voce dei fedeli con il raglio degli asini.
Da notare che San Pio V, viceversa, dice che è possibile, senza sanzione alcuna, di pregare il Dio Cattolico all'interno di una chiesa dei greci scismatici. Alcuni teologi addirittura dicono che non è di per sé illecita l'assistenza alle liturgie dei greci scismatici, e nemmeno il ricevere benedizioni da essi. Ovviamente, precisano i teologi, la persona può permettersi di fare ciò solo se è di provata fede cattolica, e se è lontanissimo il pericolo di scandalo pubblico o, peggio, di scisma da parte di costui. Diversamente, si dovrebbe essere sospetti di scisma nel partecipare a liturgie scismatiche. Questo si basa principalmente sul fatto che i greci scismatici non negano alcunché riguardo ai sette Sacramenti, celebrano una liturgia perfettamente ortodossa e valida, e hanno una valida successione apostolica, ancorché tutto ciò sia fatto in modo illegittimo. Per quest'ultimo motivo, infatti, è sicuramente un gravissimo illecito di ricevere i Sacramenti da un greco scismatico, per il fatto che, anche se sono Sacramenti validi, sono dati da qualcuno che non ha ricevuto dalla Santa Chiesa l'autorità di conferirli.
Aggiungo, da parte mia, che le considerazioni di questi teologi si rivelano secondo me quanto mai opportune: essendo conscio di voler restare nel seno della Chiesa Cattolica, rigettando qualsiasi scisma, può essere oggettivamente un peccato di assistere a liturgie che rendono un vero culto a Dio, ancorché privo di merito perché celebrato al di fuori della Chiesa, quando i miei Vescovi e i miei Papi celebrano e mi ingiungono di partecipare a una liturgia che obbiettivamente (cfr. Il rito romano antico e nuovo di don Pietro Leone) rende a Dio un culto compromesso, offensivo, quasi blasfemo, e intriso di possibili eresie?
Confronto liturgico (altare, liturgia, consacrazione)
La Messa Cattolica di rito latino
Orbene, la Messa Ecumenica, per essere dottrinalmente accettabile dai protestanti, deve contenere almeno le seguenti eresie (non si esclude potrebbero esserne incluse altre, per esempio a riguardo della Grazia, della Verginità e della Divina Maternità della Madonna, del culto dei Santi, le quali però sarebbero solo accessorie al vero problema di tale celebrazione, che non è più la S. Messa), condannate dai Canoni del Concilio Tridentino:
- negazione del Sacerdozio ministeriale
- negazione del dogma della Transustanziazione
- negazione della natura sacrificale della S. Messa
Queste eresie effettivamente possono essere già sottese al Novus Ordo: la natura sacrificale non compare nella definizione di Messa uscita dai documenti del Consilium, e questi stessi documenti si riferiscono di preferenza al "Sacerdozio battesimale", per esempio. Lo stesso Bugnini, in fondo, disse che voleva un rito che non "urtasse la sensibilità dei fratelli separati". Il protestante Max Thurian, uno degli "osservatori" voluti presenti dalla Commissione ai propri lavori, dichiarò dopo l'uscita del Messale riformato che non vi sarebbe stato alcun impedimento, in futuro, per i protestanti di celebrare la Santa Cena coi cattolici. Identicamente un vescovo anglicano disse che dal punto di vista teologico non vi sono differenze sostanziali tra il Novus Ordo e il rito eretico anglicano. Ora, se queste preoccupanti dichiarazioni sembrano sancire l'eterodossia del Novus Ordo, è da considerare che i Pontefici degli ultimi cinquant'anni hanno, più o meno bene, confermate le verità fondamentali della dottrina cattolica sulla S. Messa, applicandole anche e soprattutto al Novus Ordo, il quale dunque, se per se stesso è di ortodossia quantomeno dubbia, è usato in senso ortodosso dalla Chiesa degli ultimi cinquant'anni (almeno de jure, poiché sono molti i casi di sacerdoti modernisti i quali applicano una lettura eterodossa dei testi della Nuova Messa, consacrando dunque in modo invalido). Usando la filosofia aristotelica, potremmo dire che nella Messa di Bugnini ci sono molte eresie in potenza, avvegnaché nessuna in atto.
Dunque, l'introduzione di una "Messa Ecumenica" potrebbe riprendere gran parte dei testi del Novus Ordo Missae: in essi vi sono in potenza tutte le eresie che abbiamo citato poc'anzi, comprese quelle "accessorie": per esempio, sono divenuti facoltativi i nomi dei Santi nel Canone Romano (e le altre anafore non li contengono del tutto); nel Confiteor sono soppressi i nomi propri dei Santi e l'avverbio semper davanti a Virginem Mariam; nelle collette scompaiono i riferimenti ortodossi al peccato e alla grazia, trovandosi invece testi ambigui che si prestano a letture protestanti o addirittura pelagiane (la qual cosa è avvenuta anche nelle letture della Messa, in cui vengono omessi i passi più significativi per l'interpretazione cattolica delle Scritture e vengono invece presentati, spesso con funzionali omissis, quelli che più aprono all'ambiguità verso il luteranesimo); etc.
La differenza sostanziale rispetto al rito attuale sarebbe che tutte queste eresie passerebbero in atto. Come? Per esempio, con l'abolizione definitiva del Canone Romano, con l'omissione della distinzione tipografica tra parole del Canone e parole consecratorie (la qual cosa è già in embrione, considerando che nel Messale di Paolo VI alcune parole non necessarie alla consacrazione sono grassettate come lo fossero, e viceversa le due necessarie Mysterium fidei sono posposte e non evidenziate), con l'annullamento delle prerogative sacerdotali (attraverso "eccezioni pastorali", il toccare i vasi sacri, e financo il toccare e distribuire la Santissima Eucaristia, possono già essere svolti da laici; il diventare in atto sarebbe, per esempio, rendere tutto ciò de jure la norma ineludibile), etc.
Sarebbero peraltro modifiche della sola mentalità con cui viene effettuato il rito, e per tale motivo sarebbe anche molto difficile notare la differenza tra la Messa che viene oggi celebrata a maggioranza, con un testo dubbio ma con una credenza de jure ortodossa, e quella che sarà forse celebrata un domani, con lo stesso testo dubbio ma con una credenza de jure eretica.
E' certo però che questa "Messa Ecumenica" non sarebbe un rito cattolico, non sarebbe un rito valido, comporterebbe l'apostasia, lo scisma e l'eresia da parte di chi lo celebra, da chi lo promuove e parzialmente di chi lo assiste (se lo fa coscientemente). Per quanto riguarda il rischio che le chiese vengano sconsacrate, questa non è certezza, ma opinione; nel caso fosse corretta, sarebbe urgente di preservare le chiese in cui si celebra il vero rito cattolico da qualsiasi contaminazione con i riti eretici, in modo che la Santa Messa possa continuare a essere celebrata e la Santissima Eucaristia a essere riposta in un luogo consacrato dalla Santa Madre Chiesa.
Si potrebbe obbiettare che questa "Messa Ecumenica" è probabilmente solo una bufala. In fondo concordo: non vedo elementi che possano far pensare all'introduzione di un rito del genere, almeno in tempi brevi. Eventuali "liturgie ecumeniche" celebrate in giro per il mondo possono essere ricondotte a un'iniziativa personale dei sacerdoti che hanno commesso quell'atto di apostasia, e non a un volere preciso e codificato della gerarchia. Volevo soltanto fare una piccola ricapitolazione teologica della faccenda, senza prospettare realmente questo rischio, dal momento che è ampiamente discussa in questi giorni negli ambienti tradizionali.
E' certamente però un fatto, e non una improbabile supposizione, che per il V Centenario della Riforma molti Cattolici, spesso su invito dei loro stessi pastori, abbiano scelto di assistere e partecipare a Liturgie protestanti. Anche questo è un atto di parziale apostasia. Il Canone 2360 del Codice di Diritto Canonico (1917) stabilisce che chi partecipa a una funzione celebrata da eretici dev'essere sospettato di eresia. Altri canoni precedenti vietano la partecipazione attiva alle liturgie eretiche, come può essere lo svolgere un qualche servizio liturgico (suonare, cantare, rispondere etc.), o anche solamente pensare di trovarsi in presenza di un culto veramente reso a Dio (cfr. Theologia moralis dal Padre Dominucus Pruemmer). E' ammessa solo la presenza formale e materiale in occasioni come matrimoni, funerali, etc. Nemmeno si parla poi, tanto era inconcepibile per la mente di un Cattolico fino a non molti anni fa, di ricevere i Sacramenti degli eretici, i quali non sono nemmeno realmente Sacramenti, essendo stato compromesso il significato mistico dei due riconosciuti dagli eretici (precisamente, la natura di remissione del peccato originale per quanto concerne il Battesimo e la vera e sostanziale trasformazione del pane e del vino in Corpo, Sangue, Anima e Divinità di NSGC per quanto concerne l'Eucaristia). San Pio V dice poi che non è nemmeno possibile di pregare il Dio Cattolico, in un modo Cattolico, insieme a dei protestanti o all'interno di templi protestanti, per non confondere la voce dei fedeli con il raglio degli asini.
Da notare che San Pio V, viceversa, dice che è possibile, senza sanzione alcuna, di pregare il Dio Cattolico all'interno di una chiesa dei greci scismatici. Alcuni teologi addirittura dicono che non è di per sé illecita l'assistenza alle liturgie dei greci scismatici, e nemmeno il ricevere benedizioni da essi. Ovviamente, precisano i teologi, la persona può permettersi di fare ciò solo se è di provata fede cattolica, e se è lontanissimo il pericolo di scandalo pubblico o, peggio, di scisma da parte di costui. Diversamente, si dovrebbe essere sospetti di scisma nel partecipare a liturgie scismatiche. Questo si basa principalmente sul fatto che i greci scismatici non negano alcunché riguardo ai sette Sacramenti, celebrano una liturgia perfettamente ortodossa e valida, e hanno una valida successione apostolica, ancorché tutto ciò sia fatto in modo illegittimo. Per quest'ultimo motivo, infatti, è sicuramente un gravissimo illecito di ricevere i Sacramenti da un greco scismatico, per il fatto che, anche se sono Sacramenti validi, sono dati da qualcuno che non ha ricevuto dalla Santa Chiesa l'autorità di conferirli.
Aggiungo, da parte mia, che le considerazioni di questi teologi si rivelano secondo me quanto mai opportune: essendo conscio di voler restare nel seno della Chiesa Cattolica, rigettando qualsiasi scisma, può essere oggettivamente un peccato di assistere a liturgie che rendono un vero culto a Dio, ancorché privo di merito perché celebrato al di fuori della Chiesa, quando i miei Vescovi e i miei Papi celebrano e mi ingiungono di partecipare a una liturgia che obbiettivamente (cfr. Il rito romano antico e nuovo di don Pietro Leone) rende a Dio un culto compromesso, offensivo, quasi blasfemo, e intriso di possibili eresie?
Confronto liturgico (altare, liturgia, consacrazione)
La Messa Cattolica di rito latino
La Divina Liturgia ortodossa
La nuova Messa cattolica (Messale del 1969)
La santa cena protestante
Non è difficile trovare similitudini e differenze...