giovedì 20 agosto 2020

Critica storico-simbolica della "messa vespertina"

In un nostro recente post, un lettore si domandava quale fosse l'intendimento tradizionale circa la cosiddetta "messa vespertina", cioè la messa celebrata nelle ore pomeridiane. Nel mondo "tradizionalista" cattolico è ampio il ricorso alla celebrazione di questa messa, e la prassi sta purtroppo introducendosi sottilmente pure nella Chiesa Ortodossa (durante una mia visita a Tessalonica qualche anno fa appresi con molto stupore della celebrazione di una Divina Liturgia serale ogni venerdì nella cattedrale di S. Demetrio, dove negli altri giorni ero solito assistere al Vespro): ma quest'uso ha qualche attestazione nella prassi antica, oppure è un'invenzione "pastorale" moderna?

1. L'introduzione della Messa vespertina nel 1953.

La messa vespertina viene introdotta il 6 gennaio 1953 con la costituzione Christus Dominus firmata da Papa Pio XII. A leggere il documento, dopo una lunga e dotta prolusione nella quale si citano gl'insegnamenti dei Padri e i canoni dei Concili sul digiuno eucaristico (che per effetto di questa medesima costituzione sarà sostituito dal tradizionale dalla mezzanotte alle mere tre ore), si giunge finalmente alle ragioni dell'introduzione della possibilità di celebrare il Divin Sacrificio in ora pomeridiana, "non ante horam IV post meridiem, sive in festis de praecepto, quae adhuc vigent, sive in illis quae olim viguerunt, sive primis uniuscuiusque mensis feriis sextis, sive denique in illis sollemnibus, quae cum magno populi concursu celebrentur atque etiam, praeter hos dies, semel in hebdomada" (ibidem, vi). Al di là delle notevoli limitazioni qui imposte ai giorni in cui è lecito servirsi di questo permesso, che saranno però prontamente disattese talché la celebrazione serale diverrà ben presto la norma, è da notare che tra le motivazioni non ne è apportata nessuna di carattere storico. La "reintroduzione del costume antico" da molti ventilata non trova dunque un diretto chiamarsi in causa.

Le ragioni addotte sono tutte di ordine pastorale, e alquanto discutibili. Anzitutto si pensa ai sacerdoti, che sono tenuti a "enervantes labores" (che modo improprio per definire la celebrazione dei Sacri Misteri!). Probabilmente a snervare i sacerdoti era piuttosto lo star dietro ad associazioni, scoutismo, e tante iniziative compagne della "dottrina sociale" cattolica tanto di moda in quegli anni, non certo il celebrare una messa bassa in venti minuti e leggere di corsa il breviario tagliuzzato in una mezz'ora (poiché questa tristmente era la prassi dell'epoca). Ma da tempo in quella società ecclesiastica decaduta la Liturgia, cioè lo scopo stesso per cui Iddio ha istituito la Chiesa, non era più al primo posto...

Le altre motivazioni sono tra il sentimentalista (le povere donne che non riescono a terminare in tempo i lavori di casa per ascoltare la Messa) e il ridicolo. Siccome oggi - è scritto - molta gente si reca in altri luoghi nelle ore pomeridiane, per assistere a funzioni religiose, non sarebbe meglio che assistessero alla Messa? In questa domanda retorica è sottinteso il disprezzo velato per la liturgia nel suo complesso molto in voga in quegli anni: la liturgia ridotta al "prender messa", quando essa, il cuore della vita del Cristiano, non si esaurisce nel Sacrificio Eucaristico che pur ne è parte fondamentale, ma che è costituita da un totum indivisibile, scandito dalle Ore liturgiche dell'Ufficio Divino.

2. Struttura simbolica dell'ufficio liturgico quotidiano.

Il Sacrificio Eucaristico, si diceva, è parte fondamentale della Liturgia, ma lo è se ben inserito all'interno di un sistema globale, con una sua profonda motivazione simbolica e cosmologica (essendo il Cristianesimo, secondo una distinzione classica della storia delle religioni, una religione uranica). Diamo ora un'occhiata al complesso della giornata liturgica: la analizzeremo da Vespro a Nona, cioè secondo lo schema comune a molti riti, di derivazione ebraica, di far iniziare il giorno liturgico al Vespro della sera precedente. Il rito romano più arcaico, quello delle Basiliche dei primissimi secoli, non seguiva questa scansione, e ancora non la segue per i giorni feriali, che iniziano a Mattutino (come si evince dalla distribuzione del salterio), mentre l'ha adottata per le feste di qualsiasi grado. Tuttavia, adottando nel corso dell'alto Medioevo elementi alloctoni (come gli inni), de facto pure il rito romano ha acquisito una serie di caratteristiche che suggeriscono l'inizio simbolico della giornata liturgica al Vespro, e ciò ci consente di svolgere più agilmente questo schema.

a) Vespro: prima del tramonto del sole, inizia il giorno liturgico e, simbolicamente, inizia la Storia della Salvezza, che è tutta rappresentata nella splendida micrografia della liturgia, con la Creazione, ricordata dagli inni romani e dal salmo proemiale (103) con cui si apre il Vespro bizantino. Al Vespro si compie l'offerta dell'incenso, come già nella prassi giudaica (il sacrificium vespertinum del salmo 140, malamente interpretato da alcuni moderni come un riferimento in favore della Messa vespertina, era il sacrificio dell'incenso, e non certo il sacrificium cruentum di cui il sacrificium incruentum della Messa ha preso il posto), spesso proprio durante il canto del salmo 140 (fa parte dei quattro salmi fissi del Vespro bizantino, che si accompagnano al kathisma variabile del giorno) o almeno del suo verso Dirigatur (il verso di prostrazione vespertino nell'ufficio romano arcaico: l'incensazione vera e propria della chiesa si è spostata al Magnificat, ma nei cerimoniali arcaici resta traccia di un'offerta del turibolo fumigante in questo momento).

b) Compieta: quest'ora entra nella preghiera cristiana relativamente tardi (tra il IV e il VI secolo), e infatti è assente dai riti più primitivi come quello persiano. Il tema del sonno è posto in allegoria con quello della morte (noctem quietam - finem perfectum), e, spiritualmente, con la morte del peccato, originata dal peccato ancestrale dei progenitori.

c) Vigilie notturne (Mattutino): il tema del peccato e l'attesa della seconda venuta, la veglia della penitenza, rappresentano simbolicamente la condizione dei padri d'Israele, tra la compunzione del pentimento e la lode del creatore (i temi delle due sezioni dell'esapsalmo bizantino).

d) Ufficio dell'alba (Laudi): nella triplice lode di Dio (i salmi 148-149-150) si attende il sorgere del sole di giustizia (laonde il canto del Benedictus, ma il tema del sorgere del sole ricorre pure negli inni), glorificando colui che ci ha mostrato la luce (così si apre la grande dossologia bizantina che conclude quest'ora). Un'altra offerta dell'incenso, seppur meno marcata da testi liturgici, ma comunque di origine giudaica, è compiuta a questo punto (al cantico evangelico, ovvero alla nona ode del Canone).

La luce mattutina del sole sorgente filtra dalla finestra absidale
della chiesa del Monastero della Consolazione a Luras (Sassari)

A questo punto, s'inserisce la celebrazione della Divina Liturgia della Messa, la cui ora naturale di celebrazione è all'ora terza, poiché segue e completa l'ufficio dell'alba: il sole di giustizia che abbiamo atteso ora giunge, con la sua reale presenza nel Divin Sacrificio, che a sua volta è in sé un'altra micrografia della storia della salvezza fino alla Pentecoste e all'attesa della seconda venuta. Nelle chiese orientate la luce del mattino filtra dalle finestre absidali (nell'architettura romanica una finestra è posta al centro dell'abside, proprio dietro l'altare), completando l'identificazione cosmologica della luce del sole con la Luce del mondo che è Cristo. Questa è un'ottima ragione per cui il Sacrificio si celebra al mattino, perché celebrarlo alla sera significherebbe distruggere questo impianto simbolico-cosmologico. 

Le piccole ore, ciascuna simbolicamente legata a un episodio della Passione di Cristo (successivamente accompagnata dalla simbologia resurrezionale dell'ora Prima, da quella pentecostale dell'ora Terza etc.), s'inseriscono nel tessuto del giorno senza farne compiutamente parte, e generalmente accompagnano i servizi maggiori. Prima è spesso pregata subito dopo l'ufficio dell'alba, Terza subito prima della Divina Liturgia nell'uso latino, la quale è subito seguita da Sesta e Nona in ringraziamento; nell'uso russo Terza e Sesta precedono la Divina Liturgia e Nona la segue immediatamente: lo stesso è praticato anche nella chiesa latina nei giorni feriali e nelle feste minori. Ne consegue che, pur legate teoricamente alle ore del giorno (6, 9, 12 e 15), le piccole ore vengono in realtà adattate durante la giornata attorno ai servizi maggiori, com'è naturale, avendo una simbologia propria che non rientra nel ciclo cosmologico-soteriologico quotidiano. Terminata la giornata e conclusasi nella Divina Liturgia la storia della salvezza, si è pronti a iniziare un'altro giorno con il canto del Vespro.

Proprio per mantenere la struttura simbolica dell'identificazione tra il sole sorgente e il Cristo presente nell'Eucaristia, anche quando nella Chiesa Romana si è iniziato a staccare impropriamente la Messa dal resto dell'ufficio, sia nella prassi parrocchiale che nella sfortunata invenzione della messa privata, la rubrica del Messale Romano circa l'ora in cui celebrare il Sacrificio è imperativa: ab aurora usque ad meridiem, e rigorosamente post Matutinum et Laudes (Rubr. gen. xv).

3. Casi di liturgia vespertina nel Tipico: eccezioni limitate e motivate.

Tanto nella tradizione orientale quanto in quella occidentale vi sono delle eccezioni alla regola generale, ovvero delle Messe la cui celebrazione, secondo le istruzioni del Tipico, è da compiersi in orari diversi da quello consueto mattutino. Si tratta però di eccezioni limitate e motivate da circostanze particolari. Il caso più noto ai fedeli latini è probabilmente la messa della notte di Natale, che si celebra tra le vigilie notturne e l'ufficio dell'alba (dunque in pieno buio), ma la motivazione intrinseca di ciò è il fatto che Nostro Signore sia nato nel cuor della notte, e dunque in grazia della rievocazione storica dell'atto è permesso di cantar questa Messa a mezzanotte.

Altri casi eccezionali sono, per esempio, il Giovedì Santo e il Sabato Santo, dove la Liturgia - tanto nella prassi latina quanto in quella greca - si lega al Vespro. La ragione è in entrambi i casi data da motivi contingenti di realismo storico circa la Cena del Signore (anche se sarebbe da discutere su quale sia questa ora vespertina: la cena, nella Palestina dell'epoca, avveniva circa a metà del pomeriggio, non certo alle venti come da noi oggi), o la gloriosa discesa agli Inferi. In questi casi però la prassi secolare della Chiesa ha portato già in alto Medioevo ad anticipare, almeno nelle parrocchie, queste liturgie al mattino per permettere una più armoniosa celebrazione del complesso degli uffici della Settimana Santa, ricordando che l'ora simbolica è significata dall'ora liturgica (celebrare queste liturgie insieme al Vespro è già sufficiente per dar loro un carattere vespertino, senza necessità pretestuosa di veritas horarum). Dunque, nonostante l'indicazione del Tipico, non costituiscono eccezioni vere e proprie.

Nelle rubriche latine compare spesso la liturgia cantata dopo Nona, quindi come ultimo atto liturgico del giorno, carattere proprio dei giorni di penitenza e delle vigilie. Tuttavia, se non nei primissimi secoli e comunque in circostanze vigiliari limitate e legate alla prassi urbana di Roma, in questi casi si è sempre usato cantare in orario mattutino la Liturgia, rispettando dunque la rubrica che pone come orario per la celebrazione ab aurora usque ad meridiem, semplicemente anticipando Nona al mattino, visto che - come detto - le piccole ore sono adattabili in funzione degli uffici maggiori. Essendo poi una prassi legata ai giorni di penitenza, dove il sovvertimento dell'ordine naturale degli uffici (come il Vespro anticipato al mattino in Quaresima) è una significazione simbolica del sovvertimento dell'ordine naturale portato dal peccato, non possono certo far testo.

Anche le celebrazioni vespertine dell'antichità, di cui ci riferisce, per esempio, la pellegrina Egeria (IV-V secolo), che peraltro non sono necessariamente eucaristiche, erano comunque limitate a dei giorni particolari (per esempio la Settimana Santa) e alla particolare ritualità dei luoghi della Terra Santa. Costituivano dunque una limitata e motivata eccezione rispetto alla consueta celebrazione mattutina dell'Eucaristia domenicale, rigorosamente riferita dalla Peregrinatio.

Pertanto, non si può in alcun modo asserire che le eccezioni contenute nel Tipico suggeriscano una generalizzata prassi di messa vespertina in passato; pure nelle eccezioni si ha comunque una prassi disusata da circa quindici secoli (la sola sopravvissuta storicamente è la liturgia notturna di Natale) e che dunque non vi sarebbe ragione di recuperare in modo arbitrario. Tanto meno tali liturgie vespertine o pomeridiane di età tardoantica avevano luogo nelle domeniche e nei giorni di festa, dove il canto della Liturgia è sempre stato dopo Terza, e invece la costituzione di Pio XII si riferisce proprio ai giorni di festa (per le ragioni pastorali già menzionate).

4. Conclusioni.

La prassi di celebrare la Messa in orario serale non trova alcun precedente storico, e anzi costituisce una grave rivoluzione dello spazio simbolico-cosmologico della liturgia che per secoli ne ha regolato il funzionamento.

L'introduzione di questa prassi tradisce una mentalità liturgica corrotta, nella quale l'ufficio divino come regola di distribuzione del giorno non è più osservato (come già più volte rimarcato, si è ridotto a preghiera privata del prete completamente scollegata dal suo naturale significato liturgico), e dunque le distinzioni cosmologiche vengono completamente tradite (il Sole che sorge, Cristo incarnato nell'Eucaristia, è così accolto mentre il sole tramonta e la luce muore...): nella prassi anche "tradizionalista" odierna la messa vespertina è spesso celebrata dopo i secondi Vespri (visto che nel 1955 dal Breviario sono espunti quasi tutti i primi Vespri), cioè quando il giorno liturgico è ben che finito. Se una celebrazione pomeridiana tra Nona e Vespro poteva richiamarsi in qualche (improprio e fallace) modo alla consuetudine di celebrare talora dopo Nona, la messa dopo il Vespro è un enorme abominio simbolico e liturgico.

Le ragioni pastorali sottese, piuttosto che la volontà di aiutare i fedeli, tradiscono l'incomprensione dei principi liturgici più elementari: la soddisfazione del precetto (legalisticamente inteso come "prender messa", e non come partecipare alla lode divina nella liturgia della Chiesa, che non è solo messa) è posta al di sopra della consuetudine ecclesiastica secolare, una faccenda di pura morale è posta al di sopra del tesoro apostolico della liturgia. Una consuetudine che non è solo pratica, ma anzitutto necessaria per la allegoria liturgica medesima, praticata dalla Chiesa per circa quindici secoli, è rivoltata d'imperio per una banale e discutibile esigenza contingente.

La messa, per un'impropria concezione devozionistica sull'eucaristia e aliena dalla mentalità liturgica, è ritenuta di fatto l'unica funzione degna di essere celebrata: così si spiegano molte frasi della costituzione di Pio XII, e si spiega anche perché la messa vespertina abbia in breve tempo soppresso l'unica celebrazione liturgica non eucaristica rimasta nelle parrocchie cattoliche fino al XX secolo, cioè il Vespro domenicale.

(Per la simbologia delle ore si è fatto riferimento a D.P. SOKOLOV, Manual of the Orthodox Church's Divine Services, New York & Albany, Wynkoop, Hallenberg & Crawford, 1899. Questa lettura, sebbene ivi fornita per il rito bizantino, si applica largamente alla quasi totalità dei riti orientali e occidentali, fatti salvi i dovuti adattamenti, come dimostra bene R.F. TAFT, The Liturgy of the Hours in East and West: The Origins of the Divine Office and Its Meaning for Today, Collegeville, The order of Saint Benedict, 1986).

33 commenti:

  1. Grazie per l' ottimo e esauriente articolo. Di qui si capisce tra le altre cose il senso profondissimo del pregare rivolti verso il sole nascente (tutti clero e fedeli) e sul perche' fosse importante costruire le chiese e mettere l' altare in modo tale che l' orientamento fosse indotto in maniera "strutturale" per cosi' dire. Mi pare di aver letto che lo stesso Sant' Agostino dicesse che il pregare verso oriente fosse da tutti considerato una tradizione apostolica da osservarsi scrupolosamente.
    Facendo un punto sui diversi articoli letti in questa sede mi pare di poter concludere che il processo di distaccamento dalla Tradizione avvenga nella chiesa latina ben prima del Vaticano secondo, tanto che questo puo' tutt' al più essere considerato come una dogmatizzazione di un processo che nelle forme che conosciamo oggi deve rimontare almeno all' '800. Mi chiedo dunque se il cosi' detto "vetus ordo" del 1962 e il "novus ordo" del 1970 sono in fondo coerenti tra loro (benche' quest' ultimo mostri la sua carica di eversione rispetto alla Tradizione correttamente intesa) mi viene da dire che la chiesa latina ha completamente smarrito la strada e il senso della sua esistenza. Mi rendo conto di fare una provocazione, ma mettendo insieme i vari punti se non altro possiamo dire che forse ci siamo molto allontanati dalla Tradizione vera della Chiesa. Ma la domanda e': possiamo recuperare quel tesoro apostolico oppure ormai siamo giunti a un punto di "non ritorno".
    Giordano.

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    1. Caro Giordano,
      se è interessato alla storicità dell'orientamento uersus populum, Le raccomando quest'articolo sull'aspetto archeologico (in francese):
      https://www.persee.fr/doc/rscir_0035-2217_1971_num_45_2_2608

      Certamente il vedere nel CV2 la sorgente di tutti i problemi del mondo cattolico attuale è un errore, che troppo spesso non fa che oscurare molti i problemi che esistevano già prima.

      possiamo recuperare quel tesoro apostolico oppure ormai siamo giunti a un punto di "non ritorno"
      Se posso dire qualcosa su questo, a mio avviso la risposta a questa domanda è soltanto nell'anima di ciascuno. Personalmente non posso giudicare oltre. Ma se si vuole "andare in battaglia" per ritornare alle fonti apostoliche, si deve cominciare per ciò che si fa in questo blog e pocchi altri: puntare all'esenziale e non perdersi in battaglie sulle cariche ecclesiastiche o su preferenze devozionali. Direi che chi non lo fa ha ormai passato il "punto di non ritorno".

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    2. Il Novus Ordo ha sostanzialmente un solo pregio, ossia quello di mostrare che il re è nudo, come il bambino nella fiaba di Andersen. La "forma straordinaria [del nuovo rito]", cioè il messale del '62, e in generale l'impianto (a)liturgico della Chiesa Cattolica nel XIX-XX secolo sono più subdoli, perché ingannano gli occhi avendo un aspetto a prima vista tradizionale, ma sostanzialmente sono tutt'altro.

      Sono personalmente fiducioso che l'Occidente potrà un giorno tornare alla tradizione apostolica. Sono però da tempo assolutamente sfiduciato che possa farlo la Chiesa Romana, e tantomeno i "tradizionalisti" nostrani. Altro meglio non dire.

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    3. Ma mi chiedo se la Chiesa Romana non possa risorgere purificata. In fondo e' sempre la prima sede della Cristianità e non riesco a pensare che non possa resistere un piccolo resto che custodisce la fede di Pietro proprio nella sede romana dove il Principe degli Apostoli ha reso la sua suprema testimonianza. Da cattolico non riesco a pensare alla chiesa di Cristo senza la sede romana santificata dal sangue di Pietro e Paolo.
      Non so, forse ho una percezione superficiale di tali questioni.

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    4. Ringrazio il signor Giustinianos (se leggo bene) per il consiglio. Mi faro' aiutare nella lettura visto che dono molto ignorante in lingue. Penso che l' avvicinarsi alla vera tradizione della chiesa possa interessare più a quelli che sono digiuni di questioni religiose cattoliche piuttosto che quanti tradizionalisti o moderni tra i cattolici, sono forse viziati da questioni ideologiche. Pero' servono luoghi dove questa vera tradizione sia vissuta in modo che gente come me che ne e' più o meno digiuna, la possa vivere in prima persona. Certo, si puo' ricorrere sempre agli orientali e ai loro tesori, ma noi siamo latini e non sarebbe male recuperare i nostri tesori.
      Ma forse sono un idealista.
      Giordano.

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    5. Per questo dicevo che, in fondo, soltanto ciascuno nella sua anima può rispondere alla sua domanda. Infine ciò che è più importante è riconoscere da quali ambienti si deve fuggire (l'ideologismo dei tradizionalisti di cui Lei parla è un'esempio palese), mettere la tradizione degli Apostoli al centro, e raccomandarsi a Dio. La comunione con questo o quel vescovo dovrà venire soltanto dopo. Ma bene, ciascuno di noi è un mondo e non assolutizzerei la mia propria sperienza.

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    6. Mi dispiace che l'articolo sia disponibile solo in francese. Purtroppo gli articoli scientifici non vengono quasi mai tradotti. Comunque la maggioranza delle pagine sono un resoconto e una critica dei dati archeologici. Quindi basta leggere l'introduzione e le conclusioni (spoiler: la "messa verso il popolo" nella tarda Antichità è un mito).

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    7. La Chiesa si è sempre riformata, Dio ci ha concesso nella Sua bontà personaggi alla Gaetano Thiene, riformatori della Chiesa, ma dal suo interno. Anche perché non si capisce da dove dovrebbero arrivare. Aspettare, pregare e diffondere la Traduzione Liturgica Romana, senza farsi distrarre da chimere.

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  2. Frattanto si apprende che la chiesa del Salvatore in Chora a Istambul passa anch' essa al culto islamico. Dunque anche li una ben più consistente porzione di immagini sacre dovra' essere nascosta. Tutto cio' fa molto riflettere.

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  3. La messa, per un'impropria concezione devozionistica sull'eucaristia e aliena dalla mentalità liturgica, è ritenuta di fatto l'unica funzione degna di essere celebrata

    Ecco la questione fondamentale! Mentre questo problema non venga capito dai "tradizionalisti", questi non potranno portare alcuna soluzione. Infatti qualche anno fa qualche laico statunitense riuscì a reintrodurre il Vespro nella sua parocchia, ma dovendolo unire ad un'ora di adorazione e benedizione col Santissimo. Lo fece perchè la gente non sarebbe mai andata se non ci fosse questo "pezzo di Eucaristia" nel Vespro.

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    1. D' d'altronde l' odio di Lutero verso l' Eucaristia avra' prodotto una reazione nei cattolici tale che avra' prodotto una promozione del culto al Santissimo Sacramento di vaste proporzioni al punto da mettercelo un po' dovunque si potesse, in modo che la gente non avesse dubbi su chi ha ragione. Non giustifico quelle che forse sono esagerazioni, almeno in alcuni contesti. Nella stessa epoca abbiamo l' erezione di enormi tabernacoli sugli altari tanto che in alcuni casi sembrano schiacciare la mensa. Cosa nota che non posso che interpretare nella stessa mentalità. Non so se sbaglio.

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    2. Per alcuni anni, grazie a un ottimo sacerdote friulano, ho avuto la possibilità di assistere alla santificazione delle acque nella vigilia dell'Epifania secondo il rito romano precedente allo stralcio del XIX secolo. Una celebrazione veramente stupenda. L'ufficiatura, in terzo, durava tra le due e le tre ore (e la si faceva senza la veglia, perché teoricamente andrebbe inserita tra la nona lezione del Mattutino e il Te Deum), e la gente del paese dove si trovava la chiesa, non "tradizionalisti" ma gente normale, ci veniva volentieri e assisteva a tutta la funzione. Probabilmente in una parrocchia "tradizionalista" la funzione avrebbe avuto molto meno successo. Questa comunque fu l'unica esperienza positiva che ebbi in tal senso in tanti anni in giro per chiese cattoliche: in quasi tutte le realtà "tradizionaliste" in Italia, anche quelle che per un certo periodo avevano iniziato a cantare il Vespro domenicale (sempre purtroppo con benedizione eucaristica), la pratica è scomparsa e sostituita dalla "adorazione eucaristica"...

      Alcuni anni fa un conoscente, laico teologo pietroburghese, mi chiese di accompagnarlo a vedere una liturgia cattolica tradizionale. Mi sarebbe piaciuto portarlo a una messa conventuale a Norcia per dargli un'idea vagamente reale di cosa fosse la liturgia latina, ma purtroppo ne eravamo lontani, e l'unica chiesa "tradizionalista" nella città offriva solo una messa bassa quotidiana al mattino presto. Lo accompagnai alfine, spiegandogli che si trattava di una forma molto semplificata per via dell'assenza di coro e servienti: alla fine non era particolarmente scioccato dalla messa bassa, ma lo era molto più del fatto che nel programma delle funzioni non vi erano né Vespri né Mattutini. Era per lui giustamente inconcepibile che ogni giorno ci si desse pensiero di celebrasse la messa, al punto di celebrarla in un modo aliturgico come la messa bassa non essendocene i mezzi, e invece non si officiasse alcuna Ora liturgica.

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    3. Come si evince forse una rinascita la si deve sperare proprio da gente "normale", ne' "modernista", ne' "tradizionalista", la quale non sapendo niente di beghe tra cattolici praticanti ha forse uno sguardo più libero. Personalmente avro' partecipato a una decina di vespri (novus ordo ovviamente) nella mia vita e non ne ho tratto grande impressione (i salmi e le antifone letti rigorosamente a cori alterni prete/fedeli e senza incenso. Solo il prete in piviale per dare un tono di festa). Ma certamente oggi ordinariamente nelle chiese normali ce' solo messa e sempre meno (ma non vuol dire più liturgia, ma solo meno lavoro per il clero, sembra di capire). Una cosa non comprendo: come mai la vera liturgia tradizionale sembri non amare il culto eucaristico fuori della messa, cosa che in parrocchia pratichiamo almeno all' inizio della settimana santa (ci viene poca gente comunque). So che tale tipo di culto si ando' affermando dal secondo millennio in qua' e che spesso venne usato come bandiera contro i riformati del nord. Comunque la gente e' affezionata (almeno quella rimasta a frequentare la chiesa) e non capisco molto perche' si dovrebbe prenderne le distanze.
      Giordano.

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    4. Più che prendere le distanze andrebbe ridimensionato. Slegare l'Eucaristia dalla Messa non è la cosa più opportuna. Poi l'esposizione eucaristica andrebbe compiuta con grande solennità, essendo il corpo di Nostro Signore medesimo: è irrispettoso dell'Eucaristia stessa esporla distrattamente, con poche candele magari, per soddisfare la devozione personale (e spesso materialista) di poche persone che vanno a compiere ore di adorazione (e si potrebbe commentare lo psicologismo di questa "adorazione").

      Il tipico del monastero di Port Royale, molto equilibrato, prevedeva la benedizione eucaristica solo dopo la messa e solo durane l'ottava del Corpus Domini. Eventuali momenti di adorazione, come la processione, erano accompagnati da atti liturgici (come il canto dei Vangeli) e non da lunghi momenti di silenzio in cui sovente si fa tutto fuorché venerare Nostro Signore.

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    5. Quand'ero quindicenne, mi ero impegnato ad andare per un'ora alla settimana all'adorazione eucaristica perpetua che si teneva nella cappella della scuola dei vinai, adiacente alla chiesa di S. Silvestro in Riva del Vin. Quand'ero lì recitavo l'ufficio votivo del Santissimo Sacramento. Vedevo però le altre persone che venivano a compiere i loro turni, che dicevano il Rosario, leggevano libri spirituali o meditavano sulle letture bibliche del giorno, oppure semplicemente pensavano. In che modo il Sacramento viene onorato così? Forse che non si potrebbero fare in altro luogo queste pie pratiche che non hanno niente a che fare con l'Eucaristia? C'è il rischio di feticizzare e materializzare la presenza reale per soddisfare il proprio gusto sentimentale, piuttosto che per onorare il Re della gloria invisibilmente scortato dalle schiere angeliche.

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    6. Tutto molto chiaro. Dunque anche la pratica delle "quarant' ore" andrebbe riconsiderata (dove si fa ancora). Circa gli apparati per l' esposizione Eucaristica ne ho in mente di monumentali specie di eta' barocca riccamente intagliati e dorati e con una selva di portacandele.

      Un' ultima considerazione sul papa Pio XII che istitui' la pratica delle messe vespertine: mi viene in mente di aver letto da qualche parte che dopo un colloquio avuto con la veggente di Fatima (Lucia Dos Santos) confido' di essere preoccupato per il suicidio della Chiesa nel futuro realizzato attraverso lo smantellamento della Liturgia e dei suoi ornamenti e anche attraverso la corruzione della dottrina. Cito a memoria il succo del discorso che pare risalire agli anni trenta del novecento e mi chiedo: pare proprio che Pacelli divenuto Papa non si avvide di contribuire, certamente in buona fede, allo smantellamento della "sacra cappella" come lui la defini' in quell' occasione. Fu lui stesso che promulgo' la riforma della settimana santa di cui si parlo' tempo fa su questo sito.
      Dunque anche lui inesorabilmente figlio del suo tempo, verrebbe da dire.

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    7. Personalmente diffido di tutto quanto ha a che con Fatima, e poi l'episodio sembra apocrifo (sebbene non impossibile). Lo stesso Pio XII, nel convegno liturgico del 1956 ad Assisi, lodava i "progressi" dei liturgisti e i loro progetti riformatori. Non so se agì con buona o cattiva fede (soltanto Dio lo sa), ma certamente faceva parte della mentalità antiliturgica che assola la chiesa cattolica da un paio di secoli.

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    8. En passant

      Visto che si parla di Fatima, suggerisco a tutti di leggere l'ottimo saggio critico di C. Lambouras, tradotto in italiano sul sito della parrocchia S. Massimo di Torino. Tempo fa ne avevo pubblicato un'ampia sintesi commentata ma a causa di dei vandalismi ho dovuto toglierla. Però posso mandarla in privato a chi è interessato.
      In generale il fenomeno apparizionista cattolico degli ultimi due secoli è da guardare con estremo sospetto.

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    9. Addirittura... estremo sospetto. Pensavo che Fatima fosse molto credibile. Ma a pensarci bene forse qualcuno potrebbe storcere il naso sentendo parlare che la Vergine disse che "Dio vuol stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato". Leggendo tempo fa su questo blog dei pericoli della Devozione al Sacro Cuore di Gesù mi sovviene che nel passato qualche membro della Congregazione dei Riti scettico sulla allora nuova devozione al Sacro Cuore disse che un domani si vorra' venerare anche il Cuore di Maria.
      Io non ho la preparazione che avete voi per confutare queste manifestazioni soprannaturali.
      A me umilmente pare credibile che Nostra Signora venga dal cielo per avvisare i suoi figli dei pericoli che corre la Chiesa e il mondo. Tanto più di questi tempi.
      Ma forse ho un pensiero superficiale.
      Giordano.

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    10. La invito a leggere l'articolo che citavo sopra, questo è il link: http://www.ortodossiatorino.net/DocumentiSezDoc.php?cat_id=32&id=163.

      Non è un problema l'esistenza di apparizioni in quanto tali, quanto il fatto che quelle degli ultimi secoli si distaccano fortemente nel modo e nei contenuti da quelle che la tradizione cristiana ha conosciuto sino ad allora.

      Non vogliamo confutare nulla, anche perché non siamo nessuno, semplicemente invitare tutti a riflettere e a documentarsi. Siamo felici anche se qualcuno non la pensa come noi, ma per farsi un'idea è sempre bene leggere e studiare a riguardo.

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    11. Indubbiamente leggere e studiare apre la mente come pure porsi sani interrogativi. Ci mancherebbe.
      Capisco l' obiezione. Basta confrontare (ma non so se l' esempio e' calzante) la apparizione della Vergine a Guadalupe in Messico nel 1531 e quella della Signora di tutti i Popoli a Amsterdam nel XX secolo. In quella antica la Vergine indica a un popolo che viene dal paganesimo quale sia la Vera Fede in cui trovare Salvezza, dall' altra la stessa Vergine chiede la proclamazione di un nuovo dogma che la riguarda. Indubbiamente il passo e' molto ampio. Dunque capisco i "sospetti". A parte che questo non e' materia di fede, ma e' indubbio come si veda che le apparizioni mariane seguano, come dire, passo passo, la evoluzione della Chiesa Cattolica negli ultimi due secoli.
      Ognuno conserva la sua legittima opinione, ci mancherebbe,ma quanto dice su un certo cambiamento di tenore tra le apparizioni antiche e moderne e' innegabile. Chissa' se per mutare esigenze storiche in termini di "pericolo".
      Ma non aggiungo altro perché non ho competenze per dire altro se non opinioni che valgono quel che valgono.
      Grazie.

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    12. Ancora sulla Messa como "solo culto di valore". Giordano ha ragione nel puntare ad una reazione esagerata contro Lutero, ma si deve tener conto pure della mentalità, per cui non saprei fissare una data di origine ma comunque prevalente fra i cattolici fino al CV2, di vedere la Messa come una sorta di "macchina spenditrice di grazie" (mi si scusi l'espressione), per cui si deve "dir Messa" il più sovente possibile, affinché ci siano sempre più grazie sul mondo. Secondo me questa mentalità è ancora più importante.

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    13. Infatti una decina di anni fa un prete argentino della F$$PX diceva in una conferenza (forse ancora reperibile) che la concelebrazione non era in verità mai esistita - e che non esiste neppure nel rito bizantino!! - perché "la Chiesa ha da sempre saputo che la Messa è necessaria per riempire il mondo di grazie, e per questo ha sempre voluto che ogni prete celebri la propria Messa".

      Quel giorno me ne andai definitivamente dalla galassia tradizionalista.

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    14. I problemi delle apparizioni mariane più recenti (fra cui si potrebbero pure signalare quelle del Sacro Cuore a Marguerite Alacoque e, più tardi, anche in Spagna al pretino Bernardo de Hoyos) riguardono molti aspetti, non sempre facili da valutare. Personalmente trovo questi:
      1) L'iconografia: la Madonna appare sempre da sola, senza traccie di Gesù o di altri tratti tradizionali (quella di La Salette mi è sempre parsa una dea delle montagle);
      2) i messaggi apocalittici e la "confermazione" di devozioni/nuovi dogmi: oltreché non si sono (ancora) compiuti, perché aggiungere cose nuove alla prassi cristiana tradizionale? è forse la devozione delle Quaranta Ore p.e. più iportante dell'Eucarestia?
      3) il fatto che, proprio per la portata di questi messaggi, il "non credervi" non sarebbe un'opzione; quindi per molti cattolici sono diventati una nuova "fonte di Revelazione".

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    15. Poi ci sono casi come quello da Lei signalato ad Amsterdam, dove a un certo punto s'identifica esplicitamente la Deìpara con lo Spirito Santo. Sinceramente non posso credere che questi messaggi vengano da Dio.
      Ma personalmente non Le direi mai di "non credere" a queste apparizioni. Su questo punto si deve fare come sugli altri: studiare la questione senza fretta, confrontarla con la tradizione cristiana plurisecolare, e poi decidere in coscienza. Nient'altro. Il problema viene quando alcuni ci dicono: "se non credete a quest'apparizione, non vi salverete". Qua ci siamo veramente, come diceva Lei sopra, in un punto di non ritorno.

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    16. Certamente Lei porta argomenti che vale la pena approfondire con attenzione. Condivido che non sia buono l' eccessivo e cieco fideismo verso il mondo "rivelazioni private", argomento certamente affascinante eppure egualmente scivoloso per tutte le cose da lei riportate (come pure nell'articolo proposto da Unam Sanctam che ringrazio). La cosa che ritengo più pericolosa e' l' inaccettabile equiparazione che si tende a fare tra questi messaggi e rivelazioni e la Divina Rivelazione. Assolutamente rigetto l' idea che chi non crede a questa o a quella apparizione non possa salvarsi. Per carità!
      Sono disposto ad accettare quelle rivelazioni che non fanno altro di quello che dovrebbero fare, ovvero ribadire la Divina Rivelazione e indurre i fedeli a seguirla.
      Potrei imbattermi in altri argomenti su un ipotetico pro a tali manifestazioni ma non avendo competenze specifiche me ne astengo. Indubbiamente apparizioni come Amsterdam sorprendono per affermazioni audaci come quella da lei ricordata o la richiesta del dogma della corredenzione. Personalmente mi sento un po' a disagio benche' sia bendisposto verso altre rivelazioni private.
      Circa l' iconografia con cui la Deiparasi presenterebbe: senza il Fanciullo Divino. Ebbene, dovrei rivedere il mio pensiero pure sulla Vergine di Guadalupe che non lo porta in braccio ma lo racchiude in grembo presentandosi come la donna del capitolo 12 di Apocalisse, circondata di sole e con la luna sotto i piedi. Intendo dire che dovrei rivalutare quella iconografia miracolosa in quanto da me portata come esempio "positivo" di apparizione in base ai concetti esposti in precedenza.
      Mi scuso della lunghezza del ragionamento e col signor Unsm Sanctam per aver allontanato la discussione dal tema dell' articolo.
      Giordano.

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    17. [rispondendo al commento di Unam Sanctam del 21 agosto 2020 20.22]

      Buonasera. Desidererei sapere qualcosa di più su questa santificazione delle acque celebrata dal sacerdote friulano.

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  4. I apologise for writing in English (I hope you can make a GOOGLE TRANSLATE).
    I have two anecdotes.I think there is a huge split amongst Catholics and that a liturgical restoration will only come from those who have a "Connexion" with ancient liturgical ideas. A friend of mine went to the Abbey of Fontgombault for the Conventual Sung Mass; during the Kyrie, a woman hit him on the shoulder saying angrily "But at what time does the Mass begin ?" she had no idea that this solemn Mass was The Mass ; it did not look like any Novis Ordo Mass she had ever been to.
    A good friend of mine - a convert - was shocked an surprised when she was told recently that it was quite possible and allowed to go to Mass and NOT receive Holy Communion. She had been taught and believed that you had to receive Holy Communion, otherwise it was not "proper" Mass. There is a huge gulf fixed - like Lazarus and Dives.

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  5. Carissimo Unam Sanctam, Le sarei veramente grato se potesse "condividere" il testo integrale dell'Ufficio Votivo di cui Lei parla nel Suo intervento delle ore 14:27 di ieri oppure indicare come procurarselo. Infatti, nel territorio in cui posso muovermi l'unico atto di culto pubblico praticato in aggiunta alla Santa Messa è appunto l'Adorazione Eucaristica e vorrei prendervi parte nel migliore dei modi. Se Lei lo ritiene più opportuno, mi risponda privatamente. Grazie e ... continui così.

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    1. Gentilissimo, lo può trovare in qualsiasi breviario stampato tra il 1882 e il 1911 perché fa parte degli uffici votivi di Leone XIII, e specialmente per il giovedì; si trova però anche in molti breviari stampati tra XVIII e XIX secolo perché c'era una pregressa concessione speciale a tutte le terre dell'Impero e a molti altri luoghi. Al link che segue ce n'è uno, ma se ne potrebbero trovare moltissimi: https://books.google.it/books?id=8L8PAAAAIAAJ&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false (da p. 73 della terza sezione [partendo dal basso si trova facilmente]).

      Nel Breviario di Leone XIII era, molto antiliturgicamente, usato in sostituzione dell'ufficio feriale o semplice; secondo me è meglio dirne le singole parti (Mattutino e Lodi se al mattino, Vespro se al pomeriggio) dopo o prima le rispettive ore dell'ufficio divino del giorno.

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  6. In questa vigilia di Omnium Sanctorum come da prassi c'è una sfilza di programmi per la festa di domani moltissime dalle 17 alle 18.30, quindi visto che sono praticamente celebrate oltre il Vespro risultano aliturgiche?

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  7. In luogo tradizionale per aver detto che la festa del Cristo Re è una festa di idea, ho dato scandalo. Non ne parlaimo quando parlo dei laudativi. Ho già convinto fedeli alla recita quotidiana del breviario tridentino, ne sono felice.

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