mercoledì 22 dicembre 2021

Ricchezze di periferia: i manoscritti della Basilica di Gozzano

 

di Luca Farina

Veduta del complesso basilicale


La storia della paleografia e dei manoscritti non può prescindere dalla cospicua produzione di testi ad uso liturgico. Dal momento che ogni chiesa doveva dotarsi di essi, è possibile rintracciare documenti di particolare pregio anche in luoghi che, secondo la definizione di Enrico Castelnuovo[1], sarebbero delle “periferie”, cioè centri di minore (o nulla) propulsione artistica poiché non dotati né di corte né di cattedrale. Tra questi luoghi rientra anche la città di Gozzano, i cui manoscritti liturgici sono oggetto di questa analisi, volta a riprendere considerazioni già espresse in uno studio[2].

Gozzano è situata in provincia di Novara, in un territorio piemontese ma ben legato alla Lombardia e a Milano e non è lontana dal lago d’Orta. Il territorio fu cristianizzato nel IV secolo dai fratelli religiosi greci Giulio e Giuliano, fondatori di numerose chiese e poi canonizzati. A Gozzano fu infatti edificata da Giuliano la chiesa di Santa Maria, in seguito intitolata a San Lorenzo e sede, fino al IX secolo, delle reliquie del santo greco. A quest’altezza storica le spoglie vennero traslate in nuova basilica che, per la sua importanza, fu dotata di un capitolo, formalmente soggetto a quello della cattedrale novarese ma spesso in contrasto con esso. La ricchezza del capitolo è testimoniata dall’inventario, redatto dal notaio Manino nel 1618. Nell’elenco troviamo messali, evangeliari, omeliari, passionari e antifonari.

Tra i documenti più interessanti troviamo dei libri de officio festivitatis de Corpore Christi: si tratta di un codice (ASDN A 10) allestito piuttosto rapidamente dopo l’istituzione della festa del Corpus Domini da parte di Papa Urbano IV con la bolla Transiturus. È stato ricopiato in sede locale, non presenta segni di particolare pregio essendo destinato ad un celere uso pratico.

Sono poi rilevanti due codici, ASDN P 1 e ASDN P 2, passionari complementari, poiché contengono ciascuno metà delle feste dell’anno liturgico. Entrambi furono redatti nel XII secolo su pergamena (per essere resistenti all’uso frequente), scritti in area novarese, probabilmente nella stessa Gozzano, in una minuscola ordinaria. Il primo codice, mutilo, parte dalla festa di Ognissanti e si conclude con quella di San Marco. Speciale rilevanza è data a San Martino, a San Gaudenzio, vescovo di Novara ed ai Santi Giulio e Giuliano. Il lato pelo è posto all’esterno, la rigatura è tracciata a secco. Le a sono presentate in scrittura onciale, le altre lettere sembrano simili alla grafia cancelleresca. È presente due volte (ff. 44r e 297v) la nota di possesso “Iste liber est ecclesie sancti Juliani de Gaudiano”, redatto da mano del XIV secolo. Le iniziali sono decorate con intrecci nastriformi, con elementi fitomorfi e zoomorfi. Il codice è dunque particolarmente curato, essendo una raccolta di lectiones sulle vite e i miracoli dei Santi sia della tradizione universale che locale.

Il passionario estivo copre il santorale dalla festa di San Lorenzo di Novara (30 aprile) a quella di Santa Margherita. È interessante notare la presenza di San Vittore martire, da sempre associato alla tradizione ambrosiana e (coincidenza?) il fatto che la sua vita si concluda, al f. 21v, con una frase pressoché identica (è solamente aggiunto un “omnia”) a quella utilizzata dai rispettivi testi liturgici ambrosiani (Regnante Domino nostro Jesu Christo, cui est honor et gloria in saecula saeculorum, amen), dei Santi Gervaso e Protaso e dei Santi Nazaro e Celso: una presenza di Santi legati a Milano sicuramente non trascurabile né casuale. La mano principale si presenta elegante, mentre la successiva grafia gotica rompe l’armonia con tratti più nervosi e spezzati. Come nel manoscritto precedente, si fa ampio uso di abbreviazioni (soprattutto per i nomina sacra e le parole con consonante nasale), sono presenti molte correzioni aggiunte a mano e rubriche in onciale rossa.

Da questa breve presentazione è possibile rendersi conto che una città come Gozzano, che ormai vive all’ombra di Novara, era dotata di manoscritti particolarmente interessanti a causa della presenza del capitolo. Allora, rispetto alla prospettiva di Castelnuovo, è possibile ampliare la definizione; per potersi fregiare delle caratteristiche proprie di un centro e superare lo stato di periferia non è necessario dotarsi di una cattedrale, ma è sufficiente la presenza di un capitolo di canonici incaricati di curare quotidianamente la liturgia.



[1] Enrico CastelnuovoCarlo Ginzburg, Centro e periferia, Roma, Officina Libraria, 2019

[2] Simona Gavinelli, I codici liturgici del capitolo di Gozzano, <<Aevum>>, LXXI, 1997, pp. 273-313

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