Per la maggior parte del Medioevo, la conoscenza della lingua Greca fu estremamente limitata nell'Europa Occidentale. E' ben noto, per esempio, che S. Tommaso d'Aquino frequentemente citava le opere di Aristotele, ma egli le conosceva solo nella traduzione latina del suo amico Guglielmo di Moerbecke. Nondimeno, di tanto in tanto vediamo tracce di un interesse verso varj tipi di testi liturgici Greci, come un certo numero di inni medievali con parole greche all'interno. Una stanza dell'inno del Vespro per l'Avvento, Conditor alme siderum, originariamente (prima della revisione di Urbano VIII, ndt) cominciava con le parole: Te deprecamur, Agie - "Ti preghiamo, o Santo", una versione che si può trovare ancor oggi negli Usi monastici e degli ordini religiosi.
Tuttavia nel XII secolo, i monaci dell'Abbazia di S. Dionigi fuori Parigi, uno dei più grandi centri di studio, svilupparono tanto interesse verso il Greco, da istituire il costume di cantare l'intera Messa nel giorno Ottavo del loro Santo Patrono in quella lingua, un costume che continuò fino alla Rivoluzione Francese. Non si trattava della Divina Liturgia Bizantina, ma della Messa Romana tradotta in Greco. In quel periodo, difatti, si credeva essere S. Dionigi [di Parigi, ndt] la medesima persona di Dionigi Areopagita, che è citato alla fine di Atti 17 come una delle persone convertite dal discorso di S. Paolo agli Ateniesi. La leggenda continua dicendo ch'egli fu il primo vescovo di Atene, e che poi andò a Roma e fu mandato da Papa S. Clemente I a evangelizzare Parigi, nella quale città egli sarebbe stato il primo vescovo, e dove subì il martirio.
Il martirio di S. Dionigi e dei suoi compagni Rustico ed Eleuterio, dipinto sul timpano del portale settentrionale dell'Abbazia di S. Denis. Dionigi è mostrato nell'atto di tenere in mano la sua medesima testa decapitata, che la leggenda medievale dice egli aver raccolto e camminato con essa da Montmartre ("il monte dei martiri") fino al posto dove più tardi sorse l'Abbazia.
Nell'827, l'Imperatore Bizantino Michele II mandò all'Imperatore Franco Luigi il Pio la copia di una collezione di trattati teologici Greci e lettere attribuite all'Areopagita, in realtà opere del tardo V o primo VI secolo. Queste giunsero a Parigi e furono portate all'Abbazia di S. Denis nella vigilia della sua festa. L'abate Ilduino le tradusse in latino, traduzione che, quantunque non molto precisa, e in seguito soppiantata da alcune migliori, rese "Dionigi Areopagita" una delle personalità più influenti sugli autori di teologia del Medioevo. E' citato nella Summa Theologica di S. Tommaso più spesso di Aristotele. Ilduino inoltre scrisse una biografia del Santo, e fu il primo a identificare tutti i tre personaggi come il medesimo uomo; tale falsificazione, che contraddice molto di quanto era stato scritto in precedenza su di lui, è purtroppo diventata un fin troppo utile bastone nelle mani degli scettici dell'agiografia per screditare le leggende di altri Santi. Contraddice difatti pure la tradizione del Rito Bizantino, che lo onora il 3 Ottobre come primo Vescovo di Atene, ma non mostra alcuna associazione con Parigi.
La Messa Greca fu certamente istituita in onore del Patrono dell'Abbazia non soltanto come importante scrittore di teologia in Greco, ma financo come primo vescovo del più importante centro culturale del mondo Greco antico. Il testo completo della Messa fu pubblicato a Parigi nel 1777. Qui sono alcune pagine di detto opuscolo. Notare, tra l'altro i due prefazi: quello comune e quello neo-gallicano in uso nelle chiese cittadine.
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