venerdì 19 novembre 2021

La grazia del battesimo nelle pagine del Boiardo

Originariamente pubblicato su Ecclesia Dei.

 La letteratura italiana, sviluppandosi in un contesto cristiano, presenta delle bellissime pagine in cui, in un modo poetico, sono espresse le verità della nostra fede.

Frontespizio dell'edizione edita per i tipi di Niccolò Zoppino, Venezia, 1521-1526

Il brano che proponiamo oggi è tratto da L’inamoramento de Orlando, il capolavoro del letterato Matteo Maria Boiardo (Scandiano, 1440/1441-Reggio Emilia, 1494), opera che spesso vive nell’ombra del più celebre e celebrato romanzo ariostesco continuatore del tema e di molte storie.

Nel canto XIX del I libro si situa il combattimento tra il protagonista, il nobile paladino Orlando e il re tartaro Agricano. Accade spesso che il miles christianus (che, secondo le leggende francesi, morì vergine e martire a Roncisvalle) si trovi a combattere con i “saraceni”, i “pagani”, cioè l’Islam inteso in senso lato (nella tradizione medievale ed umanistica tutte le popolazioni semitiche, africane ed asiatiche sono di religione musulmana, adorando una trinità composta da Apollo, Maometto e Termagante). Leggiamo le ottave da 12 a 16 come riportate dall’edizione BUR del 2019 curata da Andrea Canova:


Da il destro lato al’anguinaglia stanca

Era tagliato il re cotanto forte:

Perse la vista e ha la faza bianca

Come colui ch’è gionto alla morte;

E benché il spirto e l’anima li manca,

Chiamava Orlando e, con parole scorte,

Sospirando dicea in bassa voce:

“Io credo nel tuo Dio che morì in croce 

Da il destro lato al’anguinaglia stanca

Era tagliato il re cotanto forte:

Perse la vista e ha la faza bianca

Come colui ch’è gionto alla morte;

E benché il spirto e l’anima li manca,

Chiamava Orlando e, con parole scorte,

Sospirando dicea in bassa voce:

“Io credo nel tuo Dio che morì in croce 

Piangea quel re che fo cotanto fiero

E tenìa il viso al ciel sempre voltato.

Poï ad Orlando disse:”Cavaliero,

In questo giorno de ogi hai guadagnato

Al mio parere il più franco destriero

Che mai fosse nel mondo cavalcato:

Questo fo tolto ad un forte barone 

Che del mio campo dimora pregione.


Nonostante Boiardo scriva con una patina padana abbastanza evidente, il testo non è di difficile compresione. Al termine di uno scontro violentissimo, Orlando colpisce a morte Agricane il quale gli affida, poco prima di spirare, il proprio destriero ma soprattutto chiede al cristiano di essere battezzato.

Come è noto, in articulo mortis, chiunque può diventare ministro del Battesimo e può farlo anche con acqua non benedetta, essendo questo sacramento de necessitate salutis. Ad avvisarci circa l’importanza del Battesimo non sono solamente i teologi come l’Aquinate, ma anzitutto il Divin Redentore (cfr. Mc XVI).

In modo sublime, Boiardo mette in scena l’umile richiesta del saraceno: egli, sapendo di trovarsi sul punto di morire, professa la sua fede nel Dio Crocifisso; anche avendo alle spalle una vita trascorsa nella lotta alla cristianità, sa che può affidarsi alla misericordia del Signore. Ecco la grazia del Battesimo! Dio perdona ogni nostro peccato (cfr. Is I) e, fino al nostro ultimo respiro, è pronto a tenderci la mano. 

Con le parole poetiche del Conte di Scandiano ci siamo ricordati di questo grande mistero della nostra salvezza: come afferma Sant’Ambrogio: “Chi viene consepolto con Cristo, con Cristo risorge”.

Il Battesimo ci fa nascere alla vita di grazia: “Ben mi confesso che molto peccai, ma sua misericordia è grande assai!”.

martedì 9 novembre 2021

Alcuino di York e le dedicazioni votive delle ferie

Com'è noto, anticamente il calendario ecclesiastico era molto più scarno, e la maggior parte dei giorni era costituito liturgicamente da ferie. A differenza dell'ufficio bizantino, che ha un ciclo feriale di letture per l'epistola e il Vangelo, il rito romano non possiede un ciclo scritturale proprio per le ferie al di fuori della Quaresima: questo iniziò a costituire un problema quando, all'epoca della riforma carolingia e col proliferare dei monasteri, s'iniziò più diffusamente a celebrare quotidianamente la Messa in molti luoghi che, sotto l'impulso di Carlo Magno, avevano abbandonato i riti gallicani per aderire al rito romano-franco.

Così Alcuino di York, uno dei principali intellettuali e riformatori ecclesiastici alla scuola palatina, in un proprio opuscolo liturgico detto Liber Sacramentorum (ed. di riferimento in PL 101:445-466) contenente i testi di numerose messe votive, che con poche sostanziali modifiche è entrato a pieno titolo nel Messale Romano, al cui interno è sanzionato pure dall'edizione tridentina. Tali messe votive si distinguono in tre tipologie:

  • Messe votive per i singoli giorni della settimana (nn. 1-7)
  • Messe votive ai santi (nn. 8-15), tra cui alcune interessanti messe in onore delle reliquie custodite nella chiesa e dei santi in genere, che non sono presenti nel Messale tridentino
  • Messe votive secondo la circostanza o la necessità (nn. 16-18)
L'ordine delle messe votive per i giorni della settimana, due per ognuno, è il seguente:

Domenica: De Sancta Trinitate; de gratia Spiritus Sancti postulanda
Lunedì: pro peccatis; pro petitione lacrymarum
Martedì: ad postulanda Angelica suffragia; pro tentationibus cogitationum
Mercoledì: de Sancta Sapientia; ad postulandam humilitatem
Giovedì: de charitate; contra temptationes carnis
Venerdì: de Sancta Cruce; de tribulatione et necessitate
Sabato: de Sancta Maria; in commemoratione Sanctae Mariae

Ogni giorno è poi ascritta una Missa sancti Augustini, che contiene solo una serie di colletta, segreta e postcommunio piuttosto discorsivi tratti dalle opere di S. Agostino.

Non si capisce, ad esempio, perché Alcuino pensi a una messa votiva pure per la domenica, cosa insensata, pur essendo certamente un giorno dedicato alla Santissima Trinità: infatti ben presto tale messa votiva verrà spostata al lunedì. Tra le altre variazioni, sparirà presto la messa della Santa Sapienza, concetto teologico che del resto vedrà un oblio e una reinterpretazione piuttosto massiccia nel tardo medioevo latino, distaccandosi talora dal concetto patristico della stessa. Le messe con intenzioni particolari (per richiedere la grazia dello Spirito Santo, per i peccati, per richiedere le lagrime, etc.) finiranno associate alle messe votive secondo la circostanza o la necessità, mentre le messe votive per i giorni della settimana si stabiliranno in questo ordine definitivo:

Lunedì: de SS. Trinitate
Martedì: de Angelis
Mercoledì: de Ss. Petro et Paulo; de omnibus Ss. Apostolis; de Patrono principali oppidi vel civitatis, vel etiam de Titulari ecclesiae propriae
Giovedì: de Spiritu Sancto
Venerdì: de Sancta Cruce; de Passione Domini
Sabato: de Sancta Maria

Nella rubrica del messale tridentino, tali messe loco conventualis de Feria communi in Choro suffici possunt: in altre parole, la messa conventuale in tali ferie può dirsi secondo questi formulari, anziché ripetendo la messa della precedente domenica.

Nei secoli il devozionismo altererà questo ciclo di dedicazioni tradizionali, inventando nuove dedicazioni più confacenti alla pietas moderna: per esempio il mercoledì verrà dedicato a S. Giuseppe, al centro di un'attenzione piuttosto gonfiata dal sentimentalismo rinascimentale, il giovedì alla Santissima Eucaristia (sul modello del Corpus Domini), il venerdì al Sacro Cuore, il sabato al cuore immacolato di Maria. Alcune di queste entrano persino nel novero di quelle del messale che possono sostituire la messa conventuale; non bisogna però dimenticarsi che queste devozioni successive nulla hanno a che fare con le originali dedicazioni.

E' interessante notare che pure il rito bizantino possiede delle dedicazioni per i singoli giorni, secondo quest'ordine:

Lunedì: Angeli e Arcangeli
Martedì: S. Giovanni Battista
Mercoledì: S. Croce
Giovedì: Ss. Apostoli; S. Nicola
Venerdì: S. Croce
Sabato: per i defunti

Tali dedicazioni entrano nel rito bizantino in una fase più tardiva, e il modo in cui sono gestite presenta delle differenze tra l'uso greco e l'uso slavo; i primi le utilizzano per tutti i tropari non presenti nel Pentecostario (ottoico feriale) nei giorni (in realtà ben pochi) in cui non c'è un santo con testi propri; i secondi la usano più nella preghiera devozionale (acatisti) e al limite per qualche tropario alle ore minori, eccetto la dedicazione del sabato ai defunti che è l'unica ben riportata nei libri liturgici slavi. La rubrica sul Canone del Mattutino feriale, per esempio, nel tipico greco dice, qualora il santo del giorno non abbia un canone proprio, di dire il Canone della dedicazione del giorno, mentre nel tipico slavo in questo caso si prescrive di cantare il Canone del titolare della chiesa.