venerdì 21 aprile 2017

MMDCCLXX abhinc annis


Duemilasettecentosettant'anni fa esatti, addì 21 aprile (giorno che oltre quattordici secoli dopo sarebbe stato dedicato dalla Chiesa alla memoria del pio asceta, teologo e polemista Atanasio Sinaita, autore del noto trattato Ὁδηγός, "La Via" contro il monofisismo e di numerosi, purtroppo perduti, trattati apologetici contro eretici, pagani, nestoriani e giudei) dell'anno 753 avanti la nascita del Signore Nostro Gesù Cristo, ebbe i suoi natali la città di Roma, l'Urbe Immortale.

Questa festa, spesso sfruttata da movimenti anticristiani (specialmente in età risorgimentale e durante il periodo dell'autoproclamatasi abusivamente nel 1849 libera Repubblica Romana) come festività celebrante la gloria laica di Roma, in opposizione a quella Cristiana. Niente di più fuorviante, poiché anche dalla grandezza che ebbe nel passato, nel tempo degli dei falsi e bugiardi, Roma ha cavato molte delle basi e dei privilegi che la portarono ad essere eletta "capitale" del Cristianesimo Occidentale. E' dunque opportuno che il buon Cattolico festeggi il Natale della propria città capitale, guardando sempre al profondo significato mistico che questa città, immagine di Gerusalemme, città redenta dalla Madre di Dio (cfr. il kontakion dell'Inno Akathistos).

Approfittiamo di questa ricorrenza per fare qualche brevissima considerazione sul ruolo fondamentale che questa città ha per il Cristiano, essendo stata scelta dal Principe degli Apostoli come sua sede episcopale, e da lì avendo i suoi vescovi ricevuto il compito in perpetuo di guidare la Chiesa nel suo transito terreno. La città di Roma è sinonimo di gloria, di onore, è la capitale della fede, nonché della cultura latina cui molto deve la società occidentale, debitamente cristianizzata dai Santi Padri. La città di Roma è il cuore e il fulcro dell'Occidente Cristiano: benché essa al momento si trovi all'interno della Repubblica Italiana e non del legittimo suo proprietario, lo Stato Pontificio, cui fu bellicosamente sottratta il 20 settembre 1870, essa continua ad essere un punto di riferimento morale ed ideologico per tutti. Essa è sempre stata il baluardo della fede: a Roma bisogna guardare, poiché ivi è stato istituito il Pastore che conferma i fratelli nella fede.

Ma le profezie che riguardano Roma hanno anche un lato negativo, terribile: Roma è destinata a perdere la fede, a diventare sede della Grande Apostasia che precederà l'avvento di Nostro Signore qual giudice. Innumerevoli sono le visioni, gli scritti, le apparizioni che confermano questa triste sorte: il sogno di Leone XIII (per cui poi egli deciderà di scrivere la preghiera a S. Michele da recitarsi in fine d'ogni Messa), San Nicola di Flue che annuncia un decadimento nella fede della città di Pietro, il beato Gioacchino da Fiore che vide l'Anticristo sedere a Roma, alcuni antichi Padri (Ippolito, Atanasio di Roma ...) e finanche Nostra Signore, che apparsa a La Salette nel 1846, ricordò che è destino che Roma perda la fede. Del resto, anche le Sacre Scritture parlano in più passi di fatti del genere.
Questa triste profezia, che mai vorremmo si avverasse, essendo noi tanto cari all'immagine della nostra Città gloriosa e splendente di divina grazia, trionfatrice sul mondo e regina della terra, è purtroppo destinata ad avverarsi. Ripetiamo, è destinata, poiché molti eretici ad oggi la ritengono già avvenuta: essi sono i sedevacantisti, i quali hanno rotto ogni comunione con la Sede Romana, dalla quale tuttavia dipende completamente il Cattolicesimo Romano, e sono venuti a mancare alle verità della fede, che ci assicurano che giammai Dio abbandonerà la sua Chiesa. La Grande Apostasia infatti, che sicuramente avverrà, non dovrà alienare mai i veri Cattolici da Roma, perché nelle gerarchie ecclesiastiche vi saranno sempre dei Santi che manterranno viva, ancorché piccola e perseguitata come nei primi secoli in mezzo alla grande devastazione, la Chiesa Cattolica, alla quale Nostro Signore medesimo ha garantito l'indefettibilità.
Può forse dirsi che la Grande Apostasia è vicina: già recentemente sono sorti non pochi contrasti tra i vertici della Chiesa, tra Francesco I e alcuni Principi della Chiesa, che potrebbero portare in futuro a situazioni di scisma. Sintantoché però nulla è avvenuto, non lice a noi di prendere posizioni in materia, rischiando anzi con troppe elucubrazioni di scivolare in eresia sedevacantista ed alienarsi dalla salutare comunione con la Chiesa Cattolica. Del resto, già nel Settecento alcuni dicevano che Roma aveva perso la fede, e semplicemente perché nella Città si soleva dar la Comunione al popolo ad ogni Messa, cosa poco frequente nel resto della Cattolicità di quel secolo. Esortiamo dunque ad essere ben cauti a pronunciare qualsiasi giudizio su questo tema.
Potrebbe infatti anche darsi che la perdita di fede di Roma non sia legata necessariamente al Papato, bensì alla città intesa nella sua parte urbana e civile: in tal caso, Roma avrebbe perso la fede nel momento in cui l'Italia l'ha perduta, avendo approvato e continuando ad approvare leggi inique ed empie (aborto, divorzio, unione tra sodomiti ...), sostenute a gran voce dalla Massoneria. Proprio oggi, peraltro, risale l'anniversario della pubblicazione della enciclica di Leone XIII (pur portando essa la data di 20 aprile 1884) Humanum genus, condanna ferma e forte del relativismo filosofico, morale e religioso dell'empia setta dei Frammassoni, della loro violenta guerra contro il Papa e la Chiesa, da cui origina l'Apostasia generale che ha colpito l'Europa negli ultimi due secoli, la quale sta abbandonandosi ai demoni del protestantesimo e dell'ateismo, e che probabilmente ha colpito anche Roma.

Veduta del Tevere e Castel S. Angelo, di Antonio Joli (1700-1777)

Ma è nostro dovere stare tranquilli e pregare con fede Iddio per la città di Roma, per il Papa, per l'Orbe Cattolico e per tutti, poiché ci è stato garantito che portae Inferi non praevalebunt, e alfine il Cuore Immacolato della nostra Madre Maria trionferà.

Una lieta e santa celebrazione del Natale della Grande e Santa Città Apostolica di Roma a tutti i lettori,

Laudetur Jesus Christus!

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