sabato 17 giugno 2017

In festo SS.mi Corporis Christi

Il Giovedì della I settimana dopo Pentecoste è tradizionalmente dedicato alla solennità del Corpus Domini, nella quale si onora specialmente la Carne di Nostro Signore Gesù Cristo dataci qual cibo salutare, pane vivo e vivificante, durante l'Ultima Cena.


La situazione precedente all'istituzione della festa del Santissimo Sacramento era teologicamente molto complicata, a livello di dottrina sacramentale e della Transustanziazione: i sofismi gia enunciati da Scoto Eriugena, poi sgretolati dalle ragionate obiezioni di Pascasio Radamante, ritornarono con la retorica di Berengario, anch'esso negante la presenza di Cristo nel Sacaramento. In seguito a ciò si assistè al sorgere di molteplici focolai di pericolose eresie: nella pars orientalis permaneva ancora in buon numero una comunità seguace dell'eresia manichea,che riteneva la carne frutto del principio maligno nell'uomo. L'eresia sacramentaria scelse come suo baluardo la Francia centro-meridionale,soprattutto nelle citta' di Tolosa, Orleans ed Arras, mentre in suolo italiano il flagello dell'eresia colpi' soprattutto la Lombardia, le Marche e la Toscana. Se Simone di Montfort e gli altri inquisitori sbaragliarono l'eterodossia militarmente, si sentì lungamente la necessità di rinnovare e confermare nella fede ortodossa i Cattolici, empiendoli di quell'ardore proveniente da Dio solo.
Nel 1208 una suora dell'ordine ospedaliero, Giuliana di Liegi, ebbe una visione in cui le appariva la luna piena con un' incrinatura.Le venne poi rivelato  che la luna piena simboleggiava la chiesa, mentre l' incrinatura era la mancanza di un'adeguata solennita' dedicata al cropo di Gesu', visto che la popolazione, sfinita dalla lotta contro  l'eresia, la necessitava quale ristoro inesauribile dei corpi e delle anime. La festa del Corpus Domini venne celebrata quindi per la prima volta nel 1247, grazie al decreto emanato l'anno precedente dal vescovo di Liegi Roberto di Torote, che in seguito diffuse la festivita' nella propria diocesi, fissandone la ricorrenza annuale il giovedì della seconda settimana dopo Pentecoste, arricchendola con indulgenze, solenni celebrazioni cattedrali (purtroppo per lunghi anni disertate dai fedeli e dalla devozione popolare) e un'ottava. "Ma quei reiterati decreti non poterono vincere la freddezza generale; e furono tali le manovre dell'inferno il quale si vedeva raggiunto nei suoi profondi abissi, che dopo la partenza dei legati si videro degli ecclesiastici di gran nome e costituiti in dignità opporre alle ordinanze le loro decisioni particolari. Quando morì la Beata Giuliana, nel 1258, la Chiesa di S. Martino era sempre l'unica in cui si celebrasse la festa che ella aveva avuto la missione di stabilire nel mondo intero. Ma lasciava, perché continuasse la sua opera, una pia reclusa chiamata Eva, che era stata la confidente dei suoi desideri." Nel 1261, con l'ascesa di Giacomo Pantaleone al soglio pontificio con il nome di Urbano IV, la solennita' venne confermata ed estesa all'intero orbe Cristiano, per la confusione degli eretici e l'esaltazione del Cattolicesimo ortodossso, mediante la bolla "Transiturus".
In seguito a molti miracoli ed eventi preternaturali, che già da secoli animavano il cuore dei fedeli alla devozione del dono maggiore di Gesù agli uomini, dei quali il più notevole e' il miracolo eucaristico di Bolsena (1263), dove un sacerdote, celebrando, dubito' della sostanza dell'ostia che stava per frangere,ne vide zampilarre un getto di sangue, di cui una parte rimase visibile sul corporale, prese a diffondersi la venerazione del SS. Sacramento in sè medesimo, estranea all'uso ecclesiastico più antico (in Oriente non se ne ha traccia), ma vera, amabile, insostituibile e colenda fonte di ristoro per i Cristiani assetati del Dio vivente.
La più solenne forma di latria dell'ostia, o meglio di Gesù stesso sub hostiae panis specie, in occasione di questa festivita', ne e' la pubblica ostensione ed adorazione durante la processione. Questa parte cerimoniale e' posteriore alla festa stessa, in quanto non viene nominata nella bolla pontificia, nonostante i successori Martino V ed Eugenio IV ne confermano l'esistenza gia' in quei tempi, anche se probabilmente erano solo manifestazioni di devozione locale.Il dettaglio tuttavia più importante, ovvero dell'ostensione dell'ostia (da cui ne secoli seguenti deriveranno le pie praticje dell'adorazione e della benedizione eucaristica), fu introdotto posteriormente (sostiene il Gueranger: "Sembra probabile tuttavia che in principio l'Ostia santa non fosse, almeno dappertutto, portata in mostra come oggi nelle processioni, ma solo velata e racchiusa in una cassa o in una teca preziosa. C'era l'usanza di portarla in questa maniera fin dal secolo XI in alcune Chiese nella Processione delle Palme e in quella del mattino della Risurrezione. Abbiamo parlato altrove di queste solenni manifestazioni che del resto non avevano tanto per oggetto di onorare direttamente il divin Sacramento, quanto di rendere più al vivo il mistero del giorno. Comunque sia, l'uso degli estensori o esposizioni, come le chiama il concilio di Colonia del 1452, seguì quasi subito l'istituzione della nuova Processione").
Il milanese Donato Bossio riferisce nella sua Cronaca che "il giovedì 29 maggio del 1404 si portò per la prima volta solennemente il Corpo di Cristo per le strade di Pavia, come è entrato in uso in seguito". Alcuni autori ne hanno concluso che la Processione del Santissimo Sacramento non risaliva oltre tale data, e doveva la sua prima origine alla Chiesa di Pavia. Ma una simile conclusione sorpassa il testo su cui si basa, e che può benissimo non esprimere altro che un fatto di cronaca locale.
Troviamo infatti la Processione menzionata su un titolo manoscritto della Chiesa di Chartres nel 1330, in un atto del Capitolo di Tournai nel 1325, nel concilio di Parigi del 1323 e in quello di Sens del 1320. Speciali indulgenze sono concesse da questi due concili all'astinenza e al digiuno della Vigilia del Corpus Domini, ed essi aggiungono: "Quanto alla solenne Processione che si fa il Giovedì della festa portando il divin Sacramento, siccome pare che essa sia stata introdotta ai giorni nostri per una specie di divina ispirazione, non stabiliamo nulla per il momento, lasciando ogni cosa alla devozione del clero e del popolo" (Labbe, Conc. t. XI, pp. 1680, 1711). L'iniziativa popolare sembra avere avuto dunque una grande parte in questa istituzione; e come Dio aveva scelto, nel secolo precedente, un papa francese per istituire la festa, dalla Francia ancora si diffuse a poco a poco in tutto l'Occidente questo glorioso complemento della solennità del Mistero della fede.
Sia la festivita' del Corpus Domini, sia le pratiche attigue come l'adorazione eucaristica furono largamente diffuse in Italia ed in Europa alla fine del concilio di Trento, che, nella moltitudine dei provvedimenti presi contro l'eresia luterana, evidenzio' particolarmente il pericolo che proveniva dal rinnegare la presenza di Cristo nella Comunione.La solennita' odierna quindi esplicita l'importanza del dogma della transustanziazione, che ricevette la sua più coerente formulazione in seno alla filosofia scolastica, e successivamente con il concilio di Trento che interpretava efficacemente la transustanziazione attraverso  l'unione inscindibile di forma sostanziale e di materia prima.
Gran parte della terza sessione del concilio riguardo' l'aspetto teologico della comunione, dove oltre la riaffermazione del dogma della transustanziaziome venne stabilito l'atteggiamento con il quale il fedele si dovesse accostare all'eucarestia e quali atti avesse dovuto compiere prima di ricevere il corpo di Cristo,quali il digiuno,la penitenza,la confessione.Il momento che rappresenta nel miglior modo tutto il significato della festivita' e' la processione, durante la quale l'Ostia consacrata, rappresentante appunto il Cristo vivente nel Sacramento, viene esposto alla pubblica adorazione. Anche l'uso dell'intronizzazione del tabernacolo al centro dell'altare ha origini tridentine.
La grande importanza data alla festivita' da papa Urbano IV fu alla base della commissione che egli fece a ommaso d'Aquino: il pontefice chiede al Doctor Angelicus di comporre un officio liturgico per le celebrazioni del Corpus Christi,compito portato a termine da Tommaso con tale completezza teologica, profondita' e fervore che il crocifisso ligneo del convento di San Domenico ad Orvieto gli rivolse la parola,dicendogli "Bene scripsisti de Me, Thoma." Infatti gli si deve la quasi totalità dei pregnanti e amati testi degl'inni e dei canti eucaristici tanto cari ai fedeli per via delle molte grazie di cui le loro dolci parole pervadono il cuore: fu composto in questa occasione infatti il Pange Lingua, inno ripercorrente gli avvenimenti della Coena Domini, (non casualmente infatti lo si intona anche il giovedì santo) alla Reposizione e il Sacris solemniis. E' presente anche una sequenza dedicata al Corpus Domini, Lauda Sion salvatorem, che fu una delle cinque sequenze che permansero dopo la riduzione delle stesse voluta dal Concilio di Trento, in seguito musicato da più musicisti di altissimo livello, come Orlando di Lasso e Pierluigi da Palestrina. Ne riportiamo il testo latino, di quest'inno meraviglioso, ritenuto tra i vertici della poesia religiosa di ogni tempo, per profondità dottrinale e sapienza estetica.



Lauda Sion Salvatorem,
lauda ducem et pastorem,
in hymnis et canticis.

Quantum potes, tantum aude:
quia major omni laude,
nec laudare sufficis,

laudis thema specialis,
panis vivus et vitalis
hodie proponitur.

Quem in sacræ mensæ coenæ,
turbæ fractrum duodenæ
datum non ambigitur.

Sit laus plena, sit sonora,
sit jucunda, sit decora
mentis jubilatio.

Dies enim solemnis agitur,
in qua mensæ prima recolitur
Hujus institutio.

In hac mensa novi Regis,
novum Pascha novæ legis,
phase vetus terminat.

Vetustatem novitas,
umbram fugat veritas,
noctem lux eliminat.

Quod in coena Christus gessit,
faciendum hoc expressit
in sui memoriam.

Docti sacris institutis,
panem, vinum in salutis
consecramus hostiam.

Dogma datur christianis,
Quod in carnem transit panis,
Et vinum in sanguinem.

Quod non capis, quod non vides,
animosa firmat fides,
Præter rerum ordinem.

Sub diversis speciebus,
signis tantum, et non rebus,
latent res eximiæ.

Caro cibus, sanguis potus:
manet tamen Christus totus
sub utraque specie.

A sumente non concisus,
non confractus, non divisus:
integer accipitur.

Sumit unus, sumunt mille:
quantum isti, tantum ille:
Nec sumptus consumitur.

Sumunt boni, sumunt mali:
sorte tamen inæquali,
vitæ vel interitus.

Mors est malis, vita bonis:
Vide paris sumptionis
quam sit dispar exitus.

Fracto demum sacramento,
ne vacille, sed memento
tantum esse sub fragmento,

Quantum totoctegitur.
Nulla rei fit scissura:
Signi tantum fit fractura,
qua nec status, nec statura
signati minuitur.

Ecce Panis Angelorum,
factus cibus viatorum:
vere panis flliorum,
non mittendus canibus.

In figuris præsignatur,
cum Isaac immolatur,
Agnus Paschæ deputatur,
datur manna patribus.

Bone pastor, panis vere,
Jesu, nostri miserere:
Tu nos pasce, nos tuere,
tu nos bona fac videre
in terra viventium.

Tu qui cuncta scis et vales,
qui nos pascis hic mortales:
Tuos ibi commensales,
coheredes et sodales
fac sanctorum civium.



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