martedì 6 giugno 2017

Infra Octavam Pentecostes - Loquebantur variis linguis

In questo terzo post del tempo di Pentecoste s'approfondirà il miracolo per cui gli apostoli divennero in grado di parlare tutte le lingue del mondo per effetto dello Spirito Santo.


Omelia del rev. p. Jean-Cyrille Sow, FSSP, cappellano di S. Simeon Piccolo (Venezia)

+ Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

Carissimi fratelli,

Riflettiamo insieme su un aspetto evidenziato nel testo degli Atti che abbiamo ascoltato: un gran numero di persone radunate, di diversa provenienza, ascoltano il messaggio ognuno nella propria lingua.

Lungi dall'essere banale o aneddotico, questo episodio rivela il disegno di Dio per l'umanità. Dobbiamo confrontarlo con un altro episodio celebre della Bibbia, quando l'uomo tenta di costruire la torre di Babele.

Ciò che vogliono gli uomini è di intraprendere un lavoro comune a cui tutti e ciascuno sarebbero obbligati; cercano un'unificazione tale per cui ognuno dovrebbe parlare la stessa lingua e sarebbe identico a tutti gli altri; il simbolo ne è una torre gigantesca per raggiungere il cielo. Babele, è la tentazione di un mondo dove regna l'identico, l'omogeneo, la perfetta uguaglianza e dove le diversità e pluralità sarebbero escluse.

Molte cose queste che ci ricordano il mondo in cui viviamo oggi, col globalismo, le Nazioni Unite, la progressiva eliminazione delle lingue nazionali e dell'identità regionale. Ma Babele fallisce, grazie a un intervento di Dio, perché questo progetto è intrinsecamente contraddittorio: come è possibile realizzare l'unità di tutti gli uomini spazzando via tutte le differenze tra di essi?

Il disegno di Dio per l'umanità lo vediamo a Pentecoste. Non è l'unificazione, l'eliminazione della diversità delle culture e delle lingue, la sottomissione di tutti a una universalità artificiale e falsa.
Il Dio del cristianesimo, meglio, del cattolicesimo (che, vi ricordo, significa universalismo), vuole che ognuno trovi il suo giusto posto nella Chiesa senza rinunciare alla sua propria identità. A Gerusalemme in quel giorno, le culture non vengono negate o ignorate;  Ma tutti ascoltano lo stesso messaggio. Lo stesso messaggio, lo stesso Vangelo, la stessa buona notizia, ma in lingue diverse.
Questo è ciò che Dio vuole per l'umanità..

Nella Chiesa dobbiamo accettare la ricchezza di questa diversità (il papa, i vescovi, i sacerdoti, i monaci, i laici, formano insieme la Chiesa) per essere veramente Cattolici e vivere un universalismo che non è un livellamento.

Fratelli,

In questo giorno di Pentecoste, approfondiamo il messaggio di questo universalismo cattolico, che è la volontà di Dio per la sua Chiesa e preghiamo affinché il mondo si avvicini alla Pentecoste invece che a Babele, cioè affinché tutti gli uomini, ognuno nella sua diversità, siano trasformati dal messaggio del Vangelo di Gesù Cristo.

Sia lodato Gesù Cristo

Si allega, per gli appassionati di musica, il mottetto a sette voci del compositore inglese del XVI secolo Thomas Tallis dedicato proprio al versetto degli Atti che dà il titolo a questa pubblicazione.



Nessun commento:

Posta un commento