giovedì 21 novembre 2019

Confronti liturgici - fine novembre

In questi giorni di fine novembre, il Breviario e il Messale tradizionale offrono degl'interessanti spunti di riflessione sui principi della liturgia. Possiamo però, in questi stessi giorni, vedere palesi le tracce della decadenza della liturgia romana precedente il Concilio Vaticano II, di cui la liturgia "di Paolo VI" non è che l'esito più recente di tali ferite alla tradizione liturgica. Si noti, in particolare, il Vangelo della festa di S. Clemente.

Si analizzeranno qui gli ordinamenti liturgici dei giorni 21, 22 e 23 novembre. La base di analisi sono le rubriche del 1911, emanate da Pio X con la bolla Divino Afflatu; si confronteranno le rubriche del 1962, seguite dalla maggior parte dei "tradizionalisti". Chiaramente qui si affrontano le questioni relative specificatamente ai testi dei propri di questi giorni, omettendo le precisazioni relative ai mutamenti dell'ordinario (ad es., il nome di S. Giuseppe nel Canone, la riforma degl'inchini, la duplicazione sistematica delle antifone...)

21 novembre - Presentazione della B.V. Maria al Tempio
Doppio maggiore

Essendo una festa doppia maggiore della Madonna, anche dopo la riforma piana il Breviario Romano mantiene la salmodia festiva a tutte le Ore canoniche.

La festa inizia la sera del 20 novembre, con il Vespero che prevede il canto dei salmi della Madonna (109, 112, 121, 126 e 147) con le antifone duplicate tratte dal Comune; tratti dal Comune sono parimenti il capitolo e l'inno Ave Maris stella, la cui prima strofa si recita in ginocchio. L'antifona al Magnificat, Beata Dei Genetrix è invece propria. Dopo l'orazione propria della festa, si canta la commemorazione della precedente festa di S. Felice di Valois, confessore.

Il Mattutino, di tre notturni, è tratto quasi interamente dal Comune, fatta eccezione per le letture del II Notturno: la prima è tratta dal trattato di S. Giovanni Damasceno De fide Orthodoxa, 13,4; le altre due dal libro di S. Ambrogio di Milano De Virginibus, 2. Le Lodi sono tratte interamente dal Comune della Madonna, fuorché l'orazione.

Dopo Terza, si canta la Messa, interamente tratta dal Comune (Salve Sancta), fuorché ovviamente per la Colletta. Nel Patriarcato di Venezia, dove la festa è peraltro iscritta nel Calendario come doppia di II classe, si aggiunge, sub unica conclusione, l'orazione pro gratiarum actione in scioglimento del voto fatto dalla Città alla Madre di Dio in occasione della pestilenza del 1630-31.

Alla sera del 21 novembre si cantano i secondi Vespri della festa, del tutto identici a quelli della sera prima; dopo l'orazione della festa si canta la commemorazione della seguente festa di S. Cecilia, vergine e martire, con l'antifona propria Est secretum e la propria orazione.

Rispetto ai libri liturgici precedenti non sussistono differenze sostanziali, se non quelle comportate dalla riforma dei salmi festivi (assenza del salmo 66 alle Lodi e della prima parte del salmo 33 a Compieta; riduzione al solo salmo 148 dei tradizionali salmi laudativi 148-149-150 con cui si concludono [e prendono il nome] le Lodi in tutti i riti tradizionali...). Questo valga per tutti i giorni successivi. La festa di S. Felice di Valois, commemorata la sera del 20, è stata introdotta alla fine del XVIII secolo da Innocenzo XI su esplicita pressione politica di Luigi XIV per la glorificazione del di lui casato. Dal 1736 al 1911 (anno della riforma del Calendario Veneziano operata dal Patriarca La Fontaine in accordo alle prescrizioni piane), in tutto il Dominio Veneto la festa della Presentazione era osservata con un'Ottava.

Nelle rubriche del 1962 la festa è iscritta come "di III classe". La sera del 20 novembre si sono cantati i secondi Vespri di S. Felice di Valois, senza nemmeno commemorazione della Madonna. Il Mattutino prevede il canto dei salmi della feria, ed è ridotto a un solo notturno, con le prime due letture del giorno feriale e la terza coincidente con la quarta dell'ordinamento antico (senza esplicita menzione però dell'autore del trattato). Alle Lodi, così come a tutte le Ore, i salmi sono quelli della feria. Al Vespro, detti i salmi della feria, si canta il resto del secondo Vespro della Madonna, ma è omessa la commemorazione di S. Cecilia.

22 novembre - S. Cecilia, vergine e martire
Doppio

Il carattere urbano del rito romano emerge particolarmente nell'ordinamento della festa odierna e della seguente: osservate sin dall'antichità nell'Urbe, esse mantengono anche dopo l'estensione del rito il carattere assai festivo che localmente era loro concesso, con antifone proprie, scritte in un elegante e solenne latino, ispirate alla Passio dei martiri. Anche la duplicità del rito è antica: prima della decadenza, il rito doppio era realmente riservato alle feste di maggiore importanza, e queste feste prettamente romane lo sono senza dubbio. Per coerenza, alle ore maggiori, che prevedono le dette antifone proprie, si mantengono i salmi festivi, quantunque la riforma piana prevedrebbe i salmi della feria per le feste doppie minori.

Il Mattutino della festa prevede tre notturni: in essi vengono cantati i salmi del Comune delle Vergini, con le suddette antifone proprie, duplicate. Le letture del I Notturno sono tratte dalla prima lettera ai Corinti (7,25-40); quelle del II contengono l'agiografia di Caecilia, virgo Romana; quelle del III Notturno sono il Vangelo secondo Matteo 25,1-13, ovvero l'episodio delle vergini fatue e delle vergini prudenti, e le tre letture omiletiche. Al posto della consueta omelia tratta da S. Gregorio, però, se ne legge una di S. Giovanni Crisostomo. Proprie sono le antifone delle Laudi, accompagnate dai salmi festivi, mentre il capitolo e l'inno Jesu corona virginum sono tratti dal Comune delle Vergini; l'antifona al Benedictus è invece propria, Dum aurora.

Alle ore minori si dicono antifone e salmi della feria.

Dopo Terza, si canta la Messa, che prevede numerose parti proprie. Il Vangelo, il già citato Matteo 25,1-13, oltre a essere quello usuale delle Vergini, appare molto appropriato a questi giorni finali dell'anno, in cui anche l'ordinamento delle domeniche spinge i fedeli a considerare l'Ultimo Giudizio, rappresentato qui dall'arrivare improvviso dello Sposo.

Il Vespro del 22 novembre mostra in modo molto chiaro com'era l'ordinamento dei Vespri, in caso di concorrenza di due feste parigrado, nella tradizione romana (prima che, l'estensione dei salmi feriali alla maggior parte delle feste, annullasse la percezione di questo ordinamento): la prima parte, ovvero la salmodia, è propria della festa precedente (in questo caso, i salmi della Madonna e le antifone proprie duplicate in onore di S. Cecilia); dal capitolo in poi, si celebra la festa seguente di S. Clemente I Papa e martire.

Rispetto ai libri liturgici precedenti la differenza più evidente è nell'omissione dei salmi festivi e delle antifone proprie alle Ore minori (che sono le prime tre e l'ultima delle Lodi, distribuite alle quattro ore minori quotidiane).

Nelle rubriche del 1962 la festa è iscritta come "di III classe". Si mantengono almeno le antifone proprie e persino i salmi festivi in loro accordo (con l'anomalia a questo punto che, ieri, la Madonna ha avuto i salmi della feria, mentre una santa oggi ha i salmi festivi). Il Mattutino però è ridotto a un solo notturno, con le prime due letture tratte dal VII capitolo della lettera ai Corinti e la terza contenente un'agiografia ridotta. Il Vespro è cantato tutto come secondo Vespro di S. Cecilia, senza nemmeno commemorazioni né di S. Clemente né di S. Felicita: come si sarà notato, nel 1962 si è tradita completamente la tradizione, rimontante al mondo giudaico e condivisa da tutti i riti tradizionali cristiani, che le feste abbiano il loro inizio alla sera del giorno prima (i giudei computavano i giorni da tramonto a tramonto), e dunque coi I Vespri. Anzi, autenticamente, i Vespri di una festa sono i primi (tant'è vero che le feste semplici hanno solo il primo Vespro e non il secondo), non i secondi, che sono un'appendice delle sole feste doppie e semidoppie (a ciò si riferisce anche la "duplicazione"), un tempo le più importanti (ma, con la duplicazione selvaggia occorsa dal XVII secolo in poi, diventate quasi "ordinarie"). Il Caeremoniale Episcoporum dice esplicitamente che "i primi Vespri sono più solenni dei secondi". Nel 1962 la quasi bimillenaria tradizione dei primi Vespri (la preghiera vespertina è la più antica della Chiesa) è distrutta per la maggior parte delle feste.

23 novembre - S. Clemente I, Papa e martire
Doppio

Anche nella festa odierna emergono i medesimi caratteri di romanità della festa di S. Cecilia, per cui possono valere le medesime considerazioni, anche se le antifone proprie qui riguardano solo Lodi e Vespri, e non il Mattutino.

La festa inizia al Vespero del 22 novembre, terminata la salmodia: si cantano il capitolo e l'inno Deus tuorum militum dal comune, e l'antifona propria al Magnificat Oremus omnes. Dopo l'orazione di S. Clemente, è cantata la commemorazione della precedente festa di S. Cecilia, con l'antifona propria Virgo gloriosa; quindi, la commemorazione della seguente festa di S. Felicita, martire.

La Compieta è della feria.

Il Mattutino della festa prevede tre notturni: in essi, dopo l'inno e l'invitatorio del Comune, vengono cantati i salmi e le antifone della feria, duplicate. Le letture del I Notturno sono tratte dalla Scrittura del giorno occorrente; quelle del II contengono l'agiografia di Clemens, Romanus; quelle del III Notturno sono il Vangelo secondo Matteo 24,42-47, la rispettiva omelia tratta dal Commentario di S. Ilario, e un sermone di S. Gregorio Magno pro S. Felicitate. Proprie sono le antifone delle Laudi, accompagnate dai salmi festivi, mentre il capitolo e l'inno Invicte Martyr sono tratti dal Comune delle Vergini; l'antifona al Benedictus è invece propria, Cum iter. Dopo l'orazione del santo papa, è commemorata la martire Felicita.

Alle ore minori si dicono antifone e salmi della feria.

Dopo Terza, si canta la Messa, che prevede numerose parti proprie. Il Vangelo, il già citato Matteo 24,42-47, più che all'agiografia del Santo, si lega simbolicamente a questi giorni finali dell'anno, in cui anche l'ordinamento delle domeniche spinge i fedeli a considerare l'Ultimo Giudizio, ben ammonito qui: Vigilate, quia nescitis qua hora Dominus vester venturus sit.

Il Vespro del 23 novembre si conforma all'ordinamento della tradizione romana: la prima parte, ovvero la salmodia, è propria della festa precedente (in questo caso, i salmi festivi 109, 110, 111, 112 e 115, con le antifone proprie); dal capitolo in poi, si celebra la festa seguente di S. Giovanni della Croce, con capitolo e inno Iste confessor tratti dal Comune. Dopo l'orazione del confessore carmelitano, sono cantate le commemorazioni della precedente festa di S. Clemente, con l'antifona propria Dedisti Domine, e del martire aquilejese S. Crisogono.

Rispetto ai libri liturgici precedenti le differenze riguardano le Ore minori e la Compieta (come già detto per ieri), e soprattutto il Mattutino: tradizionalmente si cantavano i salmi e le antifone dal Comune dei Martiri, e le letture proprie del I Notturno. La festa di S. Giovanni della Croce è stata iscritta nel Calendario nel 1738, venendo a oscurare la festa del grande martire S. Crisogono, tradizionalmente celebrata in questo 24 novembre: persino lo Schuster lamenta che questi "santi nuovi", festeggiati anomalamente col rito doppio, finiscono per oscurare le antiche feste dei campioni della Fede, celebrate sin dai primi secoli.

Nelle rubriche del 1962 la festa è iscritta come "di III classe". Si mantengono almeno le antifone proprie e persino i salmi festivi in loro accordo alle Lodi e ai Vespri. Il Mattutino, coi salmi e le antifone della feria, è ridotto a un solo notturno, con le prime due letture dalla Scrittura occorrente e la terza contenente un'agiografia ridotta: nulla si fa dunque in esso di S. Felicita. L'orazione del santo non è più quella propria, di composizione antichissima: è sostituita dalla Gregem tuum, orazione "papista" dal Comune dei Sommi Pontefici, introdotto anomalamente e contro la tradizione da Pio XII (vedasi qui). Questo Comune invade tutta la messa: a parte l'introito proprio Dicit Dominus, tutto è stralciato e sostituito dalle parti di questo Comune. Persino il Vangelo, di cui si è spiegato l'importantissimo e antichissimo senso escatologico, è espropriato e sostituito dal Vangelo del Tu es Petrus, che anticamente mai spettava alle feste dei Papi, liturgicamente considerati come tutti gli altri Vescovi (e questo dovrebbe dirci molto sull'interpretazione tradizionale di quel passo evangelico e del primato romano...). Il Vespro è cantato tutto come secondo Vespro di S. Clemente, per il motivo già discusso ieri: ma l'indomani si celebra comunque la recenziore festa di S. Giovanni della Croce, e solo commemorato è S. Crisogono.

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