martedì 6 ottobre 2020

MEMOR ERO TVI JVSTINA VIRGO

7 ottobre - S. Giustina di Padova, vergine e martire

Nonis Octobris Justinae templa quotannis
   Sacra solent Veneti visere, Duxque Patres.
Namque die hac Urbi insignis Victoria, & Orbi
   Toti habita est semper gaudia summa ferens.
Lux fuit haec omni per tempora cuncta fideli
   Gloria, Laus, & honor, gratia, paxque salus.
Turcarum vires omnes depressit, & hostes
   Militibus paucis dextera Sancta Dei.
Idque pius nobis praesertim praestitit almae
   Virginis istius motus amore Deus.
Haec prece protetrix nostros miserata labores
   Sollicita, Christum flexit, ut ista duret.

Il sette ottobre, ogni anno, soglion visitare
   il sacro tempio di Giustina i Veneti, il doge e i senatori.
Infatti in questo giorno una insigne Vittoria si ottenne
   per la Città e per il Mondo intero, che sempre porta grandissime gioie.
Questa luce risplendé, in ogni tempo, per ciascun fedele,
   gloria, lode e onore, grazia, pace e salvezza.
Abbatté tutte le forze dei Turchi, e i nemici abbatté
   con pochi uomini la santa destra di Dio.
E questo ce lo concedé Iddio soprattutto
   perché commosso dall'amore di quest'alma vergine.
Ella, nostra protettrice, avendo avuto pietà delle nostre sofferenze,
   sollecita con la preghiera piegò Cristo, affinché si salvasse questa Repubblica.

Epigramma in distici elegiaci di Enrico Sottovelo, riportato dal Sansovino (F. SANSOVINO - G. MARTINONI, Venetia, città nobilissima et singolare, Venezia, Curti, 1663, pp. 514-515).

Paolo Veronese, Martirio di S. Giustina, 1570-75,
Galleria degli Uffizi (Firenze)

***

La festa di S. Giustina è una festa doppia, e il suo colore liturgico è rosso. Giustina era una cristiana della civitas romana di Patavium (Padova), convertita secondo la tradizione dal primo vescovo della città S. Prosdocimo (ma più probabilmente da un suo successore, visto che S. Prosdocimo visse tra il I e il II secolo) e martirizzata a fil di spada sul Ponte Corvo per ordine del prefetto Massimiano il 7 ottobre del 304, durante la grande persecuzione di Diocleziano. Nel corso del VI secolo il prefetto del pretorio Venanzio Opilione fece erigere un sacello sulla sua tomba, ove furono riposti anche il corpo di S. Prosdocimo e quello di un altro martire padovano di IV secolo di nome Daniele, e sopra il quale sarà eretta in seguito la maestosa basilica benedettina intitolata alla medesima santa. Il suo culto si diffuse rapidamente in varie zone dell'Italia settentrionale (è per esempio presente nella teoria delle vergini nei mosaici di S. Apollinare Nuovo a Ravenna), e anche a Venezia, ove il vescovo di Oderzo S. Magno (580-670), rifugiatosi nel territorio lagunare con i suoi fedeli, fece ivi erigere otto chiese, tra cui una dedicata proprio a santa Giustina, che gli era apparsa in sogno [1].

Il sacello di S. Prosdocimo nella cripta di S. Giustina. I corpi del santo vescovo e della santa martire si trovano nell'altare di destra. Si noti la forma arcaica della pergula.

L'attuale monumentale Basilica di S. Giustina vista dal Prato della Valle

La teoria delle Vergini a S. Apollinare Nuovo.
S. Giustina è l'ultima a destra.

Il 7 ottobre del 1571 la flotta della Lega Santa, di cui Venezia costituiva parte preminente, ottenne la vittoria su quella ottomana nella battaglia di Lepanto (Naupatto). Il trionfo fu attribuito alla benigna intercessione presso Dio della Madre di Dio (in cui onore una festa, detta "della Madonna della Vittoria", fu istituita la prima domenica di ottobre) e della santa che a Venezia si ricordava particolarmente quel giorno, e cioè S. Giustina, nominata pertanto patrona secondaria della città. In occasione della vittoria, infatti, il Senato Veneto deliberò: "Non arma, non duces, non virtus, sed Maria Rosarii victores nos fecit", ma d'altra parte fece coniare una moneta commemorativa (un'osella per la precisione) alla martire patavina, sulla quale in epigrafe era riportato un verso endecasillabo: MEMOR ERO TVI IVSTINA VIRGO, ovvero "Mi ricorderò di te, o vergine Giustina". E proprio per serbare la memoria della potente intercessione della santa, la Repubblica decretò il 7 ottobre "Festa di Palazzo", a cui cioè tutta la corte dogale e il clero urbano dovevano prendere parte, mentre, si noti, non era tale la festa della Madonna della Vittoria - o del Rosario come fu in seguito denominata - la prima domenica di ottobre [2]. 

La "Giustina" del 1574.
recto: MEMOR ERO TVI IVSTINA VIRGO.
verso: S(anctus)•M(arcus)•VENETVS ALOY(sio)•MOCE(nigo)
B(enedictus) * P(isani) [massaro]

Paolo Veronese, Allegoria della Battaglia di Lepanto, 1572-73,
Gallerie dell'Accademia (Venezia).
Si noti, in primo piano tra gli intercessori presso Dio, S. Giustina,
con in mano la spada simbolo del suo martirio.

La festa, di rito doppio, inizia ovviamente ai I Vespri la sera del 6 ottobre. Tutto si prende dal Comune di una Vergine Martire, eccetto l'orazione propria. Si cantano le commemorazioni del secondo Vespro della precedente festa doppia di S. Magno di Oderzo, della seguente festa di S. Marco Papa e martire e della seguente festa dei Ss. Marcello e Apuleio martiri. La memoria dei santi Sergio e Bacco,  tradizionalmente fissata il 7 ottobre, a Venezia è perpetuamente traslata al 12 dello stesso mese per poter godere di ufficio pieno, in quanto essi furono i primi titolari della Cattedrale di Olivolo (quella che poi, con la nuova dedicazione avvenuta nel X secolo, diverrà S. Pietro di Castello) [3].

Al Mattutino si cantano tre lezioni proprie nel II Notturno, nelle quali è raccontata la vicenda del martirio della vergine (IV-V lezione), e la storia delle sue reliquie (VI lezione). Ivi si menziona una pietra del ponte ove la santa subì il martirio, recante le impronte dei suoi piedi, che si trovava nella chiesa a lei dedicata a Venezia - secondo il Sanudo - sin dai tempi del doge Pietro Ziani (XIII secolo) [4]. La V lezione si chiude con le seguenti parole: Quem diem [Nonas Octobres] Virginis festum pia Respublica Veneta augustius celebra[ba]t ob victoriam Christianorum ad Echinadas insulas de Turcis ipso reportatam [5].  

Udita nella Ducale Basilica la Messa solenne (Loquebar) cantata da un Canonico, alla quale prendeva parte la Cappella Marciana, il Doge, insieme alla sua corte, alle Scuole, agli ordini religiosi, e al clero delle Nove Congregazioni, in solenne processione (probabilmente lungo il Rio della Pietà), portando i vessilli sottratti ai Turchi durante la battaglia, si recavano alla Chiesa di S. Giustina, ove veniva solennemente cantato il Te Deum, preceduto dall'antifona Exaudi nos [6].

La festa, pur essendo doppia, si conclude a Nona, poiché in serata si canta il Vespro della seguente festa della Dedicazione della Ducale Basilica di S. Marco, che è doppia di I classe con ottava, senza alcuna commemorazione.

***

Negli anni successivi alla caduta della Repubblica, la figura di S. Giustina iniziò a essere obliata dai Veneziani. Alla scomparsa della pubblica processione si aggiunse poco dopo la devastazione della chiesa ad opera di Napoleone, che la portò a essere sconsacrata nel 1810, trasformata in scuola militare nel 1844 (con conseguente distruzione del frontone della pregiata facciata in pietra d'Istria) e nel 1924 in liceo scientifico, intitolato al matematico veneto Giambattista Benedetti. Degl'interni dell'edificio nulla ormai rimane: allo scempio fu fortunatamente salvata l'insigne reliquia della pietra succitata, che fu posta nella vicina chiesa di S. Francesco della Vigna.



La chiesa di S. Giustina a Venezia rispettivamente in un'incisione del Carlevarijs del 1722; in una coeva del Lovisa; il resto della facciata ai giorni nostri (si noti la scritta "Liceo Scientifico" sopra la porta)

La memoria della santa scomparve definitivamente quando la riforma di Pio X assegnò al 7 ottobre la festa, sinora celebrata la prima domenica di ottobre, della Madonna del Rosario. Nel Proprium Officiorum pro Venetiarum Patriarchatu del 1915, curato dal Patriarca La Fontaine, che fu uno dei protagonisti della commissione piana di riforma del Breviario, la festa della santa patrona è infatti del tutto assente, pur non essendo stata formalmente rimossa dall'elenco dei patroni della città. A Padova, dove ella è pure patrona, la sua festa è osservata il 7 ottobre come doppia di II classe, con la traslazione al giorno successivo della Madonna del Rosario. Certamente però la riforma piana, e particolarmente la sua imprudente applicazione centralista a discapito del proprio locale in questo contesto, contribuirono a obliare una delle figure che per oltre due secoli a Venezia era stata ricordata coi massimi onori.

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NOTE

[1] Questa è la versione narrata dal Chronicon Gradense. Il Chronicon Altinate racconta invece che sarebbe apparsa al vescovo Mauro di Torcello.

[2] G. GALLICCIOLLI, Delle memorie venete antiche profane ed ecclesiastiche, vol. II, Venezia, Fracasso, 1795, pp. 165-168

[3] Nel Kalendarium Venetum dell'XI secolo i santi Sergio e Bacco sono riportati al 7 ottobre insieme a S. Giustina (che è pure in seconda posizione). A quel tempo però, pur celebrata localmente, la santa non godeva del prestigio che acquisì in seguito nella Repubblica, e dunque era quasi certamente solo commemorata nella gran festa dei due soldati martiri. Cfr. R. D'ANTIGA, "Il Kalendarium Venetum XI saeculi. Influssi bizantini nella religiosità veneziana", in Thesaurismata 43 (2013), pp. 9-59.

[4] M. SANUDO, De origine, situ et magistratibus urbis Venetae, a cura di A. Caracciolo Arricò, Milano, 1980, p. 163.

[5] Il verbo è all'imperfetto nei Breviari stampati dopo la caduta della Repubblica, cfr. infra.

[6] F. SANSOVINO - G. MARTINIONI, Venetia, città nobilissima et singolare, op. loc. cit.; F. CORNER, Notizie storiche delle chiese e dei monasteri di Venezia e Torcello, Padova, Stamperia del Seminario, 1739, p. 38; J.W. GOETHE, Ricordi di viaggio in Italia, trad. it. A. Di Cossella, Milano, Manini, 1875, pp. 84-85.

4 commenti:

  1. Curiosità del giorno.
    In un Breviario del 1750 di cui osservo il calendario liturgico. In pratica dovrei recitare il II Vespro S. Petri de Alcantara dal Comune dei Confessori non Vescovi? Sembra uno di quei momenti dove si tocca l’evoluzione del Calendario Liturgico, o sbaglio?

    Breviario del 1750
    19.10 S. Petri de Alcantara Confessoris Doppia
    20.10 Feria
    21.10 S. Hilarionis Abbatis etc
    Se osserviamo su:
    In Divinum Officium Tridentine 1570
    19.10 Feria
    20.10 S. Hilarionis Abbatis
    21.10 Feria

    In Divinum Officium Tridentine 1910
    19.10 S. Petri de Alcantara Confessoris Doppia
    20.10 S. Joannis Cantii Confessoris Doppia
    21.10 Feria

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  2. Il calendario tridentino, come ho controllato dalla Princeps del 1570, ha S. Ilarione il 21 ottobre, dunque se Divinum Officium lo mette al 20 è un errore di trascrizione probabilmente.

    Sì, dal calendario del 1750 che segue stasera v'è il II Vespro di S. Pietro d'Alcantara, mentre secondo il calendario del 1910 è il I Vespro di S. Giovanni Canzio. Secondo il calendario del 1570 è il vespro feriale, invece.

    Qui si vede molto bene l'ingolfamento progressivo del calendario. A parte la discutibilità di inserire s. Pietro d'Alcantara e s. Giovanni Canzio nel calendario universale, non vedo la benché minima ragione per cui santi tutto sommato locali e non certo godenti di gran culto tributato dalla pietà popolare debbano avere il rito doppio e oscurare per due giorni consecutivi preci, suffragi e salterio.

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  3. Correggo un mio piccolo errorino, ma il risultato con annessa Vostra gentil risposta non cambia. Da quando abbiamo deciso di mollare le storture del 1910 l’Ufficio corre come un fiume in piena. Alla fine della Recita si sente tutta la pienezza della tradizione liturgica romana e di aver reso una grande lode all’Onnipotente. Non so se rendo l’idea di cosa voglia esprimere. Ma solo recitando il salterio consegnatoci dal grande Padre Gregorio Magno si possono notare le storture delle varie spiacevoli demolizioni. Da un altro versante cioè da un’analisi storica e contenutistica è bello vedere certe evoluzioni del Calendario. Chiudo dicendo che in questi giorni ho fatto presente ad un gruppo di granitica liturgia tradizionale l’ossimoro di un loro annuncio di una messa di sempre “vespertina”, inutile dire il proseguo della discussione. Aggiungo che hanno in uso le Rubriche del 1952 ma se non ricordo male la Christo Dominus è 1953, corregetemi se sbaglio. J et M
    Tridentino 1570
    19 Feria Secunda infra Hebd XX post Octavam Pentecostes III. Octobris Semiduplex
    20 Feria Tertia infra Hebd XX post Octavam Pentecostes III. Octobris Semiduplex
    21 Scriptura: Feria Quarta infra Hebd XX post Octavam Pentecostes III. Octobris Semiduplex S. Hilarionis Abbatis Simplex

    Pseudo tridentino 1910
    19 Scriptura: Feria Secunda infra Hebd XX post Octavam Pentecostes III. Octobris Semiduplex S. Petri de Alcantara Confessoris Duplex m.t.v.
    20 Scriptura: Feria Tertia infra Hebd XX post Octavam Pentecostes III. Octobris Semiduplex S. Joannis Cantii Confessoris Duplex
    21 Scriptura: Feria Quarta infra Hebd XX post Octavam Pentecostes III. Octobris Semiduplex S. Hilarionis Abbatis Simplex

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    1. Infatti la Christus Dominus è del 1953, e a buona norma chi segue le rubriche di Pio X di "messa vespertina" non dovrebbe nemmeno parlarne. Ma sappiam bene come vanno le cose...

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