lunedì 2 novembre 2020

L'assoluzione al tumulo secondo l'uso del Patriarcato delle Venezie

Nell'odierna commemorazione dei fedeli defunti, mettiamo a disposizione dei nostri lettori il testo dell'assoluzione al tumulo secondo l'uso del Patriarcato di Venezia. Tale rituale, sviluppatosi in autonomia nella città lagunare (la chiesa madre di Aquileia utilizzava infatti un rituale a sua volta diverso), restò in uso fino a tutto il secolo XIX almeno, comparendo in appendice ai Breviari stampati nella città lagunare, e venendo il suo uso, in luogo dell'assoluzione "romana" con il Libera me, attestato in quel secolo medesimo dal padre Giovanni Diglich (Rito veneto antico detto patriarchino, Venezia, Rizzi, 1823, p. 26). Il testo, con le rubriche "integrate" rispetto alla loro scarna forma cinquecentesca utilizzando per modello quelle dell'ultima edizione del Messale Romano (1920), e la notazione del responsorio sono tratti dall'edizione Ravani, impressa a Venezia nel 1554, del Sacerdotale juxta S. Romanae Ecclesiae et aliarum ecclesiarum <ritum> di Alberto Castellano, e si riferiscono al rito di assoluzione da compiersi nel settimo, trigesimo e anniversario dei defunti; il rito funebre praesente cadavere presenta dei testi ancora diversi, sempre riportati dal Castellano.

Durante la messa solenne da morto seguita dall'assoluzione al tumulo, dopo aver cantato il Postcommunio, nell'uso veneziano il celebrante si voltava verso il tumulo e pronunciava la seguente orazione:

Adesto, quaesumus, Domine, supplicationibus nostris; et pias aures tuas ad preces nostras inclinare digneris: ut nos de throno majestatis tuae clementer exaudias, et orationem famulatus nostri dignanter admittas. Te invocamus, Domine sancte, Pater omnipotens, aeterne Deus, pro anima famuli tui N. quem (hodierna die) de hac luce vocare dignatus es; ut jubeas ei praeparari paradisi tui loca virentia; non exurat eum flamma ignis crudelis gehennae, quia propterea Dominus noster Jesus Christus Filius tuus in ligno Crucis, sub Pontio Pilato, pati dignatus est: ut animas, quae per Adae transgressionem perierant, sua sancta Resurrectione, ab inferis claustris liberaret. Confundantur ergo gehennae janitores, et ministri nequitiae erubescant. Deducant eam Angelicae Potestates in sinu Patriarcharum Abrahae, Isaac et Jacob patrum nostrorum, consequatur a tua potentia paratam electis jucunditatem, et a dextris hereditate adepta laetetur: ut cum dies illa tremendae agnitionis tuae advenerit, una cum sanctis et electis tuis, qui tibi placuerunt, resurgere mereatur ad indulgentiam, non ad poenam. Et animam illam, quam fontis unda perfudit et chrisma salutis inunxit, non sinas flammarum ardoribus cruciari, nec peccatorum vinculis alligari, sed liberam redde Paradiso tuo; per indulgentiam pietatis tuae, quia tuam clementiam, dum in hoc saeculo constitit, non negavit. Per Christum Dominum nostrum. Amen.
V. Requiem aeternam dona eis, Domine.
R. Et lux perpetua luceat eis.
V. Requiescant in pace.
R. Amen.
V. Animae omnium fidelium defunctorum, per misericordiam Dei, requiescant in pace. Amen.

Quindi proseguiva con la lettura del Vangelo di S. Giovanni, e poi all'assoluzione (da Missae in agenda defunctorum, Venetiis, Balleoni, 1704).

N.B.: Le scansioni delle pagine seguenti sono protette da copyright; costituiscono inoltre una edizione operativa e provvisoria per l'uso nelle chiese, e non un'edizione critica né del testo né della musica.







6 commenti:

  1. Ho potuto vedere una sola volta questo bel rito compiuto secondo l'uso tradizionale veneziano, in occasione di una messa di suffragio che feci celebrare per un mio parente. Penso che quella sia stata (e probabilmente è destinata a restare) l'unica volta in cui è stato celebrato nell'età contemporanea...

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    1. I suoi puntini sospensivi fanno pensare che i 62isti imbrattano con il loro proverbiale aliturgismo anche l’assoluzione al tumulo?

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    2. I "tradizionalisti" tendono a un romanocentrismo (che più spesso è un francocentrismo à la Ecône) che vuole la soppressione (o l'oblio) dei riti e dei propri locali.

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  2. Per tumulo si intende il feretro adagiato sul catafalco? E che significato e' da attribuire a quei catafalchi a volte anche monumentali eretti per le commemorazioni dei defunti in cui la salma non è presente?

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    1. Tumulo è la cassa del catafalco, che è sostanzialmente la struttura "monumentale" del tumulo. Il tumulo, salvo nel giorno del funerale, è sempre vuoto, ma rappresenta spiritualmente il corpo del defunto, sul quale si rinnovano le cerimonie per atto di pietà negli anniversari etc. Nelle solenni funzioni del 2 novembre, il tumulo rappresenta idealmente tutti i fedeli defunti.

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