venerdì 9 aprile 2021

Conoscere l'Ufficio romano - Gli "onera" dell'ufficio quaresimale

 Durante il tempo di Quaresima, l'ufficio romano si riveste di caratteri di austerità e penitenza, emblema delle quali sono le preci litaniche che, in forma più lunga a Lodi e a Vespro (che, oltre alle numerose invocazioni, includono un salmo intero, rispettivamente il 129 e il 50), e più breve a ciascuna delle ore minori, sono cantate in ginocchio prima della colletta.

Gli "onera" maggiori che tuttavia arricchivano l'ufficiatura di questo tempus acceptabile, prolungando le ufficiature e invitando clero e fedeli a supplicare la misericordia del Dio vivente per la remissione dei peccati e a prepararsi per le solennità pasquali, erano degli uffici aggiuntivi che la tradizione monastica, soprattutto nel periodo delle riforme di IX-X secolo, aveva stabilito di doversi recitare in alcuni giorni della Quaresima, e che successivamente sono stati estesi anche all'uso secolare, come poi confermato pure da Pio V con la bolla Quod a nobis nel 1568. Tali uffici sono quello dei morti al lunedì, quello dei Salmi Graduali al mercoledì e quello dei Sette Salmi penitenziali al venerdì, da recitarsi per tutta la Quaresima a partire dal mercoledì delle Ceneri sino al venerdì di Passione, tranne qualora in quel giorno cada una festa di nove lezioni (che in Quaresima sono volutamente rare, anche dopo il progressivo ingolfamento del calendario, per preservare la ricchezza dell'ufficio feriale di questo tempo). Quest'ordine è frutto di un riequilibrio avvenuto dopo che, in un'epoca a cavallo tra XII e XIII secolo, testimoniata dall'Ordinale di Papa Innocenzo III, questi uffici si erano moltiplicati in modo eccessivo fino a prescrivere la celebrazione quotidiana di tutte e tre le officiature durante la Quaresima, un peso difficilmente sostenibile.

Ufficio dei morti

Tale ufficio, che i commentatori antichi attribuiscono alternativamente a S. Isidoro, S. Agostino, S. Ambrogio oppure Origene, ma che più probabilmente è stato composto non prima del VII secolo (sicuramente esiste ai tempi di Amalario, che nel suo De ecclesiasticis officiis IV, xlii lo menziona come "Agenda mortuorum"), nasce come devozione privata per i defunti, e ben presto entra nell'ufficiatura funebre, costituendone la parte maggiore. Numerose sono le occasioni in cui tale ufficio si canta in memoria dei defunti: durante i tempi normali, ogni primo giorno del mese libero da feste di nove lezioni; il 2 novembre, stabilito dai monaci cluniacensi quale giorno di ricordo speciale di tutti i morti, in modo solenne; i lunedì di Avvento e di Quaresima.

L'ufficio è costituito da due parti che ricalcano le ore maggiori dell'ufficio quotidiano: Vespro e Mattutino; del resto, parimenti nella tradizione bizantina il servizio per i morti, la pannychida, segue lo schema di una veglia notturna di Vespro e Mattutino, pur con i ritagli dell'uso. Terminato il Vespro del giorno, quindi nel caso quaresimale quello della domenica sera, detto Benedicamus Domino e omesso il verso Fidelium animae (che infatti è una preghiera per i defunti, che qui non occorre visto che se ne dirà l'ufficio), subito un cantore, secondo i cerimoniali medievali stando a un leggio nel mezzo della chiesa, dà inizio alla salmodia dei salmi 114, 119, 120, 129 e 137. Nel frattempo, i paramenti vengono mutati in nero. Alla salmodia seguono immediatamente il verso Audivi, il Magnificat con l'antifona Omne, alcune preci litaniche (introdotte dal Pater noster segreto e non dal triplice Kyrie eleison come di consueto, e contenenti il salmo 145 per intero) e infine una triplice colletta, per i chierici defunti, per i benefattori defunti e per tutti i fedeli defunti. Quindi l'ufficio è concluso dal Requiem aeternam. Dove è consuetudine, dopo il Vespro avviene un'assoluzione comune: quindi viene cantato il responsorio Libera me mentre si stende un drappo nero avanti ai gradini dell'altare, e il celebrante, stando all'altare, pronuncia le preghiere dell'assoluzione e asperge e incensa il drappo in significazione delle tombe dei fedeli.

Il Mattutino dei morti inizia subito dopo le Laudi del giorno, anche qui detto Benedicamus Domino e omesso Fidelium animae. Inizia direttamente con la salmodia notturnale, che nei lunedì è composta dai salmi 5, 6 e 7; tali salmi si dicono anche qualora l'ufficio si faccia di giovedì, mentre se è di martedì o venerdì i salmi 22, 24 e 26; se è di mercoledì o sabato, i salmi 39, 40 e 41. Quindi le letture da Giobbe con i loro rispettivi responsorj. Dopo il terzo responsorio si cantano subito i salmi 50, 64, 62+66, il cantico di Ezechia e i tre salmi laudativi (148-150); cantato il verso, il Benedictus con l'antifona Ego sum resurrectio, le preci litaniche come al Vespro (ma col salmo 129) e la triplice colletta.

Quando si fa l'ufficio funebre, negli anniversari e il 2 novembre, l'ufficio si fa doppio: si raddoppiano le antifone e si leggono tre notturni al Mattutino (quindi tutti i nove salmi sopraddetti e nove letture con nove responsorj), introdotto pure dal salmo invitatorio 94 inframmezzato dall'antifona Regem cui omnia vivunt. Il 2 novembre è consuetudine, riportata scrupolosamente dal Caeremoniale Episcoporum, di celebrare Vespro e Mattutino dei morti consecutivamente in forma di Veglia subito dopo il secondo Vespro d'Ognissanti. Si noti che l'ufficio dei morti non sostituisce mai l'ufficio del giorno, ma si aggiunge: anche il 2 novembre viene regolarmente cantato l'ufficio della feria fra l'ottava d'Ognissanti oltre a quello dei morti. Ai funerali, all'ufficio dei morti segue immediatamente la Messa funebre. Nei primi giorni del mese pure una Messa da morto con assoluzione comune è offerta dopo Prima nelle cattedrali e nelle collegiate, mentre tutti i sacerdoti che offrissero il sacrificio in quel giorno debbono aggiungere la colletta per tutti i defunti.

Salmi Graduali

Il salmo 122 sulle pareti del cammino che ascende
alla Città di Davide a Gerusalemme.

Già nei salteri giudaici, la serie di salmi 119-133 presenta la rubrica שיר המעלות (shir hama'alot, cioè canti delle ascensioni). Come emerge da alcuni recenti studi, si tratta di un gruppo unitario di salmi brevi, epanaforici, epigrammatici, spesso incentrati su Sion; il loro nome deriva probabilmente dal fatto che venissero cantati durante l'ascesa al tempio nei tre pellegrinaggi annuali; oppure, secondo Liebreich, dal fatto che i leviti li recitassero salendo i 15 gradini del tempio; Mitchell ipotizza addirittura che fossero stati cantati la prima volta alla dedicazione del Tempio di Salomone nel 955 a.C.

Nella liturgia cristiana, stante la grande suddivisione tra salmi vesperali e salmi notturni, essi rientrano tra i primi: l'uso romano li divide tra i Vespri quotidiani dal lunedì al giovedì (eccetto il 133 che fa parte della Compieta quotidiana), mentre nella liturgia bizantina costituiscono il catisma del salterio letto al Vespro del venerdì. Pure la loro importanza nel cammino quaresimale è presente in ambo le tradizioni liturgiche: a tutti i vespri quotidiani quaresimali bizantini sono infatti letti questi salmi, e la tradizione romana per l'appunto ne prescrive la recita nei mercoledì di Quaresima. L'ufficiatura dei salmi graduali si compie prima dell'inizio del Mattutino, in ginocchio in coro.

I salmi vengono divisi in tre stasi: la prima contiene i salmi 119-123, e nella tradizione monastica romana è associata ai defunti. Infatti, viene omessa la dossologia alla fine di ciascun salmo, e alla fine della stasi si dicono il Requiem aeternam, una breve prece litanica per i defunti e la colletta dell'officiante per tutti i fedeli defunti. La seconda stasi, contenente i salmi 124-128, prevede invece il Gloria Patri in fine di ciascuno, e al termine di essa si cantano una prece litanica per la congregazione e una colletta (Deus cui proprium) che invoca la misericordia divina. Quindi la terza stasi, con i salmi 129-133, conclusa da un'altra prece litanica e dalla colletta Praetende che invoca l'aiuto divino sui fedeli e l'ascolto delle loro suppliche. Cantata questa, ha subito inizio il Mattutino.

Sette Salmi penitenziali

Davide in preghiera all'inizio dei
Salmi Penitenziali nel Libro d'Ore di
Louis de Roncherolles (XV-XVI sec.)

Si tratta di un ufficio antichissimo, già conosciuto da S. Agostino (che li avrebbe recitati in punto di morte, come leggiamo nella Vita Augustini di S. Possidio di Calama) e descritto con minuzia da Cassiodoro nella sua Expositio in Psalmos, che li denomina Salmi della Confessione e dà una precisa spiegazione allegorica di ciascun salmo. Si tratta dei salmi 6, 31, 37, 50, 101, 129 e 142. Questi salmi avevano un grande ruolo nella devozione privata dell'antichità latina (Cassiodoro stesso dà per scontato che il lettore sappia di cosa si sta parlando), di cui alcune vestigia visibili restano nel Pontificale Romanum, laddove si ordina che i novelli chierici appena tonsurati recitino questi salmi con le litanie come prima obbligazione canonica, se ne prescrive il canto al congedo dei penitenti al Mercoledì delle Ceneri e alla loro riammissione il Giovedì Santo, e pure alla cerimonia di dedicazione di una chiesa. Venendo all'ufficiatura pubblica, nella prassi romana, vengono cantati subito dopo le Laudi dei venerdì di Quaresima, stando in ginocchio, sotto l'antifona Ne reminescaris. Ogni salmo è seguito dalla piccola dossologia: molti libri d'Ore medievali aggiungono delle collette, una per salmo contro ciascun vizio capitale, oppure una per ciascun giorno della settimana, oppure ancora una lunga colletta conclusiva, come questa tratta dal Breviario di Salisburgo:

Suscipere digneris, omnipotens Deus, hos septem psalmos consecratos, quos ego indignus et peccator decantavi in honore nominis tui, et beatissimæ Genitricis tuæ Virginis Mariæ, in honore sanctorum Angelorum, Prophetarum, Patriarcharum, in honore sanctorum Apostolorum, in honore sanctorum Martyrum, Confessorum, Virginum et Viduarum, et sanctorum Innocentum, in honore omnium Sanctorum, pro me misero famulo tuo, pro cunctis consanguineis meis, pro omnibus amicis et inimicis meis, pro omnibus his qui mihi bona et mala fecerunt, vivis et defunctis: concede, Domine Jesu Christe, ut hi psalmi proficiant nobis ad salutem et veram pænitentiam agendam, et vitam æternam consequendam.

Degnati, o Dio onnipotente, di accogliere questi sette salmi consacrati, che io indegno e peccatore ho cantato a onore del tuo nome, e della tua beatissima Madre la Vergine Maria, a onore dei santi Angeli, Profeti e Patriarchi, a onore dei santi Apostoli, a onore dei santi Martiri, Confessori, Vergini e Vedove, e dei santi Innocenti, in onore di tutti i Santi, per me misero tuo servo, per tutti i miei consanguinei, per tutti i miei amici e nemici, per tutti coloro che mi han reso il bene e il male, vivi e defuntii: concedi, o Signore Gesù Cristo, che questi salmi ci giovino alla salvezza e a compiere una vera penitenza, e a ottenere la vita eterna.

Subito dopo la ripetizione dell'antifona si cantano le Litanie dei Santi (non doppiate), con il salmo 69 e le dieci collette conclusive. L'ufficiatura si conclude con alcuni versicoli chiusi da Et fidelium animae misericordiam Dei requiescant in pace.

Variazioni occorse con le riforme post-tridentine

La quasi totalità di queste officiature è sparita dalla Quaresima e, in generale, dall'anno liturgico in seguito alla riforma del Breviario di Pio X. Le previsioni canoniche antiche, ribadite dalla bolla Quod a nobis, vengono abolite: l'ufficio dei morti non sarà più da recitarsi nei lunedì di Avvento e Quaresima e nei primi giorni del mese, così come non lo saranno i Salmi Graduali nei mercoledì e i Salmi penitenziali nei venerdì. Questi ultimi due uffici, benché ancora riportati nei libri liturgici novecenteschi in fondo al Breviario, scompaiono di fatto completamente dalla liturgia romana. L'ufficio dei morti resta in vigore per i funerali, gli anniversari e il 2 novembre, ma subisce un radicale rifacimento soprattutto nel Mattutino. Si aggiunge inoltre l'innovazione che l'ufficio dei morti il 2 novembre tenga completamente il posto dell'ufficio del giorno, creando perciò ad hoc le ore minori "dei morti", mai esistite nella storia.

2 commenti:

  1. Visto che nella prima parte dell'articolo si parla delle preci, conviene precisare che dopo la riforma di Pio X da esse sono stati aboliti i salmi 129 e 50 (così come il 145 e il 129 all'ufficio dei defunti), ed è stata invece aggiunta una preghiera per il Papa.
    Nel breviario del 1962 le preci restano solo a Lodi e Vespro di mercoledì e venerdì di Quaresima, mentre tutti gli altri giorni di Quaresima non le presentano, e mai sono dette alle ore minori. Una delle vestigia più antiche dell'ufficio romano...

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    1. Quindi non è stato CV II a sovvertire la tradizione liturgica Romana? Se i 62isti scoprono queste cose potrebbero svenire. Ma al netto delle battute ricordo che un grande liturgista come San Giuseppe Maria Tomasi C.R. chiamava l'Ufficio Divino Opus Dei, credo che col tempo si sia trasformato da Opera di Dio a opera per l'uomo.

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