sabato 17 febbraio 2018

Il salmo XC nella liturgia della I domenica di Quaresima

Nella liturgia della I domenica di Quaresima tutte le antifone sono tratte dal salmo 90. Di seguito riportiamo il commento che fa il Card. Schuster a riguardo del canto di questo salmo in questa domenica.

Tratto da: Card. A. I. Schuster, OSB, "Liber Sacramentorum" - III. La Sacra Liturgia dalla Settuagesima a Pasqua

Nell'odierna messa, gli onori della festa sono tutti pel salmo 90, quello citato appunto al Cristo dal Satana tentatore. Noi lo ripeteremo all'introito, al graduale, all'offertorio e al communio, quasi in atto di protesta e di riparazione per la suggestione temeraria. D'altra parte, il salmo 90 esprime così bene i sentimenti dell'anima che ritorna a Dio per la penitenza ed in lui ripone ogni sua fiducia, che la Chiesa ne ha fatto come il carme quaresimale per eccellenza.

Incomincia l'introito coll'esprimere le magnifiche promesse che fa Iddio ad un'anima che a lui ricorre: "Egli m'invocherà ed io lo ascolterò; io lo scamperò dai pericoli e l'esalterò; gli darò lunghi anni di vita".

La colletta è la seguente: "O Dio che annualmente purifichi la tua Chiesa mediante l'astinenza quaresimale; fa sì che la tua famiglia renda fruttuose, mediante le buone opere, quelle grazie che si studia d'impetrare colla sottrazione dei cibi".

[...]

Il responsorio graduale preannunzia in onore di Gesù quel medesimo ossequio che tutti gli Angeli debbono al Caput hominum et Angelorum, e da cui poi nel Vangelo il Satana trarrà appunto motivo per tentarlo. "A tuo riguardo Dio comandò agli Angeli suoi di custodire dappertutto i tuoi passi. Essi ti leveranno sulle palme, perché il tuo piede non inciampi". Questo verso si riferisce al Cristo nella sua umanità santissima e nel suo mistico corpo. Il servigio degli Angeli a Gesù nell'umanità sua, è un servigio di doverosa adorazione, non di bisogno che il Redentore potesse avere dell'aiuto degli spiriti angelici. La custodia poi della Chiesa e dei fedeli commessa ai santi Angeli, da parte di Gesù è un atto di vera degnazione, ammettendo quei beati spiriti alla gloria di cooperare con lui alla salvezza degli uomini. Da parte poi degli Angeli, questa tutela, oltre ad essere un doveroso servigio che rendono al Salvatore nel suo mistico corpo, è un ufficio che loro massimamente compete, in quanto riflettono cosi sopra le creature di grado alquanto inferiore al loro, quella luce e quella grazia che essi attingono alle sorgenti divine. Così appunto dal centro d'un circolo, nulla arriva alla circonferenza, se non per mezzo dei raggi.

Da parte nostra poi, il ministero e la custodia dei santi Angeli corrisponde a un vero bisogno, e l'aiuto è affatto proporzionato alla necessità. Dovendo infatti sostenere la lotta contro i demoni, spiritualia nequitiae in coelestibus, come li chiama san Paolo, è necessario che altre creature spirituali buone e più potenti vengano in nostro aiuto e siano pari anzi superiori ai nostri terribili avversari. Di più, i predestinati, giusta il sentimento dei Santi Padri, debbono riempire i vuoti lasciati nelle falangi angeliche dalla defezione di Lucifero e dei suoi seguaci. È quindi conveniente che gli Angeli buoni cooperino con Gesù Cristo a reintegrare le loro schiere.

Il salmo tratto, neppure a dirlo, oggi è il 90: "Dimorando nel riparo dell'Altissimo ed albergando all'ombra del Potente, dico a Iahvè, mio refugio, mia fortezza, al quale m'affido. Poiché egli ti salverà dal laccio, dalla tagliuola, e dalla fossa del precipizio; sotto i suoi vanni ti ricetterà, sotto le ali sue ti rifugerai. Scudo è la verità sua, né temerai all'incubo della notte. Né la freccia volante di giorno, né la peste che vagola al buio, né il maligno desolante in sul meriggio. Al fianco tuo ne cadranno mille, e diecimila alla tua destra, eppure a te non s'avvicineranno. Perché a tuo riguardo comanda ai suoi angeli di custodirti in tutte le tue vie. Essi ti leveranno sulle palme, ché il tuo piede non inciampi nei sassi; sul rettile e sulla vipera tu camminerai, calpesterai il lioncello e il drago. Poiché egli è congiunto a me, io lo salverò; lo proteggo perché confessa il nome mio. Egli m'invochi ed io gli risponderò; con lui sarò nella tribolazione; lo salverò, lo glorificherò; di lunga copia di giorni lo sazierò, e a lui rivelerò il mio Salvatore".

È da notarsi, che originariamente il graduale e il tratto non solo avevano due posti distinti, cioè dopo la prima e la seconda lezione scritturale, ma anche come genere di salmodia melodica differivano completamente. L'odierno tratto è uno dei pochi esempi superstiti dell'estensione che aveva prima questo canto, il quale constava ordinariamente d'un intero salmo.

L'antifona del salmo offertoriale è la seguente: "Iddio ti ricetterà sotto i suoi vanni; sotto le sue ali ti ricetterai; egida è la sua verità". [...] L'antifona ad Communionem è identica all'offertorio.

[...]

Manca nell'odierno Messale del Tridentino così il prefazio proprio di questa prima domenica, che la colletta sopra il popolo prima di congedarlo di chiesa. Questa si ritrova però tanto nel Gelasiano, - il Leoniano è mutilo da principio - che nel Gregoriano. Eccola: "Ti supplichiamo, o Signore, perché discenda copiosa la tua benedizione sul tuo popolo; la quale c'infonda consolazione, rafforzi la santa fede, renda saldi nella virtù coloro che da te sono stati riscattati".

SALMO 90

(greco LXX, latino Vulgata, italiano Martini 1776)

Il tratto della I domenica di Quaresima secondo la melodia gregoriana
(Graduale Romanum)

Il tratto della I domenica secondo un'antica melodia romana (VIII secolo)

parte I
parte II
P.S.: notare le affinità del canto romano antico con la musica bizantina, con la quale condivide l'origine. Il canto gregoriano attuale non è altro che il risultato della fusione tra il canto grecoromano antico, di cui questi video sono un ottimo esempio, e l'uso musicale franco (gallicano).

Nessun commento:

Posta un commento