Vedasi qui la prima parte, con l'introduzione e la contestualizzazione.
Tra gli argomenti più importanti trattati in queste centurie:
- la natura sacrificale della messa (133-134)
- la distinzione tra vita intellettuale e vita vera nella grazia e nella luce divina
- alcuni consigli su come regolare la preghiera e la propria interazione con Dio (con riferimento alla preghiera del cuore e all'avvertire la presenza di Dio in ogni tempo e in ogni luogo).
131) La passione del Signore è come una scala con la quale egli discese sempre più in basso, fino all'estrema umiliazione e svuotamento di sé, fino al suo grido di dolore al Dio Padre: Perché mi hai abbandonato?
Così in basso siamo caduti! Che il Signore ci conceda di comprendere e sentire tutto l'orrore del peccato! Quale sacrificio è stato necessario! Eppure il Dio trino non si è allontanato da lui. Che profondità incommensurabile di amore per gli uomini!
132) Bisogna pregare affinché Dio ci conceda di vedere il Salvatore come Figlio di Dio incarnato che rimase Dio in tutta la sua umanità, essendo uno della Trinità di Dio.
133) Il mistero del Corpo e del Sangue è la cena per i fedeli, ma soprattutto è un sacrificio. In tutto il mondo gli uomini offrono sacrifici a Dio. Ma il vero sacrificio è uno solo, di infinito valore, quello del Corpo e del Sangue del Signore. Esso esiste senza interruzione nella Chiesa, unendo il cielo con la terra. I cristiani devono ricordarlo, perché tutti i credenti, dovunque siano, sono una Chiesa. Per questo ciò che si fa in una Chiesa particolare non è estraneo alle altre Chiese particolari e, di conseguenza, a tutti i cristiani.
134) Il sacrificio senza scorrimento di sangue viene offerto da Gesù Cristo come dal Capo della Chiesa. Questo è il senso di ogni Divina Liturgia dovunque essa sia celebrata. Il sacrificio non di sangue ha una sua forza perché attraverso il suo offerente il Signore lo unisce con il suo sacrificio cruento della croce. In questo modo tutti i sacrifici particolari, uniti all'unico sacrificio cruento, fanno in modo che esso agisca in modo protettivo in tutti e, attraverso la sua intercessione, salvi tutti.
135) Il Signore Gesù Cristo, come Capo della Chiesa, raccoglie le preghiere di tutti, le raccoglie nella sua persona e, intercedendo, le presenta a Dio uno e trino. Così accade che ciò che viene deciso, perché avvenga, avviene con unica decisione trinitaria.
136) Dal mattino, quando ti svegli, pensa che tu di nuovo entri nel coro delle creature di Dio che lo glorificano e si sottomettono alla sua volontà, nella natura creata e nel cielo, nell'ordine degli angeli e dei santi. Cerca di non perdere questo pensiero sia quando glorifichi Dio sia quando ti sottometti umilmente alla volontà di Dio. Tieni questo bene a mente.
137) Tutto ciò che è celeste appare molto splendente nella luce. La Divinità, in tre persone esistente e irradiante, rimane nascosta nell'inaccessibile luce divina e si afferra soltanto con l'intelligenza. Ma Dio, in quanto Verbo incarnato, anche se si irradia con luce di grandissimo splendore, può essere afferrato da una creatura, però è accessibile solo a coloro che hanno gli occhi adatti ad afferrarlo, secondo la misura della perfezione della creatura che lo contempla. Accanto a lui appaiono gli spiriti incorporali e la Madre di Dio che ci è più vicina. Poi gli apostoli e i profeti e quelli che già sulla terra sono stati illuminati da Dio. Dopo di questi seguono, in secondo luogo, quelli che accettano la rivelazione della volontà divina e poi tutti i santi dei diversi tipi: vescovi, martiri, confessori, giusti di ogni stato di vita. Tutti sono illuminati con la luce proveniente dal volto del Signore Salvatore, luce che supera ogni descrizione. Sotto di essi si collocano i penitenti che non sono ancora riusciti a purificarsi, ma progrediscono nella purificazione con l'opera della loro penitenza, con la forza della grazia e delle preghiere della Chiesa terrena e celeste, dei santi già glorificati nel cielo. Qui c'è la luce, secondo la misura della purificazione, luce che cresce nella perfezione della piena luce dei santi.
138) Prega in questo modo:
"Signore, Dio Padre onnipotente, nelle tue paterne viscere degnati di includere anche me.
Signore, Dio Figlio Redentore, aspergi con il tuo divino sangue anche me.
Signore, Spirito santo vivificante, vivifica con la tua divina grazia anche la mia anima resa morta con i peccati.
Santa Trinità, una e indivisa, Dio unico onnipresente e tutto penetrante, volgi il tuo occhio misericordioso su di me, appesantito da molti peccati, e procurami la salvezza, a causa del tuo nome".
139) Quando il cuore sente l'abbraccio divino, la dolcezza che ne deriva fa dimenticare all'uomo tutto ciò che esiste. Se lui sa conservarla, la sua vita da quel momento comincerà a svilupparsi in modo tale che per lui l'unica necessità sarà quella di restare con l'intelligenza nel cuore; tutto il resto sarà accessorio.
140) Il credente che ha lo zelo di raggiungere la propria salvezza ha messo il piede sul giusto cammino che conduce a questa salvezza. Gli è necessario progredire, faticare, combattere, con timore e con vigilanza, finché non raggiungerà il fine.
141) La preghiera è imposta da Dio affinché la sua grazia sia il fondamento della misericordia davanti al volto della sua verità. La preghiera di coloro che sperano non può rimanere inascoltata.
142) Non si può restare neanche un minuto senza operare. Vi sono opere che si eseguono con il corpo, visibilmente, e altre che sono opere mentali, non visibili. Anche quelle sono opere reali. Prima di esse c'è il continuo ricordo di Dio unito alla preghiera della mente e del cuore. Nessuno lo vede, eppure le persone che nutrono questa disposizione si trovano nel continuo e intenso operare. Questa è l'unica opera necessaria. Quando l'hai raggiunta, non preoccuparti delle altre.
143) Dio ha creato le creature per la felicità ed egli stesso si consola con esse. Perché allora esistono le tristezze? Le tristezze, le sofferenze, le miserie sono il cammino verso la felicità. Il Signore si consola anche con i sofferenti vedendo che essi camminano direttamente verso la felicità. La felicità per mezzo delle tristezze e delle sofferenze: questa è la legge.
La benevolenza di Dio permette che soffriamo. Ma egli aiuta i sofferenti a liberarsi e a persistere. La liberazione dalle sofferenze è una eccezione alla legge comune.
144) Ringrazia il Signore in primo luogo per il fatto che egli, che è infinitamente grande, permette a te, che sei senza valore, di aprire la bocca e intrattenerti con lui nella preghiera. Questa possibilità di rivolgersi a Dio nella preghiera e invocarlo è un privilegio della grazia divina, dato che anche senza questa invocazione Dio sa da solo di che cosa ognuno di noi ha bisogno. Pregare vuol dire aprire la bocca per ricevere beni dal Signore, ma tali beni sono quelli che lui stesso si degna di concederti e non quelli che tu desideri. Per questo motivo non si riceve tutto ciò che si chiede. Non chiedere, quindi, in questo modo: Dammi subito. Ma dì: Sia fitta la tua volontà. Se mi aiuti, gloria a te. Dammi soltanto pazienza.
La tua preghiera sia come aprire le mani per ricevere un dono, quale e quando il Signore vorrà dartelo.
145) Non far perdere alla tua mente il pensiero che la fine è vicinissima e anche il relativo giudizio. Aspetta a ogni istante di essere chiamato, come durante gli esami: venga il tale! Con ciò ricordati di come apparirai e di che cosa puoi dire a tua difesa.
Se non hai niente, allora supplica: Signore pietà! Signore abbi pietà di me peccatore! A causa del tuo Figlio, crocifisso per noi, perdona tutto e dimentica tutti i miei peccati!
146) Cammina alla presenza di Dio, ma senza diminuire il senso della grandezza divina. Con la mente osserva Dio come infinitamente grande, che scruta il tuo cuore e che vede tutto ciò che vi si trova.
147) La Chiesa è un corpo vivo, vivamente unito con il suo Capo, il Signore Salvatore. Ogni fedele deve arrivare a sentire l'unione intima (i veri cristiani sanno che essa realmente esiste) con tutti gli altri fedeli e con il Capo e, in questo sentimento, elevare la preghiera al Signore e per mezzo di lui alla SS. Trinità. Se desideri una illustrazione di ciò, la troverai guardando ogni membro del nostro corpo. Se ciascuno di loro avesse la conoscenza, saprebbe subito che è unito a tutti gli altri membri, cominciando dai vicini e poi anche con la testa e, per mezzo di essi, anche con tutto ciò che c’è.
148) Chi ripone la sua speranza nel Signore deve sentirsi come uno che si trova in una fortezza inaccessibile, protetto da tutti i nemici, o come si sente uno che è stato accettato sotto la protezione di un potente imperatore e da lui difeso.
149) Non dimenticare la speranza e le promesse cristiane che si riferiscono a questa vita e quelle riservate al futuro. Questo vivificherà e sosterrà efficacemente l'energia delle tue forze morali.
Fatica in modo positivo, fatica costantemente nella preghiera, nelle opere doverose, nelle opere benefiche, con quante forze hai. Se farai così, presto acquisterai la pace della coscienza; seguirà la pacificazione del cuore che è segno del fatto che le passioni sono mortificate. Allora aspetta la visita di Dio: la grazia ti illuminerà e tu sentirai consapevolmente la presenza di Dio uno e trino, secondo la promessa del Signore Salvatore. Sarà come pregustare il paradiso.
Tali sono le promesse per tutta la vita. Esse si verificano infallibilmente in tutti coloro che non risparmiano se stessi nello zelo per la salvezza. Ciò però accadrà nell'altro mondo in un modo che non siamo capaci neanche di immaginare. Allora, se ti viene la tentazione di essere negligente e pigro, ricordati subito queste promesse e vincerai la pigrizia. In questa situazione sarai costretto a riconoscere che tu troverai più presto ciò che cerchi, quanto più costantemente e con più applicazione eseguirai la tua opera. Ma se, al contrario, sarai pigro, potrà accaderti di non ottenere nulla. Il riposo viene dato dopo le fatiche, come ricompensa per esse; non si dà nulla per nulla.
150) Ricevendo sempre i sacramenti si ottiene la grazia che ci rimarrà, ma non sempre continuerà a penetrarci. Chi si è predisposto come si deve, ne viene penetrato, mentre colui che non si è preparato, non viene penetrato, anche se la grazia rimane dentro. Ciò accade a somiglianza di quando si accende il fuoco nel forno. Vi si colloca legna e anche ciò che si mette sotto, ciò che prende fuoco facilmente. Ma finché il fuoco non si attacca anche alla legna e rimane solo in ciò che si trova sotto, l'uno resta accanto all'altro; quando però si confondono, il fuoco, da ciò che è sotto passa alla legna che è sopra, dall'uno all’altra, finché non si accende tutto. Noi siamo legna verde. La materia di sotto non attacca la legna umida finché il luogo non si sia asciugato per il fuoco. Similmente anche la grazia, ricevuta da noi che siamo resi come cibi crudi dai peccati e dalle passioni, all'inizio, per introdursi, asciuga soltanto una parte di noi (quella preparata in precedenza). Si introduce in quanto asciuga. Una volta introdotta continua ad asciugare dall'umidità una parte dopo l'altra del nostro essere, finché non raggiunge tutto e riempie tutto.
La prima introduzione della grazia si manifesta con un certo fuoco nel cuore. Tale è l'inizio della purificazione interna e della trasformazione di tutto l'interiore. Ciò comporta grandissime fatiche, ma in mezzo ad esse l'opera si compie.
Alla fine appaiono i doni della grazia, ma neanche questo costituisce la fine del progresso verso la perfezione. Anche l'apostolo Paolo dice: corro. Ora, al momento in cui si verifica la prima azione della grazia (un focherello nel cuore), alcuni la considerano finale e smettono di lavorare e con ciò l'azione soffoca e si spegne. In essi poi rimane soltanto la memoria del fuoco che vi è stato ed essi credono che ancora vi sia.
151) Dio vuole che lo supplichiamo nelle preghiere, non per se stesso, dato che egli conosce tutto, ma per noi stessi, affinché siamo sempre pronti a ricevere la sua grazia, quando lui giudicherà che sia il momento di darcela.
La preghiera sta a significare la tensione delle mani verso Dio per ricevere la sua grazia. Chi prega ha le mani sempre tese; quando il Signore si degna di dargli la grazia, egli è sempre pronto a riceverla. Immaginati un uomo benefico, il quale, in un certo tempo distribuisce l'elemosina; se egli ha l'abitudine di porgerla nelle mani tese verso di lui va oltre colui che guarda da una parte e non tende le mani. In questa stessa situazione si trovano coloro che, tendendo le mani, ricevono, mentre quelli che non le tendono non ricevono, anche se chiedono.
Dio, quando distribuisce le sue grazie, non ha molte parole, ma dice semplicemente: abbiate sempre le mani tese verso di me nella preghiera, affinché siate pronti a ricevere quando deciderò di distribuire le grazie. In questo modo colui che prega sempre non perde mai la grazia e, al contrario, non c'è da meravigliarsi che colui che non prega sempre perda la grazia.
152) Il segno manifesto della nostra caduta è la pesantezza dell'anima quando essa vuole elevarsi verso Dio, nell'alto dei cieli. Quale sforzo è necessario per avere questa attenzione! E ciò nonostante l'anima tende a scendere giù come una nebbia che scende sulla terra e non vola in alto liberamente.
153) Chi crede nella forza del santissimo sacramento dell'eucaristia, chi crede cioè che vi sia veramente il corpo e il sangue del Signore, non può non credere che, quando si celebra questo mistero, siano presenti sempre gli angeli ad assistere.
154) Come nella parabola del lievito che, messo nella farina, agisce subito producendo la sua fermentazione fino al momento in cui tutta la massa non sarà fermentata, così anche le forze fondamentali messe, attraverso l'economia incarnata, non soltanto nell'umanità, ma anche in tutte le creature, agiscono e producono la loro opera. In quale modo tutto ciò accada in tutto il campo dell'essere, è per noi invisibile. Ma ciò che succede nella Chiesa e, in particolare, in ognuno di noi, lo si può vedere. Il Signore Salvatore, la grazia dello Spirito santo, gli angeli custodi, i santi di Dio e tutta la struttura della santa Chiesa costruiscono e abbelliscono le anime e, per mezzo di esse, riempiono il regno di Dio. E si farà così finché non si realizzerà ciò che fu predestinato.
Gloria all'infinito amore degli uomini che ci guida nel corso della salvezza universale, e che promette di introdurci nella perfezione del suo regno se dimostriamo di esserne degni.
155) Quando l'anima è profondamente tormentata dal passaggio di qualche passione, essa perde lo stato pacifico e per un lungo tempo, diviene scomposta, malferma, incapace di pregare. Il Signore l'ha abbandonata ed essa si agita. La penitenza e lo sforzo di concentrazione servono a prepararsi, ma è la santa comunione che restituisce la disposizione doverosa dell'anima.
156) Dio, dopo aver creato il mondo, diede a tutto la sua evoluzione in armonia con tutto l'universo, che egli solo conosce. Le forze del mondo, secondo le leggi ad esse imposte, agiscono continuamente da sole, guidate dalla mano sostenitrice di Dio, ma solo nei limiti del proprio essere. Nel corso delle cose, che si svolge secondo il proprio modo, non raramente interviene, qua e là, Dio con la sua azione, non perché l'azione delle forze fisiche sia sbagliata, ma per realizzare i suoi progetti, l'esecuzione dei quali non poteva essere affidata alle forze fisiche, né parzialmente né nella loro piena collaborazione. Ciò appare necessario nel caso della libertà delle creature ragionevoli, le quali possono deviare dalla direzione data loro dalla volontà divina nel piano generico di esistenza. Allora è necessario farle ritornare alla direzione dovuta, affinché si raggiunga il progetto generale. Questo si può realizzare solo con le proprie e dirette azioni di Dio, che superano le forze naturali.
Il punto centrale di questa azione divina è l'economia dell'incarnazione, attorno alla quale si collocano tutte le altre azioni divine.
157) Vi è una vita e una fede intellettuale, basata su argomenti intellettuali e persino la preghiera intellettuale che si esaurisce nelle semplici nozioni. Aggiungiamo che vi sono anche azioni intellettuali che seguono i motivi dell’intelletto. Anche questa è vita, ma non la vera. Non vi è il cuore, il quale ha la possibilità di comportarsi in modo proprio, indipendentemente dalle riflessioni intellettuali. Esso si commuove anche sotto l'influsso delle nozioni, ma superficialmente, similmente alla superficie delle acque mossa da un vento leggero. Dato che l'azione che ne proviene non scaturisce dal profondo del cuore, il suo modo e il suo corso prosegue secondo il proprio ritmo che, forse, non corrisponde alle predisposizioni intellettuali.
158) I doni della grazia divina sono diversi e i diversi doni sono spesso in gradi diversi. Così accade anche nell'ordine naturale: qualcuno appare prevalentemente idoneo alla pittura, un altro alla musica, altri nelle imprese o in qualsiasi altra cosa. E in ogni tipo di idoneità essi sono di vario grado. Tra quanti, ad esempio, osserviamo capaci di dipingere, uno è mediocre, l'altro molto buono, il terzo eccellente. Tranne gli ultimi, tutti gli altri sono imitatori degli originali che sono superiori ad essi. Così è anche nella vita spirituale. La preghiera, ad esempio, è un dono, ma quelli che pregano si trovano in gradi diversi dell'orazione. Così è anche per la questione della fede o nella pratica della pietà, nella fatica dell'umiliazione di se stesso e in tutto. Si potrebbe supporre che questo dipenda dall'uomo stesso.
Dio è generoso e pronto a mostrare la sua generosità a tutti senza distinzione, nella quantità che ciascuno accetta o che mostra di essere capace di ricevere. In ciò sono i misteri della provvidenza divina a riguardo di tutti e di ognuno. Da Dio dipende tutto, anche ciò che è naturale e non soltanto ciò che è opera della grazia.
159) Il Padre mio opera sempre e anch'io opero, disse il Signore; va da sé che anche lo Spirito santo agisce inseparabilmente con essi. Che cosa fanno? Guidano il mondo verso la sua ultima destinazione, conosciuta solo da Dio, uno e trino. Come? Per mezzo delle opere destinate a ogni creatura. Le creature sono chiamate all'essere affinché ognuna, nel suo posto e nel suo tempo, esegua l'opera che le è destinata. Quando ogni creatura realizza la sua opera per mezzo di questo, il mondo progredisce verso la sua destinazione. Le creature razionali ne devono essere consapevoli e fare con tutti gli sforzi ciò che è proprio a ognuno nel proprio ambiente.
160) L’ultimo fine dell'evoluzione del mondo è la sua spiritualizzazione che, nelle creature razionali, si effettua nell'ordine morale, e nelle altre in qualche altro ordine. Abbiamo ragione di pensare così dato che san Paolo dice che il nostro corpo, nel secolo futuro, non soltanto diventerà incorruttibile, ma anche, in qualche modo, animato e, inoltre, spirituale. Dato che anche in quel tempo non sarà spersonalizzato e separato da tutto l'insieme armonioso degli esseri, esso esisterà in una relazione essenziale con tutti; da ciò si deve concludere che tutto sarà trasformato insieme con esso, divenendo non soltanto incorruttibile ma anche spiritualizzato. Osserviamo che questa spiritualizzazione si effettua, nelle creature razionali, per mezzo dell'economia incarnata. Ma si deve supporre che, con la forza della stessa economia, ciò verrà realizzato anche nel mondo delle cose, anche se invisibilmente. Questo dobbiamo supporre data l'immensa grandezza dell'economia incarnata. Ma, alla fine del mondo, l'invisibile apparirà visibile. Lo significa il detto: vi sarà il cielo nuovo e la terra nuova. La loro apparenza, quella di adesso, invecchierà e passerà.
161) Dato che la prima destinazione dell'uomo è di trovarsi nella viva relazione con Dio, questa relazione si esprime quando egli, con la mente e con il cuore, vive con Dio. Quanto più uno si sforza di condurre tale vita, quanto più si fa partecipe ad essa in qualche misura, tanto più si può dire di lui che egli adempie il compito della vita per il quale egli è stato collocato nel corso dell'esistenza. Ne siano consapevoli tutti coloro che si affaticano in qualsiasi genere di vita e non si rattristino quando non fanno apertamente altre opere che sembrano più importanti. La disposizione indicata contiene in sé tutte le opere.
162) Dio uno e trino conduce il mondo alla sua ultima destinazione. L'insostituibile fine dell'esistenza del mondo è la salvezza degli uomini. Verso questo fine è diretta tutta la provvidenza divina. Quanta preoccupazione egli ha di convertire i peccatori e di purificare e spiritualizzare i convertiti. A questo fine confluiscono tutta l'economia incarnata, gli angeli e i santi. Tutte le forze sono dirette verso questo e tutte costantemente agiscono per questo fine, secondo la guida divina. Eppure non tutti si salvano. Ciò accade perché Dio non costringe nessuno. Quale sia la percentuale di coloro che vogliono, può essere stabilita sulla base della percentuale in cui appaiono i perfetti, in tutti i generi di vita.
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