Con l'esplosione dell'epidemia di Coronavirus anche nel Nord Italia, l'autorità civile è dovuta prontamente intervenire nei centri più colpiti dalla malattia, isolandoli e vietando raduni e attività pubbliche dove i germi si sarebbero potuti diffondere in quantità. Anche l'autorità ecclesiastica, naturalmente, si è mossa, e tuttavia forse non nel modo che si sarebbe detto più congeniale. Rifletteremo qui anzitutto su ciò che ha detto, e poi su ciò che non ha detto.
I vescovi di Lodi, Piacenza, Adria e probabilmente altri hanno emesso ordinanze giusta le quali, per evitare la diffusione del contagio, oltre a omettersi lo "scambio della pace" (Deo gratias), la Santa Comunione è da distribuirsi preferibilmente o unicamente sulla mano. In tale prescrizione, oltreché al favorirsi di una pratica illegittima, si rende manifesta una considerazione piuttosto problematica della Santissima Eucaristia.
Nella mens tradizionale, la materia del pane e del vino, venendo consacrata, si trasforma completamente in qualcosa di divino, cioè nel Corpo e nel Sangue di Cristo. E il Corpo di Cristo, che non conobbe la corruzione del peccato, non può subire la legge della corruzione come ogni altra materia del mondo o, quanto meno, ne dev'essere particolarmente preservata. Se Cristo è realmente risorto dai morti, vincendo dunque la corruzione della sua materia corporea, perché il pane e vino eucaristici dovrebbero corrompersi come se non fossero stati consacrati? I miracoli eucaristici sono solo una delle molteplici testimonianze di questo: se i corpi dei santi, trasfigurati dalla grazia, sono sovente incorrotti, a maggior ragione lo dev'essere la Santa Eucaristia.
Pensare che il pane eucaristico possa essere vincolo di malattie significa negare la natura incorruttibile del Corpo di Cristo, oppure negare che esso sia realmente il Corpo di Cristo. Così come pensare che i celiaci debbano ricevere del pane a bassissimo contenuto di glutine: non si stanno comunicando a del pane, ma al Corpo di Cristo! Un sacerdote greco mio carissimo amico, pur essendo gravemente celiaco, si comunica ogni domenica con "pane normale", e non ha mai accusato alcun problema: perché comunica non al pane, ma al Corpo di Cristo.
Con queste parole, anni fa, il metropolita Nicola di Mesogaia e Lavreotiki (laureato in astrofisica e ingegneria biomedica ad Harvard e al MIT), ammoniva i fedeli che manifestavano preoccupazione nell'accostarsi alla Divina Comunione per l'eventuale diffusione della malattia (a quel tempo una banalissima influenza, seppur molto virulenta), Comunione che nella prassi orientale è data mediante la λαβίδα (lavìda, il cucchiaino), che tutti mettono in bocca, asciugandosi poi al medesimo purificatoio.
Come potrebbe mai la comunione con Dio essere causa di malattia o pure del danno più lieve? Come potrebbero mai il corpo e il sangue del nostro Signore e Dio inquinare il nostro corpo e il nostro sangue? Come potrebbe mai un’esperienza quotidiana di duemila anni essere negata dal mero razionalismo e dalla fredda superficialità del nostro tempo?
I fedeli – sia sani che malati – hanno ricevuto la santa Comunione per secoli, distribuita dagli stessi cucchiai da Comunione – che non sono mai lavati né disinfettati – e mai niente di sfortunato è successo. I preti che servono negli ospedali, anche in quelli per malattie contagiose, distribuiscono tutti la santa Comunione ai fedeli, quindi consumano i resti del calice con riverenza e tutti godono di lunga vita. La Santa Comunione è tutto ciò che come Chiesa e come popolo abbiamo di sacro. È la suprema medicina per il corpo e per l’anima. Questo è pure l’insegnamento e l‘esperienza della nostra Chiesa.
Tutti quelli che non credono nel miracolo della Risurrezione del Signore, che disprezzano la sua nascita da una vergine, che negano la fragranza emanata dalle sante reliquie, che mostrano disprezzo verso tutto ciò che è santo e consacrato, che cospirano contro la nostra Chiesa e cercano di sradicare la minima traccia di fede dalle nostre anime cercheranno pure naturalmente di usare questa opportunità di insultare il santo mistero dell’Eucaristia.
Sfortunatamente, il problema non è il virus dell’influenza – come i media amano proclamare – né lo è il virus del panico mondiale – sostenuto da interessi medici. Il problema è il virus dell’empietà e della mancanza di fede. E il miglior vaccino è la nostra partecipazione frequente al mistero della santa Comunione, con una coscienza chiara e irreprensibile. (fonte)
Al provvedimento, invece, dei vescovi nostrani, che alla meglio sono sviati dal razionalismo materialista a considerare la materia naturale del pane sopra l'essenza sovrannaturale del Corpo, e alla peggio considerano probabilmente la Comunione come un vincolo di unità puramente umano e non come la partecipazione fisica al Corpo incorrotto, risorto e incorruttibile di Cristo di cui facciamo misticamente parte come membra della Chiesa, si aggiunge quello di svuotare le acquasantiere dell'acqua lustrale: si potrebbe fare un ragionamento analogo, visto che la benedizione dell'acqua è un sacramentale che comunque "divinizza" l'acqua vivificandola per grazia (tant'è vero che durante la solenne benedizione delle acque alla vigilia dell'Epifania il sacerdote si rivolge direttamente all'acqua, appellandola come creatura viva). Nello specifico, è però meno grave della questione dell'Eucaristia, che mette in crisi -seppur subdolamente- un fondamento imprescindibile del Cristianesimo!
Ma veniamo ora a ciò che l'autorità ecclesiastica non ha detto. La lettera del vescovo di Lodi si conclude con una timida esortazione alla preghiera (dice di ricordare nella Messa le 18 parrocchie chiuse perché nell'epicentro dell'epidemia, e invita a dire il Rosario per i malati). Quanto questo atteggiamento è distante da quello che dovrebbe attuare ora la Chiesa: indire pubbliche processioni e messe votive tempore pestis, prescrivere il canto delle litanie e invocare la misericordia divina, anche impegnandosi in voti solenni. Ma, anche per le gerarchie ecclesiastiche e la gran parte della popolazione c.d. "cattolica", la fede ne laScienza™ ha purtroppo sostituito quella in Gesù Cristo...
Mi dicono che anche a Milano il Vicario Generale ha raccomandato la Comunione sulla mano... a Venezia invece il comunicato del Vicario, giunto poco fa, ha solo invitato il clero a evitare "i contatti inutili, come lo scambio della pace".
RispondiEliminaQuesto articolo mi ha fatto pensare a Michelangelo. Egli sceglieva con cura il marmo per le sue sculture. Se troppo friabile non serve. Se non si lascia scalfire neppure. Ed è così che dai suoi marmi sono usciti la Pietà, il Mosè ed altre meravigliose sculture.
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