domenica 31 ottobre 2021

18 ottobre - In festo Sancti Lucae

 Oggi, 18 ottobre, si celebra la festa del Santo evangelista Luca. Egli non è solo l’autore di uno dei quattro Vangeli, ma anche degli Atti degli Apostoli e, secondo tradizione, pittore di alcune celebri immagini mariane, come l’icona del santuario di Bologna e la Madonna Costantinopolitana nella basilica di S. Giustina a Padova. È proprio a quest’ultimo luogo che giungerà la nostra breve trattazione sulle reliquie del Santo.

Miniatura del X secolo tratta dal manoscritto bizantino Add Ms 28815, f. 76v. 

S. Luca morì a Tebe, in Beozia, all’età di 84 anni. Dopo un breve soggiorno in Acaia, le sue spoglie furono portate, insieme a quelle di S. Andrea, a Costantinopoli, nel vigesimo Constantini anno: dal momento che Costantino I fu proclamato Augusto d’Occidente il 25 luglio 306 dopo la vittoria del generale Croco su Costanzo Cloro [1], l’anno dovrebbe essere il 326. Se accogliamo invece la tesi che viene attribuita (ma senza fonti) a Procopio di Cesarea e S. Girolamo siamo nel 357: in tal caso il riferimento sarebbe a Costanzo II. In ogni caso, siamo certamente nel IV secolo, come confermato da una serie di studi svoltisi nella città di Antenore nel 2000. I due corpi furono posti nella chiesa imperiale dei Ss. Apostoli, dove scamparono all’incendio del VI secolo e furono posti in una tomba più degna da Giustiniano.

In seguito, in un momento non ancora accertato, le reliquie giungono a Padova, nella basilica di S. Giustina, presente già dal V secolo. Secondo alcuni studiosi, giunsero insieme a quelle di S. Mattia durante l’impero di Giuliano l’Apostata (361-363), secondo altri furono traslate nell’VIII secolo per sfuggire alla persecuzione iconoclasta. La datazione del IV secolo non coincide con la presenza delle spoglie dei santi nel VI secolo, quindi pare più credibile la seconda versione. Secondo essa, infatti, la traslazione fu effettuata dal santo sacerdote greco Urio, in servizio presso la chiesa imperiale: insieme all’amico Grusillo, sfuggirono alla politica iconoclasta di Costantino V, portando seco le spoglie e l’icona della Madonna attribuita al Santo evangelista. Costui si diresse a Padova dal momento che lì si trovava una comunità di suoi connazionali. Il suo nome ci è attestato da un’epigrafe composta dal letterato Albertino Mussato per il fratello Gualpertino, nominato da Bonifacio VIII abate di S. Giustina. Pertanto, le spoglie di Urio si trovano ora nello stesso luogo in cui giacciono quelle che lui salvò, la basilica di S. Giustina, officiata dai monaci benedettini.

Verso la fine del IX secolo le reliquie furono nascoste per difenderle dall’invasione degli Ungari. Il nascondiglio fu così efficace che persino i monaci non riuscirono a trovare S. Luca fino al 14 aprile 1117, grazie ad apparizioni e sogni premonitori. Tra il 1165 ed il 1181 [2] fu effettuata una ricognizione ad opera dell’abate benedettino Domenico, del vescovo di Padova Gerardo Offreducci da Marostica e del Papa Alessandro III. Nel 1313, per volontà del già citato abate Gualpertino Mussato la cassa fu posta in un’arca marmorea.

L'arca con le reliquie e l'icona della Madonna Costantinopolitana nella basilica patavina

In seguito, diverse parti del corpo furono separate e portate in luoghi diversi. Tra il 1347 ed il 1378 Carlo IV di Lussemburgo (secondo il conteggio degli imperatori), che era Re di Boemia come Carlo I, portò una parte ingente del cranio nella cattedrale di S. Vito a Praga. Un’altra piccola parte del cranio si trova nel tesoro della Basilica Vaticana, un’altra porzione nella chiesa di S. Luca a Cremona.

Nel 1992, l’allora metropolita di Tebe Girolamo (oggi Arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia) si recò in pellegrinaggio alla tomba del Santo. Chiese di poter ottenere una reliquia da porre nel sepolcro vuoto della sua città, la prima tomba dell’Evangelista. Prima di acconsentire alla richiesta, il vescovo di Padova Mons. Antonio Mattiazzo e l’abate benedettino decisero di effettuare una verifica. Il 17 settembre 1998, alla presenza del notaio, l’arca fu aperta: il corpo fu trovato pressoché integro, ma privo di cranio: l’arcivescovo di Praga, card. Miloslav Vlk, inviò la reliquia che si trovava in Boemia dal Trecento. Il cranio corrispondeva perfettamente. Furono condotte indagini di archeologi, storici, anatomopatologi, chimici, che confermarono l’identità dell’illustre corpo. Dalle analisi emerge che S. Luca morì anziano, con una corporatura robusta e un’altezza di 163 cm ma afflitto di artrosi. Nel 2000, una costola fu donata al metropolita Girolamo e solennemente traslata a Tebe. Le indagini si chiusero definitivamente il 6 giugno 2001, dando conferma di quanto la popolazione patavina aveva sempre creduto: lì c’erano le spoglie dell’Evangelista S. Luca.

Il corpo del Santo durante la ricognizione degli anni '90


Note:

1: Epitome de Caesaribus, XLI 3;

2: arco di tempo che otteniamo incrociando l’episcopato di Offreducci e il papato di Rolando Bandinelli;

Bibliografia dei testi maggiori di riferimento:

Girolamo, Liber de scriptoribus ecclesiasticis

Il sepolcro di San Luca evangelista. Atti del convegno, Padova, 2001.


4 commenti:

  1. Grazie per l' articolo: il ritrovamento miracoloso delle reliquie nascoste di san Luca assomiglia a quello delle reliquie di san Marco in Venezia. Una domanda: ha qualche fondamento storico la faccenda del Luca pittore, o si tratta solo di una leggenda in voga dai tempi dell' iconoclastia?

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  2. Avete visto che l' "investigatore biblico" ci è ricascato?
    https://investigatorebiblico.wordpress.com/

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    1. Del resto, come tra le pie vecchiette russe corre la voce che san Nicola parlasse un ottimo slavonico, e tra gli anglicani c'è la battuta che Nostro Signore insegnò ai discepoli il Padre Nostro in inglese elisabettiano, probabilmente per il nostro buon Investigatore il testo rivelato dei Vangeli è nell'italiano della CEI74, altro che in quelle copie greche tardive...

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  3. Leggo un pò in ritardo questo articolo, molto importante, utile. nessun commento se non grazie.

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