Nel rito bizantino, i tropari, le antifone, gli irmì e gli stichi della Festa di Pentecoste, coronamento dell'economia salvifica pasquale di Nostro Signore, tanto al Mattutino (dove in realtà si concentrano anche sulle precedenti Teofanie, particolarmente quella a Mosè e sul mistero della Trinità che si manifesta agli uomini) che alla Divina Liturgia, da una parte ricordano l'effusione dello Spirito Divino, i suoi doni e i suoi , e dall'altra la Predicazione degli Apostoli, i quali han ricevuto il dono di tutte le lingue per poter diffondere in tutto il mondo la gloria di Dio (ad esempio, il prokimeno prima dell'Epistola recita "Εἰς πᾶσαν τὴν γῆν ἐξῆλθεν ὁ φθόγγος αὐτῶν", "Per tutta la terra se ne andò il loro grido").
Questa domenica è detta anche "Domenica della SS. Trinità", ed è celebrata in paramenti verdi a motivo dell'importanza della solennità. La festa dello Spirito Santo vera e propria, celebrata dunque in paramenti rossi, sarà ufficiata il lunedì immediatamente seguente. Anche il martedì è un giorno di festa, il cosiddetto "terzo giorno della Trinità". Quest'uso di far durare tre giorni (simbolicamente, essendo il numero delle ipostasi trinitarie) la festa di Pentecoste non è ignota neppure ai latini: nel Rito Romano, anche il lunedì e il martedì dell'Ottava di Pentecoste hanno il grado di doppi di I classe (contro il grado semidoppio dei restanti giorni dell'Ottava), e almeno fino al Medioevo vi era precetto per tutti i tre giorni.
Nella liturgia bizantina della Pentecoste i fdeli sono invitati a diventare partecipi dello Spirito Santo, secondo quanto insegnano i Santi Padri della Chiesa (S. Gregorio Dialogo nelle sue omelie e S. Basilio Magno nelle sue Brevi Regole), ossia con l'adesione perfetta ai comandamenti di Dio, in modo da estraniarsi dal mondo, e ricevere in tal modo "il Paraclito che il mondo accogliere non può".
La sera della festa (nell'uso parrocchiale, subito dopo la Divina Liturgia) si celebra una cerimonia alquanto particolare, detta Vespero della Genuflessione (Ἑσπερινὸς τῆς γονυκλισίας): giacché per sette settimane, a motivo della gioia pasquale, del risollevamento dell'umana condizione portato dal Cristo Risorto, per disposizione del Concilio Niceno (conservata, seppur limitatamente ad alcune parti dell'Ufficio Divino, anche nel rito romano) nessuno può inginocchiarsi né prostrarsi durante le sacre celebrazioni o le preghiere personali, oggi, in supplice atteggiamento volto alla ricezione completa dei doni dello Spirito, si riprende questa posizione mistica, attraverso questo rito particolare. Inoltre, l'accogliere lo Spirito Santo in ginocchio è veramente il modo più degno, in quanto noi, essendo tutti peccatori, dimostriamo così il nostro pentimento e la nostra contrizione, attendendo misericordia, perdono e purificazione, invocando la salvezza da Dio, che oggi ci viene concessa mediante il Concolatore, lo Spirito di Verità.
Ufficio della Genuflessione nella Chiesa greco-cattolica di Piana degli Albanesi
Dopo le preghiere introduttive e l'inno Φῶς ἱλαρὸν si canta il grande Prokimeno della Sera (Τίς Θεὸς μέγας, ὡς ὁ Θεὸς ἡμῶν; "Quale Dio è grande come il nostro Dio?"). Indi, il diacono canta l'invito Ἔτι καὶ ἔτι, κλίναντες τὰ γόνατα, τοῦ Κυρίου δεηθῶμεν ("Ancora e ancora, inginocchiandoci, preghiamo il Signore", equivalente della ben più usata formula latina Flectamus genua) il sacerdote, "mentre tutti s'inginocchiano e scoprono il capo (i membri del clero, ndr), dal Santuario legge ad alta voce, in modo che tutti ascoltino" una lunga e poetica preghiera di San Basilio, di cui riportiamo sotto solo la traduzione:
Immacolato, incontaminato, senza principio, invisibile, incomprensibile, imperscrutabile, immutabile, insuperabile, incommensurabile, paziente Signore, che solo possiedi l’immortalità e abiti la luce inaccessibile, che hai fatto il cielo, la terra e il mare e tutte le opere che sono in essi, che adempi le preghiere di tutti prima che siano formulate: noi ti preghiamo e ti supplichiamo, o Sovrano amico degli uomini, Padre del Signore, Dio e Salvatore nostro Gesù Cristo, che per noi uomini e per la nostra salvezza discese dai cieli, s’incarnò per virtù dello Spirito santo da Maria, la sempre Vergine e gloriosa Deipara; egli, insegnando prima con le parole e dimostrandolo poi con le opere, quando si sottopose alla passione salvifica, lasciò un esempio a noi miseri, peccatori e indegni servi suoi, perché offrissimo suppliche, piegando il collo e le ginocchia per i nostri peccati e i peccati d’ignoranza del popolo. Tu dunque, misericordiosissimo e amico degli uomini, ascoltaci nel giorno in cui t’invochiamo, particolarmente in questo giorno di pentecoste, in cui il Signore nostro Gesù Cristo, dopo esser asceso ai cieli ed essersi assiso alla destra di Dio Padre, inviò il santo Spirito sui suoi santi discepoli e apostoli ed egli si posò su ciascuno di loro e li colmò tutti della sua grazia inesauribile ed essi iniziarono a proclamare in altre lingue le meraviglie di Dio e a profetare. Or dunque, noi ti preghiamo, ascoltaci e ricordati di noi miseri e colpevoli e fa’ tornare dalla prigionia le anime nostre, perché intercede per noi la tua stessa compassione. Accoglici, mentre prostrati gridiamo: Abbiamo peccato. Su te siamo stati gettati sin dal grembo, dal seno di nostra madre tu sei il nostro Dio: ma sono venuti meno nella vanità i nostri giorni, siamo stati spogliati del tuo aiuto, siamo privi di ogni scusa. Confidando tuttavia nella tua pietà, gridiamo: Il peccato della nostra giovinezza e le nostre ignoranze non ricordare e purificaci dalle nostre colpe nascoste; non respingerci nel tempo della vecchiaia, al venir meno della nostra forza non abbandonarci; prima di farci tornare alla terra, dacci di convertirci a te e guardaci con benevolenza e grazia. Misura le nostre iniquità col metro della tua pietà; opponi l’abisso della tua multiforme pietà alla moltitudine delle nostre colpe. Guarda, Signore, dall’alto del tuo santuario sul tuo popolo che ti circonda e attende da te la tua copiosa misericordia: visitaci nella tua benevolenza, liberaci dalla tirannia del diavolo, rendi sicura la nostra vita con le tue sante e sacre leggi. Affida il tuo popolo a un fedele angelo custode; raccoglici tutti nel tuo regno; dona il perdono a quanti in te sperano; condona a loro e a noi i peccati; purificaci con l’energia del tuo santo Spirito; sventa le macchinazioni del nemico contro di noi.
Benedetto sei tu, Signore, Sovrano onnipotente, che hai illuminato il giorno con la luce del sole e rischiarato la notte con i bagliori del fuoco: tu che ci hai concesso di percorrere tutta la giornata e di avvicinarci all’inizio della notte, ascolta la nostra supplica e quella di tutto il tuo popolo e perdona a noi tutti i peccati volontari e involontari; accogli le nostre preghiere vespertine e manda copiosa la tua misericordia e la tua compassione sulla tua eredità Circondaci come di un baluardo dei tuoi santi angeli, armaci con le armi della tua giustizia, tienici nella roccaforte della tua verità, custodiscici con con la tua potenza, liberaci da ogni sventura e da ogni assalto dell’avversario. Concedi che anche questa sera, con la notte che sopraggiunge, sia perfetta, santa, pacifica, senza peccato, senza inciampo, libera da fantasie notturne e così tutti i giorni della nostra vita: per l’intercessione della santa Deipara e di tutti i santi che in tutti i tempi ti sono stati graditi.
Le preghiere sul popolo genuflesso sono in tutto tre, ciascuna diversa, tutte estremamente poetiche e attribuite a San Basilio, tutte precedute dal summenzionato invito del diacono, e intervallate tra loro dal canto di una litania diaconale. Nella seconda si rinnova la richiesta dei doni dello Spirito Santo, mezzi indispensabili per il perfezionamento e il compimento della vita cristiana; la terza esalta lo Spirito fonte di vita, per cui siamo liberati dalle catene dell'Ade, è sconfitto l'antico serpente e noi siamo guidati alla salute eterna.
La Chiesa genuflette tre volte per accogliere lo Spirito Santo, e tutti gli affetti e i sentimenti che vuole esprimere con questo gesto sono ben trasmessi da quest'altro inno del Vespero: Ἐν ταῖς αὐλαῖς Σου ὑμνήσω Σὲ τὸν Σωτήρα τοῦ κόσμου, καὶ κλίνας γόνυ προσκυνήσω Σου τὴν ἀήττητον δύναμιν, ἐν ἑσπέρᾳ καὶ πρωί καὶ μεσημβρίᾳ, καὶ ἐν παντί καιρῷ εὐλογήσω Σὲ, Κύριε (Nelle vostre dimore vi inneggerò, o Salvatore del mondo, e inginocchiandomi adorerò la vostra invincibile potenza, alla sera, al mattino e a mezzogiorno, e in ogni tempo vi benedirò o Signore).
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