sabato 12 maggio 2018

La novena di Pentecoste

Affine di voler aumentare le pubbliche suppliche allo Spirito Santo, particolarmente utili per la Chiesa e per il popolo cristiano nelle difficoltà in cui versa, Papa Leone XIII, coll'Enciclica Divinum illud munus, datata 9 maggio 1897, stabilì che: "in tutto il mondo cattolico quest’anno e sempre in avvenire si premetta alla Pentecoste la novena in tutte le chiese parrocchiali e anche in altri templi e oratori, a giudizio degli ordinari". Vista l'importanza della suddetta festa, conosciuta come la Pasqua d'estate e un tempo circondata da attenzioni liturgiche e devozionali pressoché paragonabili a quelle della Risurrezione, nulla di strano che in tutte le parrocchie fu stabilita l'obbligazione al compiere una pia pratica allo Spirito Santo, invocandone la discesa sui cristiani alla guisa dell'antica Pentecoste, in quella che meritatamente fu definita "la prima novena dell'anno".


Essendovi dunque l'obbligo di compiere questa devozione alla terza ipostasi della Santissima Trinità, vediamo cosa stabilì a riguardo d'essa la Sacra Congregazione dei Riti, seguendo quanto ci riporta uno dei più autorevoli manualisti di liturgia, Giuseppe Baldeschi (Esposizione delle cerimonie, capo XVI, articolo I):

1. La Novena di Pentecoste deve cominciarsi il venerdì fra l'ottava dell'Ascensione, cosicché termini alla vigilia di Pentecoste (SRC, Decr. 4271, VI)
2. L'ufficio si compie ordinariamente coi paramenti bianchi; ma se si facesse subito dopo i vesperi solenni, allora il colore dei paramenti sarà quello del giorno, ma il velo omerale dovrà sempre essere bianco (SRC, Decr. 2562)
3. L'ufficio si ordina nel seguente modo: esposto il Santissimo Sagramento, dopo una breve adorazione, durante la quale possono recitarsi preghiere al Santo Spirito, pure in lingua volgare, purché approvate dalla competente autorità ecclesiastica, si canta l'inno Veni Creator, la prima strofa in ginocchio e le altre tutti in piedi, dicendo al termine la dossologia pasquale (Deo Patri sit gloria, et Filio qui a mortuis surrexit... e non, come si potrebbe ragionevolmente supporre, quella dell'Ascensione), seguito dal versetto Emitte Spiritum tuum et creabuntur colla sua risposta, senza però aggiungervi alleluja infine (nonostante siamo nel tempo pasquale) e detto in ginocchio, e si termina coll'orazione Deus qui corda fidelium con la conclusione breve, detta dal sacerdote in piedi mentre gli altri stanno in ginocchio. (SRC, Decr. 3157, VIII; 1583, VII; 4224; 4036; 3764, XVIII; 3134).


Foglietto colle preghiere della novena di Pentecoste scaricabile

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