giovedì 1 luglio 2021

L'uso distorto del tabernacolo nell'Occidente moderno

In questa festa del Corpus Domini (giuliano), approfondiamo un elemento di decadenza - o comunque allontanamento dalla prassi originaria - della pratica occidentale negli ultimi secoli, cioè l'uso distorto del tabernacolo e della riserva eucaristica.

Il detto uso improprio si sviluppa soprattutto nei secoli XIX e XX, per influsso del pietismo prima e della comunione frequente poi, installandosi su un uso solo parzialmente distorto che si era formato nei secoli antecedenti, sempre animato da movimenti ai margini della Chiesa e fautori di una spiritualità distorta, a partire dalle beghine di Liegi del XIII secolo le cui visioni avrebbero dato origine alle pressioni per la festa del Corpus Domini, poi confermata in corrispondenza del miracolo eucaristico di Bolsena. I documenti post-tridentini sono molto chiari sul tabernacolo e sul suo uso, e il fatto che ben poche comunioni venissero amministrate durante l'anno faceva sì che il ruolo del tabernacolo non fosse poi così lontano da quello originario; viceversa, con la moltiplicazione delle comunioni e con lo svilupparsi di un devozionismo eucaristico che non corrisponde alla retta e dovuta adorazione che si conviene avere per Nostro Signore sostanzialmente presente, la mentalità nei confronti del tabernacolo si è notevolmente corrotta. Il ritorno alla pristina purezza in questo campo sarebbe stato uno dei punti auspicabili di una seria riforma (nel senso letterale, cioè di un ripristino delle forme originarie), ma nondimeno non si è mai realizzato, permanendo tutt'oggi, in modo sorprendente eguali tra conservatori, "tradizionalisti" e riformisti, una mens che non corrisponde a quella patristica.

Un altare bizantino, con l'artophorion al centro

Uso della riserva eucaristica

Nella Vita di San Basilio il Grande leggiamo che il santo gerarca durante la Divina Liturgia, consacrava tre pani, uno per sé, uno per i monaci, e uno da custodire nella colomba, ovvero nel tabernacolo. Tale riserva aveva e ha uno scopo fondamentale: ovverosia quello di garantire il viatico per i malati e i morenti. Il tabernacolo non è dunque un luogo dove riversare quantità indiscriminate di ostie, né il luogo dove bisogna fissare gli occhi in languida adorazione (ché il culto non è mai languido, essendo questo proprio del sentimento). E' per esempio molto poco conveniente, come ahimè è invece prassi inveterata nelle chiese cattoliche, non consacrare le particole per i comunicandi durante la stessa Messa, bensì servirsi di particole presantificate; l'uso storico dei presantificati, con la loro propria liturgia, ha un significato molto particolare, perché si lega all'impossibilità di celebrare il Sacrificio in determinati giorni, e perciò estenderlo a prassi consolidata snatura l'atto sacramentale. Le particole custodite nel tabernacolo dovrebbero essere poche, e usarsi appunto solo in caso di emergenze, per i malati o altre eventuali Comunioni che si dovessero dare fuor dalla messa.

Sull'uso devozionistico della riserva eucaristica, corredato da inquietanti espressioni quale quella che parla di Cristo come il "divin prigioniero" (Montfort), non spendiamo nemmeno parole, essendo abbastanza palese la natura deviata di tali meditazioni affettive. Basti ricordare che il tabernacolo non ha nessun ruolo liturgico, essendo che tutte le rubriche del Messale non ne prevedono la presenza, e i "tradizionalisti" che affermano che nella messa tridentina il sacerdote è rivolto al tabernacolo commettono un errore tanto grosso da far seriamente dubitare della loro formazione. Ci limiteremo, in un paragrafo successivo, a spendere qualche parola sull'esposizione e l'adorazione eucaristica. 

Forma e posizione del tabernacolo

Il tabernacolo della
Ducale Basilica di S. Marco
L'antica forma del tabernacolo si è detto essere quella di una colomba appesa sopra l'altare, anche se col tempo assunse altre numerose forme: particolarmente adornato era il tabernacolo torreggiante che il santo imperatore Costantino donò alla Basilica Vaticana di San Pietro, d'oro e argento adornato di 250 perle, pur esso appeso al ciborio. Il luogo ove la riserva si custodiva, in Occidente, era sovente una parete laterale della chiesa, spesso fronteggiante un altro tabernacolo, ovvero quello in cui si custodivano gli Olii Sacri, i quali -seppur in un'altra forma rispetto all'Eucaristia- rappresentano una "presenza reale" dello Spirito Santo che li vivifica. Questo modello è ancora visibile in alcune chiese, per esempio nella Ducale Basilica di S. Marco, ancorché ivi non siano più utilizzati questi antichi tabernacoli. Nel corso del Medioevo, soprattutto in area germanica, queste custodie laterali vennero particolarmente decorate e arricchite, fino a diventare delle torri monumentali: la più famosa probabilmente è la Sakramentshaus della Cattedrale di S. Lorenzo a Norimberga, alta più di 18 metri.
La "torre eucaristica"
della cattedrale di Norimberga

A pensarci, la posizione in cui si trovano queste custodie è la stessa richiesta dalle rubriche del messale al Giovedì Santo per la custodia dell'Eucaristia, il cosiddetto "sepolcro" (che quando viene riposta l'Eucaristia non è ancora un sepolcro, ma nei riti pre-tridentini lo diventerà per le cerimonie del venerdì santo pomeriggio); le stesse rubriche menzionano un locus aptus e nemmeno un altare. Queste indicazioni non sono altro che la collocazione della custodia eucaristica permanente: infatti, anticamente proprio al Giovedì Santo venivano consacrate le specie per i malati che poi si sarebbero conservate tutto l'anno.

Solo a partire dal XVI secolo, e pare a partire dalla diocesi di Verona per ordine del vescovo locale Gianmatteo Giberti, ai luoghi della custodia venne accompagnato un altare laterale; si trattava però di un altare molto particolare, sul quale ordinariamente non si celebrava alcuna sacra funzione, che assumeva queste forme solo per questioni di decoro, essendo la missione del vescovo Giberti restituire decoro alle trascurate chiese della diocesi scaligera dell'epoca. Questa costumanza si sparse ben presto in tutta Italia: nel 1560 il Borromeo spostò a un altare laterale la custodia del Sacramento nella Cattedrale Ambrosiana, prima mantenuta in sagrestia; nel 1614 un decreto di Papa Paolo V obbligò allo stesso tutte le chiese della diocesi romana.

Questi altari erano tuttavia sempre altari laterali, poiché la tradizione occidentale non ha mai conosciuto i tabernacoli all'altar maggiore. Come detto, le rubriche del Messale di Pio V, al capo relativo alla preparazione dell'altare per la celebrazione, danno per scontato che sul medesimo non vi sia il tabernacolo; anzi, nel Caeremoniale Episcoporum del 1600, ma pure nelle edizioni successive, leggiamo:
Aliud locum, ubi est Sanctissimum Sacramentum [...] diversum esse solet ab altari majori, et ab eo, in quo Episcopus, vel alius, est Missam solemnem celebraturus. Nam, licet sacrosancto Domini nostri Jesu Christi Corpori, omnium Sacramentorum fonti, praecellentissimus ac nobilissimus omnium locus in Ecclesia conveniat, neque humanis viribus tantum illud venerari et colere umquam valeamus, quanto decet tenemurque; tamen valde opportunum est ut illud non collocetur in majori, vel in alio altari, in quo Episcopus, vel alius, solemniter est Missam seu Vesperas celebraturus; sed in alio sacello, vel loco ornatissimo, cum omni decentia et reverentia ponatur. [...] Et ideo, non congruum, sed maxime decens est, ut in altari ubi Sanctissimum Sacramentum situm est, Missae non celebrarentur, quod antiquitus observatum fuisse videmus. (I, xii, 8-9)
L'altro luogo, dove si trova il Santissimo Sacramento [...] suol essere diverso dall'altare maggiore, e da quello in cui il Vescovo o un altro dovrà celebrare la messa solenne. Infatti, sebbene al sacrosanto Corpo del Signor nostro Gesù Cristo, fonte d'ogni Sacramento, convenga il luogo più eccelso e nobile di tutti nella chiesa, giammai possiamo venerarlo e adorarlo soltanto con le umane forze quando invece dovremmo e gli spetterebbe; tuttavia, assai opportuno è che quello non sia collocato nel maggiore, o in un altro altare in cui il Vescovo o un altro dovrà celebrare la Messa o il Vespro; ma sia posto in un altro sacello, o in un luogo ornatissimo, con ogni decenza e riverenza. [...] E perciò è non solo conveniente, ma massimamente opportuno, che nell'altare dove è sito il Santissimo Sacramento non si celebrino le Messe, la qual cosa vediamo esser stata osservata sin dall'antichità.

I padri del Concilio di Trento, evidentemente, avevano ben chiara non solo la prassi antica, ma pure la ragione teologica (oltreché pratica) per cui non conviene che le Sacre Funzioni vengano celebrate all'altare della riserva eucaristica. Se ne deduce che contrarie a tali prescrizioni del Cerimoniale, tuttora in vigore nella Chiesa Cattolica, sono non solo le celebrazioni agli altari del Santissimo Sacramento, ma massimamente le funzioni coram Sanctissimo, che confondono il senso medesimo della Divina Liturgia Eucaristica; funzioni molto praticate da chi confonde la storia della liturgia con la prassi decadente degli ultimi secoli. I tabernacoli iniziarono a comparire agli altari maggiori per opposizione alla riforma protestante, volendo sottolineare la Presenza Reale; particolarmente ciò era importante nei territori di convivenza tra riformati e cattolici, ove vedere il tabernacolo era segno inequivocabile che la chiesa in cui si era entrati era votata alla fede cattolica. La prassi andò estendendosi lentamente in molte parrocchie, scampandosi solo le cattedrali e collegiate, ove la complessità delle cerimonie del coro ecclesiastico permise di mantenere nettamente separata la custodia; in molte chiese romane gli altari maggiori, sinora privi di tabernacolo, ne furono dotate nell'Ottocento, e possiamo dedurre che in questo secolo la violazione della norma divenne generalizzata, all'intensificarsi del pietismo eucaristico di cui sopra.

Paradossalmente, nello spostare i tabernacoli dall'altare maggiore, il Vaticano II ha eseguito un atto realmente tradizionale (uno dei pochi), purtuttavia prontamente criticato dai "tradizionalisti" poco avvezzi alla storia liturgica; che poi i luoghi dove son stati spostati siano sovente indegni, maltenuti ed esteticamente discutibili, questo è indubbio, ma del resto la sciatteria, la mancanza di rispetto e finanche l'eresia eucaristica sono stati certamente presenti nella prassi post-Vaticano II.

L'esposizione eucaristica: alcune suggestioni

Ostensorio del tesoro della
Cattedrale di Bolzano (1490)
Nella festa del Corpus Domini e nella sua ottava in Occidente vi è la consuetudine di praticare l'esposizione delle specie eucaristiche in degli speciali ostensori, offrir loro gesti di adorazione e portarli processionalmente per le vie in trionfo. Sebbene questa prassi non sia molto antica, e viene generalmente vista con sospetto dall'Ortodossia perché legata alla concezione scolastica dell'Eucaristia e alla comunione dei laici al solo Corpo, in sé non presenta sostanziali problemi o disgiunzioni eccessive dall'uso antico. Il Corpus Domini, infatti, non è che una ri-celebrazione in forma gloriosa del mistero dell'Ultima Cena, che l'atmosfera del Giovedì Santo non permetteva di festeggiare con tale pompa; la processione eucaristica del Corpus Domini è quindi legata a quella che si compie al Giovedì Santo portando le Specie al sepolcro per i Presantificati dell'indomani. La celebrazione della Processione è strettamente liturgica, con prassi ben determinate, e nella consuetudine imperiale tedesca, diffusasi un po' in tutta Europa, la lettura degli incipit dei Quattro Vangeli ai quattro punti cardinali durante il percorso della processione. Gli antichi ostensori poi (tuttora sopravvissuti nell'Arcidiocesi di Milano, detti "a tempietto") avevano la forma di reliquiari, non l'attuale forma a raggiera che insiste materialisticamente per mostrare, come se non si potesse conoscere spiritualmente Iddio senza vederlo. Purtuttavia, nella prassi cattolica più recente il devozionismo eucaristico ha portato a una corruzione notevole della prassi, con un aumento smisurato della frequenza dell'esposizione e adorazione eucaristica, e una conseguente materializzazione del Sacramento separato dal Mistero.

Il tipico del Monastero di Port-Royal-des-Champs, abbazia femminile cistercense fiorita nel corso del XVII secolo nella Francia meridionale accusata un po' pretenziosamente di giansenismo per l'osservanza rigorosa della regola e dei canoni antichi, ci offre delle indicazioni piuttosto precise ed equilibrate su come effettuare le funzioni del Corpus Domini. L'esposizione eucaristica è permessa solo durante l'Ottava del Corpus Domini, e si espone soltanto un'ostia consacrata nella Messa al termine della medesima, in modo che il Sacramento non sia slegato dalla ierurgia; a ciò segue subito la Processione, al termine della quale, compiuta la Benedizione, l'ostia è subito riposta. Tali informazioni, insieme al resto delle consuetudini del monastero, sono attentamente riportate da J.B. Le Brun, Voyages Liturgiques de France: ou Recherches faites en diverses villes du Royaume, Paris, Delaulne, 1718, pp. 234ss.

La processione del Corpus Domini al monastero di Port-Royal
Illustrazione di Louise-Madeleine Cochin-Horthemels (1713),
Collection du Chateau de Versailles (copyright)

Non si ammette dunque interminabile e languida adorazione, né generalmente si ammette l'esposizione eucaristica al di fuori di quei giorni particolari, né al di fuori della celebrazione della Divina Liturgia. Decisamente il contrario della prassi purtroppo invalsa nelle chiese cattoliche a partire dall'Ottocento, con adorazioni frequentissime, separate dalla Liturgia e accompagnate da devozioni (tra cui la recita del Rosario, la lettura spirituale, la meditazione, con un totale disinteresse del Signore presente, utilizzato solo come un sentimentale stimolo della propria fantasia) spesso senza la pompa e la solennità necessaria all'evento, rischiando in questo modo di disonorare sommamente il Cristo incarnato, materializzando il Divino Sacramento e rendendolo uno strumento del proprio pietismo.

C'è da augurarsi che queste pratiche corrotte e deviate possano un giorno essere riportate alla pristina austerità e purezza, in modo da scrollare il velo offuscato del pietismo sentimentale, e di offrire degnamente a Cristo Dio l'onore spettante a Lui che è invisibilmente scortato dalle schiere angeliche.

14 commenti:

  1. Grazie per l' articolo molto interessante. Una prima considerazione a caldo e poi forse altre dopo aver riletto e meditato. Noto che la prima immagine mostra un altare bizantino con l' artiforion sopra di esso, un po' come da noi solo molto piu' discreto. Hanno sempre avuto questa usanza oppure è una influenza occidentale? Altra cosa, la colombina eucaristica era appesa al ciborio, l' artoforion sull' altare, allora non sembra così inopportuno conservare la riserva eucaristica in luoghi direttamente attinenti con esso.

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    1. Sulla storia dell'artophorion sappiamo poco; nell'articolo però specifico chiaramente che la tradizione OCCIDENTALE era di conservare l'Eucaristia a lato e non al centro, come invece sembra essersi affermato a Bisanzio.
      Il problema sostanziale non è la posizione, ma la ragione della posizione: nel rito bizantino l'artoforion è "ignorato", non gli sono tributate genuflessioni etc. Il tabernacolo invece nel rito romano riceve un'attenzione cerimoniale notevole, e averlo sull'altar maggiore complica e turba le cerimonie. La riserva eucaristica nel rito bizantino è ignorata: nell'unica funzione in cui si usa, i Presantificati, prima dell'inizio è portata alla protesi (una credenza sulla sinistra), da dove sarà processionalmente portata all'altare prima della Comunione. Sembra perciò che tutte le tradizioni liturgiche non amino che le cerimonie inizino con dei doni consacrati sull'altare, se questi hanno un qualche ruolo cerimoniale.

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  2. 1."tradizionalisti" fanno seriamente dubitare della loro formazione, personalmente dubito giornalmente della loro formazione dato le vistose caratteristiche cabarettistiche più che liturgiche romane.
    2.Essendo cresciuto tra le sottane delle monache Basiliane mi insegnarono come prima cosa di evitare quella prassi imbarazzante di alzarmi e segnarmi quando vengono riposte le particole nel tabernacolo dopo la comunione, come se non ci fosse già la presenza reale.
    3.Gianmatteo Giberti un grande personaggio nato a Palermo amico di quel gigante della Chiesa che fu Gian Pietro Carafa poi Paolo PP IV di immortale memoria, ebbero una fitta corrispondenza quando dall’Oratorio del Divino Amore nacque quel motore propulsivo della Controriforma che furono i Clerici Regolari Teatini.
    4.In mia città ed agro solo una chiesa ha la colombina eucaristica appesa al ciborio di fattura moderna come di modernista è la liturgia pur in una fabbrica sacra pluri-secolare

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    1. La colomba appesa oramai è quasi archeologia. La soluzione migliore è la nicchia laterale, o la torre se siamo in Germania.

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  3. A proposito di nicchia laterale: nella chiesa di San Vito a Treviso, proprio in centro, vi è un antico tabernacolo posizionato nel pilastro sinistro che immette nel presbiterio. La fattura e' gotica e molto raffinata composta di racemi e figure che incorniciano la porticina centrale opera di un eccellente artista. Un po' come nella Basica Ducale. E se non mi sbaglio quella posizione come ripositorio per il Santissimo c'è pure, ma dovrei verificare, nella ex chiesa di Santa Caterina nella medesima citta' dove una piccola nicchia oggi senza chiusure, vede nel fondo di essa (vado a memoria) dipinto un busto d' angelo reggente una iscrizione che recita "Corpus Christi". E una sistemazione analoga ma proprio sull' altare maggiore la si puo' vedere pure oggi nel Santuario della Santissima Vergine a Motta di Livenza dove nella prima metà del '500 dove un pregevole dossale marmoreo elevato sull' altare maggiore tradizionalmente attribuito al Sansovino, vede al centro una sorta di edicola scortata da due angeli in atteggiamento adorante rivolti verso una apertura chiusa da grata che in origine doveva contenere la pisside (a vista dei fedeli?)e sopra questa apertura si vede l' effigie di un Cristo cone uomo dei dolori. Questa formula sembra adattare l' usanza medievale del tabernacolo a parete con la volontà di sottolineare la presenza del Sacramento sull' altare.
    Da notare che poi tale soluzione non fu più ritenuta adeguata perche' in epoca posteriore ai piedi di questo bellissimo manufatto fu aggiunto un tabernacolo di fattura consueta proprio sulla mensa dell' altare stesso. Mi domando se l' allestimento marmoreo nella Basilica mottense possa considerarsi una sorta di fase intermedia per arrivare poi alla definitiva posizione del tabernacolo sull' altare.

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  4. Quindi sembra che la migrazione del tabernacolo sull' altare maggiore delle chiese sia una novità di quel torno d' anni del XVI secolo. A Siena nei primi del cinquecento si toglie dall' altare della Metropolitana la grande Maestà di Duccio per far spazio al tabernacolo bronzeo del Vecchietta che vista la sua monumentalita' non sembra credibile che vi si accedesse dalla mensa, quanto piuttosto dal retro per prelevare le particole. E qui si parla di una Cattedrale dove massimamente si dovevano osservare le regole del pontificale.

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  5. Articolo estremamente interessante. Non si finisce mai di scoprire e imparare. Grazie.

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  6. in generale il principio dovrebbe essere: la Messa non è il momento liturgico destinato al culto della Reale Presenza di Cristo nel Sacramento, al quale va comunque tributato tutto l'onore e il rispetto possibili durante la celebrazione

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  7. Per concludere le considerazioni fatte sopra mi sembra che si possa affermare che a un certo punto si senta la necessità di sottolineare il più possibile la presenza del Cristo Sacramentato tanto da contravvenire alla tradizione liturgica e cedere pian piano, impercettibilmente, verso alterazioni sempre maggiori. Ma mi chiedo: perché in occidente è stato piu' facile questo percorso mentre l' oriente sembra che sia stato meno incline a tali "adattamenti"?

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    1. La ragione è prettamente storica, e cioè le eresie antieucaristiche diffuse esclusivamente in Occidente perchè frutto di razionalismo, prodotto puramente occidentale. Paradossalmente le prime eresie antieucaristiche, seppur molto debili (non negano la Divina Presenza, ma insinuano per esempio la trasmissibilità di malattie) sono arrivate solo oggi in Oriente.

      Alcuni spostamenti, come quello del tabernacolo al centro, non sono da condannare in tutto, hanno ragioni storiche comprensibili e nella loro epoca sono tollerabili. Nelle chiese grandi oggi può essere restaurata una situaziond migliore. È invece da condannare l'intendimento pseudodogmatico che ne hanno certi "tradizionalisti", per cui la colomba o la custodia laterale sarebbero eresie.

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  8. Molte grazie.
    In una ipotetica restaurazione della liturgia latina tradizionale che fare allora degli altari maggiori della gran parte delle chiese dove essi ancora sopravvivono che hanno un tabernacolo più o meno monumentale che troneggia proprio al centro della mensa? Si dovrebbe smontare? Si dovrebbe lasciare vuoto? O si dovrebbe continuare a tenervi la Divina Eucarestia?
    Un' altra domanda circa la messa tradizionale: le genuflessioni che ho visto fare al celebrante durante la prima incensazione dell' altare quando passa davanti al centro dell' altare, le farebbe sia con o senza il tabernacolo con il Santissimo?
    Terza considerazione: quale sarebbe l' atteggiamento tradizionale quando si passa davanti alla Riserva Eucaristica? Sempre che questa riserva in antico fosse percepita dai fedeli e ammettendo che essi vi abbiano da sempre prestato atti di adorazione o quanto meno di riverenza.
    Grazie per l' attenzione.

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    1. Credo che convenga un atteggiamento conservativo, togliendo il tabernacolo centrale dove palesemente postumo o stonato, e lasciandolo, anche vuoto, in altri casi. L'importante poi sarebbe usare con saggezza la riserva, come detto sopra.
      2. No, il celebrante inchinerebbe alla Croce, mentre alla medesima Croce i ministri genuflettono.
      3. In antico non si facevano genuflessioni o adorazioni manifeste alla riserva; ora il farle non è certo male, anzi, è lodevolissimo da parte dei fedeli, purchè non turbino le cerimonie, e perciò talora i ministri ignorano la riserva (anche nelle rubriche tridentine, per esempio in alcune processioni interne) pur transitandovi.

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    2. Si certo, ho capito, molte grazie. Davvero molte grazie.

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  9. Buona sera, avrei un'altra domanda circa la foggia del tabernacolo soprattutto in età barocca: recentemente sono entrato in una chiesa che risale al settecento in cui il bell' altare maggiore in pietra scolpita coevo alla chiesa reca un monumentale tabernacolo con una particolarita': una sorta di riserva "a due piani" cioè il tabernacolo a sviluppo verticale presenta due porticine, una in basso direttamente sopra la mensa e una in alto nel posto dove comunemente si trova l' edicola per la esposizione del Santissimo. Non capisco come mai esistano questi due vani uno sull' altro ammesso che servissero entrambi come custodia eucaristica.
    Io non conosco questa spiegazione e vorrei lumi,se possibile.
    Molte grazie dell' attenzione.

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