giovedì 29 luglio 2021

17 luglio - In commemoratione Sancti Alexii

di Luca Farina

Oggi, 17 (30) luglio, commemoriamo Sant’Alessio confessore, noto come l’elemosiniere e come человѣ́къ Бо́жїй (uomo di Dio) nella tradizione slava. Nativo di Roma, nacque nel IV secolo e morì il 17 luglio 412. Il Santo, sebbene oggi in Occidente sia festeggiato in modo poco sentito e quasi ignorato, godeva di una particolare celebrità.

Secondo la versione greca e romana della storia (ve n’è anche una siriaca leggermente diversa), Alessio, giovane nobile romano, si sposa per assecondare la volontà dei genitori; la prima notte di nozze decide di non consumare il matrimonio con la propria sposa ma fugge, ritirandosi in vita ascetica e povera per 17 anni, fino a raggiungere Edessa (in Mesopotamia, attuale Turchia). Tornato a Roma, i genitori e la moglie, non riconoscendolo, lo ospitano per altri 17 anni in un sottoscala, dove Alessio vive solo di elemosine. Poco prima di morire scrive una lettera, che sarà letta dopo la sua dipartita. Il padre, la madre e l’amata si struggono per non averlo riconosciuto, e il suo corpo è subito custodito come reliquia dal popolo dell’Urbe.

Icona russa del XIX secolo di Sant'Alessio, con dodici scene della sua vita.
Dall'angolo in alto a sinistra in senso orario: Nascita e battesimo di S. Alessio; Educazione di S. Alessio; S. Alessio dà l'anello alla sua sposa; S. Alessio prende l'oro della sua casa e noleggia una nave; S. Alessio a Edessa chiede la carità alle porte della chiesa; S. Alessio parte da Edessa su una nave; S. Alessio giunge alla casa paterna; S. Alessio nutrito dai servi del padre; S. Alessio scrive la sua vita e il padre Eufemiano cerca di strappare il manoscritto dalle sue mani; Dormizione di S. Alessio; Traslazione delle reliquie di S. Alessio; Miracoli delle reliquie di S. Alessio (fonte).

Il culto a Sant’Alessio non è attestato prima della fine del X secolo. Nel 977 Papa Benedetto VII affidò ai monaci basiliani la chiesa di San Bonifacio sull’Aventino; essa sorge, secondo tradizione, sul luogo che ospitò la casa di Sant’Alessio e così, nel 986, fu aggiunto alla chiesa il titolo dell' uomo di Dio. Nel Messale di Pio V la sua festa è iscritta con il grado Semplice.

Le sue reliquie sono distribuite per diverse chiese: il suo capo è oggi custodito nel monastero di Aghia Lavranei pressi di Kalavryta, in Acaia: secondo lo Ktitorikon e l’iscrizione sul reliquiario, esso fu donato al monastero dall’imperatore Manuele II Paleologo nel 1398. Altri frammenti si trovano nella suddetta basilica romana, nel monastero athonita di Esphigmenou e nella lavra di S. Aleksandr Nevskij a San Pietroburgo.

La fama di Sant’Alessio ha portato alla stesura di numerose agiografie; quelle di epoca medievale costituiscono interessanti testimonianze degli albori della letteratura in volgare. Un esempio di esse è proprio la Vie de saint Alexis in antico francese (con forte patina normanna). Il testo consta di 625 versi distribuiti su 125 strofe, composti circa alla metà del secolo XI. L’opera è anonima, ma alcuni studiosi l’hanno attribuita a Tetbald di Vernon, un chierico normanno canonico della cattedrale di Rouen. Di costui sappiamo ben poco: tradusse dal latino diverse agiografie e le arricchì con la propria retorica; elementi giudicati sufficienti dal medievista Gaston Paris, che ne curò l’edizione critica del 1872 e la attribuì al canonico; non sufficientemente convincenti per altri studiosi, come il prof. Paolo Gresti, che nell’edizione a cui facciamo riferimento riporta il testo anonimo in via prudenziale. Il testo in questione ci è tramandato da otto testimoni (contando sia quelli interi che quelli frammentarii) e attinge ad una Vita latina.

Riportiamo quattro ottave del testo (seguito da traduzione), che rappresentano il dolore dei genitori e della moglie di Alessio e la preparazione del corpo per le esequie.

Metro: strofe di cinque decasyllabes [1] monoassonanzati. Cesura, spesso epica [2], dopo l’accento di quarta.

78Quant ot li pedre ço que dit ad la cartre
ad ambes mains derumpt sa blance barbe:
“E! filz”, dist il “cum dolerus message!”
Vis atendi quet a mei repairasses,
par Deu merci, que tu’m reconfortasses”.

[…]

85De la dolur que demenat li pedra
grant fut la noise, si l’antendit la medre.
La vint curante cume femme forsenede,
batant ses palmes, criant, eschevelede:
vit mort sum filz, a terre chet pasmede.

[…]

99 “Or par sui vedve, sire”, dist la pulcela;
“jamais ledece n’avrai, quar ne pot estra,
ne charnel hume n’avrai an tute terre.
Deu servirei, le rei ki tot guvernet:
il ne’m faldrat, s’il veit qye jo lui serve”.

100 Tant i plurerent e le pedra e la medra
e la pulcela que tuit s’en alasserent.
En tant dementres le saint cors apresterent,
tuit cil seinur, mult bel le conreerent:
com felix cels ki par feit l’enorerent!


Traduzione: Quando il padre ebbe ascoltato ciò che la carta diceva con entrambe le mani si strappa la barba bianca:” Ah! Figlio,” disse “che messaggio carico di dolore! Ho atteso, vivo, che tu ritornassi a me, per la grazia di Dio, che mi riconfortassi”. […] Fu grande lo strepito del dolore che manifestava il padre, la madre lo sentì. Giunse sul posto come una donna fuori di sé, battendo le mani, gridando, scarmigliata: vide il figlio morto, cadde a terra priva di sensi. […] “Ora sono vedova signore”, dice la fanciulla; “Non avrò più gioia, perché non può essere, né conoscerò carnalmente alcun uomo sulla terra. Servirò Dio, il re che tutto governa: egli non mi verrà meno, se vede che lo servo”. Tanto piangono il padre, la madre e la fanciulla, ne sono tutti sfiniti. Nel frattempo prepararono il santo corpo tutti quei signori [di Roma], lo vestirono molto riccamente: beati coloro che lo onorarono con fede!

(Testo e traduzione sono tratti da: P. Gresti, Antologia delle letterature romanze del Medioevo, Bologna, Pàtron, 2011)

Locandina di uno spettacolo teatrale sulla vita di S. Alessio presentato a Kiev nel 1674.
Come si legge nella pagina di destra, lo spettacolo è dedicato "Al piissimo sovrano l'Imperatore e Gran Principe ALESSIO figlio di Michele, di tutta la Grande, la Piccola e la Bianca Russia AUTOCRATORE, e di molte terre e signorie, d'Oriente e d'Occidente e di Settentrione, padre e nonno ed erede, e sovrano e signore: alla sua imperiale e luminosissima maestà il SOVRANO ORTODOSSO [...]". Il culto di S. Alessio si diffuse particolarmente nella Rus' proprio sotto l'impero di codesto Zar che portava il suo nome (1645-1676).

La vita del Santo, a ulteriore prova della sua celebrità, è narrata in tanti altri testi. Una rapida carrellata nella letteratura medievale ci farà incontrare anche l’anonimo Ritmo marchigiano dell’inizio del XIII secolo, la Vita beati Alexii in antico lombardo di Bonvesin de la Riva, l’Alexius in antico tedesco di Corrado di Wuerzburg (1275). Nel Rinascimento troviamo la Vida de Sant Alexo in antico spagnolo di Juan Varela de Salamanca (1520 circa); nel XVII secolo Auto de Santo Aleixo, filho de Eufemiano, senador de Roma, dramma in portoghese di Baltasar Dias (1613) e La vita di Sant'Alessio descritta ed arricchita con divoti episodi dello scrittore genovese Anton Giulio Brignole Sale (1648). La vita del Santo fu persino messa in musica: ricordiamo il Sant’Alessio di Stefano Landi (1632) e l’omonimo oratorio di Camilla de Rossi (1710).

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NOTE

[1] Secondo la metrica francese e provenzale, il décasyllabe corrisponde all’endecasillabo italiano (ultimo accento sulla decima sillaba).

[2] Si chiama così perché è usata spesso nei testi epici (e anche in quelli agiografici, come qui). La quarta sillaba è accentata e quella immediatamente successiva non viene computata, risolvendo così l’apparente ipermetria del verso.

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