lunedì 2 dicembre 2019

Indicazioni liturgiche per il tempo di Avvento

L'Introito della I Domenica d'Avvento
Nei libri liturgici della Tradizione Romana

L’Avvento è un cosiddetto tempo forte della liturgia romana: ovvero, visto il suo carattere marcato, tanto nell’accompagnare l’antico digiuno prenatalizio con l’esempio di S. Giovanni Battista, quanto nel suo significato escatologico richiamante la Seconda Venuta di Cristo [1], degno di essere ricordato quotidianamente nella liturgia. Pertanto, ogni giorno, anche occorrendo le feste doppie, quelle dei grandi santi che accompagnano questa nostra preparazione (per citarne alcuni, S. Nicola e S. Ambrogio), l’Avvento viene commemorato con l’orazione della domenica precedente, e così nell’ufficio si aggiungono antifone al Magnificat e al Benedictus proprie ogni giorno.

Le domeniche d’Avvento sono privilegiate: pur essendo semidoppie, la I domenica d'Avvento è di I classe, e le restanti sono di II classe, il che impedisce che esse vengano soverchiate da altre feste. Secondo le rubriche riformate nel 1913, la Festa della Concezione della Madre di Dio, cadendo in domenica, ha tuttavia la precedenza, mentre precedentemente in caso di occorrenza sarebbe stata traslata al 9 dicembre [2].

Nelle messe del tempo (ovvero le messe domenicali e quelle feriali, quando non si dicono le messe dei santi, che comunque, complice l’Ottava della Concezione, occupano la totalità dei giorni feriali sino al 17 dicembre exclusive, inizio delle ferie privilegiate, che comprendono usualmente i giorni delle Quattro Tempora e le meravigliose antifone O del Magnificat del Vespero [3]) si osservano numerosi segni di penitenza alla messa:
  • Si usano i paramenti violacei, e il diacono e il suddiacono indossano la pianeta piegata in luogo della dalmatica e della tonacella;
  • L’organo tace, o, secondo una tradizione diffusa in Italia ma contraria alle prescrizioni del Caeremoniale Romanum [4], suona ma in modo più lugubre;
  • Non si adornano di fiori gli altari, ma sono ammessi i reliquiari modesti [5];
  • Il Vescovo in cattedrale smette la mitria preziosa, usando solo quella dorata;
  • L’Inno Angelico è omesso alle messe domenicali;
  • Alle messe feriali è omesso l'Alleluja col suo verso, che però si canta alle messe domenicali;
  • Si omette l’Ite missa est alla fine, sostituito dal Benedicamus Domino, che è cantato dal diacono voltato verso l’altare.
Inoltre, i vescovi non indossano l'abito di coro pavonazzo, ma uno nero (con coda), dotato di mozzetta o mantelletta nere con bordature viola. I prelati non vescovi col privilegio del pavonazzo, però, fatte salve le regole proprie di ciascun capitolo, non mutano il colore della propria veste.
I Cardinali indossano le vesti di lana viola invernale, in luogo di quelle di seta marezzata rossa.

Ad alcune di queste regole sfugge la terza domenica d’Avvento, detta Gaudete, anticamente una pausa di alleggerimento del digiuno, nella quale i sacri ministri usano le dalmatiche (addirittura, lice usare un colore rosaceo in luogo del viola, per costumanza francese del XVI secolo), si addobbano gli altari, l’organo suona a festa e il Vescovo indossa la mitria preziosa. Gli altri segni di penitenza, tuttavia, rimangono.

Non occorrendo feste di santi, per completare il numero trinario delle collette, le orazioni del tempo sono quella della Madonna, con un formulario particolare che ne ricorda l’aspettazione del parto, che similmente noi attendiamo preparandoci al Natale, e quella contro i persecutori della Chiesa.

Al Mattutino l'Invitatorio, delle ferie come delle domeniche, è Regem venturum fino alla terza settimana; indi, Prope est jam Dominus. Durante le quattro settimane vengono letti nel I Notturno i passi più significativi della profezia di Isaia. Al II Notturno, nelle domeniche, è proposta la lettura del sermone di S. Leone Papa pel digiuno "del decimo mese". L'inno di S. Ambrogio alla fine del III Notturno è omesso, e sostituito da un nono responsorio.

Nelle domeniche di Avvento i salmi consueti dei Vesperi, del Mattutino e delle Laudi sono cantati con antifone proprie per ogni domenica. Nelle ferie inoltre, in seguito alla riforma del salterio di Pio X, si dicono i salmi delle Laudi dal II formulario, quello principiante con il salmo 50 [6], si dicono quattro salmi a Prima, e si cantano in ginocchio le preci penitenziali a tutte le ore canoniche, prima dell’orazione conclusiva. Come già detto, vi sono antifone proprie ai Cantici Evangelici ogni giorno. Si omette infine sempre il suffragio a Vespero e a Laudi.

Secondo la legge canonica stabilita dalla bolla Quod a nobis, inoltre, nei lunedì d’Avvento non impediti da feste doppie o semidoppie, i chierici con obbligo di coro sono tenuti a cantare, dopo l’ufficio del giorno, l’ufficio dei morti.

Nei libri liturgici del 1962

Le domeniche di Avvento sono tutte di I classe, ma non più semidoppie in seguito alla duplicazione totale delle antifone (in tal modo non solo le domeniche, ma anche le ferie, vengono nella pratica assimilate a feste!). Cionondimeno, una rubrica devozionistica e antiliturgica precisa che Festum tamen Immaculatæ Conceptionis B. Mariæ Virg. præfertur occurrenti dominicæ Adventus (Codice delle Rubriche del 1960, n. 15, comma 2), in eccezione a quanto prescritto dal medesimo articolo al primo comma. In caso di occorrenza, dunque, la Domenica perderà pure il suo Vangelo, in quanto, a differenza delle rubriche precedenti, l'Ultimo Vangelo non sarà quello proprio della domenica ma il prologo di S. Giovanni.

Le pianete piegate, paramento antichissimo di tradizione prettamente romana (vedasi QUI l'ottimo studio di F. Tolloi), sono abolite: i sacri ministri usano indistintamente anche nei tempi di penitenza le dalmatiche. Parimenti, il diacono alla fine della messa canta Ite missa est rivolto al popolo, e non il più antico Benedicamus Domino.

Alle messe della domenica, così come a quelle feriali, si dice una sola colletta: sono abolite le orazioni del tempo. Alla domenica si omette pure la commemorazione dei santi occorrenti.

Al Mattutino della domenica c'è un solo notturno: i sermoni di S. Leone, così come le omelie patristiche sul Vangelo domenicale, sono omessi. A Prima si omette il quarto salmo: in tal modo sei salmi vengono settimanalmente omessi dal salterio, recitandosi 144 salmi al posto di 150. Le preci penitenziali a Lodi e a Vespro si dicono solamente nei mercoledì e nei venerdì in cui si fa l'ufficio feriale, e alle Lodi del sabato delle IV Tempora. Le preci delle ore minori, comprese quelle antiche della Compieta e quelle ancor più antiche dell'ora Prima, comprendenti il Confiteor mattinale e il Trisagio, sono abolite del tutto.

Non vige più alcun obbligo di dire l'ufficio dei morti. In questo modo il lunedì d'Avvento perde anche l'ultimo dei suoi caratteri penitenziali, contro la vetustissima prassi ecclesiale (in Oriente, oltre ai consueti mercoledì e venerdì, in Avvento si osserva digiuno stretto anche al lunedì, mentre il digiuno è mitigato negli altri giorni).

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NOTE

[1] Essa è rimembrata non solo dal Vangelo della I Domenica d'Avvento, che riprende lo stesso tema narrato nella Domenica ultima dopo Pentecoste, traendolo da S. Luca anziché da S. Matteo, bensì anche dall'inno delle Laudi, che alla quarta strofa canta: Ut cum secundo fulserit, metuque mundum cinxerit, non pro reatu puniat, sed nos pius tunc protegat.

[2] Nelle rubriche pre-piane: "de Dominica fit semper officium in Dominicis Adventus [...] quocumque officio adveniente, nisi illud festum sit de principali Titulo vel Patrono alicujus ecclesiae, vel loci, aut Dedicatione propriae ecclesiae" (Rubricae generales Breviarii Romani IV, 1). Nell'edizione del Breviario del 1884 una rubrica posta all'8 dicembre specifica chiaramente che, in caso di occorrenza in domenica, la festa è traslata al lunedì.

[3] Tali sette antifone, così dette perché iniziano tutte con un'invocazione, preceduta dalla particella o, a Nostro Signore veniente, invocato sotto sette titoli diversi, si cantano al Vespero avanti al Cantico della Beata Vergine dal 17 al 23 dicembre, sono dei veri capolavori poetici; per la loro importanza si cantano sempre duplicate, anche se il resto delle antifone dell'ufficio non viene duplicato, e si deve restare in piedi durante il loro canto.

[4] Caeremoniale Episcoporum Santissimi D. N. Benedicti Papae XIVliber I, caput XXVIII: [Organa] (p)ulsari non debent in Adventu.

[5] cfr. B. GAVANTO, Thesaurus Sacrorum Rituum, Romae, in typographia Vaticana, 1734, p. 820: vascula cum floribus, ac similia ornamenta sollemnia, Dominicis, & feriis Adventus, adhiberi minime debent. Se ne può trarre che non si debbano impiegare i reliquiari solenni così come i vasi di fiori, ma non viene esplicitamente vietato l'uso di reliquiari più modesti.

[6] Nel salterio tradizionale romano, le Lodi di ogni giorno, anche festivo, principiavano con il salmo 50, ovvero con la necessaria richiesta di perdono al Signore che si ravvisa, più o meno nello stesso punto, anche nei riti orientali. Con l'alleggerimento voluto da Pio X, questo costume si ritenne solo nei giorni penitenziali, mentre negli altri giorni il posto del carme davidico fu preso da altri salmi per completare il Salterio. Il salmo che normalmente si canterebbe al posto del 50, nei giorni penitenziali non è omesso, ma è aggiunto a Prima, che in questo modo torna ad avere quattro salmi, come nell'uso pre-piano, in luogo dei tre assegnatile nei giorni "normali" dal breviario del 1913.

4 commenti:

  1. No change to the existing rank of the Sundays of Advent was made in 1913. They had been Sundays of the second class semi-double for some centuries.

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    1. You are right.
      My mistake originates from the fact that, in the pre-Pius X rubrics, "de Dominica fit semper officium in Dominicis Adventus [...] quocumque officio adveniente, nisi illud festum sit de principali Titulo vel Patrono alicujus ecclesiae, vel loci, aut Dedicatione propriae ecclesiae". So that the feast of the Immaculate Conception, though double of first class from 1879, would be transferred to 9th December.
      Thank you.

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  2. What Pius X did do was change the rank of the second, third and fourth Sundays of Lent in the 1911-13 reform.

    There was also a change to the rubrics before 1911-13. R.G. IV, De Dominicis, is changed to read De Dominica semper fit Officium in Dominicis Adventus [...] nisi illud Festum sit Duplex primae classis; quia tunc fit tantum de hujus modi Festo cum commemoratione Dominicae;

    That is from a 1908 Pustet Breviary.

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