Mileseva |
La penisola balcanica, con la Serbia in testa, fu una delle prime regioni europee ad essere cristianizzata. Paradossalmente però, i cristiani slavi in alcune zone come il Kosovo sono oggi una ristretta minoranza, assediata e minacciata dalla forte e numerosa comunità islamica. Vivono sotto la perenne minaccia di rappresaglie e sono asserragliati nei pochi luoghi di culto sopravvissuti alla guerra civile.
In Kosovo dunque, un tempo terra cristiana, gli ortodossi e i cattolici devono far fronte all'avanzata irruenta dei musulmani, che iniziò nel XV secolo. Cristo giunse nei Balcani in tempi piuttosto antichi, con una particolare ascesa a partire dal IX secolo, quando i primi missionari bizantini si stabilirono presso le popolazioni slave, annunciando la salvezza per coloro che avrebbero abbracciato il Vangelo. I santi Cirillo e Metodio diedero se stessi per cristianizzare le lande balcaniche, compiendo la prima traduzione in slavo della Bibbia. Fino al 1453, quando Costantinopoli, baluardo della cristianità in Oriente, venne occupata dai Turchi Ottomani, i Balcani erano pienamente cristiani. La conquista musulmana causò un progressivo regredire del cristianesimo e la guerra civile rese l'esistenza delle comunità ortodosse ancora più difficile.
I serbi cristiani sono oggi ridotti ad una minoranza che vive nei pressi dei luoghi di culto più importanti, gli stessi che tramandarono nei secoli le tradizioni nazionali e la fede ortodossa. Di seguito alcuni luoghi che rappresentano la storia del cristianesimo in Serbia
Cattedrale di San Michele Arcangelo, Belgrado
E' una delle più antiche della Serbia, risalente al XVI secolo. Nel Seicento i Turchi Ottomani la distrussero per danneggiare la comunità cristiana di Belgrado. Grazie ad un'ingente raccolta fondi, tra il 1725 e il 1728 la cattedrale venne ricostruita. Gli invasori la incendiarono di nuovo nel 1797, vanificando gli ingenti sforzi dei belgradesi. Si dovette attendere il 1806 per ricostruirla, quando il generale Karađorđe Petrović liberò Belgrado e la Serbia dall'oppressione turca. Oggi gli ortodossi serbi pregano e si ritrovano nella cattedrale ricostruita nel 1845 dal principe Milan Obrenovic.
Monastero di Mileseva, Prijepolje
Venne fondato da Stefano I di Serbia tra il 1234 e il 1236 ed è tuttora uno dei luoghi di culto ortodossi più importanti del Paese. Dal 1377 si svolsero nel monastero le cerimonie di incoronazione dei sovrani e questa rilevanza la preservò dalla repressione turca. Lì, i serbi potevano continuare a professare la fede cristiana e a tramandare le tradizioni nazionali. La fama di Miliseva crebbe a tal punto che tutti i principi slavi ortodossi si recavano in visita per pregare sul sepolcro di San Sava. I Turchi, sospettando che li si progettassero piani eversivi, distrussero il monastero nel 1594. Dopo secoli di decadenza, nel 1863 i serbi riedificarono l'intero complesso sulle rovine del convento medievale.
Valle dei Re
Scavata dai fiumi Ibar e Ras, la valle è così chiamata perché lì nacque nel medioevo la nazione serba. Presenta la più alta concentrazione di monasteri e chiese di tutto il Paese: lì, sotto l'occupazione ottomana, si preservò la tradizione nazionale e la fede ortodossa. Il monastero di Zica, risalente al 1219, fu il luogo di nascita dell'ortodossia serba e ospitò la cerimonia di incoronazione di Milan Obrenovic nel 1882, il primo sovrano della Serbia moderna. I conventi di Sepocani e di Gradac conservano i sepolcri dei sovrani medievali e per secoli furono meta di pellegrinaggio di quanti aspiravano all'indipendenza nazionale. Qui si conservò intatto l'orgoglio serbo, nonostante le repressioni turche.
tratto da: Campari e de Maistre
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