sabato 21 marzo 2020

Sonnolenza e preghiera - S. Giovanni Climaco

Nel rito bizantino, la quarta domenica della Grande Quaresima è dedicata alla figura del santo asceta Giovanni Climaco, monaco del monte Sinai vissuto tra VI e VII secolo. Questa ricorrenza è stata fissata in domenica nel Medioevo, per via della grande popolarità che aveva assunto il santo presso i Cristiani d'Oriente: tanto nei Minei quanto nel Martirologio Romano il suo transito è iscritto infatti al 30 marzo, e questa ne suole essere la domenica più vicina. La struttura del rito bizantino riesce del resto ad amalgamare molto bene le parti proprie della festa del santo senza far perdere il carattere fortemente penitenziale alla liturgia odierna. La fama di S. Giovanni Climaco è dovuta senza dubbio al suo trattato spirituale, la Scala paradisi (in greco Kλῖμαξ Παραδείσου, onde il nome Climaco), organizzato in 30 gradini di esortazioni ed esercizi di ascesi che debbono condurre l'anima alla cristiana perfezione, e che i Cristiani d'Oriente sono soliti leggere come lettura spirituale, un grado al giorno, durante i quaranta giorni di digiuno che precedono la Pasqua.
Proponiamo di seguito il XIX gradino, dedicato alla sonnolenza e alla preghiera.

Il sonno è una particolare esigenza della natura, immagine della morte, sospensione della sensibilità. Il sonno è un fenomeno unico, ma (come la cupidigia) ha moltissime cause, quali il temperamento, la nutrizione, i demonii, e forse anche il mangiar troppo poco, per cui il corpo, eccessivamente infiacchito, cerca di rifarsi attraverso il sonno. Come il bere molto dipende dall'abitudine, così il dormire molto; quindi dobbiamo combattere contro il sonno soprattutto nei primordi della vita religiosa; domare un'abitudine inveterata è assai più difficile.
Osserviamo bene, e vedremo che, quando la tromba dà il segnale, i fratelli si radunano visibilmente, e nello stesso tempo invisibilmente si raccolgono i nemici. Per questo i demonii, che stanno appresso il nostro letto, ci insinuano di rimanere coricati ancora un poco anche dopo la sveglia, e ci ripetono: "Rimani lì, finché intanto si cantino le parti introduttive; e dipoi andrai in chiesa". Altri quando attendiamo alla preghiera cercano di immergerci nella sonnolenza; altri ci fanno venire, contro il solito, un mal di stomaco troppo forte; altri combinano capannelli nella casa di Dio, per farci chiacchierare; alcuni ci trascinano a fantasie impure: altri ci invitano a poggiarci alle pareti, come persone finite e rifinite; talora ci assediano con interminabili sbadigli, e tal altra ci eccitano le risa perfino in mezzo alle preghiere, per eccitar contro di noi l'indignazione di Dio. Ci sono demonii che ci spingono a far tutto in fretta, per nostra poltroneria; e altri, i quali ci inducono a rallentare, per un certo gusto nostro. Succede pure che, posandocisi sulle labbra, ce le serrano e ci rendono malagevole l'aprirle.

Chi vuol mantenersi alla presenza di Dio, si conserverà sempre in pieno sentimento del suo cuore, fermo durante l'orazione come una colonna, senza lasciarsi andare a nessuno degli inconvenienti enumerati sopra. Chi è vero ubbidiente, spesso si alza su all'improvviso, per pregare, tutto fervore e gioia: era naturalmente anche prima preparato e pronto, e per l'esatta osservanza, da ardente lottatore. Pregare in mezzo agli altri, è possibile a tutti: a molti però conviene pregare con un compagno solo, che abbia lo stesso grado d'orazione. La preghiera solitaria è di pochi. Tuttavia finché uno prega fra il rumore della comunità, non gli è possibile pregare con fede pura...
Occupa la tua mente tenendo dietro al senso del sacro testo, o con qualche altra particolare riflessione, mentre gli altri terminano il versetto. Nessuno pregando deve fare alcun lavoro, né necessario, né tanto meno non necessario; questo lo ha insegnato chiaro l'Angelo che era con S. Antonio. Il fuoco prova l'oro (I Petr. I,7; Apoc. III,18) e il modo di pregare dimostra quanto fervore abbia il religioso e quanto amore a Dio.

Chi ha superato questa bella impresa, è vicino a Dio e sbaraglia i demoni.

S. Giovanni Climaco, Scala Paradisi, vol. II, Gradini 16-30, trad. it. del sac. Pietro Trevisan, in Corona Patrum Salesiana. Series Graeca 9, Torino, Società Editrice Internazionale, 1941, pp. 20-24.

Ἀπολυτίκιον.
Ἦχος γ'. Θείας πίστεως.
Θεῖον κλίμακα, ὑποστηρίξας, τὴν τῶν λόγων σου, μέθοδον πάσι, Μοναστῶν ὑφηγητὴς ἀναδέδειξαι, ἐκ πρακτικῆς Ἰωάννη καθάρσεως, πρὸς θεωρίας ἀνάγων τὴν ἔλαμψιν. Πάτερ Ὅσιε, Χριστὸν τὸν Θεὸν ἱκέτευε, δωρήσασθαι ἠμὶν τὸ μέγα ἔλεος.


Apolitikio.
Tono III. Della divina fede.
Avendo costruito una divina scala, il metodo dei tuoi discorsi, a tutti sei apparso quale maestro di Monaci, o Giovanni, portandoci dalla purificazione dell'ascesi alla luce della divina contemplazione. O beato padre, supplica Cristo Iddio di donarci la sua grande misericordia.

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