da: S. TRAMONTIN, San Marco, in Culto dei Santi a Venezia, «Biblioteca Agiografica Veneziana 2», Venezia, Studium Cattolico Veneziano, 1965, pp. 41-73, in particolare 57 e seguente.
La primitiva chiesa a pianta centrale e anche ornata di affreschi o mosaici “multis ac variis coloribus” se vogliamo stare al racconto della “translatio” era andata distrutta durante l’incendio scoppiato nel 972 in seguito ad una rivolta popolare contro il doge Pietro Candiano IV e si era anche perduta ogni memoria circa il luogo ove la preziosa reliquia poteva essere stata posta anche perché esso era stato tenuto nascosto e noto a pochi per paura di un furto. Bernardo Giustinian, scrivendo quattro secoli dopo gli avvenimenti, riferirà una diceria che egli definirà però ingiusta: circolavano voci che c’era stato un furto delle sacre spoglie quasi a contrappeso del furto veneziano “ut quem aliunde sustulimus is furtim quoque fuerit a nobis ablatus”. I veneziani sono disperati per tale fatto, tanto più che la nuova basilica è già ricostruita e sarebbe proprio un peccato aver perduto colui per il quale quella reggia era stata fabbricata. Dopo varie e inutili ricerche allora, nel giugno del 1094 il doge Vitale Falier stabilisce un digiuno di tre giorni con processione solenne nel quarto perché Venezia possa riavere il suo tesoro.
Veduta della Basilica di S. Marco Nei documenti locali è raccontato il fervore del popolo che invoca con preghiere e lacrime il miracolo. E il prodigio si compie. Le pietre di una colonna “calloprecia” (“ea est columna pluribus ex lapidibus compacta” come avverte Bernardo Giustinian, quasi a rendere più facile e comprensibile il miracolo e concordando del resto con i cronisti più antichi) a poco a poco si smuovono, cadono e lasciano apparire l’arca dove si trovava la salma. Un manoscritto anonimo del millecento e quindi contemporaneo precisa che si trattava di una delle poche colonne rimaste dell’antica chiesa e che il fatto avvenne il 25 giugno.
Altri miracoli fioriscono attorno a questo; un profumo meraviglioso che si spande nella basilica, un’indemoniata guarita al tocco dell’arca, naufraghi scampati da morte sicura, ecc. Dal 25 giugno all’8 ottobre, se vogliamo prestar fede al monaco autore della “Translatio Sancti Nicolai” (sec. XII), il corpo rivestito dei paramenti sacerdotali, “totus integer et paratus quasi missam cantaret” (ancora tutto intatto e come se stesse per cantar messa), rimase esposto alla venerazione dei fedeli e l’ultimo giorno fu recato processionalmente nella cripta della splendida chiesa che, dopo essere stata ricostruita da capo a fondo dal doge Domenico Contarini (1043-1071), e ornata di mosaici dal doge Domenico Selvo (1071-1084), poteva essere solennemente consacrata (8 ottobre 1094). In quell’occasione furono anche coniate alcune monete col nome dell’imperatore Enrico IV, il simbolo del leone e l’iscrizione “Anno incarnacione ihesu xpi millesimo nonagesimo quarto die octavo inchoante mense octubrio tempore vitalis Faletri ducis” (alcune furono trovate nel 1811 quando si fece la ricognizione del corpo). L’iscrizione del tempo, in caratteri romani, nella cornice di marmo rosso, sotto la ringhiera della navata principale poteva ben asserire
ISTORIIS AURO FORMA SPECIE TABULARUM
HOC TEMPLUM MARCI FORE DIC DECUS ECCLESIARUM
(Puoi ben dire che questo tempio di san Marco per la bellezza e l’eleganza dei suoi mosaici, delle storie che vi sono rappresentate e dell’oro che vi risplende è la più bella delle chiese).
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Di seguito invece la narrazione del miracolo contenuta nel Proprium Officiorum pro Patriarchatu Venetiarum (Romae, Typis Polyglottis Vaticanis, 1915, p. 116), la quale si dice come IV lettura nel Mattutino odierno.
Beatíssimi Evangelístæ Marci córpore Venétias transláto et in basílica in ejus honórem constrúcta depósito, áccidit ut per annos ducéntos sexagínta sex ubi illud quiésceret nescirétur. Cumque nemo hujus rei cónscius inveníri potúerit, post diligentíssimam inquisitiónem triduánum indíctum est jejúnium, quod ab ómnibus in contritióne cordis observátum fuit. Quarta die, quæ fuit vigésima quinta Júnii, ad dictam basílicam clerus, dux popúlusque supplicántium ritu convenére; ibíque, recitátis litaníis ac multis effúsis lácrimis et oratiónibus, Deus, qui consolátur fidéles in omni tribulatióne, locum, in quo pretiósum pignus latúerat, benigníssime declarávit. Scissis enim marmóribus colúmnæ circumpósitis, arca, in qua corpus claudebátur, in conspéctu ómnium appáruit, et ecclésia suavíssimo odóre perfúsa est. Incredíbile dictu quanta fúerit ómnium lætítia, quæ lácrimæ et gratiárum actiónes hoc benefícium sint subsecútæ. Apparitiónis igitur dies, et máxima totíus civitátis gratulátio, ecclesiástico offício ac solémni cultu quotánnis celebrántur.
Trasferitosi il corpo del beatissimo Evangelista Marco a Venezia, e collocatolo nella basilica costruita in suo onore, accadde che per duecentosessantasei anni s'ignorasse ove esso riposasse. Imperocché non s'era potuto trovare nessuno che fosse a conoscenza della sua ubicazione, dopo una ricerca assai meticolosa, fu indetto un digiuno di tre giorni, che fu da tutti osservato con cuore contrito. Il quarto giorno, ch'era il venticinque di giugno, il clero, il doge e il popolo convennero alla predetta basilica in veste di supplici; ed ivi, recitate le litanie e versate molte lacrime e innalzate molte preghiere, Iddio, che consola i fedeli in ogni tribolazione, manifestò con gran benevolenza il luogo ove erano giaciute le preziose spoglie. Tagliati infatti i marmi che circondavano una colonna, l'arca in cui era racchiuso il corpo apparve alla vista di tutti, e la chiesa si riempì di un soavissimo profumo. E' incredibile a dirsi quanto grande fu la letizia di tutti, e quante lacrime e azioni di grazie susseguironsi a tal beneficio. Pertanto, il giorno dell'Apparizione, e la grandiosa esultanza dell'intera città, vengono annualmente celebrati con l'ufficio ecclesiastico e il culto solenne.
I Responsorio del I Notturno dell’antico ufficio dell’Apparizione
(dal repertorio della Ducale Basilica)
(fonte Collegio Liturgico dell'Apparizione di San Marco, di Una Voce delle Venezie)
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