In virtù della veglia degli angeli, della lode silenziosa
del riposo e della pace della mente,
della glorificazione divina e della Risurrezione,
alla sera del sabato è risorto il Signore;
e in virtù della Sua Seconda Venuta
che tutti noi fedeli aspettiamo,
quando ci risveglierà dalla morte come dal sonno
ed Egli, lo Sposo delle anime,
come ha detto, verrà nel mezzo della notte,
e a noi converrà essere svegli.
della glorificazione divina e della Risurrezione,
alla sera del sabato è risorto il Signore;
e in virtù della Sua Seconda Venuta
che tutti noi fedeli aspettiamo,
quando ci risveglierà dalla morte come dal sonno
ed Egli, lo Sposo delle anime,
come ha detto, verrà nel mezzo della notte,
e a noi converrà essere svegli.
San Simeone di
Tessalonica
Il Mesonittico (greco Μεσονυκτικόν), propriamente
significante “ufficio di mezzanotte”, è la prima ora canonica del giorno
secondo il rito bizantino, che risponde a quanto intima il salmo 118: media nocte surgam et confiteor tibi. Rappresenta inoltre la preghiera di Nostro Signore nell'orto degli Ulivi, avvenuta intorno alla metà della notte.
Quest’ufficiatura ha una chiara
origine monastica: infatti, i monaci solevano trascorrere l’intera notte tra
veglia e preghiera, come ancora si pratica nei monasteri del Monte Athos.
Questo ufficio dunque, che iniziava a mezzanotte, nemmeno cinque ore dopo la
Compieta (1), era anticamente composto da numerosissimi salmi e preghiere, che
accompagnavano la lode del monaco nelle ore di buio fino all’alba, quando la
veglia si concludeva con il canto del Mattutino e la celebrazione della Divina
Liturgia. Nei secoli l’ufficiatura fu ridotta notevolmente: San Simeone il
Nuovo Teologo menziona un ufficio in cui si recita il salmo 118 e che viene
detto privatamente dai monaci nelle proprie celle prima di recarsi nel katholikòn a cantare il Mattutino.
Attualmente, è un ufficiatura non più lunga della Compieta, che viene
pubblicamente celebrata nei monasteri insieme a Mattutino e Ora Prima, formando
il primo dei tre grandi “aggregati liturgici” prescritti dal Typikòn. Gran
parte delle preghiere del Mesonittico vengono poi usate pure dai laici nella
preghiera privata del mattino, almeno secondo la tradizione greca (l’uso dei
fedeli russi ne prende solo talune, intervallandovi però numerose preghiere
extraliturgiche composte da Santi).
Il tono dell’ufficio è
penitenziale (2), ma non sono infrequenti gli accenni di speranza; inoltre, il
tema su cui s’insiste maggiormente è quello ispirato alla parabola evangelica
del servo vigile, che sarà ricompensato in quanto trovato sveglio dal padrone
al tempo opportuno. San Marco d’Efeso parla del Mesonittico in questi termini:
“L’inizio di tutti gl’inni e le preghiere a Dio del giorno è il tempo della
preghiera di mezzanotte. Infatti, sorgendo dal sonno per recitarla, noi
rappresentiamo la trasformazione delle nostre vite dalle tenebre alla vita, la
quale, grazie a Cristo, è libera e luminosa, nella quale noi iniziamo a rendere
culto a Iddio. Per questo sta scritto che il
popolo che sedea tra le tenebre vide una gran luce (Isaia IX,2)”.
L’ufficiatura si ordina pressoché
in tal modo:
- Preghiere iniziali (3)
- Tropari trinitari e preghiere di ringraziamento
- Salmo 50 e un kàthisma del salterio (vide infra)
- Credo Niceno e Tropari (vide infra)
- Preghiera di S. Mardario e due preghiere di S. Basilio Magno (la prima delle quali si omette dal Lunedì Santo al 21 settembre)
- Benedizione e, in Quaresima, preghiera di S. Efrem il Siro
- Δεῦτε προσκυνήσωμεν, salmo 120, salmo 133, Trisagio e Pater
- Tropari penitenziali e d’intercessione per i defunti
- Preghiera per i defunti
- Preghiere conclusive, litania e congedo
Infra la settimana, il kathisma
(porzione) del salterio che viene letto durante la celebrazione del Mesonittico
nei monasteri è il XVII, contenente il salmo 118. I tropari che si cantano
invece sono quelli “dello Sposo”, riferentesi alla succitata parabola, gli
stessi che vengono cantati nel Mattutino “dello Sposo” dei primi giorni della
Settimana Santa.
Il sabato, imperocché il salmo
118 è già letto durante il Mattutino, si dice invece il IX kathisma (salmi
64-69), e si impiegano tropari differenti. Inoltre, ove in Quaresima si direbbe
la preghiera di S. Efrem, al sabato si aggiunge sempre una preghiera di S.
Eustrato.
Anche la domenica il salmo 118 è
letto al Mattutino: indi, viene cantato un Canone alla Santissima Trinità
composto da S. Teofane (4); inoltre, si omettono le preghiere dal salmo 120 in
giù, sostituite da più brevi preghiere alla Santissima Trinità composte da S.
Gregorio del Sinai e San Marco il Monaco, immediatamente seguite dalle
preghiere conclusive, dalla litania e dal congedo.
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NOTE di Traditio Marciana
NOTE di Traditio Marciana
(1) Si noti che le ore di sonno
sono in realtà assai meno di cinque, poiché appena terminata la compieta il
monaco, nella propria cella, deve recitare la “preghiera degl’inchini”,
recitando la preghiera del cuore e facendo piccole prostrazioni in un numero
compreso tra 200 e 400 a seconda dell’anzianità. Terminata tale preghiera, può
dormire per il tempo rimasto fino alla mezzanotte, quando viene suonata la
tavola per chiamare i monaci alla veglia notturna. Questa era la prassi più
antica dei monasteri bizantini, e tutt’oggi si osserva in molti monasteri
dell’Athos. Alcuni monasteri addirittura uniscono la Compieta agli uffici
notturni, risultandone una veglia che nei giorni di festa può durare fino a
tredici ore.
(2) Una caratterizzazione penitenziale degli
uffici mattutini non è ignota nemmeno al rito occidentale: infatti, le Lodi
(che altro non sono che la parte terminale del Mattutino, non potendo mai
essere separate da quest’ultimo nell’ufficiatura corale) iniziavano con il
salmo 50 fino alle riforme del Breviario di San Pio X (che conservò questa
peculiarità solo per l’ufficio quaresimale, d’Avvento e dei giorni di digiuno),
e, nei giorni che non hanno rango doppio, l’ufficio dell’Ora Prima si
caratterizza per il canto di alcuni versetti nuovamente dal salmo 50 e la
recita del Confiteor con le debite assoluzioni.
(3) Intendesi per “preghiere
introduttive” il canone di preghiere che apre qualsiasi servizio liturgico
bizantino, nonché qualsiasi sessione di preghiera personale. Ne riportiamo di
seguito il testo:
Ἱερεὺς Εὐλογητὸς ὁ Θεὸς ἡμῶν, πάντοτε, νῦν, καὶ ἀεί, καὶ εἰς τοὺς αἰῶνας τῶν αἰώνων.
Ἀναγνώστης Ἀμήν.
Ἱερεὺς Δόξα σοι ὁ Θεός, δόξα σοι.
Βασιλεῦ Οὐράνιε, Παράκλητε, τὸ Πνεῦμα τῆς Ἀληθείας, ὁ Πανταχοῦ Παρὼν καὶ τὰ Πάντα Πληρῶν, ὁ Θησαυρός τῶν Ἀγαθῶν καὶ Ζωῆς Χορηγός, ἐλθὲ καὶ σκήνωσον ἐν ἡμῖν καὶ καθάρισον ἡμᾶς ἀπὸ πάσης κηλῖδος καὶ σῶσον, Ἀγαθὲ τὰς ψυχὰς ἡμῶν.
Ἀναγνώστης Ἀμήν. Ἅγιος ὁ Θεός, Ἅγιος Ἰσχυρός, Ἅγιος Ἀθάνατος, ἐλέησον ἡμᾶς (ἐκ γ')
Δόξα... Καὶ νῦν...
Παναγία Τριάς, ἐλέησον ἡμᾶς. Κύριε, ἱλάσθητι ταῖς ἁμαρτίαις ἡμῶν, Δέσποτα, συγχώρησον τὰς ἀνομίας ἡμῖν. Ἅγιε, ἐπίσκεψαι καὶ ἴασαι τὰς ἀσθενείας ἡμῶν, ἕνεκεν τοῦ ὀνόματός σου.
Κύριε, ἐλέησον, Κύριε, ἐλέησον, Κύριε, ἐλέησον.
Δόξα... Καὶ νῦν...
Πάτερ ἡμῶν ὁ ἐν τοῖς οὐρανοῖς, ἁγιασθήτω τὸ ὄνομά σου, ἐλθέτω ἡ βασιλεία σου, γενηθήτω τὸ θέλημά σου, ὡς ἐν οὐρανῷ, καὶ ἐπὶ τῆς γῆς. Τὸν ἄρτον ἡμῶν τὸν ἐπιούσιον δὸς ἡμῖν σήμερον, καὶ ἄφες ἡμῖν τὰ ὀφειλήματα ἡμῶν, ὡς καὶ ἡμεῖς ἀφίεμεν τοῖς ὀφειλέταις ἡμῶν, καὶ μὴ εἰσενέγκῃς ἡμᾶς εἰς πειρασμόν, ἀλλὰ ῥῦσαι ἡμᾶς ἀπὸ τοῦ πονηροῦ.
Ἱερεὺς Ὅτι σοῦ ἐστιν ἡ βασιλεία...
Ἀμήν.
Κύριε ἐλέησον ιβ'
Δόξα... Καὶ νῦν...
Δεῦτε προσκυνήσωμεν καὶ προσπέσωμεν τῷ βασιλεῖ ἡμῶν Θεῷ.
Δεῦτε προσκυνήσωμεν καὶ προσπέσωμεν Χριστῷ τῷ βασιλεῖ ἡμῶν Θεῷ.
Δεῦτε προσκυνήσωμεν καὶ προσπέσωμεν αὐτῷ, Χριστῷ τῷ βασιλεῖ καὶ Θεῷ ἡμῶν.
(4) L’uso di cantare di domenica
il Canone trinitario di S. Teofane è assai prossimo a quello latino di
aggiungere ai salmi dell’Ora Prima, nelle domeniche in cui non si commemora
nessun officio di rango doppio o di ottava, il canto del Simbolo trinitario di
Sant’Atanasio.
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