Nel 1960 è soppressa la festa dell'Invenzione della S. Croce (cfr. Variationes in Breviario et Missali Romano ad normam novi Codicis Rubricarum 8, in AAS 52, 1960, p. 707). Ne resta l'elogio nel Martirologio, portato però in ultimo luogo, e dunque il miracoloso ritrovamento del Prezioso Legno non ha più una festa liturgica nel rito romano. Nel 1969 il pasticcio diventa ancora maggiore: la festa dell'Esaltazione diventa, nell'elogio del martirologio, la Dedicazione della Basilica del Calvario. Dopo il miracoloso ritrovamento, scompare dal culto anche il trionfo della Croce santa sul re Cosroe e i Persiani, spariscono dunque gli epiteti con cui la S. Croce è da sempre onorata dai Greci, come colei che dona vittoria ai re fedeli e ortodossi contro le barbare nazioni. Quest'opera di distruzione inizia però nel 1960, con la soppressione della gran festa di maggio, che oggi vogliamo particolarmente ricordare e onorare.
Piero della Francesca, Ritrovamento delle tre croci e verifica della Vera Croce, 1452-59
Inventæ
Crucis festa recolimus, cujus præcónium univérsum per orbem micanti lúmine
fulget, allelúja.
Felix
ille triumphus fit salus ægris, vitæ lignum, mortis remédium, allelúja.
Dum
sacrum pignus cǽlitus revelátur, Christi fides roborátur: Adsunt prodígia
divína in virga Móysi prímitus figuráta. Allelúja, allelúja. Ad Crucis
contáctum resúrgunt mórtui, et Dei magnália reserántur.
Crucem
sanctam subiit, qui inférnum confrégit: accínctus est poténtia, surréxit die
tertia. Allelúja.
O Crux,
ave, spes única,
Paschále quæ fers gáudium Piis adáuge grátiam, Reísque dele crímina. |
Celebriamo
la festa della Croce ritrovata, la cui lode rifulge di luce abbagliante per
tutta la terra, alleluja.
Quella
beata vittoria diventa salute per gli infermi, legno della vita, rimedio alla
morte, alleluja.
Quando fu
rivelato dal cielo questo sacro tesoro, la fede in Cristo si rafforzò: si
verificarono prodigi divini, per la prima volta predetti nel bastone di Mosè.
Al contatto con la Croce, i morti risorgono, e si rinnovano i miracoli di
Dio.
Patì la croce
santa, colui che distrusse l’inferno: si è rivestito di potenza, è risorto il
terzo giorno, alleluja.
Salve, o
Croce, unica nostra speranza,
che rechi
la gioia pasquale,
dona
grazia agli uomini pii,
e perdona
i peccati dei rei.
|
(Le prime due antifone, rispettivamente dei salmi del I e del II Notturno, dal 1960 non sono più cantate nell'ufficio romano. Il responsorio Dum sacrum pignus [il quinto] sopravvive, poiché si impiega pure all'Esaltazione (mutato revelatur in exaltatur), ma se ne perde il senso: cioè che la vera Croce fu riconosciuta venendo accostata dal patriarca Macario di Gerusalemme a una donna gravemente inferma che ne fu miracolosamente guarita, il quale episodio è appunto letto nella quinta lezione del Mattutino dell'Invenzione della S. Croce. L'antifona Crucem sanctam si cantava tradizionalmente, oltre che come antifona al Magnificat del II Vespro dell'Invenzione della S. Croce, a quasi tutti i Vespri in tempo di Pasqua per il suffragio pasquale della S. Croce; nel 1911 essa viene soppressa da quest'ultimo ruolo e sostituita dal Crucifixus surrexit, un tempo cantata solo alle Laudi; nel 1960 scompare del tutto. L'ultima è la strofa del noto poema di Venanzio Fortunato con il secondo verso variato per celebrare il mistero della Croce nella gioia pasquale del tempo odierno: tale versione è completamente soppressa dopo la riforma del 1960, non occorrendo più di doversi cantare in tale circostanza).
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