mercoledì 21 maggio 2025

Il minimalismo papale è l'Ortodossia orientale

 

Il minimalismo papale è l'Ortodossia orientale

Scritto da Michael Warren Davis

  

Da qualche anno gli Stati Uniti conoscono una fioritura di dibattiti apologetici, storici, culturali e di pubblicazioni che riguardano l'Ortodossia, il Cattolicesimo e il Protestantesimo che hanno portato anche ad una serie di conversioni. Una delle più note e discussa nel web è stata quella di Michael Warren Davis, editorialista di Crisis Magazine, diventato successivamente Ortodosso. Da qualche mese Davis vivifica il panorama editoriale tramite il suo yankeeathonite con articoli certamente non banali. Considerata la sua preziosa utilità per i momenti presenti, pubblichiamo la traduzione del seguente scritto. Il testo è lasciato immutato dall'originale, anche nelle sue leggiere imprecisioni (e.g., il Filioque a Roma fu introdotto nel 1014, non nel 1024..), che comunque non alterano la sostanza e il valore del testo.  Traditio Marciana.

 19 maggio, 2025


 


Cari amici, avevo intenzione di prendermi una pausa dall’apologetica dopo il mio ultimo articolo, “Il Primato di Dio”. Prima di farlo, però, sento che dovrei rispondere a un certo articolo dal momento che l'autore mi menziona per nome. Quindi la normale programmazione riprenderà venerdì. Grazie per la vostra attenzione.


La rivista Crisis Magazine ha recentemente pubblicato un articolo intitolato “Sì, il Capo Visibile della Chiesa è il Papa”(1). L’autore, Robert Lazu Kmita, sostiene che negli ultimi anni i cattolici hanno teso verso un malsano “iper-papalismo”. Come i miei amici Peter Kwasniewski, Eric Sammons, Timothy Flanders e altri cattolici tradizionalisti, Kmita sostiene invece un “minimalismo papale”.

In tal modo sostiene anche che i cattolici non dovrebbero iper-correggersi unendosi alla Chiesa Ortodossa. Usa me e il mio amico Rod Dreher come esempio di questa tendenza:

Molti di coloro che si sono trovati di fronte alle mura di Gerico dell’Iperpapalismo credono ancora nell’autorità della struttura gerarchica della Chiesa come ordinata da Dio e nella necessità dell’ufficio papale. Purtroppo ci sono anche molti cattolici che non hanno superato la prova. Se menziono solo i nomi Rod Dreher e Michael Warren Davis sono sicuro che capirete immediatamente a chi mi riferisco. Questi sono tutti coloro che, scandalizzati dall’ambiguità del pontificato che si è appena concluso, non solo hanno lasciato la Chiesa cattolica, ma sono arrivati al punto di negare l’esistenza stessa dell’ufficio papale.

Lasciatemi dire qualcosa su questo.

In primo luogo, come ho sottolineato più di una volta, non ho lasciato il cattolicesimo perché sono stato “scandalizzato” da Papa Francesco. Mi piaceva molto Francesco. No: sono diventato Ortodosso perché sono arrivato a credere nelle affermazioni di verità della Chiesa Ortodossa. Questo è tutto.

In secondo luogo, e, cosa più importante, non “nego l’esistenza stessa dell’ufficio papale”. Questo è assurdo. Il papato è esistito fin dai primi secoli della Chiesa. Gli ortodossi lo affermano esplicitamente. Riconosciamo anche che il Papa gode di un “primato d’onore” tra i suoi confratelli vescovi. Egli è (o è stato) il “primo tra uguali”. Ciò che contestiamo, tuttavia, è che il Papa abbia un’autorità assoluta magisteriale e giurisdizionale sull’intera Chiesa.

In questo senso gli Ortodossi sono gli originali “minimalisti papali”.


La Testimonianza dei Padri


Kmita dice: “È tragico che tali ex pensatori e autori cattolici pretendano di essere ‘ortodossi’ negando un insegnamento – il dogma dell’infallibilità – che è una Verità di fede confessata da santi come Basilio il Grande, Massimo il Confessore e Teodoro lo Studita”.

Kmita non cita nessuno di questi Padri della Chiesa, quindi non posso rispondere alle sue affermazioni specifiche. Tuttavia sono più che disposto ad ammettere che i Padri parlavano spesso del Papa in termini elevati. Nel primo millennio i vescovi a volte si appellarono a Roma per risolvere le controversie. I papi occasionalmente agivano come portavoce a nome della Chiesa.

Gli Ortodossi non contestano nulla di tutto questo. Ci chiediamo semplicemente se primato sia uguale a supremazia. La Costituzione degli Stati Uniti conferisce al ramo esecutivo una certa autorità; concede quindi al Presidente l’assoluta autorità? La maggior parte di noi direbbe di no - che la dittatura non sarebbe uno “sviluppo” legittimo del governo costituzionale  - ma un allontanamento da esso.

Allo stesso modo gli Ortodossi sostengono che la supremazia e l’infallibilità papale, come definita dal Concilio Vaticano I, superano di gran lunga il “primato d’onore” di cui Roma godeva nel primo millennio. Possiamo saperlo con certezza indicando una serie di episodi in cui i Padri della Chiesa semplicemente respingevano a priori i dettami papali.

Permettetemi di fare esempi da due dei Padri che Kmita ha citato: San Basilio Magno e San Massimo il Confessore.

 

(A) Basilio il Grande

Durante lo scisma Meleziano, Papa Damaso I “ha deposto” Melezio di Antiochia a favore di un pretendente rivale di nome Paolino. Basilio ha respinto la deposizione, scrivendo:

Mi congratulo con coloro che hanno ricevuto la lettera da Roma. E, anche se è una grande testimonianza a loro favore, spero solo che sia vera e confermata dai fatti. Ma non sarò mai in grado di convincermi, per queste ragioni, a ignorare Melezio o a dimenticare la Chiesa che è sotto di lui o a trattare come piccole e di poca importanza per la vera religione, le questioni che hanno originato la divisione. Non accetterò mai di cedere semplicemente perché qualcuno è molto euforico nel ricevere una lettera dagli uomini. Anche se fosse discesa dal cielo stesso, ma egli non fosse in accordo con la sana dottrina della fede non potrei considerarlo in comunione con i santi.

Melezio continuò a servire come presidente del Primo Concilio di Costantinopoli; Damaso boicottò il Concilio per protesta. È interessante notare che le obiezioni di Damaso non impedirono agli altri vescovi cristiani di frequentare il Concilio o di emettere definizioni dogmatiche.

Melezio morì fuori dalla comunione con Roma. Eppure Roma non solo accettò Costantinopoli I come Concilio Ecumenico diversi decenni dopo: alla fine riconobbe la linea di Melezio contro quella di Paolino. In più canonizzò Melezio come un santo!

È interessante notare che Costantinopoli I era il Concilio che aggiunse la frase: “Credo nella Chiesa, Una, Santa, Cattolica e Apostolica...” al Credo niceno. I cattolici oggi sostengono che i Padri conciliari intendevano cattolico come : “Sotto l’autorità del Papa”. Ma come può essere questo, quando i Padri conciliari fecero questa aggiunta in un concilio che era stato condannato dal Papa, sotto la presidenza di un vescovo che Roma aveva deposto?

 

(B) Massimo il Confessore

Per quanto riguarda San Massimo, fu arrestato durante una controversia con il Patriarca ecumenico di Costantinopoli. A quanto pare il Papa stava venendo a Costantinopoli per celebrare la liturgia con il Patriarca ecumenico. I carcerieri di Massimo chiesero: “Cosa farai quando i Romani saranno uniti ai Bizantini?” Massimo rispose:

Anche se l’intero universo fosse in comunione con il Patriarca, io non comunicherei con lui. Perché so dagli scritti del santo apostolo Paolo: lo Spirito Santo dichiara che persino gli angeli sarebbero anatema se dovessero cominciare a predicare un altro Vangelo, introducendo qualche nuovo insegnamento.

Il Patriarca Ecumenico in questione era Sergio I; il Papa era Onorio I. Entrambi furono anatemizzati dal Sesto e dal Settimo Concilio Ecumenico per aver insegnato l’eresia del monotelitismo.

Quindi, da un lato, i Padri hanno riconosciuto che il Papa aveva una sorta di anzianità all’interno del Collegio dei Vescovi. Dall'altro, non avevano scrupoli a rifiutare le sue decisioni giuridiche o le sue opinioni teologiche. Consideravano il papa come colui che esercitava un primato limitato. Questa comprensione del papato è stata chiaramente sostenuta anche dai Concili ecumenici.

 

(C) Cirillo di Cartagine [lege Cipriano di Cartagine]

Fondamentale per comprendere l’atteggiamento patristico nei confronti del papato è l’esperienza della Chiesa di Cartagine. I Cartaginesi appartenevano alla Chiesa occidentale (o latina). E poiché il Papa era considerato il Patriarca d’Occidente, appartenevano alla sua diretta “sfera di influenza”. Il papa era senza dubbio il loro patriarca.

Eppure, quando Papa Stefano I dichiarò unilateralmente che alcuni eretici possedevano battesimi validi, fu rimproverato da san Cipriano di Cartagine: “Anche Pietro, che il Signore scelse per primo e su cui costruì la sua chiesa, quando Paolo in seguito contese con lui sulla circoncisione, non rivendicò insolentemente alcuna prerogativa, né avanzò alcuna pretesa speciale per se stesso. Non affermò di avere diritti di anzianità e che quindi i nuovi arrivati e gli ultimi dovessero obbedirgli".

Alcuni anni dopo il Secondo Concilio di Cartagine sostenne Cirillo contro Stefano: “Nessuno tra di noi si erge come vescovo dei vescovi, né costringe i suoi colleghi con la tirannia e il terrore all’obbedienza obbligatoria, visto che ogni vescovo nell’autonomia di libertà e di potere ha il diritto alla propria opinione e non può essere giudicato da un altro più di quanto lui stesso possa giudicare un altro”.

Questo è un eccellente banco di prova perché la Chiesa cattolica oggi insegna che Stefano aveva ragione e Cipriano torto. In altre parole, (A) Stefano insegnò con la piena autorità del suo ufficio e (B) la sua posizione fu, secondo Roma, perfettamente ortodossa.

Eppure gli apologeti cattolici non si sarebbero nemmeno preoccupati di sostenere che la dichiarazione di Stefano “ex-cathedra” avesse risolto la questione. La storia è chiara: nel primo millennio Roma non era considerata infallibile nemmeno nella Chiesa occidentale!


 Massimalismo Papale nel Vaticano I

Quindi i Padri della Chiesa erano “minimalisti papali”. Lo erano anche i Concili Ecumenici. Ma è questo oggi l’insegnamento della Chiesa cattolica? No, non lo è. Oggi Roma ritiene che il Papa sia infallibile e supremo.

Ecco come la Pastor Aeternus, la costituzione dogmatica del Vaticano I, definisce l’infallibilità papale:

Insegniamo e definiamo come un dogma divinamente rivelato che quando il Romano Pontefice parla EX CATHEDRA, cioè quando, nell’esercizio del suo ufficio di pastore e maestro di tutti i cristiani, in virtù della sua suprema autorità apostolica, egli definisce una dottrina riguardante la fede o la morale che deve essere tenuta da tutta la Chiesa, egli possiede, per l’assistenza divina promessa a lui nel Beato Pietro, quell’infallibilità che il divino Redentore ha voluto che la sua Chiesa godesse nella definizione della dottrina concernente la fede e i costumi. Pertanto, tali definizioni del Romano Pontefice sono di per sé, e non per consenso della Chiesa, irreformabili.

Ed ecco come Pastor Aeternus insegna l’infallibilità papale:

Per disposizione divina, la Chiesa romana possiede una preminenza di potestà ordinaria su ogni altra Chiesa e questo potere giurisdizionale del Romano Pontefice è sia episcopale che immediato. Sia il clero che i fedeli, di qualsiasi rito e dignità, sia singolarmente che collettivamente, sono tenuti a sottomettersi a questo potere dal dovere della subordinazione gerarchica e della vera obbedienza, e questo non solo nelle questioni riguardanti la fede e la morale, ma anche in quelle che riguardano la disciplina e il governo della Chiesa in tutto il mondo.

Molti cattolici, in particolare i minimalisti papali, sostengono che il Vaticano I abbia lasciato questioni “irrisolte” sui limiti del potere papale. Ma questo non è vero.

In primo luogo, la definizione di infallibilità papale data dal Pastor Aeternus è perfettamente chiara. Ogni volta che il Papa si rivolge a tutta la Chiesa su questioni di fede e di morale, le sue definizioni sono infallibili. Pastor Aeternus è un’opera in gran parte “massimalista”.

Nel caso ci fossero dubbi, sappiamo però che i tentativi per limitare o qualificare l'autorità papale nel Concilio furono sommariamente respinti.

Il cardinale Filippo Maria Guidi, ad esempio, chiese che venisse aggiunta una clausola che facesse riferimento al “consiglio dei vescovi che manifestano la tradizione delle chiese”. Gregorio II, il patriarca melchita, disse di Pastor Aeternus: “Questa definizione distruggerebbe completamente la costituzione dell’intera chiesa greca. Ecco perché la mia coscienza di pastore si rifiuta di accettare questa costituzione” (2).

Papa Pio IX, che presiedeva il Vaticano I, respinse tutti gli sforzi per limitare il potere papale con la sua famigerata dichiarazione: “Io sono la Tradizione. Io sono la Chiesa”.

I cattolici risponderanno dicendo che la battuta di Pio non è ex cathedra. Ma non è questo il punto. Il punto è questo: (A) Il testo della Pastor Aeternus è profondamente radicato nella tradizione massimalista. (B) Sappiamo con certezza che gli autori della Pastor intendevano promuovere un papato massimalista, rifiutando consapevolmente qualsiasi sforzo per porre anche i più piccoli limiti al potere papale.


 Il massimalismo papale come tradizione cattolica

Se fossero necessarie ulteriori prove possiamo constatare, studiando la storia della teologia cattolica dopo il Grande Scisma, che il “massimalismo papale” è sempre stato la norma. Discutiamo brevemente quattro casi di riferimento.

 (A) Dictatus Papae

Ad esempio, nel 1075 - circa vent'anni dopo lo Scisma - Papa Gregorio VII emise il Dictatus Papae. Tra questi “dettati” troviamo le seguenti affermazioni:

  • “Che lui solo può usare le insegne imperiali”.

  • “Che solo il suo nome sia recitato nelle chiese”.

  • “Che questo è l’unico nome al mondo.”

  • “Che per lui è lecito deporre gli imperatori.”

  • “Che nessun capitolo si tenga e nessun libro canonico sia riconosciuto senza la sua autorità.”

  • “Che la sua sentenza non debba essere ritrattata da nessuno e che solo lui possa ritrattare quelle di tutti.”

  • “Che egli stesso non sia giudicato da nessuno”.

  • “Che la chiesa romana non abbia mai errato né errerà mai in perpetuo, come testimonia la Scrittura.”

Gli apologeti cattolici affermeranno di nuovo che questo documento non è ex cathedra. Non ne sono sicuro. Eppure, non importa. Perché dimostra il punto più importante: Papa Gregorio VII pubblicò un manifesto “iper-palista” appena vent’anni dopo il Grande Scisma. Chiaramente questo non è un problema nuovo nella Chiesa cattolica. Le sue radici vanno molto più in profondità del Vaticano I.

 

(B) Unam Sanctam

Nel 1302 Papa Bonifacio VIII promulgò la bolla Unam Sanctam attribuendosi un'autorità assoluta su tutte le questioni spirituali e temporali.

“Della sola e unica Chiesa”, scrive Bonifacio, “c’è un solo corpo e un solo capo, non due teste come un mostro; cioè Cristo e il Vicario di Cristo”. Inoltre, dichiara che “l'autorità temporale" deve essere "sottomessa al potere spirituale". Pertanto, “spetta al potere spirituale stabilire il potere terreno e giudicare se non è stato buono”.

“Chi resiste a questo potere così ordinato da Dio, resiste all’ordinanza di Dio”, conclude Bonifacio. “Inoltre, noi dichiariamo, proclamiamo, definiamo che è assolutamente necessario per la salvezza che ogni creatura umana sia soggetta al Romano Pontefice”.

In altre parole: (A) Il Papa ha un’autorità assoluta sulla Chiesa. (B) La Chiesa ha un’autorità assoluta su ogni governo del pianeta. (C) Questa autorità è data da Dio al papa tramite San Pietro. (D) Chiunque non sia d’accordo non può essere salvato.

 

(C) Il Concilio di Costanza

Il Concilio di Costanza fu convocato nel 1414 per risolvere lo scisma occidentale: un periodo in cui due o tre pretendenti rivali (uno a Roma, uno ad Avignone ed uno a Pisa) pretendevano di essere il legittimo Papa.

Il Concilio risolse lo Scisma deponendo tutti e tre i pretendenti e scegliendo un papa nuovo di zecca: un cardinale di nome Oddone Colonna, giunto al concilio come cortigiano dell’antipapa Giovanni XXIII. Colonna prese il nome di Martino V al momento della sua elezione.

Ciò che è fondamentale comprendere su Costanza è che, qualunque dei tre pretendenti fosse legittimo, fu deposto da un Concilio. Inoltre gli Atti di Costanza dichiarano:

In primo luogo che questo sinodo, legittimamente riunito nello Spirito Santo, costituendo un concilio generale, rappresentante la chiesa cattolica militante, ha immediatamente il potere da Cristo e che ognuno, di qualsiasi stato o dignità, anche papale, è tenuto a obbedirgli in quelle questioni che riguardano la fede e l'eradicazione dello scisma.

Naturalmente, il neoeletto papa Martino ricevette Costanza. (Come avrebbe potuto non farlo?) Tuttavia, il successore di Martino, Eugenio IV, “rivide” l’accoglienza di Martino, aggiungendo questa precisazione: “senza pregiudizio, tuttavia, alla dignità giuridica e alla preminenza della Sede Apostolica”.

Quindi, contrariamente a quanto sostengono i minimalisti papali, i papi hanno definitivamente stabilito che le loro decisioni sono inappellabili.

Questo è ciò che intendeva la Pastor Aeternus quando affermava che le decisioni ex-cathedra del Papa “sono di per sé, e non per il consenso della Chiesa, irreformabili”. E allo stesso modo quando disse: “Si allontanano dal vero sentiero della verità coloro che sostengono che è lecito appellarsi contro i giudizi dei Romani Pontefici a un Concilio Ecumenico, come se questa fosse un’autorità superiore al Romano Pontefice”.

Anche se un Papa dovesse trovarsi in disaccordo con un (ipotetico) Concilio Ecumenico, i cattolici devono sottomettersi alla decisione del Papa. Letteralmente ogni altro vescovo della Chiesa – anzi, ogni altro cristiano della Chiesa – potrebbe essere in disaccordo con il Papa, eppure il giudizio del Papa rimane “irreformabile”.

 

(D) Il Codice di Diritto Canonico

L’attuale Codice di Diritto Canonico, promulgato da Papa Giovanni Paolo II nel 1983, include quanto segue: “La Prima Sede non è giudicata da nessuno” (can. 1404). Questa è la più chiara espressione dell’iperpapalismo.

Il canone 1404 è anche una citazione diretta della Donazione di Costantino. Per chi non lo sapesse la Donazione è un famigerato falso. Fu citata da generazioni di teologi cattolici dall'VIII al XIV secolo al fine di giustificare l'espansione del potere papale. Fu citata numerose volte dal partito romano durante il Grande Scisma.

La Donazione fu finalmente smascherata in Occidente durante il Rinascimento. (I patriarchi orientali non sono mai caduti nella trappola.) Tuttavia la sua comprensione del papato è diventata così radicata nella mente cattolica che il Vaticano continua a citare i suoi insegnamenti nei suoi documenti ufficiali.

Il Codice di diritto canonico dice anche: “Un giudice non può rivedere un atto o uno strumento confermato specificamente dal Romano Pontefice senza il suo precedente mandato” (can. 1405 - 2). In altre parole, la decisione di un papa non può essere contestata senza il suo permesso.

Questo è il motivo per cui (come spesso sottolineo) quando il vescovo Joseph Strickland fu deposto come ordinario della diocesi di Tyler, non potè fare ricorso. Il vescovo Strickland non era mai stato accusato (e tanto meno dichiarato colpevole) di alcun crimine canonico. Non potè fare alcun ricorso. Perché, ripeto: “La prima sede non è giudicata da nessuno”.

I fatti parlano chiaro: negli ultimi 1.000 anni, la Chiesa cattolica ha insegnato il massimalismo papale praticamente senza interruzione. Era così prima del Vaticano I e lo è anche dopo il Vaticano II.


 

Ortodossia: Il vero minimalismo papale

Se ci hanno seguito fino a questo punto, i minimalisti papali potrebbero trovarsi in sintonia con la causa ortodossa nel Grande Scisma.

Come sappiamo, il Grande Scisma si verificò quando i pontefici romani aggiunsero la clausola del filioque al Credo di Nicea. Il filioque apparve per la prima volta nel V secolo, in un concilio locale in Spagna. Fu inserito nel Credo per combattere l'arianesimo che era ancora prevalente nell'odierna Penisola Iberica e nel sud della Francia.

Fin dall'inizio i Papi di Roma si opposero all'uso del filioque. Per esempio, Papa San  Leone III non si oppose alla doppia processione di principio. Tuttavia, credeva che il Credo stesso fosse inviolabile. Così fece coniare due enormi lastre d'argento sulle quali il Simbolo della Fede era inciso senza il filioque, una in lingua latina e una in greco. Poi appese le lastre sopra le porte del Vaticano.

Per quanto riguarda le lastre il santo papa disse: “Io, Leone, le ho poste qui per amore e protezione della fede ortodossa”. Notò anche che, nel formulare il Simbolo della Fede, il Primo e il Secondo Concilio Ecumenico avevano “agito per illuminazione divina piuttosto che per sapienza umana ... e lungi da me considerarmi loro pari” (3).

Inoltre, due Concili Ecumenici – il Quarto e l’Ottavo – proibiscono espressamente qualsiasi ulteriore aggiunta al Credo.

Il Concilio di Calcedonia dichiarò solennemente: “Questo Credo saggio e salvifico, dono della grazia divina, era sufficiente per una perfetta comprensione e fondazione della religione. Poiché il suo insegnamento sul Padre e sul Figlio e sullo Spirito Santo è completo, e illustra il divenire uomo del Signore a coloro che lo accolgono fedelmente”.

Il Quarto Concilio di Costantinopoli, che Papa Giovanni VIII ratificò nell'880, fu convocato specificatamente per risolvere il dibattito sul filioque. Deliberò che qualsiasi ecclesiastico che usasse questo credo modificato dovesse essere ridotto allo stato laicale e qualsiasi laico scomunicato.

Ciononostante, i Franchi continuarono a spingere per l'uso del filioque. Poi, nel 1024, Papa Giovanni XIX soccombette infine alla loro pressione e inserì il filioque nella versione “ufficiale” del Credo di Roma.

Ora, dobbiamo chiederci: perché i Franchi erano così irremovibili sul filioque? Le ultime vestigia dell'arianesimo furono eliminate nel settimo secolo. Perché continuavano a promuovere questo nuovo credo 300 anni dopo, nonostante l’opposizione di tutta la Pentarchia e due Concili Ecumenici? La risposta è che era parte del loro tentativo di screditare Bisanzio e stabilire il "Santo Impero Romano" come suo legittimo successore.

L'Europa orientale fu convertita al cristianesimo dai missionari Bizantini, i più importanti dei quali sono San Cirillo e San Metodio. Questi legami di religione crearono una profonda simpatia tra Bulgari e Bizantini. I Franchi tentarono di recidere questi legami inviando missionari nell'Europa orientale, sostenendo che i Bizantini avevano insegnato loro una versione eterodossa del cristianesimo e incoraggiandoli a usare il filioque.

So che i cattolici sono stanchi degli apologeti ortodossi che parlano dei Franchi. Ma questo è davvero un banco di prova importante, per i seguenti motivi:

  1. La minaccia dell'arianesimo fu risolta 300 anni prima dello Scisma. Pertanto l’aggiunta del filioque non ha svolto alcuna funzione pastorale. Al contrario fu profondamente divisiva.

  2. La teologia di fondo del filioque fu fortemente contestata, specialmente dai patriarchi orientali. Pertanto l’aggiunta del filioque non esprimeva la volontà della Chiesa universale.

  3. Il Credo originale era stato redatto in Concilio per una ragione: doveva esprimere il consenso dei vescovi cattolici ortodossi. Quindi, l’aggiunta del filioque vanificò l'intero scopo del Credo.

  4. Per circa seicento anni, i Papi avevano insegnato i pericoli di inserire il filioque nel Credo. Quindi l'aggiunta del filioque violava persino le usanze locali di Roma.

  5. I Concili Ecumenici avevano stabilito che il Credo non dovesse essere modificato. Quindi l'aggiunta del filioque violava i Santi Canoni.

  6. Roma promuoveva il filioque solo per ragioni mondane. Quindi aggiungerlo avrebbe permesso a un solo vescovo di promuovere i propri interessi politici ed economici a spese di tutta la Chiesa.

I Patriarchi orientali avevano tutte le ragioni per rifiutare l’inserimento del filioque e nessuna ragione per accettarlo, a parte: “il papa lo ha detto e dobbiamo fare tutto ciò che dice il papa”.

È anche importante notare che i patriarchi orientali non hanno scomunicato il papa per aver usato il filioque.(4) Tuttavia, il Papa ha scomunicato il Patriarca ecumenico di Costantinopoli per la sua presunta insolenza, innescando così il Grande Scisma.

Questo è il motivo per cui dico che il Grande Scisma è un buon banco di prova per il minimalismo papale. L’argomento per Roma è il caso del massimalismo papale, mentre l'argomento per l’Oriente è il caso del minimalismo papale e viceversa.


 

“Trazionalismo cattolico” = Cristianesimo ortodosso

Sono convinto che, se fossero vissuti nell’XI secolo, i nostri amici cattolici tradizionalisti si sarebbero schierati dalla parte dei patriarchi orientali.

Avrebbero respinto gli sforzi papali per modificare arbitrariamente il Credo, specialmente quando i papi precedenti si erano opposti così pubblicamente e strenuamente a tali sforzi. Non sarebbero stati così veloci a seguire l’ultimo papa nel ribaltare le decisioni dei Concili ecumenici.

Anche se avessero accettato la logica di fondo del filioque, si sarebbero opposti ai tentativi del papa di imporre i propri giudizi teologici a tutta la Chiesa, soprattutto di fronte alla strenua resistenza delle voci più “conservatrici” in Oriente. Il fatto che i papi agissero sotto l'influenza dei poteri secolari li avrebbero solo confermati nella loro risoluzione.

Avrebbero resistito a Roma. E lo avrebbero fatto non perché odiassero Roma. Al contrario! Avrebbero agito per amore dei santi papi ortodossi dei secoli passati: Leone I, Leone III, Giovanni VIII, e naturalmente Gregorio I, che dichiarò: “Chiunque si definisca o desideri essere chiamato Sacerdote Universale è nella sua euforia il precursore dell’Anticristo, perché si mette orgogliosamente al di sopra di tutti gli altri”.

(C'è da sorprendersi che, appena vent'anni dopo lo scisma, Papa Gregorio VII dichiarò che il suo era "l'unico nome al mondo"?)

Allo stesso modo, noi ortodossi saremmo d’accordo con i tradizionalisti (e altri cattolici conservatori, come Erick Ybarra) che avanzano una visione più limitata del potere papale. Condividiamo anche la loro riverenza per la Sede Apostolica di Roma! Vorremmo sottolineare, tuttavia, che il loro minimalismo papale non si conforma alla visione massimalista sposata da Roma dall’XI secolo.

Nulla nella tradizione cattolica dopo lo scisma consente una comprensione minimalista del potere papale. Al contrario, la Chiesa romana ha colto ogni opportunità per espandere il potere papale e abbattere ogni tentativo di limitare lo stesso.

Roma ha insegnato l'iper-papalismo negli ultimi 1000 anni. Non c’è stato alcun momento dal Grande Scisma in cui Roma abbia accettato limiti alla sua autorità, nemmeno ai giorni nostri.

Ecco la buona notizia: la Chiesa ortodossa ha mantenuto la sua ecclesiologia “papal minimalista” completamente invariata per l’ultimo millennio. Ecco perché gli argomenti per il minimalismo papale sono, in realtà, argomenti per l'Ortodossia.

Roma ha insegnato l’iper-papalismo negli ultimi 1000 anni. Non c’è stato alcun momento dal Grande Scisma in cui Roma abbia accettato limiti alla sua autorità, nemmeno ai giorni nostri. Quindi, i cattolici che rifiutano questo modello stanno rifiutando l’ecclesiologia della loro Chiesa degli ultimi dieci secoli.

A tutti i nostri amici latini che desiderano vedere Roma tornare alle sue radici apostoliche, patristiche ed ecumeniche: unitevi a noi! Le nostre porte sono sempre aperte. Venite e vedete!




NOTE:

 

1) Presumo che il titolo sia un riferimento al mio recente articolo “Il Capo Visibile della Chiesa”, in cui sostengo che il capo visibile della Chiesa non è il papa ma Cristo nella Santa Eucarestia.

2) Gregorio II alla fine accettò il Vaticano I.

3) Ciò è in linea con gli Atti del Concilio di Costanza. È tuttavia una chiara contraddizione della revisione di Eugenio IV del Concilio di Costanza, nonché dell’insegnamento della Pastor Aeternus riguardante la relativa autorità del papa ai Concili ecumenici.

4) Michele Cerulario, allora patriarca di Costantinopoli, cessò di commemorare il papa nei Dittici. Eppure questo era un evento abbastanza comune nella Chiesa primitiva; non era (e non è) in alcun modo equivalente a una scomunica. È stato (ed è) semplicemente il riconoscimento pubblico da parte di due patriarchi che hanno una disputa su una grave questione ecclesiale o teologica. Infatti, Pietro III informò Cerulario che i Patriarchi di Antiochia non avevano commemorato i Papi di Roma poiché Vigilio fu condannato dal Sesto Concilio Ecumenico nel 680!

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