sabato 27 marzo 2021

L'elogio funebre per santa Paola la Romana

di N. Ghigi

Il 28 marzo alcuni calendari secundum usum romanum pre-tridentini iscrivono la commemorazione della nostra beatissima madre Paola la Romana, donna di nobile famiglia romana che, una volta rimasta vedova, dedicò i suoi beni e la sua vita alla diffusione della dottrina cristiana, alla carità verso i poveri e all'orazione. Figlia spirituale di san Girolamo e sua mecenate durante il soggiorno romano alle dipendenze di Papa san Damaso, Paola lo seguì in Terra Santa nel 385 insieme alla figlia Eustochio (la destinataria della famosissima lettera 22 de virginitate di san Girolamo), ove fondò due monasteri presso la Grotta della Natività di Betlemme ed ella stessa divenne badessa di quello femminile, che resse per vent'anni vivendo in aspra penitenza, talché bene il Martirologio Romano la definisce metaforicamente longo coronata martyrio, fino alla morte occorsa il 26 gennaio del 406.

San Girolamo stesso compose l'epitaffio esametrico da porsi sulla tomba della santa monaca, sepolta entro la Grotta della Natività ove aveva trascorsi i suoi anni di ascesi: esso è quasi un raffinatissimo centone di citazioni e formule della tradizione poetica latina, con cui san Girolamo evidenzia l'origine altolocata di Paola, proveniente da una delle famiglie più antiche di Roma (seppure i critici ritengano che le discendenze citate siano esagerazioni), e tuttavia protagonista di una scelta radicale alla sequela di Cristo. L'epigrafe è andata materialmente perduta, ma la leggiamo nella trascrizione che il santo stesso fa nella sua lettera indirizzata ad Eustochio in occasione della morte della madre, al termine della quale, promettendole letteralmente un monumentum aere perennius (cfr. Hor. Od. iii, 30, 1), si rivolge direttamente alla defunta con queste parole:

Incidi elogium sepulcro tuo, quod huic volumini subdidi, ut quocumque noster sermo pervenerit, te laudatam, te in Bethlehem conditam lector agnoscat. Titulus sepulcri:

Scipio quam genuit, Pauli fudere parentes,
Gracchorum suboles, Agamemnonis inclita proles,
hoc iacet in tumulo: Paulam dixere priores.
Eustochiae genetrix, Romani prima senatus
pauperiem Christi et Bethlemitica rura secuta est.                5

et in foribus speluncae:

Respicis angustum praecisa rupe sepulchrum?
Hospitium Paulae est caelestia regna tenentis.
Fratrem, cognatos, Romam patriamque relinquens,
divitias, subolem, Bethlemitico conditur antro.
Hic praesaepe tuum, Christe, atque hic mystica Magi        10
munera portantes homini regique deoque.

Hier. Ep. 108,33


Ho inciso un elogio nel tuo sepolcro, che ho aggiunto a questa lettera, affinché ovunque giungano le nostre parole, il lettore riconosca che tu vi sei citata, che sei sepolta a Betlemme. Il titolo del sepolcro:

Colei che Scipione generò, cui diedero vita i genitori di Paolo,
progenie dei Gracchi, inclita prole di Agamennone,
giace in questo tumulo: gli antichi la chiamarono Paola.
La madre di Eustochio, colei che sedeva al primo posto del Senato Romano,
ha seguito la povertà di Cristo e i campi di Betlemme.

E alle porte della grotta:

Vedi l'angusto sepolcro nella rupe intagliata?
E' il luogo ove riposa Paola, che possiede i regni del cielo.
Lei che lasciò il fratello, i parenti, Roma e la patria,
le ricchezze e la prole, è sepolta nella grotta di Betlemme.
Qui vi è il tuo presepe, o Cristo, e qui vi sono i Magi
che portano mistici doni all'Uomo, al Re e al Dio.


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NOTE

Ed. di riferimento: J. Blaensdorf, Fragmenta poetarum latinorum epicorum et lyricorum praeter Enni Annales et Ciceronis Germanicique Aratea (= BT 1371), Berlin/New York, De Gruyter, 2011, p. 392.

1. Scipio quam genuit: Formula tipica dell'epigrafia funeraria (cfr. e.g. CLE 01276,1; 01320,2; Mart. Epigr. ix, 99, 4).

2. Della ricercatezza di proles e suboles parla Cicerone nel De Invent., iii, 36; per il primo, cfr. soprattutto Verg., Ecl. iv, 49: Cara deum suboles, magnum Iovis incrementum!; l'adonio finale inclita proles, di origine epica (cfr. Ilias latina, 248 e 520), ha largo impiego nella poesia latina (Ovid. Met. ix, 229; Val. Fl. Argon. iv, 549; Auson. Epitaph. xvii, 1; cfr. pure il simile duellica proles nel famoso verso di Lucrezio [Rer. Nat. ii, 662]).

3. Dixere priores: cfr. Verg. Aen. iii, 693; Ovid. Met. xv, 332; Fast. vi, 107; Pont. iii, 2, 45.

5. Bethlemitica rura: cfr. Manil. Astr. iv, 640 (Balearica rura) e 767 (Dorica rura); Lucan. Phars. i, 394; ii, 429 (Gallica rura); vii, 823 (Pharsalica rura); viii, 368 (Medica rura); ix, 130 (Nilotica rura); Sil. Ital. Pun. i, 46 (Celtica rura), xiv, 5 (Achaica rura); xv, 503 (Celtica rura); Auson. Urb. 114; Epist. xxiv, 72 (Aquitanica rura); Claud. Stil. cos. iii, 91; Goth. 296 (Gallica rura) e 365 (Norica rura).

6. Correggo in respicis la lezione despicis scelta da Blaensdorf, e perché supportata da un maggior numero di codici, e perché l'idea di sprezzo accolta dall'editore risulta controintuitiva per il lettore e non facilmente giustificabile dalla sola angustia del sepolcro. Caelestia regna tenentis dopo la cesura semiquinaria: cfr. Ov. Trist. ii, 19 (Theutrantia regna tenenti); Ibis 325 (Phylaica regna tenentem) e 343 (Rhodopeia regna tenenti), con l'ovvia idea di sublimazione di tale formula dai regni terreni ai ben più importanti regni celesti.

7. Patriamque relinquens: cfr. Ovid. Epist. vii, 115: Exul agor cineresque viri patriamque relinquo.

9-10. La lezione Bethlemitico dei codici realizza un cretico al quarto piede (ˉ˘ˉ), laonde Blaensdorf propone di sostituirla con Bethlemiti. Pure Măgi realizza un giambo in luogo dello spondeo finale; laonde Hilberg propone reges in sostituzione. Nonostante le oggettive difficoltà metriche, le lezioni alternative sono scarsamente convincenti.

11. Per restaurare la corretta lezione homini regique deoque, che esprime completamente il triplice simbolismo dei doni, è necessario tener presente che la basilica costantiniana recava una famosa immagine dei Magi recanti doni (cfr. B. Pixner, Paths of the Messiah. Messianic Sites of the Early Church from Galilee to Jerusalem, Ignatius Press, 2010, pp. 12-13), talché non si rende necessario integrare un verbo reggente come fece il Migne: hominique deoque dedere (PL 22:306).

venerdì 26 marzo 2021

Tempora e Tempura

di Luca Farina

La grande tradizione liturgica della Chiesa non è, come molti pensano, un patrimonio astratto; la liturgia non è qualcosa di lontano dalla vita quotidiana dei fedeli (come sostengono anche alcuni "tradizionalisti", la conseguenza pratica del cui pensiero è che l'esattezza delle rubriche sarebbe solo un di più, e come tali vengono disattese), ma è una realtà viva, un corpo vivo poiché celebra il Salvatore Teantropo. La liturgia, quindi, si irradia nella vita dei fedeli molto più di quanto potremmo immaginare.

L'aspetto che consideriamo oggi è quello gastronomico: parliamo di tempura.

Il piatto, noto a chi frequenta ristoranti giapponesi (il sottoscritto confessa di esserne un grande fan), consiste in una leggerissima frittura di verdure e gamberi, ma mai di carne o altri prodotti animali (1). Questa scelta degli ingredienti non è affatto casuale, se consideriamo che il termine nipponico "tempura" rievoca quello delle Tempora, che stiamo vivendo in questa prima settimana di Quaresima.

Questi giorni, infatti, sono caratterizzati, come ad ogni inizio di stagione, dal digiuno e dall'astinenza dalle carni e dai prodotti di origine animale. Secondo la tradizione, la presenza di un piatto simile nella terra del Sol Levante è da attribuirsi alle missioni cattoliche del Cinquecento: la nuova fede non toccava solo la preghiera, ma anche i singoli momenti di vita. I missionari (francescani, domenicani e gesuiti, formatisi proprio in quel secolo) giungevano spesso insieme ai portoghesi, che avevano creato numerosi basi commerciali nel Cipango (2). La predicazione, non sempre facile, porta molti giapponesi ad abbracciare la fede Cristiana e, pertanto, a celebrarla.

Il piatto sarebbe nato a Nagasaki, e consente di rispettare le norme del digiuno e dell'astinenza. Ancora oggi, infatti, questa frittura molto leggera è composta solamente da molluschi e vegetali.

Anche quando gustiamo la cucina tradizionale possiamo imparare qualcosa da quella che è la storia e la cultura che si forma a partire dalla nostra fede e dalla sua celebrazione, la santa liturgia.

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NOTE

1: in alcuni ristoranti americani è offerta anche la carne fritta con questo metodo, ma è una completa alterazione del senso originale

2: uno dei tratti peculiari della colonizzazione portoghese (almeno per quanto concerne l'inizio dell'età moderna) è, a differenza di Spagna e Inghilterra, lo stabilimento di basi commerciali al posto della conquista territoriale. Il modello sarà poi ripreso dagli olandesi.


giovedì 25 marzo 2021

MDC anniversario della fondazione di Venezia

XXV Martii CDXXI - XXV Martii MMXXI

In festo Annuntiationis B. Mariae Virginis
condita est sanctissima civitas Venetiarum,
sub patrocinio ejusdem Beatissimae Virginis
atque S. Marci Evangelistae posita.

VNDE ORIGO INDE SALVS


L'icona della Madonna Nikopeja, dipinta dall'Evangelista S. Luca
e custodita nella Ducale Basilica di S. Marco, con i gioielli originali
(oggi rimossi dalla sacra immagine e custoditi nel tesoro
della Basilica in seguito del tentativo di rapina del 1979)

mercoledì 24 marzo 2021

Il responsorio "Gaude Maria" al Mattutino dell'Annunciazione

℟. Gaude, María Virgo, cunctas hǽreses sola interemísti, quæ Gabriélis Archángeli dictis credidísti: * Dum Virgo Deum et hóminem genuísti, et post partum, Virgo, invioláta permansísti. ℣. Gabrielem Archangelum scimus divinitus te esse affatum: uterum tuum de Spiritu Sancto credimus imprægnatum: erubescat Judæus infelix, qui dicit Christum ex Joseph semine esse natum. ℟. Dum Virgo Deum et hóminem genuísti, et post partum, Virgo, invioláta permansísti. Gloria Patri et Filio et Spiritui Sancto. Dum Virgo...

℟. Rallegrati, o Maria Vergine, tu sola hai distrutte tutte le eresie, tu che prestasti fede alle parole dell'Arcangelo Gabriele: *  Vergine mentre generavi il Dio Uomo, e pure dopo il parto inviolata rimanesti. ℣. Sappiamo che dal cielo a te parlò l'Arcangelo Gabriele: crediamo che il tuo grembo fu reso pregnante dallo Spirito Santo: arrossisca il misero Giudeo, che dice che Cristo sarebbe nato dal seme di Giuseppe. ℟. Vergine mentre generavi il Dio Uomo, e pure dopo il parto inviolata rimanesti. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. Vergine mentre...


Nell'odierna festa dell'Annunciazione della Beata Vergine Maria, l'antica liturgia romana propone come settimo responsorio del Mattutino, da cantare nel terzo notturno dopo la lezione evangelica e la prima parte dell'omelia, questo lungo e suggestivo testo. Secondo la tradizione, tale responsorio fu composto, o per meglio dire improvvisato, in età carolingia da un cantore cieco del Pantheon, ovvero la Basilica di Santa Maria e di tutti i Martiri (Sancta Maria ad Martyres), proprio durante la celebrazione dell'Annunciazione. In quel giorno, infatti, alcuni Giudei si fermarono alle soglie del tempio mentre stava venendo officiato il mattutino, e iniziarono a pronunciare blasfemie contro la verginità perpetua e la divina maternità della Madonna. Al che il cantore, udite le loro bestemmie, improvvisò queste parole, magnificando la Deipara, che ha sconfitto tutte le eresie che ne negavano i doni offertile da Dio e da lei accolti nella sua perfettissima ascesi, affermando la fede cristiana nell'Annunciazione e ripudiando la menzogna giudaica. Terminato il canto, la Madre di Dio restituì miracolosamente la vista al suo servo devoto.

Il responsorio entrò allora a far parte del repertorio romano, proprio per la festa dell'Annunciazione, e in molti usi locali, di cui resta testimonianza negli uffici propri dei canonici regolari (poi confluiti pure nel breviario domenicano) e in parecchi di quelli monastici, fu pure esteso al Vespro della Purificazione della Madre di Dio (Presentazione di Cristo al Tempio), spesso accompagnato dalla prosa Inviolata in luogo della ripresa finale del verso Dum Virgo. Con la riforma tridentina, in un eccessivamente severo sfrondamento dell'ufficio romano da molti testi altomedievali che l'avevano arricchito nei secoli, il verso Gabrielem Archangelum, contenente la parte più "succosa" e la condanna dell'incredulità giudaica, fu eliminato dal Breviario Romano e sostituito dal verso del settimo responsorio del comune della Vergine: Beata es quæ credidisti: quia perfécta sunt ea, quæ dicta sunt tibi a Domino. Mentre il Breviario Benedettino fu adattato in questo al Romano da Paolo V, gli altri usi propri continuarono a tenere il verso originale fino alla riforma postconciliare, quando scomparve del tutto per ragioni di "politically correct". L'Antiphonale Monasticum edito da Solesmes nel 2005 (vol. III) riporta infatti il testo del responsorio con pretesa di averlo "restituito" rispetto alla banalizzazione tridentina, ma taglia il verso a impraegnatum, omettendo la parte meno gradita agli orecchi ecumenisti.

lunedì 15 marzo 2021

Note letterarie sulla prima stanza del Grande Canone di S. Andrea

Nella prima e nella quinta settimana della Grande Quaresima, dapprima diviso in quattro parti e poi tutto insieme, durante il suggestivo servizio della Grande Compieta, la Chiesa invita i fedeli a piangere i propri peccati con un meraviglioso e lunghissimo poema, il cosiddetto Canone di S. Andrea di Creta, composto dal vescovo di Gortina nella prima metà dell'VIII secolo.

Le prime due delle 250 strofe del Canone introducono l'argomento dell'intera opera, ovverosia il pianto che l'anima (cui è diretta l'allocuzione del poeta in moltissimi loci) è invitata a compiere dei peccati e delle trasgressioni della propria vita passata, meditando sulla punizione dei modelli negativi dell'Antico Testamento (Adamo caduto, Eva tentata, Caino, Lamech, Esaù...), dei quali si dichiara peggiore e pertanto più meritevole di condanna, e rimpiangendo di non aver imitato i modelli positivi (Abele, Noè, Abramo, Giuseppe...). Particolarmente, nella prima strofa, il poeta si chiede donde può iniziare a piangere i propri peccati, e invoca la misericordia divina e il perdono, che innumerevoli volte implorerà lungo il poema.

Πόθεν ἄρξομαι θρηνεῖν τὰς τοῦ ἀθλίου μου βίου πράξεις;
Ποίαν ἀπαρχὴν ἐπιθήσω, Χριστέ, τῇ νῦν θρηνῳδίᾳ;
Ἀλλ᾿ ὡς εὔσπλαγχνός μοι δὸς παραπτωμάτων ἄφεσιν.

Donde incomincerò a compiangere le azioni della mia miserevole vita?
Quale inizio porrò, o Cristo, al lamento che ora intono?
Ma tu, misericordioso, concedimi remissione delle mie mancanze.

La domanda retorica πόθεν ἄρξομαι nell'incipit della lamentatio, dotata di grande efficacia, non è certo un'invenzione del santo innografo, bensì ha un'ampia tradizione largamente presente in brani simili della tradizione letteraria greca classica e cristiana.

Ζεῦ Ζεῦ, τί λέγω, πόθεν ἄρξωμαι
Zeus, Zeus, che dire, donde potrei incominciare
(Eschilo, Coefore, 855)

Οἴμοι, τὶ φῶ δύστηνος; Ἄρξομαι πόθεν;
Ahimè, che dirò io sventurato? Donde incomincerò?
(Euripide, Ifigenia in Aulide, 442)

Νῦν δὴ μώνα ἐοῖσα πόθεν τὸν ἔρωτα δακρύσω;
Ἐκ τίνος ἄρξωμαι; Τίς μοι κακὸν ἄγαγε τοῦτο;
Or che son sola, donde mi metterò a piangere il mio amore?
Da dove potrei incominciare? Chi questo mal mi recò?
(Teocrito, Incantatrici [Φαρμακεύτριαι], 64-65)

Oltre alla poesia, l'incipit godé di una certa fortuna nella prosa retorica, ove il modello è platonico: Πόθεν οὖν δὴ ἅρξομαι καὶ τί πρῶτον ὑποθήσομαι; - Donde dunque incomincerò, e quale indizio porrò per primo? (Parmenide, 137b). Si noti che, benché le edizioni critiche moderne preferiscano volgere questi verbi alla prima plurale, la tradizione nota agli antichi li poneva al singolare, cfr. pure Proclo, In Platonis Parmenidem (ed. Cousin, Paris, 1867: 1031). 

Più di un Padre della Chiesa fa uso di quest'incipit nella propria omiletica, per esempio S. Gregorio Nazianzeno nella sua Oratio XXXII (PG 36:176 [1858]), e S. Giovanni Crisostomo nel De Poenitentia (PG 60:695 [1859]). In quest'ultimo si segnala la costruzione di una seconda interrogativa con ποῖος: Πόθεν οὖν ἄρξωμαι; ποῖον δὲ σφάλμα, ἢ ποῖον νόσημα προσαγάγω; (Donde potrei incominciare? Quale errore dunque, o quale infermità potrei addurre?).

Alcuni di questi passi erano sicuramente conosciuti da S. Andrea, che si era formato nella grande Lavra di San Saba, dotata di una ricca biblioteca, e successivamente era stato arcidiacono della Grande Chiesa a Costantinopoli, avendo dunque accesso ai tesori librari custoditi nella capitale dell'Impero. In particolare, mentre il verso eschileo (che probabilmente però funge da modello agli altri) è in un contesto più generico, sia il trimetro euripideo, posto nei primi versi del lamento di Agamennone, sia l'esametro teocriteo, posto all'inizio del lamento di Simeta, introducono un testo del medesimo tenore del Canone di pentimento; sicuramente noto era poi il modello prosastico del Crisostomo, sempre su un tema ad esso vicino. I vari modelli del topos riecheggiano nella mente dell'innografo, che li fonde nell'incipit di un capolavoro assoluto, sia a livello linguistico che contenutistico, della poesia religiosa mediobizantina.

Nota: Nelle edizioni del Grande Canone  il verbo ἄρξομαι è al futuro indicativo. I testi classici mostrati oscillano tra questa forma e l'aoristo congiuntivo ἄρξωμαι (perciò alcuni sono tradotti potrei incominciare anziché incomincerò). Tuttavia in tutti questi testi può essere normalmente letto al posto del congiuntivo il futuro, che del resto è la lectio facilior e pertanto la più diffusa nei codici. Per esempio, nei versi teocritei, il Gallavotti (dalla cui edizione critica [Roma, 1993] ho citato) sceglie la lezione ἄρξωμαι, riportata dal Laurentianus 32,16 (il famosissimo codice planudeo di poesia esametrica, copiato nel 1280) e soprattutto confortata da un frammentario papiro antinopolitano (Pap. Ant. 207) del V-VI sec.; tutta la restante tradizione manoscritta riporta il futuro. Simile discorso può valere per l'edizione di Page (Oxford, 1972) che ho preso a riferimento per le Coefore, mentre per l'Ifigenia la più recente edizione di Jouan (Paris, 1983) sceglie il futuro, contro la "classica" edizione del Murray (Oxford, 1902-13) che mette pur ivi l'aoristo congiuntivo. In definitiva, le due forme verbali, differendo per una sola vocale omofona, non hanno realmente un valore divergente.

giovedì 4 marzo 2021

Riflessioni morali circa i preparati vaccinali - Associazione "Testimonianza Ortodossa"

La prima pagina della lettera
alla Sacra Comunità Athonita
Diamo spazio a questa importante riflessione pubblicata già qualche mese fa dall'Associazione "Testimonianza Ortodossa", che tra le altre cose gestisce una casa editrice che ha pubblicato numerosi titoli di patristica e spiritualità ortodossa in italiano, di grande attualità nel momento presente. Nei giorni scorsi un testo simile, alla cui stesura ha collaborato la predetta Associazione, è stato diffuso dall'Associazione greca "IC XC NIKA", in forma di lettera diretta al Santo Sinodo di Grecia, al Santo Sinodo di Cipro e alla Sacra Comunità del Monte Athos, che tratta - oltre alla parte sui vaccini sostanzialmente simile a questa - pure delle "misure di contenimento del contagio", non di rado contrarie ai canoni e blasfeme, che in molti luoghi stanno venendo applicate, e che è stata firmata da quasi 2000 persone tra sacerdoti, monaci, medici, teologi e altri.





È MORALMENTE ACCETTABILE UN VACCINO COSTRUITO
CON CELLULE PRELEVATE DA UN ABORTO?

Riflessioni morali per i cristiani ortodossi circa i preparati vaccinali
a partire da cellule provenienti da feti umani abortiti

Tra scienza e salvezza

Dal punto di vista della prevenzione di malattie infettive e contagiose molto gravi, che in passato hanno causato migliaia di morti, è chiaro che i vaccini sono stati una grande conquista per l’umanità, e il loro impiego nella lotta contro le infezioni fino alla loro eradicazione, mediante una immunizzazione delle popolazioni interessate, rappresenta indubbiamente una “pietra miliare” nella lotta dell’uomo contro le malattie infettive e contagiose.

Lo scopo dei vaccini è quello di sensibilizzare il sistema immunitario, con l’ingresso all’organismo umano di un agente patogeno attenuato. In questo processo, il sistema immunitario produce, da un lato, anticorpi per distruggere il nemico e, dall’altro acquisisce una memoria, in modo che se incontra in seguito lo stesso agente patogeno può riconoscerlo e agire in modo distruttivo.

Nella frenesia dell’ingegneria genetica, tuttavia, l’uomo non ha esitato a utilizzare anche procedure che dal punto di vista etico non sono accettabili, con la motivazione che lo scopo santifica i mezzi. Così, abbiamo raggiunto il punto in cui alcuni vaccini in circolazione sono preparati o vengono utilizzate per la loro preparazione sperimentale cellule umane raccolte nei tessuti di feti infettati e volontariamente abortiti, infettati e successivamente attenuati e coltivati mediante ceppi di cellule umane ugualmente provenienti da aborti volontari, a noi di fede cristiana ortodossa si pongono importanti problemi etici.

La domanda che ci siamo posti e alla quale abbiamo cercato di dare una risposta è: chi usa un vaccino del genere, quanto coopera al male dell’aborto?

Destano particolare preoccupazione per noi i vaccini che sono stati realizzati utilizzando in parte il tessuto fetale derivato da aborti avvenuti decenni fa:

I vaccini per l’infanzia come il Varivax per la varicella, il Meruvax II per la rosolia, l’Havrix e il Proquad utilizzato per morbillo sono realizzati utilizzando in parte il tessuto fetale, e portano i nomi MRC-5 e WI-38 . Compreso il vaccino Vaqta per l’epatite.

La sigla WI-38 (Winstar Institute 38, istituto di ricerca biomedica) indica cellule fibroblasti di polmone umano espiantate nel 1964 da un feto femmina svedese abortito perché la famiglia riteneva di avere già troppi figli. Questa linea cellulare viene utilizzata ancora oggi per far crescere i virus utilizzati nei vaccini morbillo, parotite, rosolia, varicella ed herpes zoster.

La linea cellulare MRC-5 (Medical Research Council, istituto di ricerca) indica cellule polmonari umane provenienti da un feto maschio di quattordici settimane abortito nel 1966.

I ceppi di cellule utilizzati per il MRC-5 e il WI-38 provengono da bambini abortiti nel 1961.

Le loro cellule sono state rigenerate dalla Merck e da altre aziende, in laboratorio. Questi ceppi di cellule sono tecnicamente “immortali”, perché i tecnici possono conservarli indefinitamente nelle condizioni appropriate.

Vaccini contro il coronavirus e utilizzo di cellule di feti abortiti.

Con lo sviluppo di vaccini contro Covid-19 a un ritmo accelerato, è importante essere informati su come questi vaccini sono progettati, prodotti e testati. Esistono, infatti, questioni etiche sul possibile utilizzo, in qualunque fase del processo di sviluppo, di linee cellulari derivate da feti abortiti.

In particolare, le due case farmaceutiche, Moderna e Pfizer/BioNTech hanno utilizzato la serie di cellule HEK 293 nella fase dei test di laboratorio di conferma.

Astra/Zeneka (Oxford), che collabora con lo Sputnik, e la Jannsen usarono la serie di cellule HEK 293 in tutti e tre gli stadi: I. Progettazione e sviluppo; II. Produzione e III. Test di laboratorio di conferma.

Il Charlotte Lozier Institute negli Stati Uniti, sulla base di un’analisi approfondita della letteratura scientifica e dei risultati delle sperimentazioni cliniche, ha compilato un’accurata panoramica delle aziende farmaceutiche che utilizzano o non utilizzano linee cellulari eticamente controverse.

La domanda che sorge è se queste linee cellulari fetali siano assolutamente necessarie per lo sviluppo di un vaccino, e ultimamente il vaccino contro il Covid-19. La risposta è no. È possibile sviluppare vaccini eticamente accettabili senza cellule o basati su cellule animali, uova di gallina o lievito. Questo è fondamentalmente ciò che stanno facendo diverse società farmaceutiche.

Il passo successivo è acquisire informazioni sulle diverse fasi di sviluppo di un vaccino in cui sono utilizzare linee cellulari di feti abortiti.

La fase di progettazione include lo sviluppo del concetto, esperimenti preliminari e la descrizione di come verrà prodotto il vaccino.

Aziende farmaceutiche e istituti di ricerca che hanno utilizzato linee cellulari di feti abortiti in questa fase:
- Altimmune (USA)
- Astra Zeneca e Università di Oxford (Regno Unito, Stati Uniti)
- CanSino Biologics, Inc. Beijing Institute of Biotechnology, Academy of Military Medical Sciences,
PLA of China (Cina)
- Gamaleya Research Institute (Russia)
- Janssen Research & Development , Inc. Johnson & Johnson (USA)
- Vaxart (USA)
- Anhui Zhifei Longcom Biopharmaceutical / Institute of Microbiology, Chinese Academy of Sciences
(Cina)
- Università di Pittsburgh (USA)
La fase di produzione: viene prodotto il vaccino finale.
Aziende farmaceutiche e istituti di ricerca che utilizzano linee cellulari di feti abortiti in questa fase:
- Altimmune (USA)
- Astra Zeneca University of Oxford (Regno Unito, Stati Uniti)
- CanSino Biologics, Inc. Beijing Institute of Biotechnology, Academy of Military Medical Sciences,
PLA of China (Cina)
- Gamaleya Research Institute (Russia)
- Janssen Research & Development, Inc. Johnson & JohnsonVaxart (Stati Uniti)
- Vaxart (USA)
- Università di Pittsburgh (USA)

Fase di test del vaccino in laboratorio, prima che sia ampiamente distribuito. Aziende farmaceutiche e istituti di ricerca che utilizzano linee cellulari di feti abortiti in questa fase:

- Sinovac Biotech Co., Ltd. (Cina)
- Anhui Zhifei Longcom Biopharmaceutical / Institute of Microbiology, Chinese Academy of Sciences (Cina)
- Medicago (Canada)
- Novavax (USA)
- Moderna, Inc. avec le National Institute of Health (USA)
- Pfizer et BioNTech (USA, Germania)
- Sanofi Pasteur et Translate Bio (USA, Francia)
- Inovio Pharmaceuticals (USA)

Le aziende farmaceutiche che non utilizzano linee cellulari fetali in una delle tre fasi sono (dal 10 novembre 2020, tenendo conto della fase di sviluppo del vaccino):

- Beijing Institute of Biological Products / Sinopharm (Cina)
- Wuhan Institute of Biological Products / Sinopharm (Cina)
- Istituto di ricerca medica Giovanni Paolo II (USA)
- Institut Pasteur e Themis e Merck (USA, Francia)
- Shenzhen Geno-immune Medical Institute (Cina)
- Merck e IAVI (USA)
- Clover Biopharmaceuticals, Inc. (Cina)
- Sanofi e GSK Protein Sciences (USA, Francia)
- Sorrento (USA)
- Università del Queensland e CSL Ltd. (Australia)
- CureVac (Germania)
- Genexin (Corea)
- Symvivo Corporation (Canada)

NB: Diverse aziende farmaceutiche non hanno ancora completato tutte le fasi del processo.

Il giudizio etico dei vaccini proposti può essere basato su diversi elementi:

- L’esistenza o meno di alternative ai vaccini sviluppati da linee cellulari di feti abortiti: laddove esistono e sono disponibili vaccini eticamente sviluppati, questi dovrebbero avere la priorità.
- Il grado di distanza, nel tempo ma soprattutto nella responsabilità, tra l’aborto in questione e il paziente vaccinato. Pertanto, la responsabilità del paziente da vaccinare è bassa rispetto a quella del ricercatore che utilizza queste linee cellulari e quindi stimola la produzione di linee cellulari simili.
- Le fasi del processo di sviluppo del vaccino, per il quale sono state utilizzate linee cellulari fetali.Se il vaccino che il paziente riceve è prodotto da queste linee cellulari fetali (Fase 2), stimola la produzione di nuove cellule fetali. Questa relazione è meno evidente quando l’azienda farmaceutica testa solo alcune copie del vaccino sulle cellule fetali (Fase 3).

Oltre a quanto è stato esposto il Comitato consultivo sulle pratiche di immunizzazione (ACIP) ha emesso raccomandazioni ad interim per l’uso dei vaccini Pfizer-BioNTech e Moderna COVID-19 per la prevenzione della malattia da coronavirus 2019 (COVID-19) negli Stati Uniti.

Entrambi i vaccini sono vaccini a mRNA che codifica la proteina spike di SARS-CoV-2, una proteina presente sulla superficie esterna del virus, utilizzata per entrare nelle cellule e replicarsi. Il vaccino a mRNA fornisce le informazioni genetiche appropriate, in modo che le cellule dell’ospite (l’umano) siano indotte alla produzione di una risposta immunitaria. La creazione di anticorpi e cellule T-(linfo). Questo progetto che è ideale in vitro (in laboratorio), tuttavia devia dalle aspettative se applicato in vivo. Un semplice esempio è la comparsa di effetti collaterali e che non si può prevedere gli effetti che potrebbe avere nell’organismo umano a lungo termine.

CONCLUSIONI

Il Concilio Ecumenico Quinisesto o di Trullo con il suo XCI Canone condanna alla pena prevista per gli assassini le donne (o gli uomini) che forniscono farmaci per procurare l’aborto, e quelle che assumono veleni per uccidere i feti.

Il Concilio regionale tenutosi ad Ancyra con il suo XXI Canone condanna a dieci anni di scomunica coloro che agiscono in modo da procurarsi un aborto.

Il II e il LXXX Canone di San Basilio condanna alla pena prevista per gli assassini donna che abortisce volontariamente.

Ogni atto medico e di ricerca, per essere secondo l’insegnamento divino, deve rispettare l’uomo, dal momento del suo concepimento fino alla morte, in generale,essere secondo la lettera e lo spirito del Vangelo. Per questo motivo, la scelta di vaccinarsi o no è anche una questione teologica ed ecclesiastica, e l’accettazione di questi vaccini, considerando le condizioni della loro produzione, è una caduta dalla retta fede e vita.

Per questi motivi è nostra convinzione che:

1. Quelli che procurano i tessuti dai bambini abortiti, sono colpevoli di cooperare formalmente all’aborto approvandolo e sfruttando l’atto stesso dell’aborto. Essi sono colpevoli come lo sono coloro che cooperano.

2. Sono colpevoli coloro che mettono in commercio, pubblicizzano e distribuiscono i vaccini derivati. Queste attività sono moralmente illecite, perché potrebbero “contribuire, di fatto, a incentivare l’effettuazione di altri aborti volontari, finalizzati alla produzione di tali vaccini.

Tuttavia, questo provoca una costrizione morale sia ai genitori, per quel che riguarda i vaccini per l’infanzia, che sono sottoposti all’alternativa di agire contro coscienza o mettere in pericolo la salute dei propri figli, sia a ogni cittadino per quel che riguarda i vaccini contro il coronavirus. Si tratta di un’alternativa ingiusta che deve essere eliminata quanto prima.

Certamente non ci soddisfa ne posiamo condividerla l’argomentazione di molti che le linee cellulari utilizzate sono distanti dagli aborti originali, né ci soddisfa l’argomentazione di mettere da parte ogni questione etica perché è per il nostro bene. Crediamo che non possa essere nulla di buono se è nato dal male. Il fine non giustifica i mezzi.

Oltre il problema etico esiste anche la libertà vaccinale, il così detto consenso informato.

Il consenso informato è la manifestazione di volontà che il paziente esprime liberamente in ordine ad un trattamento sanitario. Il termine “consenso informato” nasce dopo il processo di Norimberga, quando l’omonimo codice evidenziò il principio dell’inviolabilità della persona umana: la partecipazione di qualunque individuo ad una ricerca scientifica non sarebbe più avvenuta senza il suo volontario consenso.

L’obbligatorietà del consenso informato come condizione per la liceità della ricerca viene sancita nel 1979 dal Rapporto Belmont nel rispetto del principio di giustizia, di benefici e del principio di autonomia. Il caso giudiziario che, nel nostro Paese, ha destato l’attenzione del mondo sanitario e giuridico sul problema del consenso, è rappresentato dalla sentenza della Cass. Pen. n. 5639/1992 (Caso Massimo) che condannò un chirurgo per il reato di omicidio preterintenzionale a seguito del decesso di una paziente avvenuto a causa delle complicanze di un intervento chirurgico demolitivo eseguito senza il suo consenso. Da allora il tema del consenso ha assunto una rilevanza sempre crescente.

L’obbligo per il medico di munirsi del valido consenso della persona assistita trova riscontro nella stessa Costituzione dai seguenti articoli:

Art.13: sancisce l’inviolabilità della libertà personale
Art.32: riconosce che nessuno può essere obbligato a determinati trattamento sanitari se non per disposizione di legge e dall’art. 13 che sancisce l’inviolabilità della libertà personale.

Dei riferimenti li ritroviamo anche nell’art. 50 del Codice Penale (rubricato “consenso dell’avente diritto”).

Il consenso informato valido deve essere:

- personale: espresso direttamente dal soggetto per il quale è previsto l’accertamento, salvo i casi di incapacità, riguardanti i minori e gli infermi di mente;
- libero: non condizionato da pressioni psicologiche da parte di altri soggetti;
- esplicito: manifestato in maniera chiara e non equivocabile;
- consapevole: formato solo dopo che il paziente ha ricevuto tutte le informazioni necessarie per maturare una decisione;
- specifico: in caso di trattamento particolarmente complesso, l’accettazione del paziente deve essere indirizzata verso tali procedure, mentre non avrebbe alcun valore giuridico un consenso del tutto generico al trattamento. In alcune situazioni particolari, come per esempio quelle relative ad un intervento chirurgico nel caso in cui non ci fosse certezza sul grado di espansione ed invasione di una neoplasia, si ricorre al consenso allargato.

Il consenso informato è un diritto riconosciuto in tutto il mondo, garantito dai seguenti trattati internazionali per la protezione dei diritti umani:

- Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali di ROMA/ 1950 (CEDU).
- Convenzione Internazionale di Bioetica di OVIEDO / 1998.
- Statuto della Corte penale internazionale dell’Aia - Articolo 7.
- Codice di Norimberga.
- Dichiarazione di Helsinki.
- Dichiarazione Universale su Bioetica e Diritti Umani-UNESCO / 1950.

Considerando che l’autorizzazione per i vaccini contro il covid è all’uso di emergenza (EUA) e considerando che sono stati espressi dubbi sui vaccini Pfizer e Moderna circa la loro reale efficacia il diritto al consenso informato è oltre modo importante.

Se qualcuno si chiede se è moralmente accettabile portare avanti una scienza di morte la risposta per noi ortodossi è, nonostante alcuni nostri gerarchi, che non può essere accettabile.

Chiediamo allo stato e alle autorità locali preposte di garantire il diritto di obiezione di coscienza per motivi morali e di religione anche riguardo ai vaccini, come è garantito in altri campi, e di fornire, come ha il dovere, vaccini alternativi alle famiglie e agli individui che per motivi di fede si oppongono a questi vaccini.


FONTI:

National Center for Biotechnology Information. Corbett et al., Nature, 5Aug 2020.
van Doremalen et al., Nature preprint, 30 July 2020.
Istituto Europeo di Bioetica- https://www.ieb-eib.org/en/
Istituto Superiore di Sanità.


Il DOCUMENTO VIENE SOTTOSCRITTO DAL:

Direttivo dell'Associazione Testimonianza Ortodossa all'unanimità
Associazione Ortodossa San Giovanni Crisostomo.
Movimento Ortodosso in Grecia IC-CR-NICA.
Archimandrita padre Dimitri Fantini
Archimandrita padre Nettario Moioli
Archimandrita padre Arsenio Agioarsenita
Padre Popadiuc Ghenadie
Padre Giovanni Capparelli
Padre Costel Popa
Padre Michele Notaragelo
Padre Mario Sevini
Padre Ionita Mocanu
Monaco Michele Cristian Cavallo