La tradizione dice che sia stata realizzata da San Luca su di un legno che formava il tavolo adoperato per la preghiera e per il cibo dalla Sacra Famiglia. L’evangelista avrebbe composto a Gerusalemme due quadri allo scopo di tramandare l’incomparabile bellezza di Maria. Uno di essi, arrivato in Italia, è tuttora oggetto di culto a Bologna; l’altro, fu dapprima portato a Costantinopoli da Sant'Elena durante una visita in Terra Santa e deposto in un tempio dall’imperatore Costantino. Successivamente fu donato al principe russo Leone, che prestava servizio nell'esercito romano, il quale trasferì l’inestimabile reliquia in Russia dove, per numerosi miracoli, fu intensamente venerata.
Nel corso della guerra intrapresa da Casimiro il Grande, il quadro fu nascosto nel castello di Beltz e finalmente affidato ai principe di Opole. Questi, alla vigilia di una dura battaglia contro le truppe tartare e lituane che assediavano Beltz, aveva invocato la sacra immagine e, dopo la sospirata vittoria, indicò Maria come Madre e Regina. Si racconta anche che, durante l’assedio, un tartaro ferisse con una freccia il bellissimo volto della Vergine dalla parte destra e che, dopo la sacrilega profanazione, una fittissima nebbia, sorta d'improvviso, mettesse in difficoltà gli assedianti. Il principe, allora, approfittando del momento favorevole, si gettò con le truppe contro il nemico e lo sconfisse.
Altri documenti assicurano che, terminata l’amministrazione del principe Ladislao nella Russia, il quadro fu caricato su di un carro con l’intenzione di portarlo nella Slesia ma, tra lo stupore di tutti, i cavalli, pur ripetutamente sferzati, non si muovevano. Il principe ordinò allora di attaccarne di nuovi, senza però ottenere alcun risultato. Sconvolto, si inginocchiò a terra e promise di trasferire la venerata effigie sul colle di Czestochowa, Jasna Gòra (montagna luminosa), nella piccola chiesa di legno. In seguito egli avrebbe innalzato una basilica nel medesimo luogo ad onore di Dio onnipotente, della Vergine Maria e di tutti i Santi e, contemporaneamente realizzato un convento per i frati eremiti dell’Ordine di San Paolo.
Ma le vicissitudini della Madonna Nera non erano ancora finite. Nel 1430 alcuni seguaci dell’eretico Giovanni Hus, provenienti dai confini della Boemia e Moravia, sotto la guida dell’ucraino Federico Ostrogki, attaccarono e predarono il convento. Il quadro fu strappato dall’altare e portato fuori dinanzi alla cappella, tagliato con la sciabola in più parti e la sacra icona trapassata da una spada. Gravemente danneggiato, fu perciò trasferito nella sede municipale di Cracovia e affidato alla custodia del Consiglio della città; dopo un accurato esame, il dipinto venne sottoposto ad un intervento del tutto eccezionale per quei tempi, in cui l’arte del restauro era ancora agli inizi. Ecco allora come si spiega che ancora oggi siano visibili nel quadro della Madonna Nera gli sfregi arrecati al volto della Santa Vergine.
Il Quadro di Jasna Gòra sarebbe una variante antica dell'Odigitria, ovverosia di "colei che indica la strada", modello assai comune nell'iconografia bizantina e -soprattutto-, secondo la tradizione liturgica greca, ideata da San Luca stesso, andando ad avvalorare la pia tradizione (nonostante i critici la ritengano databile tra il VI e il IX secolo). Recita infatti un famoso tropario: Ἄλαλα τὰ χείλη τῶν ἀσεβῶν, τῶν μὴ προσκυνοῦντων τὴν εἰκόνα σου τὴν σεπτὴν, τὴν ἱστορηθεῖσαν ὑπὸ τοῦ ἀποστόλου Λουκᾶ ἱερωτάτου, τὴν Ὁδηγήτριαν (Mute le labbra degli empi, di coloro che non onorano la tua venerabile icona, istoriata dal beatissimo apostolo Luca, l'Odigitria).
Dipinta su una tavola di legno, raffigura il busto della Vergine con Gesù in braccio. Il volto di Maria domina tutto il quadro, con l’effetto che chi lo guarda si trova immerso nello sguardo di Maria: egli guarda Maria che, a sua volta, lo guarda.
Anche il volto del Bambino è rivolto al pellegrino, ma non il suo sguardo, che risulta in qualche modo fisso altrove. I due volti hanno un’espressione seria, pensierosa, che dà anche il tono emotivo a tutto il quadro. La guancia destra della Madonna è segnata da due sfregi paralleli e da un terzo che li attraversa; il collo presenta altre sei scalfitture, due delle quali visibili, quattro appena percettibili.
Gesù, vestito di una tunica scarlatta, riposa sul braccio sinistro della Madre. La mano sinistra tiene il libro, la destra è sollevata in gesto di sovranità e benedizione. La mano destra della Madonna sembra indicare il Bambino. Sulla fronte di Maria è raffigurata una stella a sei punte. Attorno ai volti della Madonna e di Gesù risaltano le aureole, la cui luminosità contrasta con l’incarnato scuro dei loro visi, sul quale i critici hanno dato varie spiegazioni (fumi d'incenso e candele? incendi? semplice tradizione iconografica bizantina [che si riscontra del resto pure nell'icona della Mesopanditissa in Venezia]? La lettura spirituale comunque s'incentra sul versetto del Cantico dei Cantici nigra sum sed formosa).
Dopo la profanazione e il restauro, la fama del santuario crebbe enormemente e aumentarono i pellegrinaggi, a tal punto che la chiesa originaria si rivelò insufficiente a contenere il numero dei fedeli. Per questo motivo, già nella seconda metà del secolo XV, accanto alla Cappella della Madonna, fu dato avvio alla costruzione di una chiesa gotica a tre ampie navate.
I re polacchi, a eccezione dell’ultimo, vi si recavano in omaggio dopo l’incoronazione. Molti dei miracoli della Madonna di Czestochowa riguardano la collettività. Quand'era a Constantinopoli, si dice abbia spaventato i Saraceni che assediavano la città mandandoli via. Così nel 1655 un piccolo gruppo di difensori polacchi fu capace di scacciare un esercito molto più grande di invasori svedesi dal santuario. L'anno seguente, la Santa Vergine fu proclamata regina della Polonia da re Casimiro. La Vergine ha anche disperso un esercito di invasori sovietici, apparendo sul fiume Vistula il 15 settembre 1920. I resoconti dei numerosi e vari miracoli sono conservati negli archivi dei Padri Paolini a Jasna Gora.
Santissima Madre di Dio, salvaci!
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