SUI PECCATI E LE PENITENZE
ESORTAZIONE
O caro sacerdote che ti appresti a confessare, quando vesti la stola del pentimento per un servizio così caro a Dio come la riconciliazione dei Suoi figli presso la sua Maestà, ricordati che l'animo umano non è mai uguale. Alcune persone sono viscide e non realmente pentite, altre sono troppo modeste e tendono ad esagerare la loro condotta, altri ancora sono bugiardi, taluni omettono alcuni peccati o ne inventano addirittura: il ruolo di confessore e di padre spirituale diventa perciò molto delicato e gravoso. Quando ti appresti a confessare un individuo, domandagli sempre della sua vita, in modo da conoscerne le scelte e poter indirizzare questa creatura di Dio verso un cammino spirituale che gli si confaccia maggiormente. Non essere avaro né prodigo di penitenze e di castighi, ricordati della mano di Dio, che è il sommo bene e la somma giustizia, e agisci di conseguenza nel dispensare tanto misericordia quanto il canone di pentimento. Addestra i tuoi figli spirituali alla lotta, che però non sia loro impossibile a causa del tuo zelo eccessivo.
Ricordandoti delle mie povere parole, o sacerdote, leggi ora come la Tradizione per molto tempo ha corrisposto per ogni peccato una giusta penitenza.
OMICIDIO
Chi confessa di aver ucciso un chierico si comunichi solo in punto di morte, e viva a pane e acqua senza alcuna economìa.
Chi confessa di aver ucciso un laico, abbandoni il mondo e vesta il saio monastico, oppure viva per sempre non mangiando carne, né formaggi, oppure conducendo digiuno totale fino all'Ora Nona (le 15.00) e facendo comunione quanto raramente il confessore deciderà che egli debba, a esclusione di Pasqua, nella quale è obbligatoria. (Alcuni canonisti antichi non permettevano all'omicida di comunicarsi mai se non in punto di morte, altri davano 20 anni di astinenza dalla comunione prima di essere riammessi al Calice, ndr)
OFFESE ALLA CASTITÀ
L'incesto
Chi confessa di aver compiuto un atto sessuale con un parente, se non è sposato, si dedichi alla ricerca della virtù vivendo in monastero, oppure osservando un digiuno per dieci anni secondo quanto disporrà il padre spirituale.
Chi fornica con la propria madrina o il proprio padrino di battesimo sia punito con sette anni di digiuno stretto.
L'adulterio
Coloro che attentano al proprio e altrui matrimonio compiendo l'adulterio, per quindici anni dovranno vivere in regime quaresimale due volte l'anno, oltre alla Quaresima di Pasqua, sempre obbligatoria e da vivere nella totale continenza.
Colui o colei che rompe il matrimonio senza un valido motivo, per un capriccio carnale, a causa di figli nati da un altro uomo o da un altra donna, viva sette anni nel digiuno.
La fornicazione
L'uomo o la donna che abbiano sesso occasionale o reiterato nel tempo senza essere sposati, ogni volta che fornicano sappiano che devono passare venti giorni a pane e acqua.
La masturbazione
Coloro che peccano di masturbazione stiano dieci giorni a pane e acqua, oppure siano obbligati a frequentare un officio liturgico, oppure a praticare un canone di preghiera.
Se un uomo pratica masturbazione utilizzando vagine fittizie, legni forati, rotoli di carta o altri metodi, venti giorni a pane e acqua. Parimenti, la stessa pena per una donna che utilizza apparecchi di qualsiasi forma e materiale per masturbarsi.
Coloro che si masturbano vicendevolmente, se uomo e donna, stiano quindici giorni a pane e acqua.
Se due uomini o due donne si masturbano vicendevolmente, stiano in regime quaresimale per trenta giorni.
Sodomia e Lesbismo
Un uomo che ha praticato sodomia occasionalmente, viva un anno a pane e acqua, due anni a pane e acqua se è sposato e occasionalmente tradisce la moglie con un altro uomo.
Un uomo che pratica sodomia regolarmente sia in penitenza per quindici anni.
Una donna che ha relazione con un'altra donna, occasionalmente, venti giorni a pane e acqua. Una donna che fa sesso lesbico regolarmente, viva tre anni di penitenza.
La donna che usa strumenti e oggetti per fare da uomo su un'altra donna, viva un anno come in quaresima.
<< Il sesso proibito >>
Si diano quattro giorni di penitenza alla coppia che si unisce carnalmente nella vigilia del sabato e il giorno della domenica.
Si diano quattro giorni a pane e acqua alla coppia che si unisce alla pecorina.
Si diano delle preghiere da fare all'uomo che ha voluto il sesso dalla moglie nei giorni in cui è indisposta.
Chi compie fornicazione con una pecora, una giumenta o il proprio cane, faccia 7 anni di quaresima se è solo, se è sposato 15. Se è una pratica abituale, abbia un canone per tutta la vita.
Chi fa sesso con animali stia sette anni in penitenza.
L'uomo o la donna che usano i propri i figli o i bambini altrui per i propri piaceri, stiano due anni senza comunione.
L'ABORTO
La donna che, per mezzo di medicamenti, erbe o altri rimedi ha abortito, abbia un regime di vita quaresimale per tre anni, e non prenda comunione per tre anni.
Chi insegna ad abortire o pratica l'aborto stesso, quali medici e infermieri o nutrici, abbia tre anni di digiuno stretto.
LA MAGIA
Chi pratica magia sessuale per farsi amare o per compiacere, sette anni di penitenza.
Chi pratica magia sessuale rendendo impotente il partner, cinque anni di penitenza.
Chi pratica magia naturale, attraverso l'astrologia o le rune, chi legge i tarocchi e le carte, chi usa le pratiche di medicina e di erboristeria per preparare e usare intrugli magici, sia punito con quattro anni di penitenza.
Chi celebra le feste pagane, sia un anno a digiuno.
Chi pratica magia per benedire la propria casa, gli animali, i campi o qualsiasi cosa, andando contro la Chiesa e le sue preghiere, sia ad un anno senza comunione.
Chi preferisce consultare maghi e indovini, frequentando circoli teosofici e magici, sia punito con un anno senza comunione.
Chi recita incantesimi presso case, crocicchi, croci, sagrati delle chiese, alberi e fonti d'acqua sia punito con tre anni di digiuno.
Chi presta orecchio agli indovini e mette in pratica usi pagani o magici, venti giorni a pane e acqua.
Chi profana il corpo dei defunti, siano essi bambini o adulti, sia sottoposto a due anni di digiuno.
Dieci giorni a pane e acqua spettano ai peccatori che utilizzano scongiuri pagani piuttosto che preghiere.
SATANISMO
Coloro che maledicono siano condannati ad un mese di digiuno.
Coloro che praticano il satanismo e ne diffondono i precetti, se pentiti, vivano sette anni in penitenza.
Coloro che assistono ad una messa nera stiano due anni senza comunione, o sette anni in digiuno, e vangano riammessi in chiesa solo dopo l'esplicito permesso del Vescovo.
Le donne che prestano il proprio corpo alla lascivia dei demoni o di coloro che li invocano stiano dieci anni in regime quaresimale e un anno senza comunione.
Chi profana la Divina Eucarestia, e confessa, viva in astinenza e quaresima per tutta la vita, e ottenga l'assoluzione e la comunione solo in punto di morte.
Coloro che si professano apertamente adoratori dei demoni e aprono portali, oppure servono le creature delle tenebre, stiano tre anni senza eucarestia e possano accedere nuovamente ai sacramenti solamente dopo l'esplicito permesso del Vescovo e con il suo esorcismo.
MANCANZA DELLA CARITÀ
Coloro che mancano di carità verso gli affamati e gli indigenti, coloro che pur potendo non compiono il bene, coloro che evitano di visitare i malati e i carcerati ed era stato loro chiesto, stiano quaranta giorni in vita quaresimale.
Coloro che difendono il prepotente e attaccano il debole vivano quindici giorni a pane e acqua.
Chi dice falsa testimonianza col motivo di difendere un amico o un parente, trenta giorni a pane e acqua.
Chi racconta falsa testimonianza senza alcun motivo, dieci giorni a pane e acqua.
FURTO
Chi ruba sia assolto solo dopo che ha reso il maltolto. Se non è possibile, che sconti la pena civile e venga assolto alla sua conclusione.
Chi è in grave stato di indigenza e ruba per povertà, e confessa il suo crimine rendendo il maltolto, stia tre giorni a pane e acqua. Se evita di rendere il maltolto al legittimo padrone, stia in regime di digiuno per quaranta giorni.
Chi ruba in chiesa oggetti sacri stia tre mesi a pane e acqua.
INTEMPERANZA
Chi mangia e beve smodatamente nei periodi di digiuno compia una astinenza o un canone secondo il confessore.
Chi non si astiene dal sesso nella Settimana Santa, nei giorni di Natale, Pentecoste, Dormizione e nel santo del suo nome, stia quindici giorni in digiuno anche se il periodo d'astinenza è concluso.
Chi fa ubriacare qualcuno stia dieci giorni in astinenza.
Chi vomita l'Eucarestia per malanni o per ubriachezza stia venti giorni a pane e acqua.
EMPIETÀ
Coloro che bestemmiano siano puniti con preghiere e canoni secondo il sacerdote.
Coloro che calpestano le tombe o estraggono i morti stiano quaranta giorni a pane e acqua.
Coloro che sparlano in chiesa o interrompono un ufficio stiano quindici giorni in digiuno.
Chi non si comunica nei giorni di Natale, Venerdì Santo, Pasqua, Pentecoste, nel giorno della Dormizione della Vergine e nel giorno di Tutti i Santi sia punito con venti giorni a pane e acqua.
Chi disprezza gli offici divini celebrati da un sacerdote sposato, ritenendolo inadatto al suo ruolo o inferiore al sacerdote celibe, stia quaranta giorni a digiuno totale fino all'Ora dei Vespri, e poi chieda pubblicamente scusa al sacerdote e assuma la sua assoluzione e i sacramenti da colui che ha offeso, ritenendolo un peccatore, quando in realtà il sacerdote sposato è degno d'ogni rispetto.
Il Vescovo che si lascia comprare, affidando un Ordine sacro o un sacramento in cambio di soldi, sia scomunicato.
Il sacerdote che impone tariffe per i sacramenti, invece che accettare solamente le libere offerte, stia due settimane a pane e acqua.
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Fonte:
Edmond Pognon. La Vita nell'Anno Mille, Fabbri editori
Al di là dell'elenco di molti comportamenti peccaminosi un tempo ritenuti di gravità abominevole e cionondimeno oggi completamente sdoganati nella società, sono sicuramente argomento interessante, meritando di essere approfonditi, alcuni punti, come il passo sul clero uxorato, o sulle Comunioni obbligatorie durante l'anno (notare che Bucardo NON seguiva il rito romano, e nei riti germanici il Venerdì Santo si distribuiva la Comunione, cosa che non si fa nell'uso dell'Urbe, sicché che sin dal III secolo a Roma era precettiva la Comunione al Giovedì Santo).
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