martedì 24 settembre 2019

Il rapporto con il Creato in un'ottica cristiana tradizionale

Da ormai 30 anni, decenni prima della Laudato si' e delle mode ecologistiche che stanno pervadendo la Chiesa Cattolica e persino la politica internazionale più ad alti livelli ("grazie" alle mirabolanti "imprese" di una ragazzina svedese), la Chiesa di Costantinopoli, il 1° settembre, accanto alla tradizionale ricorrenza dell'inizio dell'Indizione e dell'Anno Ecclesiastico, nonché alla venerabile memoria del nostro padre Simeone lo Stilita, commemora il "giorno di protezione dell'ambiente", il cui nome è recentemente mutato in "giornata di preghiera per la salvaguardia del Creato", e in tal guisa adottato ecumenicamente pure dalla Chiesa Cattolica e dalle sette protestanti.

Pertanto, in tutte (o quasi) le chiese poste sotto l'omoforio di Bartolomeo, durante la Divina Liturgia di domenica 1° settembre è stato letto quest'anno il messaggio del Patriarca Ecumenico in occasione di tale ricorrenza. Andando contro i miei principi (per il quale rifuggo l'ascolto di testi aliturgici durante i sacri servizi), ho deciso allora di ascoltare con attenzione il messaggio, tenendo lo sguardo ben fisso sul Pantocratore raffigurato sulla cupola della chiesa in cui mi trovavo. Ebbene, in tutto il prolisso discorso, che si facea vanto dell'impiego di termini certamente ben più elevati di quelli dell'ecologista medio, da teologia ecologica a ethos ascetico, non udii mai nominare il Nome santissimo di Colui al quale stavo volgendo i miei occhi. Tale impressione mi fu confermata dal celebrante della Divina Liturgia (che peraltro si era rifiutato di leggere personalmente il messaggio), il quale poi in confidenza mi disse che questa è l'ennesima prova che le forze avversarie agiscono da decenni ormai non solo nel Cattolicesimo, ma purtroppo anche nell'Ortodossia.

E' veramente desolante constatare come nella trappola ecologica stiano cadendo ignari a migliaia (e sorvolerò sul fatto che un ministro dell'Istruzione si permetta di giustificare gli scolari partecipanti allo "Strike for Climate"; potrebbe anche essere l'iniziativa più bella del mondo [e non lo è], ma ciò non consente di invitare a cuor leggero alla violazione delle leggi dello Stato e della logica). Può da una parte esservi chi minimizza il problema esistente (ma esiste solo oggi?), ma i mezzi d'informazione e personaggi come la famosa Greta, contribuiscono a far passare un'idea profondamente sbagliata del rapporto che bisogna avere col Creato, e i capi della gerarchia ecclesiastica, accogliendo questo messaggio -che è chiaramente ateista nei termini-, dimostrano di ignorare o -peggio- consapevolmente rigettare la concezione del rapporto tra uomo e Creato che è insita nella Tradizione Cristiana.

Nell'analizzare tale rapporto, potremmo partire da dei dati sperimentali. Ovvero che i momenti di maggior inquinamento del pianeta corrispondono segnatamente all'era pagana (Antica Roma, dovuto alla gran quantità di piombo e di altri metalli rilascianti agenti inquinanti fusa) e alla lunga età delle tre rivoluzioni industriali (oggi forse viviamo nella quarta), quest'ultimo momento di allontanamento generale e violento della società dal Cristianesimo e dai paradigmi di effettiva sostenibilità sociale (quella "ecologica" ne è una conseguenza) che esso aveva portato. Piuttosto però vorrei fornire qualche breve considerazione teologica.

Nell'icona del Sinai della Trasfigurazione,
la luce del Tabor inonda tutto il cosmo
La Storia del mondo è suddivisibile, come sappiamo, in tre "epoche": prima della Caduta, dopo la Caduta e dopo la Redenzione. Tutti gli uomini, eccetto i progenitori, conoscono la situazione di caos, la "malattia del genere umano" seguita alla Caduta, e noi mediante l'incorporazione nel Battesimo al corpo mistico del Teantropo possiamo essere sanati da tale infermità e giungere alla pristina salute, alla condizione divina (in seguito a un processo di theosis) in virtù della Grazia. Anche nel rapporto col cosmo si evidenziano queste tre epoche.

Nella Genesi, Adamo dà il nome alle cose, e vive in armonia con gli animali e il cosmo, e tutto obbedisce ai suoi ordini, perché Iddio ha creato l'uomo perché dominasse su tutte le altre creature. Questo rapporto armonico tuttavia si rompe gravemente col peccato originale. L'ordine viene rotto dalla prevaricazione dei primi parenti, e il rapporto con il creato diventa duro, faticoso, violento; dall'episodio di Caino e Abele vediamo che persino tra consimili, tra fratelli, sono venute l'invidia, l'ira e la violenza: ancor di più queste derivano nei confronti di creature "altre" come gli animali, specie quando la lotta con loro diventa necessaria per ottemperare ai bisogni innaturali derivati dal peccato. Essi dal canto loro percepiranno l'uomo caduto come una minaccia, e lo attaccheranno. Questa condizione, che ricorda molto la lotta per la sopravvivenza delle fallaci teorie darwiniane, non è però la condizione originale del cosmo, ma la condizione originata dalla colpa. Un discorso simile si compie anche sul piano sociale: la proprietà privata veramente è innaturale per l'uomo così come Iddio lo creò, ma la sua esistenza è una conseguenza diretta e ineluttabile del peccato ancestrale (per questo il marxismo, volendo abolirla umanamente e risolverla in un "possesso comune", compiva un errore madornale).

Tuttavia, l'uomo deificato dalla Grazia, che si effonde dalle energie divine nel cosmo, vive nello stato precedente alla caduta, essendo stato sanato della malattia antica. Questo si vede chiaramente negli esempi dei Santi (che sono la testimonianza vivente delle operazioni della grazia sull'uomo): il miracolo di S. Francesco e gli uccelli o il lupo, di S. Egidio e il cervo, di S. Paisios e la lucertola... Essi vivono in uno stato di armonia con il cosmo, come viveva Adamo prima della caduta. Tra i racconti dei gherontes dei monasteri vi sono molti casi di monaci morsi da serpenti o scorpioni senza conseguenze, perché quel morso era privo di veleno in quanto comminato a una persona con cui il Creato è in ordine spirituale. Parimenti, il monaco, il Santo, incarna anche socialmente lo stato precedente alla caduta, tramite la rinuncia a tutto, realizzando così quell'ideale sociale veramente cristiano che è la "mancanza di possesso" (così l'Arciprete Georgios Metallinos in "La Via - Introduzione alla Fede Ortodossa") piuttosto che il "possesso comune", che non significa la povertà materiale assoluta, bensì il totale distacco da ogni bene materiale e terreno.

Finché non si parla dell'azione delle divine energie, della grazia che inonda il cosmo della luce del Tabor, e lo trasfigura a immagine di Dio, secondo le parole della Scrittura, qualsiasi prospettiva ambientalista resterà sempre troppo umana, sterilmente terrena, e financo ateistica. Iddio liberi! Kyrie eleison!

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