Non è consuetudine di questo sito occuparsi di attualità e, più in generale, di quanto esula dal tema della liturgia. Avremmo avuto molte cose da dire sull'epidemia che da quasi un anno attira l'attenzione di tutta l'opinione pubblica, anche sui suoi risvolti teologici ed ecclesiologici, dalle parole profetiche del metropolita Agostino Kantiotis di beata memoria al canone 62 del Concilio di Trullo che vieta di portare maschere in chiesa. Non lo si è fatto perché non si sono ritenute queste cose competenti alla nostra testata; ora tuttavia l'ascesa al pubblico dibattito, ma si potrebbe dire al pubblico e calunnioso ludibrio, di un fatto riguardante prettamente la Chiesa, merita di essere commentato.
Non sono uso leggere i giornali italiani né tantomeno ascoltare i telegiornali, e ho pertanto appreso solo da un messaggio di un sacerdote italiano del Patriarcato di Mosca che il telegiornale del primo canale qualche giorno fa aveva trasmesso un raffazzonato e impreciso servizio in occasione della dipartita del Patriarca di Serbia Ireneo. Cercando online, ho potuto confrontare una serie di articoli delle testate "giornalistiche" italiane, che anziché comunicare asetticamente un necrologio dello scomparso protogerarca (non si chiede loro un encomio, che riservano a personaggi di levatura ben più dubbia, ma sicuramente non al gerarca di una chiesa cristiana) una serie di accuse ingiustificate, che si possono ben configurare non solo come un attacco alla Chiesa Serba, ma a tutta la Chiesa Ortodossa.
L'articolo più "esaustivo" è quello pubblicato sul Corriere della Sera online, quasi riassumendo tutte le infamie raccolte da altre testate. Si parte dalla denigrazione di quel grande e coraggioso uomo di Dio che è stato il metropolita Amfilochio del Montenegro, addormentatosi in Cristo all'inizio di questo mese, etichettato come "negazionista" (parola desemantizzata molto di moda di questi tempi) per aver affermato, secondo quello che da sempre insegna la Chiesa, che "In attesa del vaccino abbiamo i pellegrinaggi, il Vaccino di Dio". Si noti che Sua Eminenza non ha parlato contro i vaccini, e nemmeno contro questo specifico vaccino: si è limitato a ribadire l'ovvio, cioè che l'arma più efficace che i Cristiani hanno contro qualsiasi sciagura è la preghiera e la supplica della misericordia divina; tuttavia, pare che appellarsi a qualcosa che differisca dalle indicazioni dogmatiche della suprema religione mondiale de LaScienza™ sia sufficiente ad attirarsi il discredito dei mezzi di propaganda e l'infamante epiteto di "negazionista". Bisognerebbe invece ringraziare Iddio che in qualche parte del mondo i Cristiani non hanno deciso di posporre l'acqua santa al gel sanitizzante. Qualche giorno fa, aspettando l'inizio del Vespro dei Santi Arcangeli (8/21 novembre), una signora russa mi manifestò il suo sconcerto nell'aver appreso che per la festa della Madonna della Salute (21 novembre), nella quale si rinnova annualmente il voto grazie al quale Venezia fu scampata dalla peste del 1630, non si sarebbero tenute pubbliche funzioni né si sarebbe realizzato il tradizionale ponte votivo. "Come sperano di allontanare la malattia se non credono più in Dio?" mi diceva. Ora, non si sa se la sospensione delle celebrazioni sia stata dovuta alle pressanti richieste di un pedante violoncellista veneziano (come questo farebbe credere in una delle sue ennesime lettere di protesta), ma certamente la "concertazione" tra Comune e Patriarcato vantata dai comunicati non può che dar ragione ai timori della pia donna russa: per il clero e i laici, ciò che salvò Venezia dalla peste non potrà salvarla da un'influenza aggressiva, anzi al contrario è da vietarsi.
Tornando alla materia del nostro intervento, i media, non prima di aver strumentalmente ricordato che il metropolita sarebbe stato pure colpevole di essere il confessore del controverso agente Ražnatović, passano a caratterizzare i funerali del metropolita Amfilochio come un "maxi-focolaio", in cui i fedeli "senza mascherina" e "baciando la salma". So bene che per un mondo cattolico che non crede che la grazia protegga la Divina Comunione dal contagio ed esorta a distribuirla con degl'indegni guanti di plastica sia molto difficile comprendere che la tradizione dei Padri insegna che la grazia protegge e si trasmette anche baciando le icone, le reliquie e i corpi che di questa grazia si sono fatti ricettacoli. Tuttavia, anche mettendo da parte una questione teologica che recentemente il clero greco e russo ha particolarmente insistito nel ribadire, laddove non solo i vescovi "modernisti" ma finanche i commentatori "tradizionalisti" cattolici razionalisticamente la negavano, lo stesso articolo denigratorio ci offre dei dati interessanti per confutare l'accusa. Il Montenegro risulta essere sin dalla scorsa primavera "una polveriera di contagi", con un tasso altissimo di contagi per popolazione. Sul presunto focolaio, che secondo il Corriere potrebbe contare "migliaia di persone", non ci sono dati certi ma solo supposizioni e illazioni: lo stesso Patriarca Ireneo e il nuovo amministratore della diocesi montenegrina il vescovo Ioannichio, che sono poi risultati positivi, potrebbero essersi contagiati in molteplici altre occasioni, se la circolazione del virus è tale.
L'articolo non riserva particolari parole per la scomparsa del Patriarca Ireneo, nemmeno per menzionare i dati provenienti dall'ospedale militare in cui egli era ricoverato, riportati dal sito patriarcale, che affermano come le condizioni al momento del ricovero fossero decisamente buone per l'età molto avanzata del protogerarca che aveva compiuto 90 anni a fine agosto, e che la morte sia avvenuta per insorte complicazioni cardiovascolari. Si limita a dire, non pago, che le sue "sfarzose" esequie, tenutesi nella meravigliosa cattedrale di San Saba recentemente completata a Belgrado e ospitante il più grande mosaico del mondo, sarebbero state un'altra occasione di contagio. Ma a essere particolarmente tragica è la conclusione: "In Montenegro le celebrazioni ortodosse, in cui tra l’altro i fedeli bevono vino consacrato da un cucchiaio comune, vanno avanti indisturbate e seguono la linea «negazionista» della Chiesa ortodossa serba, nonostante l’arresto — che si intendeva esemplare — degli otto vescovi a maggio".
Non è solo la denigrazione della Divina Comunione (passi ritenerla veicolo di contagio, visto che come detto lo pensano ormai quasi tutti i cattolici, ma si riconoscerà che le parole con cui è descritta sono a dir poco offensive), né la reiterata accusa di "negazionismo" a una Chiesa che cerca soltanto di compiere il suo dovere celebrando i divini uffici e supplicando la misericordia divina, in uno Stato che ha attuato delle forti politiche anticristiane, a partire dal sequestro di molte proprietà ecclesiastiche, contro le quali il metropolita Amfilochio aveva indefessamente lottato. Ciò che più stupisce è la giustificazione, se non l'incoraggiamento, ad atti criminali come l'arresto di vescovi, "rei" di aver celebrato i Divini Misteri rifiutando i divieti posti in violazione della libertà di culto e delle necessità spirituali del popolo. In Italia ci fu, e giustamente, una certa indignazione quando le forze dell'ordine irruppero nella chiesa ove un parroco stava adempiendo al suo ufficio e celebrando un funerale alla presenza di tredici persone; grande indignazione vi fu in Grecia, quando il metropolita Serafino di
Cerigo fu portato in questura (e poi rilasciato) per aver celebrato le funzioni della Domenica delle Palme a porte aperte e in presenza dei fedeli. Nei paesi tuttavia dove le forze anticristiane al governo possono agire con più sfacciataggine, si è giunti a conseguenze ben più gravi e ignobili, che è indegno veder difese e anzi lodate dalla stampa nostrana.
Restando vicini alla Chiesa Serba per questo vergognoso attacco, al Patriarca Ireneo, al metropolita Amfilochio, al vescovo Teofane di Kazan (Russia) e al vescovo Barnaba di Salamina (Cipro), recentemente scomparsi: Æterna memoria! Αἰωνία ἡ μνήμη! Bѣ́чнаѧ па́мѧть!
P.S. Apprendiamo che il 91enne Arcivescovo di Tirana, Anastasio, anch'egli ricoverato e positivo al coronavirus, è stato oggi dimesso dall'ospedale. Deo gratias.