lunedì 9 novembre 2020

Note storiche circa il digiuno dell'Avvento

Nella tradizione orientale, l'Avvento, detto più comunemente Quaresima o Digiuno di Natale (Νηστεία Χριστουγέννων) non è un tempo liturgico vero e proprio. Solo le ultime due domeniche prima della Natività, rispettivamente la Domenica dei Progenitori e la Domenica pre-natalizia o "di tutti i giusti", hanno un tema direttamente collegato alla sopravveniente solennità; le domeniche precedenti completano il ciclo delle letture dal Vangelo di S. Luca che hanno caratterizzato l'ultima parte del tempo dopo la Pentecoste, solo aggiungendo al Piccolo Ingresso il kontàkion proeòrtion della Natività a partire dal 26 novembre (ossia da dopo l'apodosi della Presentazione della Deipara al Tempio, che come altre ottave "minori" della Madre di Dio dura solo quattro giorni). L'unica variazione liturgica che dovrebbe accompagnare questo tempo, poiché legata al digiuno, è la celebrazione della Grande Compieta, che tuttavia è decaduta dalla prassi, salvoché alla vigilia di Natale.

Nondimeno, un periodo di quaranta giorni precedenti la festa, stabilito come esatto parallelo temporale della Quaresima maggiore di Pasqua, è consacrato al digiuno preparatorio per accogliere la natività secondo la carne del Salvatore. Tale digiuno pare originato attorno al V-VI secolo, sebbene le prime testimonianze scritte si trovino soltanto negli scritti di S. Anastasio il Sinaita nel secolo successivo. Ancora Teodoro Balsamone, patriarca di Alessandria nel XII secolo, si riferisce a tale digiuno come "ἐπταήμερον", cioè "di sette giorni", ma è probabile si riferisca soltanto alla fase più intensa del digiuno, quella che inizia il 18 dicembre e fino al 24 richiede un regime pienamente quaresimale. Più leggera è la preparazione che va dal 15 novembre al 17 dicembre, durante la quale è permesso il pesce, tranne che il lunedì, il mercoledì e il venerdì (alla festa della Presentazione è sempre permesso). Questa regola, tuttavia, è contestata da taluni come una forma posteriore di alleggerimento del digiuno, volendo una supposta regola originaria solo la licenza d'olio tutti i giorni tranne che nei tre predetti, e il pesce solo nel σαββατοκυρίακον, un regime dunque pressoché quaresimale. In assenza di una legge definita, e venendo questi digiuni tramandati per via consuetudinaria e spesso in versioni differenti, non siamo in grado di stabilire quale di queste posizioni sia quella storicamente provata.

Il digiuno, ad ogni modo, inizia il 15 novembre, festa di S. Filippo Apostolo nel calendario greco, ed è per questo popolarmente detto "Quaresima di S. Filippo".

La Natività di Cristo
(Ὡρολόγιον Μέγα διορθωθὲν παρὰ Γεωργίου Κωνσταντίνου, Venetia, Theodosiou, 1764)

In Occidente abbiamo testimonianze del digiuno avventizio a partire dalla stessa epoca e della stessa durata. S. Gregorio di Tours, che scrive alla fine del VI secolo, riferisce che il vescovo della sua stessa sede S. Perpetuo, vissuto circa un secolo prima, prescriveva il digiuno, ovvero l'astinenza dai prodotti di origine animale e il consumo di un solo pasto, il lunedì, il mercoledì e il venerdì di ogni settimana a partire dalla gran festa di S. Martino (11 novembre). Tale regola è confermata dal can. 9 del Concilio di Mâcon, che aggiunge la prescrizione di celebrare il Divin Sacrificio ritu quadragesimali nello stesso periodo. I Capitolari carolini, le Institutiones di Rabano Mauro, i diplomi del re longobardo Astolfo e molte altre fonti confermano che nell'VIII secolo la prassi era universalmente diffusa in Occidente, con minime variazioni sulla data d'inizio, che sovente era fatta coincidere con una grande festa locale che cadesse intorno a quei giorni di novembre.

La nascita di tale digiuno è, si noti, completamente indipendente dall'istituzione dell'Avvento come tempo liturgico, cioè come complesso di ufficiature proprie, che, a Roma, è istituito secondo la tradizione per volontà di S. Gregorio, dalla durata di quattro o cinque settimane. La non originarietà di questo tempo si può intuire dall'apparente continuità del ciclo di lezioni evangeliche tra la fine del tempo dopo la Pentecoste e l'inizio dell'Avvento. Se altre comunità locali, come la Chiesa Ambrosiana, mutuarono il concetto di "tempo d'Avvento" applicandolo alla durata del digiuno, e dunque facendo iniziare digiuno e tempo liturgico dalla domenica successiva alla festa di S. Martino, il contrario avvenne nella Chiesa Romana, dove la lettera di Papa Niccolò I al Khan Boris dei Bulgari (867) attesta un digiuno di sole quattro settimane. Questo rilassamento non pare tuttavia generalizzarsi, sendoché nell'XI secolo due insigni testimoni ci attestano la prosecuzione dell'uso antico, uno letterario, e cioè gli scritti di Pier Damiani, e uno documentario, ossia il Kalendarium Venetum XI saeculi, che fissa l'initium Quadragesimae al 6 novembre, giorno in cui la Chiesa Veneta faceva memoria del grande martire tessalonicese S. Demetrio. A un rilassamento più grave tuttavia va incontro questa prassi ascetica nei secoli del basso Medioevo occidentale, dove i concili tedeschi del XII secolo (particolarmente Selingstadt nel 1122) sembrano suggerire che il digiuno fosse diventato obbligatorio soltanto per i chierici; e, se una diffusione generale del digiuno in Italia e Francia è attestata nel secolo seguente da Papa Innocenzo III e dal Rationale divinorum officiorum di Guglielmo Durando, nel XIV secolo la restrizione dell'obbligo digiunale ai soli chierici della corte papale, senza vincolo alcuno per gli altri chierici e i laici, è sancita definitivamente da una bolla di Urbano V datata 1362.

In conclusione, essendo la Veneta Chiesa già entrata nel suo digiuno da pochi giorni, e apprestandosi a farlo anche le altre chiese d'Occidente e d'Oriente che seguono la tradizione ascetica antica e ne rigettano l'oblio bassomedievale, non ci resta che augurare a tutti copiosi frutti d'ascesi e penitenza in vista della gran festa della Natività del Nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo secondo la carne.


Bibliografia:
S. KOUTSA, Ἡ νηστεία τῆς Ἐκκλησίας, Athina, Apostolikì Diakonia, 2007, pp. 88-92
P. GUERANGER, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 21-26
S. BORGIA, Kalendarium Venetum saeculi XI ex cod. ms. membranaceo Bibliothecae S. Salvatoris Bononiae, in Anecdota litteraria ex mss. codicibus eruta, II, Romae, apud Gregorium Settarium, 1773, p. 465. 

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