Oggi, 12 luglio, commemoriamo i Santi Nàbore e Felice, martiri “milanesi”. I due fanno ormai parte della tradizione ambrosiana, pur essendo nati a migliaia di chilometri di distanza. Le informazioni sulla loro vita, come spesso accade per i Santi più antichi, sono purtroppo piuttosto scarne ma egualmente significative.
I
due erano di origine berbera (probabilmente dall’attuale Algeria), cittadini
romani. Giunsero infatti a Milano [1] come soldati dell’imperatore Massimiano [2].
Qui si convertirono al cristianesimo insieme a un loro collega (e forse
superiore, [3]), Vittore. Nel 303 l’imperatore decise di sottoporre i militi
cristiani a processo: secondo quanto si tramanda, i soldati affermarono la loro
lealtà e fedeltà al sovrano in ambito bellico ma si rifiutarono di sacrificare
agli idoli e di riconoscere la natura divina di Massimiano. Furono condannati a
morte a Milano, ma si decise di eseguire la pena a Laus Pompeia, oggi
Lodi Vecchio. L’obiettivo era quello di usare la decapitazione come deterrente
per la numerosa comunità cristiana del luogo.
Nei
giorni della carcerazione, ricevettero la visita della nobile Savina [4], che
li confortò. Dopo l’esecuzione, raccolse le spoglie dei due Santi per portarli
a Milano. Rinchiuse le spoglie dentro delle botti molto grandi. Fermata da una
pattuglia, dichiarò di trasportare miele e vino e, con sua stessa grande
sorpresa, i corpi si trasformano, in maniera miracolosa, per evitarle
l’arresto.
Giunta
a Milano, affidò i corpi, tornati in carne ed ossa, al vescovo Materno. Egli li
depose nella basilica che fu intitolata proprio ai Santi Nabore e Felice Quel
terreno non fu scelto in maniera casuale: ci si trovava accanto all’antico hortus
Philippi, poi divenuto il grande cimitero in cui Sant’Ambrogio si recava
ogni giorno a pregare e dove furono ritrovati i Santi Protaso e Gervaso.
La posizione dell'hortus e della Basilica: nelle vicinanze è possibile scorgere gli altri edifici della Milano imperiale e cristiana |
Passarono
gli anni, e la chiesa andò in decadenza: nel 1249 venne affidata ai “neonati”
frati minori, appena giunti a Milano. Essi costruirono una chiesa intitolata al
loro Serafico Padre, che nel 1256 inglobò la fatiscente basilica: nacque la
chiesa di San Francesco Grande, la più grande della città dopo il Duomo. I
religiosi erano ben coscienti di trovarsi in luogo in cui si era “stratificata”
la santità: ce ne da testimonianza l’epigrafe metrica presso le porte del
convento, oggi nella cappella di Santa Savina della basilica ambrosiana [5]. Ne
proponiamo l’immagine e la trascrizione di qualche verso, in cui si fa
riferimento ai Santi:
Hic Nabor hic Felix hic Fortunatus habetur
Et cum Materno Gayus dictusq(u)e Philippus
Nec non Savine sancte venerabile corpus
Secondo l'uso tipico dell'epoca, molte parole sono abbreviate. Compare un qualche accenno di punteggiatura, abbandonando la scriptio continua delle epigrafi classiche
Il
loro culto fu considerato così importante tanto che nel 1396 l’arcivescovo
Antonio da Saluzzo decretò il 12 luglio festa di precetto per la città: rimase
tale fino al 1537, quando fu rimosso da parte di Ippolito II d’Este, su
pressione di Carlo V [6].
Dopo
una serie di restauri, nel 1472, i due crani (già staccati dal martirio) furono
posti in reliquiario a parte; nel 1799, con le soppressioni napoleoniche, la
chiesa fu chiusa, i corpi trasferiti in cattedrale e i crani vennero trafugati.
San Francesco riaprì in seguito, ma non per molto: nel 1806 fu demolita per far
posto alla Caserma dei Veliti Reali, oggi caserma Garibaldi della Polizia di
Stato (in piazza Sant’Ambrogio).
Nel
1959 a Namur (Vallonia, Belgio) furono ritrovati i due capi in preziosi
reliquiari d’argento presso il negozio di un antiquario. Su richiesta
dell’arcivescovo Montini furono riportati a Milano in modo solenne.
I busti con i cranii al loro interno (Parrocchia dei Santi Nabore e Felice in Milano) |
Oggi,
i corpi acefali di Nabore e Felice si trovano nella navata destra della
basilica ambrosiana, in un sarcofago marmoreo; i due capi si trovano nella
novecentesca chiesa a loro intitolata.
Il sarcofago con i Santi Nabore e Felice e le reliquie dei Santi Materno, Valeria e Barnaba (Basilica di Sant'Ambrogio, abside destro) |
Note:
1:
Milano fu capitale dell’Impero romano d’Occidente tra il 286 ed il 402, a
seguito della divisione dei territori ordinata da Diocleziano (tetrarchia).
2:
Marco Aurelio Valerio Massimiano Erculeo (250 circa-310) ebbe formalmente il
titolo di Augusto d’occidente con Diocleziano come corrispettivo orientale.
3:
questo potrebbe spiegare per quale motivo egli sia citato per primo da
Sant’Ambrogio nell’inno Victor, Nabor, Felix, pii, sia stato
martirizzato in luogo differente dai due e non sia sepolto con gli altri due.
4:
Santa Savina nacque circa nel 260, a Milano od a Lodi, da una nobile famiglia.
Rimasta presto vedova, si dedicò alla carità per le comunità cristiane
costrette alla clandestinità. Morì nel 311, le sue spoglie riposano nella
Basilica di Sant’Ambrogio.
5:
è la stessa cappella in cui è sepolta la Santa di cui sopra.
6:
Carlo V d’Asburgo (1500-1558) governò col titolo di Re d’Italia a seguito delle
guerre d’Italia, assorbendo nei suoi dominii il Ducato di Milano, che sarà
formalmente restaurato con l’erede, Filippo. Milano rimarrà spagnola fino al
Settecento.
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