originariamente pubblicato in Templum Domini, X, 3, pp. 4-11
di Nicolò Ghigi
Sebbene nel mondo orientale la
celebrazione del Natale non abbia ricevuto nel corso dell’età moderna quel
particolare slancio che invece ha conosciuto nella tradizione occidentale (e
l’esito dege-nerato di questo pio affetto per il Natale è che oggi in Occidente
è considerato più importante della Pasqua dalla gente di estrazione “laica”),
pure la tradizione bizantina presenta una serie di devote pratiche, liturgiche
e popolari, per festeggiare degnamente la Natività di Nostro Signore e le altre
feste del cosiddetto δωδεκαήμερον,
cioè il periodo di dodici giorni che intercorre tra la Natività e la Teofania
(Epifania). Infatti la tradizione bizantina, seguendo la decisione del Concilio
di Calcedonia e l’esortazione di Giustiniano, già entro il VI secolo adottò
universalmente la data del 25 dicembre (7 gen.)[1]
per la Natività di Cristo, già diffusasi in Occidente e nella città di
Costantinopoli da un paio di secoli, conservando per il 6 gennaio (19 gen.)
invece la celebrazione del Battesimo di Cristo (Teofania), per differenziarsi
dalla più antica tradizione, conservata da copti e armeni, di celebrare questi
misteri insieme il 6 gennaio, la qual cosa era diventata una bandiera di dette
comunità monofisite[2].
1. Preparazione al Natale.
Pur prevedendo un preciso periodo
di digiuno in preparazione alla festa del Natale (Νηστεία Χριστουγέννων, Digiuno di Natale), che principia il 15 (28) novembre, il giorno
dopo la festa dell’Apostolo Filippo (laonde è detto talora pure “digiuno di S.
Filippo”), durante il quale non è permesso il consumo di alcun prodotto di
origine a animale, l’uso bizantino, a differenza della tradizione occidentale,
non conosce un tempo d’Avvento propriamente strutturato dal punto di vista
liturgico: per il rito romano, infatti, esso è un’innovazione di Papa S.
Gregorio Magno[3]. Durante il digiuno
prosegue infatti il ciclo delle domeniche dopo la Pentecoste: da dopo la festa
della Presentazione della Madre di Dio al Tempio (21 nov./4 dic.), però,
vengono quotidianamente cantate le katavasie[4] di Natale al
Mattutino e il kontàkion proeòrtion[5] Ἡ παρθένος σήμερον («La vergine oggi»).
Secondo il tipico, i servizi feriali dovrebbero esser serviti more quadragesimali, cioè con l’Alleluia
al Mattutino e la Grande Compieta: il gran numero di feste che cadono in questo
periodo ha reso di fatto ininfluente questa rubrica. Solo le ultime due
domeniche hanno una dedicazione speciale che anticipa il periodo natalizio,
rispettivamente ai Santi Progenitori (Ἁγ. Προπατόρων), ossia gli antenati di Cristo nella carne, e ai
Santi Padri (Ἁγ. Πατέρων),
ossia tutti i giusti dell’Antico Testamento. I testi liturgici delle due
domeniche in gran parte coincidono, e infatti la prima, più recente, non è che
un doppione della seconda. Tali testi vengono comunque cantati in unione
all’ufficio domenicale consueto dall’ottoico[6].
La preparazione prossima (proeortìa) al Natale inizia il 20
dicembre: i quattro giorni che precedono la vigilia sono celebrati con
particolare intensità, e tutti gl’inni liturgici sono propri e ricordano il
mistero della venuta di Cristo. Alcune parti della liturgia di Natale sono
state costruite come un parallelo della liturgia pasquale, e perciò alla
Compieta vengono cantati alcuni Canoni (cosa riservata a pochi giorni speciali)
con gli stessi acrostici dei Canoni della Compieta della Settimana Santa[7].
Durante questo periodo, le case,
le strade e le chiese vengono addobbate in modo non dissimile da come avviene
in Occidente: soprattutto in Russia la tradizione germanica dell’albero è
radicata da molti secoli, e non è infrequente trovarli nelle stesse chiese ai
lati dell’iconostasi in questo periodo; recentemente si è diffuso pure l’uso
del presepe, pur essendo una tradizione latina del XVII secolo. In Grecia, invece,
l’uso tradizionale prevede l’erezione di grandi barche decorate con luminarie,
che rappresentano l’immagine mistica della Chiesa, la cui illuminazione inizia
con la nascita del Divin Redentore.
2. Vigilia e festa di Natale.
Il giorno della vigilia (paramonì) di Natale, di digiuno
strettissimo[8], è molto ricco
liturgicamente, e ricalca in alcuni punti la struttura del Venerdì e del Sabato
Santi. Esso inizia, come il Venerdì Santo, con la celebrazione delle Ore Regali[9],
cioè le ore Prima-Terza-Sesta-Nona unite insieme e celebrate con una certa
solennità; infatti, queste ore sono arricchite ciascuna da letture di una
profezia veterotestamentaria, un brano delle epistole paoline e una pericope
evangelica, il sacerdote le officia con anche il felonio indosso, e incensa la
chiesa a ciascuna di esse. L’Ora Nona è arricchita da un tropario
particolarmente complesso e solenne (Σήμερον γεννᾶται, Oggi nasce),
composto su imitazione del tropario che annuncia la morte di Cristo all’Ora
Nona del Venerdì Santo, e, nella prassi russa, dal canto degli auguri (Mногаѧ
лѣта) al Patriarca, al vescovo e a tutto il clero e il popolo.
Subito dopo le Ore, sebbene l’ora
corretta sarebbe nel primo pomeriggio, indossati i paramenti bianchi, viene
cantato con solennità il Vespro festivo, regolare fino al Piccolo Ingresso.
Dopodiché, segue il canto di 8 profezie veterotestamentarie, intercalate da
alcuni responsori, per i quali si aprono le porte regali a marcarne la
solennità; concluse le profezie, si cantano un’epistola e un Vangelo, e quindi
si interrompe il Vespro e si celebra la Divina Liturgia, iniziando dalle litanie
dopo il Vangelo; l’anafora impiegata è quella di S. Basilio, per imitazione
della liturgia vesperale del Sabato Santo.
La sera stessa del 24 dicembre (6
gennaio) si celebra la grande veglia di Natale: poiché, però, il Vespro è già
stato cantato, il Mattutino viene fatto precedere dall’ufficiatura solenne
della Grande Compieta, arricchita dalla litia[10].
Dopo il Vangelo aurorale, vengono con solennità cantati i due canoni di Natale,
i cui irmi così suonano:
Χριστὸς γεννᾶται,
δοξάσατε. Χριστὸς ἐξ οὐρανῶν ἀπαντήσατε. Χριστὸς ἐπὶ γῆς, ὑψώθητε, ᾌσατε τῷ Κυρίῳ
πᾶσα ἡ γῆ, καὶ ἐν εὐφροσύνῃ, ἀνυμνήσατε λαοί, ὅτι δεδόξασται.
Ἔσωσε λαόν, θαυματουργῶν Δεσπότης,
Ὑγρὸν θαλάσσης κῦμα χερσώσας πάλαι·
Ἑκὼν δὲ τεχθεὶς ἐκ Κόρης, τρίβον βατήν,
Πόλου τίθησιν ἡμῖν· ὃν κατ'οὐσίαν,
Ἶσόν τε Πατρί, καὶ βροτοῖς δοξάζομεν.
Cristo nasce,
glorificatelo. Cristo viene dai cieli, andategli incontro. Cristo viene sulla
terra, elevatevi. Cantate al Signore, o terra tutta, e con letizia intonate
inni, o popoli, poiché è stato glorificato. (Canone
I)
Salvò il suo popolo tra i
prodigi il Signore,
riducendo un tempo a siccità l'onda del mare:
ma di propria volontà nascendo da una Vergine, un sentiero percorribile
apre per noi nel cielo: colui che per essenza
è uguale al Padre e ai mortali, noi lo glorifichiamo. (Canone giambico di S. Gio. Damasc.)
Concluso il Mattutino e letta
l’Ora Prima, si canta la Divina Liturgia di S. Giovanni Crisostomo, con inizio
rigorosamente dopo la mezzanotte. I testi sono quasi tutti propri, e il
Trisagio è sostituito dal «Quanti in Cristo siete stati battezzati»[11].
E’ da notare che il kontakion della
festa menziona anche l’adorazione dei Magi, che infatti è compresa negli
episodi evangelici letti in questi giorni: infatti, adottando la data del 25
dicembre per il Natale, anche la contemplazione di tale mistero è stata
spostata al tal giorno, mentre in Occidente è rimasta al 6 gennaio insieme al
Battesimo.
Terminata a notte fonda la
liturgia, spesso i fedeli si ritrovano a festeggiare in parrocchia o nelle
proprie case, consumando finalmente cibi grassi dopo il lungo digiuno, e
mangiando i dolci tipici. Il giorno della festa (25 dic./7 gen.) è “libero”,
poiché essendosi celebrata la Divina Liturgia durante la notte, e non venendo
questa ripetuta[12], l’unico servizio a cui
s’interviene è quello del secondo Vespro[13]. E’
da notare, però, che in Grecia si è perso l’uso della funzione notturna durante
la turcocrazia: allora, la sera è celebrata solo la Grande Compieta, mentre al
mattino presto del giorno stesso il Mattutino e la Divina Liturgia: tale prassi
contrasta però con il tipico, fedelmente osservato in Russia, e sta venendo
corretta.
Durante il dì di festa, i bambini
girano per le strade, cantando canzoni tradizionali dedicate alla Natività (gr.
κάλαντα, rus. колядки) e
ricevendo dolcetti e monetine.
TROPARIO E KONTAKION
Ἡ γέννησίς σου
Χριστὲ ὁ Θεὸς ἡμῶν, ἀνέτειλε τῷ κόσμῳ, τὸ φῶς τὸ τῆς γνώσεως· ἐν αὐτῇ γὰρ οἱ τοῖς
ἄστροις λατρεύοντες, ὑπὸ ἀστέρος ἐδιδάσκοντο, σὲ προσκυνεῖν, τὸν Ἥλιον τῆς
δικαιοσύνης, καὶ σὲ γινώσκειν ἐξ ὕψους ἀνατολήν, Κύριε δόξα σοι.
Ἡ Παρθένος σήμερον,
τὸν ὑπερούσιον τίκτει, καὶ ἡ γῆ τὸ Σπήλαιον, τῷ ἀπροσίτῳ προσάγει. Ἄγγελοι μετὰ
Ποιμένων δοξολογοῦσι. Μάγοι δὲ μετὰ ἀστέρος ὁδοιποροῦσι· δι' ἡμᾶς γὰρ ἐγεννήθη,
Παιδίον νέον, ὁ πρὸ αἰώνων Θεός.
La tua
natività, o Cristo Dio nostro, fece risplendere al modo la luce della
conoscenza: grazie a essa infatti quelli che un tempo veneravano le stelle,
vengono guidati da una stella ad adorare te, il Sole della giustizia, e a
riconoscere in te l’Oriente che sorge dall’alto: o Signore, gloria a te.
La Vergine oggi
genera il Sovraessenziale, e la terra offre una grotta all’Inaccessibile: gli
angeli e i pastori cantano la sua gloria, i magi camminano seguendo la stella:
per noi infatti è nato come un bambinello il Dio che esiste da prima dei
secoli.
3. Meteortìa di Natale e
Circoncisione.
Il periodo dopo la festa (meteortìa, corrispondente all’ottava
romana) è caratterizzato dal riprendere i temi e i canti del Natale, uniti a
quelli dei santi eventualmente celebrati
Il 26 dicembre (8 gennaio)
ricorre la Sinassi della Madre di Dio, che però è un nome convenzionale per
indicare la ripresa, in modo piuttosto solenne, degli stessi testi e ritmi
della liturgia natalizia, e non una vera festa della Madonna; la Divina Liturgia
viene usualmente servita in tutte le parrocchie anche in questo giorno. Le
feste di alcuni comites Christi (S.
Stefano e i Santi Innocenti) sono presenti pure nella tradizione bizantina,
seppur spostate di un giorno, quindi rispettivamente il 27 dic. (9 gen.) e il
29 dic. (11 gen.). La festa di S. Giovanni, invece, presso i bizantini è
celebrata nelle due date del Transito (26 set./9 ott.) e dell’Assunzione (8/21
mag.), e non durante l’ottava di Natale. La domenica fra l’Ottava è dedicata
alla memoria di S. Giuseppe il Giusto, S. Davide Re e S. Giacomo fratello del
Signore, per il legame speciale che questi hanno con la nascita secondo la
carne di Nostro Signore, e il loro ufficio si combina a quello domenicale
dell’ottoico e a quello della festa.
L’apodosis (conclusione) della festa è il 31 dicembre (13 gen.), e
l’ufficiatura festiva viene dunque ripetuta per intiero: propriamente l’ottava
si concluderebbe il 1° gennaio, ma per non sovraccaricare il già ricco ufficio
di quel giorno (vide infra), la
tradizione sabaita ha anticipato di un giorno la conclusione della meteortìa. Durante questo periodo, e poi
ancora nei giorni successivi fino al 4 gennaio, i digiuni consueti del
mercoledì e del venerdì sono sospesi.
Il 1° (14) gennaio, oltre alla
festa della Circoncisione del Signore, ricorre pure il transito del nostro
padre tra i santi Basilio di Cesarea; poiché la struttura del rito bizantino, a
differenza di quello romano, permette di combinare agevolmente più uffici
festivi, queste due ricorrenze sono celebrate insieme, con un pari numero di
tropari a Vespro e Mattutino (addirittura, quelli del santo vengono cantati per
primi, benché l’altra sia una festa del Signore; ma il padre cappadoco è a tal
punto sentito presso la mens
liturgica bizantina, di cui fu uno dei massimi ispiratori, da meritare tale
onore). In onore del santo del giorno, l’anafora impiegata alla Divina Liturgia
è quella di S. Basilio, una delle 10 volte all’anno in cui viene usata e
l’unica in cui non ha una funzione penitenziale. La festa è particolarmente
sentita in Grecia, dove viene onorata con la preparazione di un dolce speciale,
la vasilòpita, torta allo yogurt
contenente una monetina, talché chi la troverà nella propria fetta sarà
protetto dal santo per tutto l’anno. Il dolce viene portato in chiesa e
benedetto con una speciale preghiera dopo la Divina Liturgia. Anche in questo
giorno i bambini vanno in giro a cantare le tradizionali κάλαντα, la cui più famosa di questo giorno (Ἀρχιμηνιὰ κὶ ἀρχιχρονιὰ, Inizio del mese e inizio dell’anno) è
particolarmente nota per contenere una poesia d’amore nascosta al suo interno,
composta da un giovane costantinopolitano innamorato della principessa.
Dal 2 al 4 gennaio si compie la
preparazione alla festa della Teofania, che ricalca nella sua struttura quella
del Natale e, quindi, quella della Pasqua, con testi propri a tutte le ore e
Canoni speciali alla Compieta. Qualora vi cada una domenica (detta πρὸ τῶν φώτων, prima delle luci), anch’essa viene celebrata con testi
propri che contengono un carattere di preparazione alla festa imminente.
4. La Teofania e la sua meteortìa.
La struttura della vigilia della
Teofania (5/18 gen.) è, ancora una volta, simile a quella del Venerdì e del
Sabato Santo, e quindi diventa un parallelo perfetto della vigilia di Natale,
persino nel digiuno: anzi, a voler essere precisi, per le ragioni già dette,
tutta l’ufficiatura di Natale è una copia perfetta di quella della Teofania, a
sua volta ispirata a quella pasquale. Il tema principale della festa della
Teofania è il Battesimo di Cristo, che nella tradizione romana è invece in
secondo piano rispetto all’Adorazione dei Magi; il miracolo delle Nozze di
Cana, facente parte del “triplice mistero epifanico”, è ricordato nel
sinassario ma non presenta testi liturgici dedicati.
Anche questa officiatura inizia
con il canto delle Ore Regali, con la medesima struttura di quelle natalizie, e
anche qui all’Ora Nona è cantato il solenne tropario (Τὴν χεῖρά σου τὴν ἁψαμένην,
La tua mano che toccata) a imitazione
del Venerdì Santo. Segue il Vespro festivo, e dopo l’Ingresso la lettura di 13
profezie veterotestamentarie intervallate da solenni responsori, quindi
l’epistola, il Vangelo e la Divina Liturgia vigiliare di S. Basilio. Al termine
di questa Liturgia, dopo la preghiera di ringraziamento dietro l’ambone, il
clero procede solennemente con lumi e incenso nel nartece, ove si trova il
fonte battesimale o un altro catino ricolmo d’acqua, e officia la Grande
Santificazione delle Acque. Dopo i tropari iniziali, durante i quali si incensa
il fonte, seguono tre profezie veterotestamentarie, una breve epistola e un
breve Vangelo, quindi una grande litania contenente petizioni speciali per la
benedizione dell’acqua e due lunghe preghiere di benedizione, la seconda delle
quali, dal carattere talmente catechetico da essere definita omelia da alcuni liturgisti[14],
è attribuita a Sofronio Patriarca di Gerusalemme (VII secolo). Infine, la croce
viene immersa per tre volte nell’acqua al canto del tropario della festa, e con
l’acqua così santificata tutti i fedeli vengono aspersi.
Similmente al Natale, pure la
veglia notturna della Teofania è celebrata con la Grande Compieta con litia e
il Mattutino, e pure in questa festa sono cantati due canoni in modo solenne,
il secondo dei quali è composto dal Damasceno con stile elevato e arcaizzante
(notevolissimo un genitivo epico già al primo verso, e altri epicismi e
ricercatezze linguistiche in tutto il testo), in un difficile metro lirico
anapestico della tradizione poetica classica:
Σήμερον ἀχράντοιο βαλών,
Θεοφεγγέϊ πυρσῷ,
Πνεύματος, ἐνθάπτει νάμασιν, ἀμπλακίην,
Φλέξας παμμεδέοντος ἐΰς Πάϊς·
Ἠπιόων δὲ, Ὑμνηταῖς μελέων τῶν
δὲ δίδωσι
χάριν.
Oggi, immergendosi nel fuoco
divinamente lucente dello Spirito
purissimo, annega nei flutti la colpa,
consumandola nel fuoco, l’eccelso Figlio che tutto governa,
doni dunque la grazia a quanti gli cantano dolci inni.
Mentre nei monasteri la Divina Liturgia segue immediatamente
la veglia notturna, nelle parrocchie usualmente essa è celebrata al mattino
dell’indomani: essa possiede numerose parti proprie, e in luogo del Trisagio è
cantato «Quanti in Cristo siete stati battezzati» a motivo del carattere
battesimale della festa. Al termine della Divina Liturgia, è consuetudine
ripetere in modo più solenne la benedizione delle acque officiata il giorno
precedente, benedicendo però le acque dei fiumi, dei laghi e dei mari attigui:
quest’uso, benché non previsto dai libri liturgici, che riportano unicamente la
benedizione del 5/18 gen. (e infatti pure in quelle zone d’Occidente ove si è
diffusa questa usanza orientale della benedizione delle acque[15]
essa si compie soltanto alla sera della vigilia), origina direttamente dalla
prassi del Monastero di San Saba in Palestina, il cui tipico “sabaita” divenne
il modello su cui si costituì il tipico bizantino ordinario nel corso del
secondo Medioevo, in cui i monaci in questo giorno uscivano dal monastero e si
recavano al fiume Giordano per ripetere la benedizione direttamente sulle sue
acque, atto senz’altro suggestivo, dal momento che si ha davanti agli occhi
materialmente il fiume benedetto che gl’inni liturgici esaltano quale luogo di
grazia.
Il giorno successivo (7/20 gen.) è la Sinassi del Precursore
e Battista Giovanni, ma al netto di qualche tropario dedicato al santo si
tratta in buona sostanza della ripetizione della liturgia epifanica, che
garantisce in tal modo un “secondo Vespro” alla festa.
Come indicato dal Mineo[16]
stesso, il periodo natalizio (δωδεκαήμερον)
termina con la Divina Liturgia del 6 gennaio, benché la gioia della festa della
Teofania prosegua per tutta la sua meteortìa,
cioè fino al 14 (27) gennaio, in cui l’intiera officiatura viene ripetuta.
TROPARIO
E KONTAKION
Ἐν Ἰορδάνῃ
βαπτιζομένου σου Κύριε, ἡ τῆς Τριάδος ἐφανερώθη προσκύνησις· τοῦ γὰρ Γεννήτορος
ἡ φωνὴ προσεμαρτύρει σοι, ἀγαπητόν σε Υἱὸν ὀνομάζουσα· καὶ τὸ Πνεῦμα ἐν εἴδει
περιστερᾶς, ἐβεβαίου τοῦ λόγου τὸ ἀσφαλές. Ὁ ἐπιφανεὶς Χριστὲ ὁ Θεός, καὶ τὸν
κόσμον φωτίσας δόξα σοι.
Ἐπεφάνης
σήμερον τῇ οἰκουμένῃ, καὶ τὸ φῶς σου Κύριε, ἐσημειώθη ἐφ᾽ ἡμᾶς, ἐν ἐπιγνώσει ὑμνοῦντας
σε. Ἦλθες, ἐφάνης τὸ Φῶς τὸ ἀπρόσιτον.
Quando venisti
battezzato nel Giordano, o Signore, si manifestò l’adorazione della Trinità: la
voce del tuo Genitore infatti ti testimoniò, chiamandoti Figlio diletto, e lo
Spirito in forma di colomba confermò questo verbo sicuro. O Cristo Dio, che per
noi ti sei manifestato e hai illuminato il mondo, gloria a te.
Ti sei
manifestato oggi all’orbe, e hai fatto risplendere la tua luce su di noi che ti
cantiamo, o Signore: Sei venuto, ti sei manifestato, o Luce inaccessibile.
[1]
Poiché la maggioranza delle Chiese Ortodosse e molte Chiese Cattoliche di rito
bizantino seguono il calendario giuliano tradizionale, istituito da Giulio
Cesare, le date nell’articolo saranno sempre duplici, con la data tra parentesi
che indica la corrispondenza col calendario gregoriano (civile), introdotto in
Occidente dal 1583: la data giuliana infatti differisce di 13 giorni (nel XXI
secolo) da quella gregoriana. Perciò, è scorretto dire, ad esempio, che i Russi
festeggiano il Natale il 7 gennaio: essi festeggiano il Natale il 25 dicembre
del calendario giuliano, che corrisponde al 7 gennaio gregoriano/civile.
[2]
Cfr. B. Botte, Les origines de Noël et de l’Épiphanie,
Louvain, 1932, pp. 19-20; M. Van Esbroeck,
“La lettre de l’empereur Justinien sur l’Annonciation et la Noël”, Analecta Bollandiana 86 (1968), 351-52; Id., “Encore la lettre de Justinien”, Analecta Bollandiana 87 (1969), 442-44.
[3]
P. Gueranger, L'anno liturgico. - I. Avvento
- Natale - Quaresima - Passione,
trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 25.
[4]
Letteralmente «discesa»: si tratta di un gruppo di otto troparj, divisi in più
serie per le grandi feste dell’anno più l’ordinario, che si cantano a
conclusione di ciascuna delle odi del Canone del Mattutino (lungo poema
dedicato al santo o alla festa del giorno, intercalato ai cantici
veterotestamentarj).
[5]
Il kontakion è un tipo di testo
liturgico poetico dalla metrica e dal linguaggio molto elevati e complessi,
ideato da S. Romano il Melode e molto popolare nella liturgia bizantina
dell’Alto Medioevo. Vengono cantati al Mattutino dopo la VI Ode del Canone e
alla Liturgia insieme ai troparj del giorno dopo il Piccolo Ingresso.
[6]
Ciclo di otto uffici domenicali, uno per ciascuno dei toni melodici, che si
alternano nelle domeniche infra l’anno.
[7]
J. Getcha, The Typikon Decoded, New York, 2012, pp. 129-30.
[8]
Così nel tipico sabaita, originariamente proprio della Palestina e divenuto nel
tempo quello bizantino “ordinario”. Il tipico studita, in uso a Costantinopoli
fino alla conquista latina, la identificava invece come un giorno di festa,
senza digiuno e senza prostrazioni.
[9]
Il nome è una pura imitazione del servizio del Venerdì Santo, senza che vi
fosse la ragione per cui quelle del Venerdì Santo son chiamate così (cioè la
presenza dell’Imperatore), perché a Costantinopoli non si celebravano. I libri
liturgici più antichi le chiamano infatti “Le ore dei dodici tropari”,
riferendosi ai dodici inni che, divisi in gruppi di tre, si cantano durante
queste ore tra la salmodia e le letture.
[10]
Processione interna alla chiesa con benedizione di cinque pani, del grano,
dell’olio e del vino (residuo del pasto che un tempo si consumava,
interrompendo la veglia di tutta la notte); ordinariamente si officia verso la
fine del Vespro.
[11]
Questo perché la festa ha preso molti caratteri dall’originaria celebrazione
dell’Epifania, da cui si è separata tardivamente, cfr. nota 1.
[12]
L’uso delle tre liturgie di Natale è prettamente romano, e perde di senso
storico al di fuori delle celebrazioni stazionali di tre Messe in tre chiese
distinte.
[13]
Come sappiamo, la tradizione bizantina propriamente non prevede i Secondi
Vespri; nondimeno, le feste maggiori sono seguite da una «Sinassi» che, pur
prendendo vari nomi, di fatto riprende i temi e i testi liturgici della festa
precedente, talché il Vespro di tale sinassi può ben costituire il secondo vespro
della festa.
[14]
[14] J. Getcha, The Typikon
Decoded, New York, 2012, pp. 138.
[15]
Cfr. https://traditiomarciana.blogspot.com/2019/01/la-benedizione-delle-acque-nella.html
[16]
Letteralmente “mensile”: libro liturgico bizantino corrispondente al “Proprio
dei Santi”, chiamato così perché è consuetamente diviso in 12 tomi, appunto uno
per mese.
Incidentalmente, rimango affascinato dal fatto che le feste cristiane originarie siano tutte concentrate nella prima metà dell'anno:
RispondiEliminaNatale/Epifania 6 gennaio
Pasqua
Ascensione
Pentecoste
Tutti i Santi 13 maggio
Santi Pietro e Paolo 29 giugno
Assunta 15 agosto.
O sbaglio qualche priorità?
Le ricordo infine la mia domanda sulla fonte calcedoniese dello sdoppiamento del Natale...
Vero, anche se l'Assunta di fatto è nella seconda metà dell'anno (l'unica festa arcaica di quel periodo; sono di VI-VII secolo Presentazione al Tempio e Natività della Vergine, coeva più o meno l'Esalt. della S. Croce; antico è il martirio del Battista, ma certamente secondario rispetto alle predette).
EliminaLa domanda non l'ho scordata, ma in questo momento mi vien difficile indicare altre fonti se non lo studio di Botte citato alla nt. 2; Giustiniano nella sua lettera richiama il Concilio in modo generico, così Botte cerca di cavarne qualche dato di più, da quel che ricordo.