lunedì 14 febbraio 2022

La preghiera personale tra liturgia e devozioni

 

Nella vita del cristiano la preghiera è componente fondamentale: del resto, è già Nostro Signore Gesù Cristo ad ammonirci: Hoc genus [spirituum, ndr] in nullo potest exire nisi in oratione (Marc. IX 29). Questa è una chiara condanna di certo attivismo dilaga e tra i progressisti e tra i “tradizionalisti” (si pensi a coloro che pensano di unire tutti i non meglio specificati “figli della luce” indipendentemente dal Credo). In questo blog abbiamo tanto parlato di liturgia, cioè di un atto pubblico solenne di culto. Ma come si deve regolare il cristiano per la preghiera privata? Vogliamo provare a dare alcuni consigli.



Concretamente, è assai proficuo intraprendere la preghiera dell’Ufficio. Purtroppo, molti cristiani sono scoraggiati perché lo ritengono lungo e difficile; ora, nessun laico è tenuto all’obbligo, pertanto non è necessario passare da niente a tutto nel giro di un giorno: anzi, un buon sistema per far confusione è proprio il cominciare, di punto in bianco, pregando tutte le ore. La preghiera, invece, deve essere qualcosa che accompagna la giornata e la santifica, ma che non deve mai (neppure per un chierico!) essere percepita come un peso, un macigno di cui liberarsi, ma come una lode continua da elevarsi a Dio. Pertanto, si consiglia di partire con un’ora liturgica, aggiungendo gradualmente ciò che si riesce fare, compatibilmente con i propri ritmi di vita ed orari: è molto più proficuo pregare solo Prima e Vespri al mattino e al tramonto che non seguire il metodo usato dal card. Richelieu recitando frettolosamente tutte le ore una dopo l’altra per mero soddisfacimento dell’obbligo.

Man mano che si recita l’Ufficio si impareranno a memoria i principali cantici (Zaccaria, Beata Vergine Maria, Simeone), alcuni salmi o segmenti di essi (per esempio, singole frasi del lunghissimo salmo 118), che possono essere ripetuti durante la giornata e pregati anche quando non v’è a disposizione il breviario.

Come si diceva prima, molti sono preoccupati dal non comprendere le rubriche: il nostro blog offre la proposta di un ordo che segue il calendario giuliano e parte da una base romano-veneta,  epurando alcuni appesantimenti posticci (come l’ingolfamento di feste doppie): naturalmente non è vincolante per nessuno, ma può essere uno spunto interessante; in tal modo si aiutano i fedeli a districarsi nella giungla rubricale (e vi assicuriamo che non sempre è facile, ma la liturgia merita studio e attenzione).

In ogni caso, quando le ore sono celebrate pubblicamente è bene prendervi parte dal momento che l’officiatura pubblica è sempre più importante di quella privata.

Un’altra forma di preghiera che consigliamo è la cosiddetta Messa secca, su cui faremo un post specifico più avanti; per ora basti pensare che si prega con i testi liturgici della Divina liturgia del giorno.

Un maggior uso dei testi liturgici porta quindi a scartare dalla propria preghiera personale quell’ammasso di preghiere “devozionali” come coroncine ai più disparati aspetti di Nostro Signore, della Beata Vergine o dei Santi (ho letto di una coroncina al Cuore castissimo di S. Giuseppe), quelle orazioni su cui molto ci sarebbe da dire dal punto di vista teologico e che, talora, hanno già ricevuto la condanna (come la celebre “preghiera per liberare cinque anime dal Purgatorio del venerdì” o le “orazioni di S. Brigida”). Naturalmente non significa che preghiere di sana devozione antica come i rosari e alcune novene siano da rigettare in toto, ma che vadano subordinati alla liturgia: in quante parrocchie non si cantano Laudi prima della Messa perché “troppo difficili” e al suo posto si recita il rosario? Per esempio, un altro assurdo che ho sentito con le mie orecchie: un anno, il 25 dicembre del calendario gregoriano cadde di venerdì: prima della Messa una delle pie donne principiò il rosario…meditando i misteri dolorosi! Che importa della festa liturgica? La devozione dice di recitare i misteri dolorosi il venerdì e questo non ammette scuse!

Ecco, il problema è proprio il subordinamento della liturgia (vista come qualcosa di freddo) alla devozione. È invece cosa buona e giusta concepire la preghiera personale eliminando quella ricerca sentimentale figlia di un falso spiritualismo. L’anima va invece nutrita della devozione, non languida né intimistica, propria dell’atto liturgico, anche nella preghiera personale.

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