Nella vita del
cristiano la preghiera è componente fondamentale: del resto, è già Nostro
Signore Gesù Cristo ad ammonirci: Hoc genus [spirituum, ndr] in nullo potest exire nisi in oratione
(Marc. IX 29). Questa è una chiara condanna di certo attivismo dilaga e tra i
progressisti e tra i “tradizionalisti” (si pensi a coloro che pensano di unire
tutti i non meglio specificati “figli della luce” indipendentemente dal Credo).
In questo blog abbiamo tanto parlato di liturgia, cioè di un atto pubblico
solenne di culto. Ma come si deve regolare il cristiano per la preghiera
privata? Vogliamo provare a dare alcuni consigli.
Concretamente, è assai proficuo intraprendere la preghiera
dell’Ufficio. Purtroppo, molti cristiani sono scoraggiati perché lo ritengono
lungo e difficile; ora, nessun laico è tenuto all’obbligo, pertanto non è
necessario passare da niente a tutto nel giro di un giorno: anzi, un buon
sistema per far confusione è proprio il cominciare, di punto in bianco,
pregando tutte le ore. La preghiera, invece, deve essere qualcosa che
accompagna la giornata e la santifica, ma che non deve mai (neppure per un
chierico!) essere percepita come un peso, un macigno di cui liberarsi, ma come
una lode continua da elevarsi a Dio. Pertanto, si consiglia di partire con
un’ora liturgica, aggiungendo gradualmente ciò che si riesce fare,
compatibilmente con i propri ritmi di vita ed orari: è molto più proficuo
pregare solo Prima e Vespri al mattino e al tramonto che non seguire il metodo
usato dal card. Richelieu recitando frettolosamente tutte le ore una dopo
l’altra per mero soddisfacimento dell’obbligo.
Man mano che si recita l’Ufficio si impareranno a memoria i
principali cantici (Zaccaria, Beata Vergine Maria, Simeone), alcuni salmi o
segmenti di essi (per esempio, singole frasi del lunghissimo salmo 118), che
possono essere ripetuti durante la giornata e pregati anche quando non v’è a
disposizione il breviario.
Come si diceva prima, molti sono preoccupati dal non
comprendere le rubriche: il nostro blog offre la proposta di un ordo che segue il calendario giuliano e parte da una base romano-veneta, epurando alcuni
appesantimenti posticci (come l’ingolfamento di feste doppie): naturalmente non
è vincolante per nessuno, ma può essere uno spunto interessante; in tal modo si
aiutano i fedeli a districarsi nella giungla rubricale (e vi assicuriamo che
non sempre è facile, ma la liturgia merita studio e attenzione).
In ogni caso, quando le ore sono celebrate pubblicamente è
bene prendervi parte dal momento che l’officiatura pubblica è sempre più
importante di quella privata.
Un’altra forma di preghiera che consigliamo è la cosiddetta
Messa secca, su cui faremo un post specifico più avanti; per ora basti pensare
che si prega con i testi liturgici della Divina liturgia del giorno.
Un maggior uso dei testi liturgici porta quindi a scartare
dalla propria preghiera personale quell’ammasso di preghiere “devozionali” come
coroncine ai più disparati aspetti di Nostro Signore, della Beata Vergine o dei
Santi (ho letto di una coroncina al Cuore castissimo di S. Giuseppe), quelle
orazioni su cui molto ci sarebbe da dire dal punto di vista teologico e che,
talora, hanno già ricevuto la condanna (come la celebre “preghiera per liberare
cinque anime dal Purgatorio del venerdì” o le “orazioni di S. Brigida”). Naturalmente
non significa che preghiere di sana devozione antica come i rosari e alcune
novene siano da rigettare in toto, ma che vadano subordinati alla liturgia: in
quante parrocchie non si cantano Laudi prima della Messa perché “troppo difficili”
e al suo posto si recita il rosario? Per esempio, un altro assurdo che ho sentito
con le mie orecchie: un anno, il 25 dicembre del calendario gregoriano cadde di
venerdì: prima della Messa una delle pie donne principiò il rosario…meditando i
misteri dolorosi! Che importa della festa liturgica? La devozione dice di
recitare i misteri dolorosi il venerdì e questo non ammette scuse!
Ecco, il problema è proprio il subordinamento della liturgia (vista
come qualcosa di freddo) alla devozione. È invece cosa buona e giusta concepire
la preghiera personale eliminando quella ricerca sentimentale figlia di un
falso spiritualismo. L’anima va invece nutrita della devozione, non languida né
intimistica, propria dell’atto liturgico, anche nella preghiera personale.
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