venerdì 19 aprile 2019

Il lamento funebre sulla tomba di Cristo

La cerimonia forse più suggestiva di tutta la Settimana Santa secondo il rito bizantino è il Mattutino della Santa Sepoltura di Nostro Signore Gesù Cristo, propriamente l'orthros del Sabato Santo, che però viene anticipato al venerdì sera, secondo una tradizione consolidata e comune a Oriente e Occidente.

La sera di Giovedì Santo, al termine del lunghissimo ufficio del Mattutino delle Sante Sofferenze e della Passione di Nostro Signore, conosciuto anche come "Ufficio dei 12 Vangeli" (il più lungo di tutto il rito bizantino), i fedeli portano fiori e candele per decorare l'arca dell'Epitafio (Ἐπιτάφιος). Quest'ultimo trattasi di una icona, o lignea o dipinta su un panno riccamente ricamato, raffigurante il cosiddetto Compianto su Cristo morto, e spesso decorato con il tropario Ὁ εὐσχήμων Ἰωσήφ, ἀπὸ τοῦ ξύλου καθελὼν τὸ ἄχραντόν σου Σῶμα, σινδόνι καθαρᾷ, εἱλήσας καὶ ἀρώμασιν, ἐν μνήματι καινῷ κηδεύσας ἀπέθετο (Il pio Giuseppe, deposto il vostro intemerato Corpo dalla croce, lo avvolto in una sindone pura, e cosparsolo di aromi lo depose in un sepolcro nuovo). Quest'icona viene tenuta nel Santuario, sopra la Sacra Mensa.

Epitafios dipinto da Viktor Vasnetsov (1896)

Nella tarda mattinata del Venerdì Santo, cantato il Vespero della Deposizione (Ἐσπερινὸς τῆς Ἀποκαθηλώσεως), il Sacerdote prende l'Epitafio dall'altare, giunge a un arca preparata nell'aula della chiesa, la quale è stata appunto ornata con fiori e candele dai fedeli il giorno prima, vi gira tre volte attorno e infine depone l'Epitafio su di essa. Quindi, fatte tre prostrazioni grandi, lo cosparge di fiori e lo incensa, mentre il coro canta quattro stichirà dedicate a Giuseppe d'Arimatea e Nicodemo, i due pii uomini che si presero cura del corpo morto di Gesù e lo seppellirono.

Come prescrive il typikòn costantinopolitano attuale (in quelli più antichi si iniziava a mezzanotte, secondo l'uso monastico), all'ora prima della notte (cioè le 19 circa), inizia a officiarsi il Mattutino della Sepoltura.

Iniziato come di consueto il Mattutino con la benedizione, la litania, l'Esapsalmo (recita dei salmi 3, 37, 62, 87, 102 e 142), la colletta e il Θεὸς Κύριος, si cantano i tropari del giorno (a Giuseppe d'Arimatea, al Santo Sepolcro, alle donne mirofore), e dipoi il Canone del Grande Sabato, che si compone di tre odi composte da Marco, vescovo di Idra, e tre composte da Cosma monaco. In questo poema, cantandosi la sepoltura del Signore, si esalta l'opera redentrice di Gesù, il distruttore della morte e il restauratore della stirpe d'Adamo: discendendo agl'Inferi, Cristo ha già dato inizio alla risurrezione, e dopo il dolore di cui siamo stati colmati al vederlo morire sulla Croce, ora il Santo Sabato ci apre alla speranza e all'attesa silenziosa e fiduciosa della Risurrezione e della sconfitta della morte. Infatti, "l'Ade è ferito al cuore, accogliendo Colui che ha avuto il fianco ferito dalla lancia, e consumato dal fuoco divino geme, per la salvezza di noi che cantiamo: O Dio redentore, benedetto siete!".

L'epitafios posto sull'arca ornata

In questo momento, terminato il Canone, il sacerdote, rivestito di tutti i paramenti (generalmente neri, ma sussistono molti usi locali diversi), esce dal Santuario e inizia a cantare il Lamento Funebre, uno dei poemi più commoventi di tutta la liturgia. Mentre il coro lo prosegue, il celebrante incensa a forma di croce l'Epitafios, e poi tutta la chiesa e il popolo. Gli Ἐγκόμια (questo il nome greco del lamento) descrivono l'antinomia della Vita che muore, e proclamano i sentimenti dei fedeli, stupiti di fronte a questo evento terribile. Cionondimeno, anche in questo poema sono presenti numerosi accenni alla futura Risurrezione, avvertita come molto vicina. Il lamento è diviso in tre parti, al termine di ciascuna delle quali vi è una litania diaconale, e all'inizio di ognuna si ripete l'incensazione. Terminato questo lamentoso e meraviglioso canto, s'intonano gli Εὐλογητάρια resurrezionali, segno evidentissimo della vicinanza dell'evento atteso.

Seguono come di consueto le Lodi, i cui stichirà preannunziano la vittoria ("Oggi una tomba racchiude colui che tiene in sua mano il creato, una pietra ricopre Colui che copre i cieli colla sua virtù. Dorme la vita, trema l'inferno, e Adamo è sciolto dalle catene. Gloria alla tua economia! Per essa, dopo aver tutto compiuto, ci donaste il sabato eterno colla vostra santissima Risurrezione dai morti [...] A Lui gridiamo: Risorgete o Dio, giudicate la terra [...] Giacete e dormite come un leone, chi vi risveglierà o Re? Risorgete dunque per vostro potere, Voi che per noi vi siete consegnato alla morte. Signore, gloria a Voi"). Le Lodi terminano, more solito, con la Grande Dossologia (Gloria in excelsis), che viene cantata con i versicoli festivi, che terminano dunque con il Trisagio.

Mentre il coro appunto canta il Trisagio al termine della Dossologia, il clero prende sulle spalle l'arca dell'Epitafios, e tutti escono dalla chiesa, procedendo in processione al lento canto del Trisagio. In questo momento, si canta un altro poema meraviglioso, il Τὸν ἥλιον κρύψαντα, che racconta con un lirismo straordinario la supplica di Giuseppe a Pilato per ricevere il corpo del Salvatore.

Indi la processione ritorna in chiesa, di nuovo s'incensa l'Epitafios, si cantano nuovamente i tropari del giorno, e poi si leggono, precedute dai consueti prokimena, due letture, da Ezechiele (37,1-14), in cui il Signore profetizza la risurrezione dei corpi, e dalla lettera ai Galati (5,6-8), in cui San Paolo fa il noto paragone del lievito per invitare le comunità galate a festeggiare la Pasqua della nuova Legge, il riscatto dell'antica maledizione. Cantato l'Alleluia, il diacono proclama poi il Vangelo, breve brano tratto da San Matteo (27,62-66), in cui gli ebrei chiedono a Pilato di mettere una guardia dinnanzi al sepolcro di Cristo, per evitare che i discepoli ne portino via il corpo per simularne la risurrezione. Terminata la lettura evangelica, viene cantata una litania, indi il sacerdote congeda il popolo.

I fedeli tornano a casa con il pianto per la morte del Redentore, e al contempo la speranza della sua Risurrezione; il mattino del Sabato, sarà proclamata con gioia la sua discesa agl'Inferi, nella gaudiosa Divina Liturgia della Prima Risurrezione, che prepara direttamente all'incommensurabile gioia della gloriosa Risurrezione che si celebrerà nella notte tra sabato e domenica, della Santa Pasqua di Cristo.
Mettiamo a disposizione il testo greco dell'intero ufficio con traduzione italiana QUI.

Qui sotto invece riportiamo alcuni video: la celebrazione dell'intero ufficio, il canto del Lamento funebre e il canto del Τὸν ἥλιον κρύψαντα secondo un ricco e suggestivo tono medievale.
(nei video delle celebrazioni si noti l'uso dei paramenti aurei, costume tipico della chiesa di Grecia, in segno della gioia per la prossima risurrezione)


Mattutino del Santo Sabato presieduto dal vescovo Christodoulos nella Cattedrale di Atene

Enkomia (I stasi) celebrati nella chiesa greco-cattolica di S. Atanasio a Roma

Enkomia (tutte e tre le stasi)

Τὸν ἥλιον κρύψαντα (tono medievali; video diviso in due parti)

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