Canaletto, Canale della Giudecca e Chiesa del Redentore, 1740-45 |
La festa del Santissimo Redentore (popolarmente detta la festa famosissima) è una festa doppia di II classe, e il suo colore liturgico è bianco. Oggi è anche la VII Domenica dopo Pentecoste. La festa del Redentore si celebra la terza domenica del mese di luglio in scioglimento del voto compiuto dal Senato Veneto a Nostro Signore il 4 settembre 1576 per chiedere la liberazione della Città dalla terribile pestilenza scoppiata l'anno precedente, e terminata per grazia divina nel luglio del 1577. Da allora ogni anno questa festa è celebrata con grandissima solennità, e una grande processione è compiuta dalla corte dogale (in seguito dall'autorità municipale), dal capitolo della Ducale Basilica e da quello della Patriarcale Basilica, dal clero delle Nove Congregazioni e da tutto il popolo alla chiesa dedicata al Santissimo Redentore e fatta erigere dal Senato Veneto nell'isola di Giudecca su progetto del Palladio. La processione si tiene lungo un ponte votivo di barche che viene montato per l'occasione dalle Zattere alla Giudecca (il primo ponte, nel 1577, partiva invece da Piazza San Marco). I veneziani sono soliti convenire all'isola, o sistemarsi su barche nel canale della Giudecca, sin dalla sera prima per assistere agli spettacoli pirotecnici e gustare in compagnia le sarde in saor, i bovoleti e l'anara col pien, e assistere quindi, trascorsa la notte, alle solenni funzioni pontificali in chiesa. Tradizionalmente le case affacciate sul canale della Giudecca e le barche che vi sostano vengono addobbate per l'occasione con festoni gialli, o più raramente di altri colori.
Il sabato sera, ai Primi Vespri, si cantano le antifone Virgam virtutis suae etc., duplicate, con i salmi 109, 110, 115, 129 e 137. Il capitolo è Benedictum nomen tuum (da Tobia 3) e l'inno è Creator alme siderum, cioè quello impiegato normalmente in tempo d'Avvento, ma con una curiosa inversione d'ordine tra la seconda e la quarta strofa. Dopo l'antifona al Magnificat Salus autem mea, è cantata la colletta propria della festa. Quindi si cantano le commemorazioni [della seguente festa doppia di S. Vincenzo di Paoli, della precedente festa doppia di S. Camillo di Lellis (queste due feste sono più tarde introduzioni del XVIII secolo, e potrebbero senza danno essere espunte dal calendario) e] della VII Domenica dopo Pentecoste, con l'antifona Unxerunt Salomonem e l'orazione. A Compieta si omettono le preci domenicali.
Al Mattutino l'invitatorio è proprio, Redemptorem saeculorum, ipsum Regem Angelorum * Adoremus Dominum. L'inno è Rerum creator optime, usualmente cantato nell'ufficio feriale del mercoledì. Nel primo notturno si cantano le antifone Voce mea etc. con i salmi 3, 8 e 10. Le lezioni sono tratte dal cap. 51 del profeta Isaia, uno dei cosiddetti "cantici del servo sofferente". Nel secondo notturno si cantano le antifone Suscepimus Deus etc. con i salmi 19, 23 e 45, e le lezioni sono tratte dal sermone di S. Leone il Grande de jejunio decimi mensis et collectis. Nel terzo notturno si cantano le antifone Ego autem etc.con i salmi 60, 74 e 83. L'omelia sul Vangelo è dal trattato di S. Agostino sul terzo capitolo di S. Giovanni. La nona lezione è dell'omelia di S. Ilario assegnata per la VII Domenica dopo Pentecoste. Quindi si canta il Te Deum. Alle Laudi si cantano le antifone Cantate Domino etc. con i salmi della domenica (92, 99, 62-66, Benedicite, 148-149-150). L'inno è Salutis humanae Sator, come all'Ascensione. Dopo il Benedictus con la sua antifona Ecce Deus noster, si canta la colletta della festa. Seguono le commemorazioni [di S. Vincenzo di Paola e] della VII Domenica dopo Pentecoste.
A Prima si cantano i salmi festivi (53, 118i e 118ii) sotto l'antifona Cantate Domino. Le preci domenicali si omettono, celebrandosi una festa di rito doppio. Il verso del responsorio è Qui redemisti mundum; la lezione breve prima della benedizione è Dignus es (da Apocalisse 4), ovvero il capitolo di Nona.
La Messa è cantata dopo Terza. Prima della Messa si compie la cerimonia dell'aspersione, essendo domenica. La Messa è propria, Gaudens gaudebo. Si cantano il Gloria, la seconda colletta [di S. Vincenzo di Paola, la terza] della Domenica, la quarta pro gratiarum actione in ringraziamento della liberazione dalla pestilenza, e il Credo. Il prefazio è quello della Croce, e l'Ultimo Vangelo è della Domenica (Matteo 7).
Ai secondi Vespri i salmi, le antifone, l'inno e il capitolo sono gli stessi che ai primi. L'antifona al Magnificat è Regnum tuum. Dopo la colletta della festa, si cantano le commemorazioni della seguente festa doppia di II classe di S. Girolamo Emiliani, confessore veneziano, con l'antifona Quando orabas e l'orazione proprie, [della precedente festa di S. Vincenzo di Paola], della VII Domenica dopo Pentecoste e di S. Margarita vergine e grande martire, con l'antifona propria Erat autem Margarita. La festa di S. Girolamo Emiliani nel proprio veneziano storicamente è stata più volte spostata tra l'8 febbraio, suo giorno di morte, e il 20 luglio. La festa di S. Margarita appare come doppia quando S. Girolamo Emiliani è portato a febbraio, semplice commemorazione negli altri casi. Nel calendario della Ducale Basilica la festa di S. Margarita resta sempre doppia ed è perpetuamente riposta il 30 luglio quando S. Girolamo è riportato al 20. A S. Margarita è dedicata in città una chiesa nel sestiere di Dorsoduro, già collegiata, sconsacrata nel 1810 in seguito alle soppressioni napoleoniche.
Nel Proprium pro Venetiarum Patriarchatu del 1915, curato dal Patriarca La Fontaine che fu uno dei protagonisti della commissione piana per la riforma del Breviario, in obbedienza ai principi seguiti nella redazione del nuovo calendario generale, non viene ammessa la celebrazione della festa in domenica, e perciò essa viene assegnata al 15 luglio. Questa domenica, dunque, è secondo il nuovo proprio la VII dopo Pentecoste con commemorazione di S. Vincenzo di Paola. La processione si tiene comunque questa domenica, per favorire la partecipazione del popolo e convenire con la festa civile, e il Patriarca canta nella Basilica del Redentore una Messa solenne votiva in onore dello stesso, con 2a orazione della Domenica, 3a pro gratiarum actione (che non è cantata il giorno della festa), Gloria, Credo, Prefazio della Croce e Ultimo Vangelo della domenica in fine. Tutti i pievani della città sono tenuti per decreto sinodale a provvedere alla celebrazione di una tale messa votiva in questo giorno. Tale situazione resta anche dopo la riforma del 1960, ma alla Messa solenne votiva non si cantano né la commemorazione né l'Ultimo Vangelo della domenica. In seguito alle disposizioni della riforma di Giovanni XXIII per i propri locali, tutte le diocesi del territorio storicamente soggetto alla Serenissima Repubblica, che avevano adottato la festa del Redentore nei loro propri, lo debbono espungere, eccetto l'Arcidiocesi Patriarcale, a motivo del voto cittadino. In seguito alla riforma del calendario proprio degli anni '70, la festa è tornata a essere celebrata la terza domenica di luglio come suo proprio giorno liturgico.
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