Un testo liturgico dimenticato è quello della Laus Angelorum Magna, una sorta di espansione della collazione di versetti che va sotto il nome di Gloria in excelsis. Anticamente si trovava nel Breviario Ambrosiano, da cui riportiamo il testo, evidenziando per praticità le parti che differiscono dal testo della Messa che conosciamo: “Gloria in excelsis Deo, et in terra pax hominibus bonae voluntatis. Laudamus te, hymnum dicimus tibi. Benedicimus te. Glorificamus te: adoramus te. Gratias tibi agimus propter magnam gloriam tuam, Domine Deus, rex caelestis, Deus Pater omnipotens, Jesu Christe, sancte Spiritus. Domine Deus, Filius Patris: Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, suscipe deprecationem nostram. Qui sedes ad dexteram Patris, miserere nobis: miserere nobis, subveni nobis, dirige nos, conserva nos, munda nos, pacifica nos. Libera nos ab inimicis, a tentationibus, ab haereticis, ab arrianis, a schismaticis, a barbaris: quia tu solus sanctus, tu solus Dominus, tu solus Altissimus, Jesu Christe, in gloria Dei Patris cum sancto Spiritu in saecula saeculorum. Amen.”
Fino al 1582, quando San Carlo Borromeo lo espunse dal Breviario Ambrosiano, era cantato alla fine dell’Ufficio Mattutino dopo il Psalmus in directum (salmo senza antifona che segue i salmi laudativi nell’uso ambrosiano) per poi essere seguito dall’inno Splendor Paternae Gloriae. Il Mattutino si concludeva con il canto dei 12 Kyrie e una processione.
Il testo della Laus ha una storia filologicamente interessante: il testimone più antico che la tramanda è nell’Antifonario di Bangor, manoscritto irlandese in latino databile tra il 680 ed il 690. Il nome deriva dall’omonima abbazia situata nell’Irlanda del Nord, dove fu allestito: in seguito arrivò all’abbazia di San Colombano di Bobbio (fondata dal Santo che si formò proprio a Bangor). Nel 1609, con l’acquisto da parte del cardinale Federigo Borromeo, arrivò alla Biblioteca Ambrosiana di Milano, dove si trova tutt’ora. Fu pubblicato per la prima volta da Ludovico Antonio Muratori nel 1695. Gli studi sul manoscritto furono approfonditi massimamente dal professor Ezio Franceschini, ordinario di Letteratura Latina Medievale presso l’Università Cattolica di Milano, di cui poi divenne rettore.
E’ curioso notare che la Laus sia prevista, secondo le rubriche del manoscritto, ad vesperum et matutinam. Questo aumenta le analogie con la Dossologia del rito greco, che viene cantata al termine dell’Orthros, dopo i salmi laudativi, e poi nuovamente subito dopo i salmi dell’Apodeipnon (Compieta). Essa esiste in due redazioni, una Grande (Megali) e una Piccola (Mikra), con variazioni nei versetti salmici che seguono la dossologia vera e propria: la prima si canta al Mattutino delle domeniche e feste, la seconda ai Mattutini di grado liturgico minore e sempre a Compieta.
A causa della sua presenza, per tutta l’età medievale, nella liturgia milanese, la Laus Angelorum Magna è considerata tipicamente ambrosiana, tant’è che il maestro Giovanni Vianini la definisce “il più antico canto ambrosiano”, da cui, secondo i musicologici, deriva la melodia del cosiddetto Gloria more ambrosiano.
La Laus fu reintrodotta dopo la riforma liturgica postconciliare per l’Ufficio delle Letture dei giorni non festivi, cioè nella posizione in cui nei giorni festivi si canta il Te Deum. Questa collocazione è ampiamente imprecisa: il Te Deum giunse a Milano solo a metà del XV secolo, e fu posto, conformemente all’uso romano, tra Mattutino e Laudi; la Laus Angelorum era invece alla fine delle Laudi, esattamente come il suo corrispettivo greco. Il testo fu peraltro epurato da quegli elementi “politicamente scorretti” (difesa dagli eretici, scismatici, ariani e barbari) e fu integrato con quella che il liturgista don Norberto Valli chiama “sticologia salmica”, similmente al Te Deum e alle Dossologie greche. Di seguito il testo, con le indicazioni delle “aggiunte”:
Gloria in excelsis Deo, * et in terra pax hominibus bonae voluntatis. Laudamus te, hymnum dicimus tibi, * benedicimus te, adoramus te, glorificamus te. Gratias tibi agimus propter magnam gloriam tuam, * Domine Deus, rex caelestis. Deus Pater omnipotens, * Iesu Christe et sancte Spiritus. Domine Deus, * Filius Patris Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, * suscipe deprecationem nostram; qui sedes ad dexteram Patris, * miserere nobis. Miserere nobis, subveni nobis, dirige nos: * conserva nos, munda nos, pacifica nos. Libera nos ab inimicis, * a tentationibus. [espunte politically correct, ndr] Quia tu solus sanctus, * tu solus Dominus, tu solus Altissimus,Jesu Christe, * in gloria Dei Patris cum sancto Spiritu. Per singulos dies benedicimus te, * et laudamus nomen tuum in æternum, et in sæculum sæculi. [Ps 144:2] Dignare, Domine, die isto, * sine peccato nos custodire. [ex Te Deum] Benedictus es, Domine, * doce me iustitias tuas. [Ps 118:12] Vide humilitatem meam et laborem meum * et dimitte omnia peccata mea. [Ps 24:18] Eructabunt labia mea hymnum, * hymnum Deo nostro. [Ps 118:171a; cf. 39:4] Vivet anima mea et laudabit te, * et iudicia tua adiuvabunt me. [Ps 118:175] Erravi sicut ovis, quae perierat: * require servum tuum, quia mandata tua non sum oblitus. [Ps 118:176] Cito anticipent nos misericordia tua, Domine,+ quia pauperes facti sumus nimis, * adiuva nos, Deus salutaris noster. [Ps 78:8b-9a] Benedictus es, Domine, Deus patrum nostrorum, * et laudabilis et gloriosus in sæcula sæculorum. Amen. [Dan 3:52a]”
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