domenica 23 aprile 2017

Dominica "in Albis"


Molti sono i nomi della I Domenica dopo Pasqua, con la quale si conclude il grande periodo di festa dell'Ottava Pasquale, con un ufficio già privo dell'esultanza di quelli dei giorni precedenti:

  • Dominica in Albis: è questo il nome tradizionale di questa Domenica nel calendario romano, giacché dopo il Vespro di ieri (Sabato in Albis) i catecumeni, che avevano ricevuto il Battesimo durante la Veglia Pasquale, deponevano, giusta l'antica tradizione romana, la veste bianca che avevano ricevuto, "lavata nel sangue dell'Agnello", simbolo del loro rinnovamento interiore. Essi avevano continuato ad indossare questo simbolo di purità per questi otto giorni, che di fatto sono la prosecuzione ininterrotta della Festa, evidenziata da elementi quale la soppressione dei digiuni e di gran parte delle genuflessioni (tutte nel rito bizantino, solo all'Ufficio Divino nel rito romano). La deposizione del segno tangibile della gioia pasquale, dovuta all'allontanarsi del gran giorno, non deve però farci smettere di celebrare gioiosamente la Risurrezione di Nostro Signore, festeggiando d'ora innanzi ogni domenica come una Pasqua (per dirla con dom Gueranger), né deve farci abbandonare quella purezza che abbiamo ricevuta nel Battesimo e rinnovata nelle celebrazioni pasquali, come ci ammonisce S. Agostino nel suo Sermone in Octava Paschae, che si legge nel II Notturno del Mattutino odierno, rivestendoci in ogni aspetto della nostra vita della luce gioiosa di Cristo. Questa domenica, dunque, nella tradizione romana, chiude il periodo immediatamente contiguo alla Festa delle Feste (la Messa Stazionale di oggi veniva celebrata nella Basilica di un Santo Martire, lontano dal centro della città, caso pressoché unico), ma apre al contempo un lungo periodo di gioia, che è il Tempo Pasquale, il quale si protrarrà fino alla gran festa dell'Ascensione, il quale ci deve far trascorrere ogni giorno come una Pasqua, al canto dei lieti Alleluia, come del resto già afferma S. Ambrogio, sostenendo che come gli Ebrei ogni sette anni prolungano il sabato per un intero anno, tanto più è doveroso per i Cristiani prolungare per 50 giorni le gioie del Risorto.
  • Domenica di Quasimodo: questo è il tradizionale nome derivato dalle prime parole dell'introito
    , Quasi modo géniti infántes, allelúja: rationabiles, sine dolo lac concupíscite, allelúja, allelúja allelúja (I Pet II, 2), bell'invito ai neofiti (cui era anticamente dedicata la liturgia odierna, e a noi tutti per estensione) a gustare le gioie spirituali dei primordi della vita cristiana.
  • Domenica di S. Tommaso: quest'altro nome, maggiormente diffuso in Oriente, deriva invece dall'episodio evangelico letto in questo giorno, ossia la mirabile Teofania scaturita dall'incredulità dell'apostolo Tommaso, il quale non crede al Risorto sino a che non lo ha toccato. Dall'omelia di S. Gregorio Magno su questo Vangelo (XXVI), possiamo trarre il seguente insegnamento: Gesù appare ai discepoli riuniti, dopo essere entrato a porte chiuse (così come egli era entrato, nascituro, nell'utero ancora chiuso della Vergine Maria), e pur essendo incorrotto, essendo egli Risuscitato, è al contempo palpabile: con quali segni incomprensibili il Signore si manifesta, ut rebus mirabilibus fidem praebeant facta mirabiliora! 
  • Domenica della Divina Misericordia: questo è invece il nome più recente, assegnato ufficialmente solo nel 2000, ma su indicazione della Santa Faustina Kowalska, la quale scrive nel suo Diario la rivelazione che Gesù gli fece, chiedendogli di dedicare questo giorno alla divina bontà con cui Egli ci ha redenti e continua a redimerci dalla nostra povera condizione: Desidero che la Festa della Misericordia sia di riparo e di rifugio per tutte le anime e specialmente per i poveri peccatori. In quel giorno sono aperte le viscere della Mia Misericordia, riverserò tutto un mare di grazie sulle anime che si avvicinano alla sorgente della Mia Misericordia. In quel giorno sono aperti tutti i canali attraverso i quali scorrono le grazie divine.
    In questo giorno, a chi devotamente si confessa e si comunica, aggiungendo la recita recita della Coroncina della Divina Misericordia (serie di invocazioni a questo attributo della Divinità), è concessa l'Indulgenza Plenaria.
  • Domenica bassa: questo nome è diffuso solo nei paesi di lingua inglese ("Low Sunday"), in opposizione alla "High Sunday" che è stata ovviamente la Domenica di Pasqua

Sagrestia di S. Simeon Piccolo dopo la S. Messa solenne - 23 aprile 2017
Da destra: Marcus Williams (suddiacono), don Jean Cyrille Sow (sacerdote celebrante), Aaron Liebert (diacono)
(Foto di: Alessandro Franzoni)
Pubblichiamo di seguito, per gentile concessione, la bella omelia pronunciata dal rev. p. Jean Cyrille Sow, FSSP, durante la S. Messa Solenne celebrata stamattina in S. Simeon Piccolo, allegando contestualmente foto e video della cerimonia.

Vangelo: Joannes 20, 19-31
In illo tempore: Cum sero esset die illo, una sabbatorum, et fores essent clausae, ubi erant discipuli congregati propter metum Judaeorum: venit Jesus, et stetit in medio, et dixit eis: Pax vobis. Et reliqua.


+ Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo

Carissimi fratelli,
Oggi, in questa domenica in Albis, quando nella chiesa antica i catecumeni battezzati a Pasqua depositano le loro bianche vesti, in questa domenica, chiamata anche "Quasi modo" perché sono le prime parole dell'introito latino, denominata anche domenica della misericordia su volontà di Santa Faustina;
Oggi dunque, il Vangelo parla del dubbio con il ben noto episodio di S. Tommaso. Possiamo avere l'impressione che questo Vangelo corrisponda particolarmente al nostro tempo.
Abbiamo perso oggi la cultura cristiana antica che un tempo ha favorito una fede forte e comune. Siamo circondati da tante voci diverse e contraddittorie, dimodoché è difficile avere una fede certa. Siamo nel tempo del apostasia, un’apostasia immensa e senza una forte convinzione, vaga.
L'Incredulità di S. Tommaso, del Caravaggio
S. Tommaso sembra corrispondere molto bene a questa mentalità moderna. Per alcuni, è anche diventato il loro patrono. Ma, il dubbio di Tommaso non è quello dei nostri tempi. Tommaso non è vago: dubita, ma sa esattamente di che cosa dubita. Piuttosto, non dubita affatto; lui nega, nega che il Cristo sia risorto dai morti. È perché egli sa ciò che crede; Egli crede che il Cristo sia morto, è morto per sempre. Ed è una ragionevole certezza, perché tutti sanno che è impossibile resuscitare i morti. Tommaso non vuole pertanto credere alla testimonianza di altri discepoli che affermano di aver visto il Cristo vivo. Egli non risponde loro: «Sì, forse è possibile, ma ne dubito». Dice: «se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi... non credo».

Cristo risorto si mostra allora a tutti i discepoli quando anche Tommaso è presente. Egli non approva il dubbio di Tommaso; Gli dice: «non essere incredulo, credi». Per Gesù, il dubbio non è una virtù. Tommaso vede Gesù, e crede. Egli non nega la resurrezione. Il suo dubbio scompare; o meglio, la sua certezza negativa è sostituita da certezza di fede; Dice: «Mio Signore e mio Dio». Per Gesù, non è solo Tommaso a poter credere così, ma anche tutte le successive generazioni: «Beati coloro che credono senza vedere.» ed è così che si conclude il Vangelo di Giovanni, con questo invito a tutti noi credenti.
Fratelli, come Tommaso, accettiamo la mano di Gesù, accettiamo la sua presenza! Poi noi possiamo ascoltare con fiducia queste parole di Gesù a Santa Faustina: «Le anime che hanno una fiducia senza limiti mi danno una grande gioia, poiché io verso in loro l'intero tesoro delle mie grazie.»
Sia lodato Gesù Cristo

Foto e video della Messa Solenne (da M. Yastrebova)
vi saranno presto aggiornamenti!

Preparazione alla S. Comunione

Confiteor solenne

Ultimo Vangelo


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