Michele Giambono, San Crisogono
Le notizie su questo Santo sono talvolta contraddittorie. Secondo alcune fonti, Crisogono esercitò in Roma l'ufficio di vicario per due anni; uomo di salda fede cristiana fu arrestato e confinato nella casa di un certo Rufino per ordine di Diocleziano. Anastasia, figlia dell'illustre Pretestato, era sposata con Publio, il quale avversava ferocemente la nuova religione; egli perciò l'aveva segregata in casa sottoponendola a maltrattamenti. Anastasia di nascosto portava aiuto ai cristiani incarcerati. Tramite una buona vecchia, iniziò una corrispondenza epistolare con Crisogono, ricevendo da lui parole di conforto e incoraggiamento. Dopo la morte di Publio, Anastasia poté godere per breve tempo di una relativa serenità. Intanto Crisogono, che aveva convertito Rufino e la sua famiglia, fu convocato da Diocleziano ad Aquileia. L'imperatore, riconoscendo il valore di Crisogono, gli offrì la prefettura e il consolato, a patto che abiurasse. Ma il Santo rifiutò sdegnosamente e perciò fu decapitato il 24 novembre 303 alle Aquae Gradatae, località attraversata dalla Via Gemina, a circa dodici miglia da Aquileia. Il suo corpo fu abbandonato sulla riva del mare, nei pressi di una proprietà detta Ad Saltus, dove abitavano tre cristiane di nome Chione, Agape e Irene con il vecchio prete Zoilo. Questi, raccolti il corpo e il capo troncato di Crisogono, diede al martire dignitosa sepoltura in un loculo sotto la sua casa.
Questa è anche la versione accettata dal Breviario Romano, che come IX lezione dell'Ufficio Mattutino del 24 novembre pone proprio questo sinassario:
Chrysógonus, Diocletiáno imperatóre, Romæ inclusus in carcere, ibi biennium sanctæ Anastasiæ facultátibus vixit; quam etiam, afflictam propter Christum a viro suo Publio, proptereáque a suis oratiónibus per litteras auxílium postulántem, mútuis epistolis est consolatus. Sed, cum imperátor Romam scripsísset ut, reliquis Christiánis qui in vinculis essent interfectis, Chrysógonus Aquilejam ad se mitterétur, eo perductus est. Cui imperátor: Accersívi, inquit, te, Chrysógone, ut honóribus augeam, si modo induxeris animum deos cólere. At ille: Ego eum, qui vere est Deus, mente et oratióne véneror; deos autem, qui nihil sunt nisi dæmonum simulacra, odi et éxsecror. Quo responso excandéscens imperátor, ad Aquas Gradatas eum secúri pércuti jubet octavo Kalendas Decembris. Cujus corpus, projectum in mare, paulo post in littore invéntum, Zóilus presbyter in suis ædibus sepelívit.
econdo altre fonti invece San Crisogono era un aquileiese amico dei fratelli Santi Canzio, Canziano e Canzianilla e fu martirizzato e sepolto alle Aquae Gradatae poco più di un mese prima del loro arrivo ad Aquileia. Secondo altre fonti il Santo era un Vescovo, infatti tra la fine del III e l’inizio del IV secolo vissero 2 vescovi con il nome di Crisogono che diressero la comunità cristiana di Aquileia. Il culto di san Crisogono era molto sentito anche a Roma, dove esisteva in Trastevere un titulus Chrysogoni, documentato fin dal V secolo. Tuttora però risulta impossibile sapere con certezza se il Crisogono del titulus trasteverino sia da identificare con il martire aquileiese o, invece, con uno romano dello stesso nome, di cui peraltro nulla si sa. Su questo c’è da dire che la chiesa trasteverina di San Crisogono conserva la reliquia di una mano e la calotta cranica (ovviamente di San Crisogono), che, pervenuta qui nel XV secolo, fu asportata una prima volta nel 1846 e restituita nel 1850. Custodita in un reliquiario, fu rubata negli anni 60 di questo secolo e ritrovata dopo pochi giorni, forse abbandonata dagli stessi ladri sacrileghi, priva della custodia a S. Maria in Trastevere. Attualmente è visibile all’altare maggiore di S. Crisogono.
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