sabato 16 dicembre 2017

Dominica III Adventus


La III domenica d'Avvento, detta domenica Gaudete dalle parole di S. Paolo con cui inizia l'introito, tratte da quel capolavoro che è l'esortazione alla gioia nel Signore costituita dal IV capitolo dell'epistola ai Filippesi, segna una tappa fondamentale nel cammino liturgico verso il Natale, collocandosi difatti più o meno a metà del tempo di Avvento. In questa domenica anticamente si sospendeva ogni digiuno e austerità; l'organo riprende a suonare; le reliquie e i fiori ricompaiono sull'altare; e i sacri ministri indossano paramenti rosacei e non violacei, dove il rosaceo è il frutto della commistione tra il colore viola dell'austerità dell'Avvento e quello bianco della gioia del Santo Natale, che è avvertito come ormai prossimo; il diacono e il suddiacono smettono dunque il paramento penitenziale che è la pianeta plicata e tornano a indossare dalmatica e tunicella; il vescovo indossa una mitria preziosa.
L'avvicinarsi al Natale è segnato non solo dai tratti gioiosi di questa sosta, ma da una serie di altri elementi che prendono a popolare l'ufficio. Dopo la metà di dicembre (quando più o meno cade questa domenica), si sospendono gli uffici dei santi (l'ultimo, S. Eusebio, è il 16 dicembre; l'Apostolo S. Tommaso al 21 dicembre è una motivata eccezione), per concentrarsi maggiormente sull'attesa di Nostro Signore, accompagnata dalla penitenza e dal digiuno delle Quattro Tempora che cadono in questa settimana. Cangiano anche alcune parti dell'Ufficio, e particolarmente l'antifona dell'Invitatorio al Mattutino, che da oggi suona Prope est jam Dominus, venite adoremus (il Signore ormai è vicino: venite, adoriamolo!).



Predica per la Domenica Gaudete
del rev. padre Joseph Kramer, FSSP

 "Siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti". Con queste parole di San Paolo si apre l’Introito della messa. Queste parole di San Paolo “Gaudete in Domino semper” danno il tono festoso alla terza domenica dell’Avvento - giorno che da secoli la chiesa chiama la "domenica gaudete". Oggi la liturgia ci esorta a gioire perché, "il Signore è vicino".
 L’arrivo di Cristo è vicino in due maniere. Aspettiamo, l’ultimo giorno quando Cristo ritorna per giudicare i vivi e i morti. Aspettiamo la venuta finale del Signore che è sempre vicino, sempre imminente. Questa venuta l’aspettiamo con timore, con serietà, ma anche con gaudio. Allo stesso tempo, aspettiamo con gaudio la festa di Natale quando celebreremo il primo arrivo di Cristo – quello storico di Betlemme. Nella messa di oggi, l’Epistola parla dell’ultima venuta di Cristo, quando il Redentore ritornerà per giudicare i vivi e i morti. Il Vangelo si riporta alla prima venuta di Cristo – a San Giovanni Battista che prepara le anime per l’inizio della vita pubblica del Salvatore. Il vangelo di oggi ci fa trovare con San Giovanni Battista sulla riva del Giordano a Betania dove dà un battesimo di penitenza per preparare le anime alla venuta del Messia. 
Come dice San Giovanni Battista nel vangelo di oggi, lui, Giovanni, battezzava con acqua solo, ma annuncia ai rappresentanti dei sacerdoti di Gerusalemme che è arrivato “Colui che fu prima di me” (Cristo il Verbo di Dio che esiste da tutta l’eternità). “Colui che verrà dopo di me”.(Cristo che comincia la sua vita pubblica mentre il Battista sarà messo in prigione e presto decapitato).
Scendendo nell’acqua del Giordano, chi si è fatto battezzare da San Giovanni riconosceva i propri peccati e cercava di liberarsi dal peso della colpa. Questo battesimo dato da San Giovanni non poteva, però, cancellare il peccato ed in particolare, il peccato originale. È solo a partire dalla croce e dalla risurrezione di Cristo che il battesimo acquisterà il potere di cancellare i peccati e di conferire una nuova vita; perché con la sua crocifissione Cristo si era preso sulle spalle il peso della colpa dell’intera umanità. Con la sua risurrezione Cristo è emerso dalla profondità, dall’abisso, dal fondale freddo della morte. La morte e risurrezione di Cristo sono, come Cristo dice lui stesso, un “battesimo”. Questo scendere nell’acqua freddo della morte portando con sé i peccati dell’umanità, questo uscire fuori della freddezza della morte sono azioni compiuti del Uomo-Dio, azioni che daranno al battesimo cristiano la sua forza sacramentale, ossia la potenza di realizzare, di effettuare realmente quello che i gesti del battesimo simboleggiano. E’ per questo motivo che Cristo dà ai suoi apostoli il mandato di battezzare tutti le nazioni non all’inizio della sua missione ma dopo la sua morte e risurrezione, al momento di ascendere in cielo- perché lui nella sua persona ha dovuto per prima compiere la redenzione degli uomini. Il battesimo cristiano si fa in seguito e diventa il mezzo scelto da Cristo per unire a sé noi uomini nella due fasi principali della redenzione- la sua morte e la sua risurrezione. 
La grazia reale o sacramentale che ci viene data col battesimo è dunque una grazia di rigenerazione che c'incorpora a Cristo e ci aiuta a vivere una nuova vita secondo gli insegnamenti e gli esempi del Salvatore. Il battesimo cristiano dà a tutti i figli caduti di Adamo la possibilità di rinascere – di diventare figli di Dio.
Così, durante queste settimane dell’avvento, la figura di San Giovanni Battista ci fa meditare sul mistero del battesimo, il battesimo in quanto rinascita - anche perché quando celebreremo il natale fra due settimane, potremo meglio ricordare che il Salvatore ci ha insegnato che per noi diventare come i bambini in rapporto a Dio è la condizione per entrare nel Regno dei Cieli; per questo ci si deve abbassare, seguire l’esempio di Gesù nato a Betlemme, si deve diventare piccoli; anzi, bisogna essere generati da Dio per diventare figli di Dio, come dice il prologo di San Giovanni. “A quanti lo accolsero, ai credenti nel suo nome, diede potere di diventare figli di Dio”.

Perciò oggi ci troveremo con San Giovanni Battista che ha preparato l’arrivo di Cristo. Per tutto il periodo dell’Avvento sentiamo la voce del Battista nelle austerità del deserto che ci invita di rinunciare alla nostra vita di peccato. Il Signore è vicino; il vecchio anno muore e il nuovo anno comincia. Anche noi dobbiamo morire al peccato e alla nostra vecchia vita disordinata; morire all’orgoglio e diventare di nuovo piccoli – diventare come i bambini in rapporto al nostro Padre Celeste.  Durante queste otto giorni che rimangono dobbiamo pregare che potremo nascere come figli di Dio insieme al Bambino di Betlemme.

Sia lodato Gesù Cristo.

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