Natívitas est hódie sanctæ Maríæ Vírginis,
cujus vita ínclita cunctas illústrat ecclésias.
Oggi ricorre la nascita della santa Vergine Maria,
la cui gloriosa vita è l'ornamento di tutte le chiese.
(II Antifona del Vespero)
Pietro Lorenzetti, Natività della Beata Vergine, 1335-42
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STORIA DELLA FESTA
Il racconto della Natività della Vergine non compare nei Vangeli canonici, ma nell'apocrifo Protovangelo di Giacomo, che racconta del parto di S. Anna a Gerusalemme, luogo in cui nel IV secolo sarebbe stata dedicata una grande basilica proprio all'ava di Gesù, e comunque questa ricorrenza gaudiosa è attestata da tutta la Tradizione della Chiesa.
La festa odierna ha origine nella tradizione orientale: sappiamo che l'Imperatore Maurizio (VI secolo) ne prescrisse la celebrazione insieme alle altre tre feste mariane (Annunciazione, Purificazione, Assunzione). Fu poi portata a Roma da Papa Sergio I, di origini siriane, nel VII secolo. Per influssi orientali, si sviluppò indipendentemente e quasi in contemporanea in terra sarda ed ambrosiana. Pare che nell'ambito germanico fosse stata portata da S. Bonifacio stesso, mentre nelle terre gallicane fu la Vergine stessa a richiedere che si celebrasse cotale festa già nell'anno 430, apparendo al vescovo Maurilio di Angers, e come tale in Francia la festa odierna è chiamata popolarmente "dell'Angevina". Chartres da parte sua rivendica al vescovo Fulberto (1028) una parte preponderante nella diffusione della festa in tutta la Francia.
La festa fu fissata definitivamente per tutta la Chiesa Universale attorno all'XI-XII secolo, e il successivo Concilio di Lione del 1245 sancì, per volontà di Innocenzo IV, l'istituzione dell'Ottava della Beata Vergine Maria, alla quale si era votato alla Madonna stessa durante il lungo periodo di sede vacante che era intercorso, a causa di Federico II, dalla morte di Celestino IV alla sua elezione. Anche una vigilia per tale festa sarebbe stata introdotta per volontà di Gregorio XI nel 1377, ma nei buij anni dello Scisma d'Occidente le intenzioni del Pontefice caddero lettera morta.
Scrive S. Giovanni Damasceno sulla festività odierna, rivolgendosi ai santi progenitori di Dio Gioacchino e Anna: "O coppia felice, tutta la creazione ha un debito verso di voi, perché per mezzo vostro ha offerto a Dio il più prezioso dei doni, la Madre ammirabile, che, sola, di lui era degna. Benedetto il tuo seno, o Anna, perché ha portato colei che nel suo seno porterà il Verbo eterno, colui che nulla può contenere e che porterà agli uomini la rigenerazione. O terra da principio infeconda e sterile, dalla quale è sorta una terra dotata di fecondità meravigliosa, che sta per produrre la spiga, che nutrirà tutti gli uomini! Beate le vostre mammelle, perché hanno allattato colei, che allatterà il Verbo di Dio, nutrice di Colui che nutre il mondo... "
Sempre S. Giovanni Damasceno riferisce che anche tutte le anime che nel limbo dei Padri attendevano la liberazione, e particolarmente Adamo ed Eva, si fossero rallegrati al vedere colei che avrebbe riscattato la loro sorte, e avessero gridato: "Sii benedetta, o figlia, che il Signore ci promise il giorno della nostra caduta: da noi hai ricevuto un corpo mortale e ci restituisci la veste dell'immortalità. Tu ci richiami alla nostra prima dimora; noi abbiamo chiusa la porta del paradiso e tu restituisci libero il sentiero che porta all'albero della vita". Similmente racconta anche Giacomo il Monaco nel suo trattato sulla Natività della Madonna.
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Δεῦτε ἅπαντες πιστοί, πρὸς τὴν Παρθένον δράμωμεν· ἰδοὺ γὰρ γεννᾶται, ἡ πρὸ γαστρὸς προορισθεῖσα τοῦ Θεοῦ ἡμῶν Μήτηρ, τὸ τῆς παρθενίας κειμήλιον, ἡ τοῦ Ἀαρὼν βλαστήσασα ῥάβδος, ἐκ τῆς ῥίζης τοῦ Ἰεσσαί, τῶν Προφητῶν τὸ κήρυγμα, καὶ τῶν δικαίων, Ἰωακεὶμ καὶ Ἄννης τὸ βλάστημα. Γεννᾶται τοίνυν, καὶ ὁ κόσμος σύν αὐτῇ ἀνακαινίζεται, Τίκτεται, καὶ ἡ Ἐκκλησία τὴν ἑαυτῆς εὐπρέπειαν καταστολίζεται, ὁ ναὸς ὁ ἅγιος, τὸ τῆς θεότητος δοχεῖον, τὸ παρθενικὸν ὄργανον, ὁ βασιλικός θάλαμος, ἐν ᾧ τὸ παράδοξον τῆς ἀπορρήτου ἑνώσεως, τῶν συνελθουσῶν ἐπὶ Χριστοῦ φύσεων, ἐτελεσιουργήθη μυστήριον· ὃν προσκυνοῦντες ἀνυμνοῦμεν, τὴν τῆς Παρθένου πανάμωμον γέννησιν.
Venite, o fedeli tutti, corriamo verso la Vergine: ecco infatti nasce colei colei che prima di essere concepita in seno è stata predestinata ad essere Madre del nostro Dio; il tesoro della verginità, la verga fiorita di Aronne, che spunta dalla radice di Iesse, l’annuncio dei profeti, il germoglio dei giusti Gioacchino e Anna nasce, e il mondo con lei si rinnova. Essa è partorita, e la Chiesa si riveste del proprio decoro. Il tempio santo, il ricettacolo della Divinità, lo strumento verginale, il talamo regale nel quale è stato portato a compimento lo straordinario mistero della ineffabile unione delle nature che si congiungono in Cristo: adorando lui, celebriamo la pura nascita della Vergine.
(Tropario del Vespero)
Giotto di Bondone, Natività della Beata Vergine, 1303-05
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OMELIA DI GREGORIO PALAMAS
Oggi si è manifestato un mondo nuovo e uno strano paradiso, nel quale e dal quale è venuto ad essere, riplasmando il vecchio Adamo e rinnovando tutto il mondo, un nuovo Adamo, che non si inganna, ma inganna l’ingannatore e dà in grazia la libertà a quanti con l’inganno sono stati asserviti al peccato. Oggi è stato preparato sulla terra un libro incredibile, che può recare in sé non figure di parole, ma, in modo ineffabile, la stessa Parola viva; ed una Parola non aerea, ma celeste, che non è stata costituita dalla perdita, ma che strappa alla perdita quanti ad essa si accostano, che non si produce con il movimento della lingua umana, ma nasce eternamente da Dio Padre. Oggi si è visto il tabernacolo di Dio, animato e non fatto da mani umane, il forziere razionale ed abitato dallo Spirito del “pane della vita” davvero “mandato dal cielo” [Gv 6, 32]. Oggi, secondo il salmo, “è sorta dalla terra la verità” –la gloria senza menzogna della nobiltà umana che viene dall’alto- “e la giustizia si è affacciata dal cielo” [Sal 84, 12]: quella che scacciò il re dell’ingiustizia e il suo stesso principio delle ingiustizie, in quanto, giudicata ingiustamente, giustamente giudicava; essa legò il potente nella malvagità, rapì i suoi vasi, li trasformò e dimostrò che possono contenere la giustizia divina; e così prese con se stessa i prigionieri del peccato, per renderli coeterni a se stessa in quanto da essa giustificati grazie alla fede in lui, mentre circonda il principe del peccato, dopo averlo stretto in catene da cui non si può fuggire, con un fuoco eterno e senza luce, al quale lo consegna. Oggi il bastone della profezia è germogliato dalla radice di Iesse, da cui “è spuntato un fiore” [Is 11, 1] che non subisce consunzione, ma che anzi chiama in alto la nostra natura sfiorita e perciò caduta fuori dal luogo della delizia che non appassisce, la riporta ad essere rigogliosa e concede in grazia ad essa l’eterna floridezza, elevandola verso il cielo ed introducendola in paradiso: è il bastone con il quale in grande pastore guidò il gregge razionale ai pascoli eterni; il bastone al quale la nostra natura si è appoggiata per deporre la vetustà e la debolezza della vecchiaia, e con il quale avanza con facilità verso il cielo, lasciando in basso la terra a quanti in basso sono portati perché privi del suo sostegno.
Ma qual è il nuovo mondo, lo strano paradiso, il libro incredibile, il tabernacolo spirituale ed il forziere di Dio, la verità dalla terra ed il tanto celebrato bastone di Iesse? È la fanciulla sempre Vergine, prima del parto e dopo il parto, la cui nascita da una donna sterile festeggiamo oggi. In effetti, Gioacchino e Anna, che vivevano insieme e rimanevano irreprensibili di fronte a Dio, agli Israeliti sembravano degni di biasimo, secondo la legge, perché convivevano privi di figli. Infatti, allora ancora non c’era ancora la speranza nell’immortalità e perciò la successione della stirpe sembrava qualcosa di molto necessario; ora, però, dopo che questa Vergine nata oggi ci ha donato in grazia l’eternità attraverso il suo parto nella verginità, per noi non è più necessaria la successione per generazione di figli; ma allora l’avere molti figli sembrava agli Israeliti migliore anche della virtù, e il non avere prole sembrava un male così grande che anche questi giusti non venivano lodati per la loro virtù più di quanto non venissero insultati per la loro mancanza di prole. I giusti, quindi, assai afflitti per gli insulti e ricordando Abramo, Sara e gli altri che avevano provato afflizione per la mancanza di prole, e ricorrendo poi con l’intelletto al farmaco che certuni avevano trovato per la terapia di questa afflizione, decisero anche loro di rifugiarsi nella supplica a Dio. Ed il saggio Gioacchino si apparta nel deserto, vi abita ed esercita il digiuno, rivolgendo a Dio la preghiera di diventare padre; e non interruppe la preghiera, né fece ritorno da lì, prima di ricevere la notizia dell’esaudimento della sua richiesta. Anna, invece, che aveva gli stessi pensieri, si rinchiude nel giardino vicino e, con il cuore addolorato, grida rivolto al Signore: “Ascoltami, Dio dei miei padri, e benedicimi, così come hai benedetto il ventre di Sara”. Ed il Signore li ascoltò e li benedisse, e promise di esaudire la loro richiesta; ed ora ha portato a compimento la loro richiesta e ha dato loro una figlia, la più meravigliosa fra tutte le meravigliose che siano mai apparse, la madre del creatore di tutte le cose, colei che ha divinizzato il genere umano ed ha divinizzato la terra, che ha fatto di Dio il figlio dell’uomo ed ha reso gli uomini figli di Dio, concependo in sé senza seme ed ineffabilmente facendo maturare in sé nella carne colui che ha prodotto gli enti dai non enti, che li trasforma in essere bene e non lascia che ricadano nel non ente.
Ma per quale motivo ella provenne da fianchi sterili? Per dissolvere l’afflizione ed emendare la vergogna dei suoi genitori, e per prefigurare la dissoluzione, per mezzo di lei stessa, dell’afflizione e della maledizione dei progenitori del genere umano. E la natura come avrebbe osato insozzare il ventre nel quale rimase e dal quale provenne la sola donna che ha abitato nel santo dei santi e la sola divenuta dimora di chi ha fatto la natura? Come, infatti, prima di lei e dopo di lei, non è mai comparsa una madre vergine e una madre di Dio; e come, prima di lei e dopo di lei, nessuno abitò nel santo dei santi, allo stesso modo, come è naturale, prima e dopo di lei, non fu mai visto che in quel ventre materno fosse concepito un altro feto. E poiché bisognava che la Madre di Dio fosse vergine, e per di più della stirpe di Davide e al momento giusto per la nostra salvezza, e si avvicinava il momento e bisognava che la vergine fosse già preparata, tra i discendenti di Davide, allora, non fu trovato nessuno migliore per virtù di quei due privi di figli, quanto a virtù e nobiltà, sia del comportamento, sia della stirpe; perciò furono più onorati i privi di figli di quanti avevano molti figli, in modo che la fanciulla dotata di ogni virtù venisse concepita da genitori molto virtuosi e che la perfettamente pura provenisse da genitori molto casti, in modo che la castità, unita alla preghiera e all’esercizio, accogliesse il frutto di divenire generatrice di verginità, e di verginità che, senza corruzione, producesse nella carne colui che fu generato alla deità prima dei secoli dal Padre senza madre. O ali di quella preghiera! O libertà di parola trovata presso il Signore! Quanto immacolati erano quei cuori, per riuscire a produrre una preghiera che è giunta a tanto e tanto ha potuto realizzare! Bisognava che la strada per il grande miracolo fosse aperta dal miracolo, e che la natura cedesse poco a poco alla grazia. [...]
Se dunque, fratelli, vogliamo anche noi dimorare non sulla terra, ma in cielo, e non cadere sulla terra e nel peccato che trascina in basso, ma vogliamo tendere continuamente ad altezza divine, temiamo Dio, allontaniamoci dalle malvagità, ritorniamo a lui attraverso delle opere buone, siamo solleciti nel cancellare i nostri malvagi guadagni con la temperanza e la preghiera, trasformando in meglio i nostri ragionamenti interiori, avendo le doglie e partorendo lo spirito della nostra salvezza, secondo le parole del Profeta, ricevendo, attraverso l’invocazione, l’aiuto di colei che oggi è stata donata ai suoi genitori, con la preghiera e con un modo di vivere gradito a Dio; la quale ha trasformato l’afflizione di chi l’ha generata, ha sciolto la maledizione dei progenitori, ha fatto cessare le doglie della progenitrice, avendo partorito Cristo, senza dolore e in verginità.
A lui conviene ogni gloria, onore e adorazione, insieme al suo Padre senza principio e allo Spirito santissimo e vivificante, ora e sempre, e nei secoli dei secoli. Amen
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Icona greca della Natività della Vergine, 1735
Ἡ γέννησίς σου Θεοτόκε, χαρὰν
ἐμήνυσε πάσῃ τῇ οἰκουμένῃ· ἐκ σοῦ γὰρ
ἀνέτειλεν ὁ ἥλιος τῆς δικαιοσύνης,
Χριστὸς ὁ Θεὸς ἡμῶν, καὶ λύσας τὴν
κατάραν, ἔδωκε τὴν εὐλογίαν· καὶ
καταργήσας τὸν θάνατον, ἐδωρήσατο
ἡμῖν ζωὴν τὴν αἰώνιον.
La tua nascita, o Deipara, ha rivelato la gioia a tutta la terra: da te infatti sorgerà il sole di giustizia, Cristo Dio nostro; egli ponendo fine alla maledizione, ha donato la benedizione; e distrutta la morte ci ha donato la vita eterna.
(Apolytikio della festa)
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