Bartolomeo I, patriarca ecumenico
“La radice dello scisma è un pensiero mondano nella Chiesa”
(Bartolomeo I) (1)
I principali canali d'informazione hanno diffuso la notizia che la Chiesa russo-ortodossa ha cessato di commemorare nei dittici il patriarca Bartolomeo I del Patriarcato ecumenico.
Non è la prima volta che tra le due Chiese si manifestano difficoltà ma non si era mai giunti ad un punto così grave (2).
Qualche storico della Chiesa ha verificato attentamente il sopracitato testo esposto dal patriarcato russo-ortodosso e lo ha trovato oggettivo e veritiero. In tal testo emergono perfino atteggiamenti autoritaristici e pirateschi da parte del Fanar, come quando i russi rivelano che Costantinopoli ha sempre cercato di trarre giovamento approfittando della debolezza e della difficoltà dei russi stessi.
Viene dunque spontaneo pensare che proprio Bartolomeo I il quale, in un'intervista a 30 giorni, aveva ben compreso quale fosse la radice dello scisma nella Chiesa, è finito per cadere nella stessa logica mondana da lui più volte denunciata, logica che però i suoi gerarchi sembrano camuffare accampando varie argomentazioni.
Il gestore di questo blog non ardirebbe mai giudicare un patriarca ma, purtroppo, nella sua piccola esperienza ha potuto vedere fatti che non gli mostravano l'estraneità dal pensiero mondano, in parte di diversi chierici dipendenti da Bartolomeo. È dunque giunto al punto da non meravigliarsi più se, come afferma il Sacro Sinodo russo-ortodosso, Bartolomeo I il giorno prima promette di non fare azioni contro l'unità dell'Ortodossia e il giorno dopo decide di farle. Egli va contro l'unità della maggioranza dicendo di esserne a favore e, contemporaneamente, vuole unire a sé piccole chiese scismatiche e ribelli finendo per destabilizzare geopoliticamente l'Ucraina (3).
Chi mai si metterebbe contro la maggioranza per favorire una minoranza se dietro non ci fossero calcoli ben precisi e, molto probabilmente, mondani? Chi mai perderebbe 1000 per guadagnare 1, se non avesse altre sicure mire?
La tragica storia di Costantinopoli con la caduta dell'impero prima e la sua progressiva islamizzazione in seguito suggerirebbe un atteggiamento mite verso chi ancora cerca di mantenere qualcosa dell'antico Cristianesimo in terra mussulmana. Ma tale atteggiamento mite si tramuta in profonda tristezza allorché ci si accorge del profondo secolarismo che pare muovere oramai quest'istituzione dove ciò che sembra contare sono solo gli appoggi politici e finanziari.
Fu proprio un metropolita fanariota che fece cadere le pie illusioni al gestore di questo blog quando un giorno oramai lontano gli disse brutalmente: “Dove hai visto che un vescovo è un padre per la sua diocesi? Non esiste per niente, questo!”. Dalle sue parole si capiva che un vescovo (e a fortiori un patriarca) è allora solo un uomo di potere.
Questo può parere assai strano se confrontato con una certa mentalità clericale che tende a dipingere l'alto clero nel modo più idealistico e piacente. Tuttavia l'amara e violenta frase di tale metropolita fanariota spinse a verificare attentamente qual'era il vero interesse di non pochi tra questi chierici. Il risultato era profondamente triste (4).
Se uno stile secolarizzato inizia a coinvolgere la maggioranza dei chierici di una istituzione, allora vuol dire che non si è dinnanzi ad un solo problema personale ma istituzionale che potrebbe discendere pure da chi la rappresenta. Piscis primum a capite foetet, diceva Erasmo di Rotterdam!
Questo è vero sia per il Cristianesimo occidentale che per quello orientale.
D'altra parte, come in Occidente oramai siamo dinnanzi ad un “neoclero” di mentalità modernistica, in Oriente (in questo caso nel Patriarcato Ecumenico) notiamo un “neoclero” assai secolarizzato che poco ha a che fare con il clero di qualche decennio fa. Un particolare aiuta a dimostrarlo: fino a vent'anni fa si vedeva ancora del clero greco con in mano il komboschìni, una sorta di “rosario” con il quale si ripete a lungo una preghiera a Cristo. Il “neoclero” ortodosso non lo usa quasi più.
Quando la preghiera inizia ad essere assente, altre preoccupazioni entrano nel cuore umano. E se uno è chierico le sue preoccupazioni potrebbero finire per essere come quelle della gente mondana: soldi, potere, sesso et similia.
Il potere, avere sempre più influenza, è una delle ossessioni dell'alto clero e manifesta un bisogno superegoico di mettere al centro se stessi.
L'Ortodossia ha sempre criticato l'Occidente dicendo che il papato è emerso per un bisogno di potere, di essere al centro e al di sopra della Chiesa, di essere l'unico ad avere il massimo potere e prestigio.
L'Occidente ha respinto sdegnosamente tale critica ma ora che vede? Il patriarca di Costantinopoli ripetere quanto il papa fece nella questione di Fozio. Allora il papa entrò, non richiesto, a Costantinopoli inviando due suoi apocrisari (rappresentanti) per regolare la nomina del patriarca di quella Chiesa, senza aver ricevuto invito alcuno. Fu la prima volta che ciò accadeva (5) e il fatto stordì Costantinopoli perché era totalmente inedito.
Oggi che succede? Bartolomeo I fa la stessa cosa: manda non richiesto i suoi rappresentanti in Ucraina per formalizzare l'autocefalia di quella Chiesa!
Dunque che senso ha portare avanti le critiche contro il papa di Roma e l'ecclesiologia romana quando la si imita con più di mille anni di ritardo?
I russi parlano di "violazione grossolana delle norme canoniche ortodosse". Canonisticamente hanno ragione.
Ma hanno ragione anche storicamente quando pensano che Bartolomeo I sta facendo le prove preliminari per divenire papa d'Oriente. Ciò imporrebbe nel mondo ortodosso una ecclesiologia estranea e dissonante. Sarebbe come dire: Bartolomeo sta divenendo cattolico, ma privo di alcun appoggio simile a quelli solidificati in Occidente e quindi è in contraddizione palese con la sua stessa Chiesa come quando si fa definire da chierici compiacenti "Centro dell'Ortodossia" o quando pensa che "senza Patriarcato Ecumenico non c'è Ortodossia".
Cosa determinerà questo suo modo di fare? È possibile che, lungi dall'espandere la sua influenza, il Patriarcato Ecumenico si isolerà (6). Infatti, i suoi stessi difensori non riescono per nulla ad essere convincenti: le loro argomentazioni sono parziali o sono solo difese d'ufficio, apodittiche e ideologiche (7) . È possibile che pure nell'ambito della stessa Grecia Bartolomeo verrà molto contestato e che, lungi dall'essere elevato ed osannato passi i suoi ultimi anni nel rancore e nell'amarezza.
È una grande tristezza non solo dal punto di vista religioso ma anche da quello della storia del Cristianesimo. Evidentemente le lezioni del passato non servono affatto a chi, in definitiva, sembra davvero dimostrare di non riuscire a confrontarsi con la storia stessa.
Assenza di commemorazione
del patriarca Bartolomeo nei dittici russi
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NOTE di Traditio Liturgica
1) Vedi qui. Già qualche tempo fa in questo stesso blog era stato segnalato un possibile scisma nel Cristianesimo orientale. Vedi qui.
2) Un riassunto delle difficoltà tra le due Chiese lungo la storia lo possiamo trovare qui.
3) Che l'Ucraina sia attentamente controllata dagli americani i quali, in questo modo, pongono una spina al fianco della Russia non è un mistero per nessuno. Non fa mistero neppure che gli stessi abbiano a cuore l'indipendenza della Chiesa locale dalla Russia poiché ciò accelererebbe il voluto processo di allontanamento da Mosca. Inoltre, che dal patriarca Athenagoras il Patriarcato Ecumenico sia in qualche modo sotto la protezione degli americani è pure altrettanto evidente. Non resta che collegare questi fatti per immaginarsi i possibili scenari dietro alla presente vicenda.
4) Quella mutazione antropologica che constatiamo in Occidente per cui le generazioni attuali sono assai lontane dalle caratteristiche delle precedenti, lo notiamo anche in Oriente. Il tutto si traduce a livello pratico con l'emergere di un forte individualismo e un di relativismo etico.
5) Questo è così vero che, prima del papato avignonese, perfino in Occidente i vescovi venivano eletti direttamente in loco senza consultazione papale. Le Chiese locali si limitavano a notificare l'avvenuta elezione al papa che normalmente la accettava. Solo successivamente il papa ritiene essere cosa personale la nomina dei vescovi diocesani e la avoca a sé.
6) Essere a capo di meno della metà degli ortodossi nel mondo (poiché se si considera la sola Chiesa locale di Costantinopoli non abbiamo più fedeli di un piccolo paese), può avere un potente contraccolpo negativo nella considerazione verso il patriarca, sia a livello politico (in Turchia potrebbe essere ben più esposto e indifeso di oggi) sia a livello di dialoghi e incontri interecclesiali.
7) Si vedano qui le argomentazioni autoritative e apodittiche del metropolita Emmanuil di Francia.
Si vedano qui anche le argomentazioni del metropolita Job (noto per essere stato respinto dalla sua stessa diocesi a causa dei suoi atteggiamenti autoritaristici, sdegnosi e per nulla dialoganti). Job afferma che non esiste alcun tomos di autocefalia concesso dal Patriarcato Ecumenico ai russi, per avvalorare le azioni del patriarca Bartolomeo ma dimentica di aggiungere che i russi si resero indipendenti da Costantinopoli proprio nel periodo in cui quest'ultima era unita a Roma e quindi, agli occhi dell'Ortodossia, era decaduta. Che senso avrebbe avuto chiedere il permesso a chi non era più un punto di riferimento? In seguito quando Costantinopoli tornò in comunione con l'Oriente ortodosso, pur non concedendo il tomos, prese atto della situazione moscovita e si comportò di conseguenza manifestando un silenzio assenso, silenzio assenso che tenne anche nei riguardi del rapporto tra Mosca e Kiev. Nei fatti Costantinopoli accettò per secoli la nuova situazione e la dipendenza diretta di Kiev da Mosca, cosa che oggi fa finta di non sapere. Le pezze storiche fornite da Job sono dunque volutamente parziali per tirare il discorso dove gli sta a cuore. Ma non è così che si argomenta.
Discorsi similmente fuorvianti erano fatti da un teologo greco del Patriarcato Ecumenico, tale Varnalidis, quando metteva sullo stesso piano la dogmatizzazione calcedonese della divino-umanità di Cristo e lo stabilimento di Costantinopoli come seconda sede ecclesiastica dopo Roma. Evidentemente abbiamo a che fare con chi manipola la storia per farle dire quello che si ha deciso di pretendere.
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