venerdì 8 maggio 2020

8 maggio - Apparizione di S. Michele Arcangelo

Princeps gloriosíssime, Míchaël Archángele, esto memor nostri:
hic et ubíque semper precáre pro nobis Fílium Dei, allelúja, allelúja.

Oggi, 8 maggio, ultimo giorno del nostro ottavario di preghiera, facciamo memoria dell'Apparizione del glorioso Arcangelo Michele sul Monte Gargano, che ivi apparì tre volte tra il 490 e il 493, e una quarta volta nuovamente nel 1656 per liberare le Puglie dalla terribile pestilenza che le aveva colpite (la medesima da cui Sant'Oronzo scampò i leccesi, che lo elessero allora loro principale patrono).

La fonte principale del miracoloso evento, venerato dai Cristiani di tutto il mondo sin dagl'inizi del VI secolo e meta di numerosi devoti pellegrinaggi, è il Liber de apparitione (BHL 5948), un anonimo libello agiografico composto approssimativamente nel IX secolo, che narra le miracolose epifanie del santo Arcangelo e la diffusione della notizia di tali apparizioni in Oriente.

 La prima apparizione è narrata con queste parole dalle letture del II Notturno del Breviario Romano, che sintetizzano il contenuto di detto Liber:
La prima apparizione in una miniatura
del Liber de apparitione
Che il beato Arcangelo Michele sia alquanto spesso apparso agli uomini, è testimoniato dall'autorità dei sacri scritti e dalla tradizione dei Santi. Per cui la memoria di questo fatto si celebra in molti luoghi. Come altra volta la sinagoga dei Giudei, così adesso la Chiesa di Dio lo venera suo custode e patrono. Una celebre apparizione di Michele Arcangelo avvenne sotto il sommo Pontefice Gelasio I, nella Puglia, sulla vetta del monte Gargano, ai piedi del quale è situata la città di Siponto. Difatti accadde che il toro d'un certo Gargano allontanatosi dalla mandria del bestiame, dopo molte ricerche si ritrovò impigliato all'ingresso d'una spelonca. Uno dei ricercatori avendo scoccata una freccia per trafiggerlo, la freccia, rivoltatasi, tornò a chi l'aveva lanciata. La qual cosa riempì di tanto terrore i presenti e poi gli altri, che, non osando più alcuno accostarsi a quella spelonca, i Sipontini consultano il vescovo; il quale rispose che occorreva interrogare il Signore, ed indisse tre giorni di digiuno e di preghiere. Dopo i tre giorni, l'Arcangelo Michele avvertì il vescovo che quel luogo era sotto la sua protezione, e con quel fatto aveva voluto manifestare che si rendesse ivi un culto a Dio in memoria di lui e degli Angeli. Quindi il vescovo si portò col popolo a detta spelonca. E al vederla disposta in forma di chiesa, cominciarono a celebrarvi i divini uffici: e questo luogo fu poi illustrato da molti miracoli.
Questa prima apparizione, tra l'altro, segna la sconfitta dei culti pagani dei Dauni, che si svolgevano sulla sommità della montagna in onore della sua divinità protettrice, detta appunto Gargano come il monte, spesso con sacrifici animali.

La seconda apparizione in un'icona devozionale bizantina.
La seconda apparizione di San Michele, detta “della Vittoria”, viene tradizionalmente datata nell’anno 492, ancorché, parlando di guerre tra bizantini e longobardi, è dagli studiosi postdatata al VII secolo. Il contesto è un attacco delle truppe greche al Gargano, in difesa del quale accorse Grimoaldo I, duca di Benevento. La notte prima del giorno della battaglia, apparve in visione al vescovo Lorenzo Maiorano san Michele, dicendo che le preghiere dei fedeli erano state esaudite, promettendo di essere presente e ammonendo di dare battaglia ai nemici all’ora quarta del giorno. La battaglia, accompagnata da terremoti, folgori e saette, si concluse con il successo di Grimoaldo. La data della vittoria fu proprio l'8 maggio, giorno in cui dunque ogni anno si celebra la beata memoria delle apparizioni garganiche del Santo Arcangelo.

San Michele appare a Maiorano in preghiera,
miniatura dal Liber de apparitione
Nel 493, dopo la vittoria, il vescovo Maiorano decise di obbedire al celeste protettore e di consacrare al culto la spelonca in segno di riconoscenza, confortato anche dal parere positivo espresso da papa Gelasio I. Ma la notte Michele apparve al vescovo di Siponto in visione e disse: “Non è compito vostro consacrare la Basilica da me costruita. Io che l’ho fondata, io stesso l’ho consacrata. Ma voi entrate e frequentate pure questo luogo, posto sotto la mia protezione”. Allora il vescovo Lorenzo, insieme ad altri sette vescovi pugliesi, in processione con il popolo ed il clero Sipontino, si avviò verso il luogo sacro. Durante il cammino si verificò un prodigio: alcune aquile, con le loro ali spiegate, ripararono i vescovi dai raggi del sole. Giunti alla Grotta, vi trovarono eretto un rozzo altare, coperto di un pallio vermiglio e sormontato da una Croce; inoltre, nella roccia trovarono impressa l’orma del piede di San Michele.

La prima liturgia, secondo tradizione, fu celebrata nel Santuario il 29 settembre 493, che da allora sarebbe stato eletto come giorno festivo di tutte le celesti potenze incorporee. In realtà, la festa romana del 29 settembre (che commemora tutti gli Angeli, come è palese dalla sua colletta, e non solo S. Michele cui pure è intitolata) costituiva l'anniversario della dedicazione della chiesa romana di S. Michele sulla via Salaria, oggi scomparsa, avvenuta nei primi decenni del VI secolo ad opera di papa Bonifacio II.


L'ingresso e l'altare del santuario di San Michele sul Gargano

La vicenda si trova narrata anche nella Legenda Aurea (CXLV). In seguito, la venerazione di questo santo luogo si diffuse in tutto il mondo, e da ogni dove pellegrini vi convenivano. L'apparizione è onorata nei sinassari e nei tropari del mattutino (tre volte: l'8 maggio, il 29 settembre e il 7 febbraio, dies natalis del santo vescovo Lorenzo Maiorano) persino dalla Chiesa Greca, nonostante una delle apparizioni dell'Arcangelo abbia causato la sconfitta degli eserciti costantinopolitani. Di fatto, costituisce il primo luogo di pellegrinaggio dopo i luoghi della vita di Cristo e le tombe degli Apostoli. Nondimeno, nel 1960 la festa odierna è stata stralciata dal calendario romano.

2 commenti:

  1. Gent.mo Unam Sanctam,
    complimenti per il Suo lavoro su questo blog che leggo sempre con grandissimo piacere. Ho notato con meraviglia e gioia la citazione del nostro Sant'Oronzo. Sono leccese e da anni mi occupo della figura del nostro patrono. Uno studio certo non facile.
    Ho letto a volte dell'esistenza di qualche traccia di culto oronziano a Venezia e nella città di Grado. Potrebbe confermarmi tali notizie ed indicarmi, se ve ne sono, le fonti? La ringrazio di cuore in ogni caso e Le ricordo che in Puglia i veneziani sono sempre benvenuti.

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    1. Gentilissimo,
      so che alcune reliquie di S. Oronzo si trovano a Nona, in Dalmazia, e il capo stesso del santo dovrebbe essere custodito a Zara. Per quanto riguarda però il culto specificatamente a Venezia, scorrendo rapidamente i vari studi sui calendari liturgici veneti antichi non mi pare fosse mai riportato. Mi riprometto di indagare sulla faccenda.

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