mercoledì 27 gennaio 2021

S. Giovanni Crisostomo: Adversus Judaeos I, 2-3

La traslazione delle reliquie del Crisostomo nella chiesa dei Ss. Apostoli a Costantinopoli.
Miniatura dal Menologio di Basilio.

Nell'odierna festa della Traslazione del nostro padre tra i santi Giovanni Crisostomo (354-407), vescovo di Costantinopoli e dottore della fede ortodossa, pubblichiamo una parte della sua prima omelia contro i Giudei: in essa il santo spiega perché i Giudei hanno ripudiato la loro elezione divina rifiutandosi di accogliere il Redentore e anzi mettendolo in Croce.

Traduzione italiana tratta da: San Giovanni Crisostomo, Omelie contro gli ebrei, Verrua Savoia, CLS, 1997, pp. 6-10. Originale greco consultabile QUI.

Invero non stupitevi se ho definito miseri i Giudei. Infatti sono ben sventurati e disgraziati poiché hanno ricevuto nelle loro mani tanti beni e li hanno ripudiati, ed hanno respinto i tesori che erano loro offerti. È sorto per loro il sole della giustizia ed essi, rifiutati i suoi raggi, stanno nelle tenebre: mentre noi che eravamo nelle tenebre, abbiamo attirato a noi la luce e ci siamo liberati dall’ombra dell’errore. Essi erano i rami della radice sacra (Rom. XI, 16 - 17) ma sono stati spezzati; noi non eravamo parte della radice, eppure abbiamo portato il frutto della pietà. Essi hanno letto i Profeti sin dalla più tenera età ed hanno crocifisso Colui che dai Profeti era stato annunziato. Noi che non avevamo mai udito parlare delle Sacre Scritture, noi abbiamo adorato questo stesso crocifisso. Perciò essi sono miseri, perché hanno respinto i beni che erano loro inviati mentre altri li hanno presi per sé, portandoli loro via. Ma essi, chiamati ad essere adottati come figli, si sono abbassati alla condizione di cani: noi che eravamo nella condizione di cani, con l’aiuto della grazia divina abbiamo potuto spogliarci di questa indole bruta ed elevarci alla dignità di figli. Cosa lo fa manifesto? Cristo ha detto alla donna di Canaan "Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cuccioli" (Mt. XV, 26), designando come figli i Giudei e come cani i gentili. Vedete quindi come l’ordine è stato invertito, i Giudei sono diventati cani e noi figli. "Guardatevi dai cani, dice Paolo, guardatevi dai cattivi operai, guardatevi dai circoncisi. Siamo noi i circoncisi" (Filipp. III, 2-3). Vedete dunque come quelli che prima erano figli sono caduti nella condizione di cani? Volete sapere in qual modo noi che eravamo nella condizione di cani siamo diventati figli? "Invero, a tutti coloro che lo hanno ricevuto, Egli ha dato il potere di diventare figli di Dio" (Gv. I, 12). Nulla è più miserabile di questi Giudei che da ogni parte vanno in senso contrario alla loro salvezza. Quando bisognava osservare la Legge, essi l’hanno calpestata: adesso che la Legge è stata abrogata, con insistenza essi vogliono che sia osservata. Che cosa ci potrebbe essere di più miserabile di costoro che dispiacciono a Dio non soltanto quando trasgrediscono la Legge ma anche quando la osservano? Per questo è detto: "Duri di cervice e incirconcisi di cuore, voi sempre resistete allo Spirito Santo" (Atti VII, 51): non soltanto violando le leggi, ma anche volendole osservare a sproposito. "Duri di cervice": giustamente sono stati chiamati così, perché non hanno voluto portare il giogo di Cristo per quanto dolce e benché non avesse nulla di pesante o di spiacevole. Egli dice: "Imparate da me che sono dolce ed umile di cuore (Mt. I, 29 - 30) e prendete il mio giogo su di voi poiché esso è dolce ed il mio fardello leggero". Essi però non lo sopportavano a causa della loro testardaggine, anzi non soltanto non lo hanno sopportato ma lo hanno rotto e fatto a pezzi. "Sin dall’inizio hai spezzato il tuo giogo, hai rotto i tuoi legami" (Ger. II, 20; V, 5; Sal. II, 3). È un profeta, non Paolo che dice queste parole indicando il giogo ed i legami come segni distintivi del potere: perché i Giudei avevano respinto il potere di Cristo quando avevano detto: "Non abbiamo altro re che Cesare" (Gv. XIX, 15). Avete spezzato il giogo, rotto i legami, vi siete esclusi dal regno dei cieli e vi siete sottomessi al potere dell’uomo. Vorrei che esaminaste con quanta abilità il Profeta ha espresso la sregolatezza del loro animo. Infatti non dice: avete deposto il giogo, bensì: l’avete spezzato, atto proprio della brutalità animale, dei vizi sfrontati che respingono ogni freno e non sopportano alcun potere. Da dove proviene questa loro durezza? Dalla gozzoviglia e dalla intemperanza. Chi lo dice? Mosè stesso. "Israele mangiò ed il popolo diletto ingrassò e si rimpinzò. Si rivoltò" (Deut. XXXII, 15). Come gli animali che si nutrono in ricchi pascoli diventano più ostinati ed indocili e non sopportano più né giogo né freno né la mano dell’auriga, così il popolo giudeo, spinto nell’abisso della malvagità dall’intemperanza e dalla troppa abbondanza materiale ha vissuto licenziosamente e non ha sopportato il giogo di Cristo, né trascinato l’aratro della sua dottrina. È quanto un altro Profeta aveva espresso con le parole: "Israele si comporta da pazzo, come una giovenca eccitata da un tafano" (Osea IV, 16). Un altro definisce questo popolo: vitello non istruito a sopportare il giogo (Ger. III, 18). Animali come quelli, incapaci di lavorare vanno bene per essere sacrificati. Lo stesso è stato per il popolo dei Giudei: essendosi resi da soli incapaci di agire, sono diventati adatti ad essere uccisi. Perciò Cristo ha detto: "Portate qui i miei nemici, quelli che non hanno voluto che io regnassi sopra di loro ed immolateli" (Lc. XIX, 27). È allora, o Giudeo, che dovevi digiunare, quando la tua intemperanza ti stava conducendo a questi mali, quando i tuoi eccessi ti portavano all’empietà, non adesso. Adesso il digiuno è inopportuno ed abominevole. Chi lo dice? Isaia che a gran voce esclama: "Non ho scelto io questo digiuno" (Is. LVIII, 4- 5). Perché dice così? "Perché voi digiunate per intentare azioni giudiziarie e liti, e prendete a pugni coloro che stanno sotto di voi". Perciò se il tuo digiuno era abominevole quando colpivi i tuoi fratelli, adesso, dopo che hai immolato il Signore, come potrebbe essere bene accetto? Per quale motivo? Colui che digiuna deve mostrarsi contrito, modesto, umile e non in preda alla collera; e tu colpisci i tuoi fratelli? Un tempo digiunavano e al tempo stesso litigavano e intentavano processi; ora digiunano con sfrontatezza ed estrema intemperanza, mentre danzano a piedi nudi nelle piazze col pretesto dell’astinenza; in realtà si comportano come ubriachi. Ascolta come il Profeta vuole che si digiuni: "Santificate il digiuno", dice, non celebratelo con danze. "Predicate la parola; riunite gli anziani" (Gioele I, 14). Ma costoro radunano stuoli di effeminati e portano nella sinagoga una accozzaglia di donne ignobili, il teatro intero, e gli attori: infatti non vi è alcuna differenza tra il teatro e la loro sinagoga. So in verità che ci sono delle persone che mi accuseranno di eccessiva audacia perché ho detto che non vi è differenza tra la Sinagoga e il teatro ma io li accuserò di essere impudenti, se non sono daccordo con me. Condannami se dico queste cose da solo; ma se uso le parole del Profeta allora approva quello che dico. 3 - So che molti rispettano i Giudei e pensano che i loro riti odierni sono degni di stima; per questo sono incitato a cercare di sradicare completamente tale dannosa opinione. Dissi che nessun teatro val meglio della sinagoga e porterò i profeti a testimoni; i Giudei non sono degni di fede più dei profeti. Dunque uno che dice? "La tua fronte è diventata quella di una prostituta, non vi è più nessuno davanti a cui tu arrossisca" (Ger. III, 3). Invero il luogo in cui la meretrice si prostituisce, questo è il vero lupanare. Anzi la sinagoga non è soltanto un teatro e un luogo di prostituzione, ma anche una caverna di briganti e un rifugio di belve. Infatti il profeta dice: "La vostra dimora è diventata la tana della iena" (Ger. VII, 11), non semplicemente di una belva ma di una belva impura. E ancora: "Ho lasciato la mia casa, ho abbandonato la mia eredità" (Ger. XII, 7). A colui che ha abbandonato Dio che speranza di salvezza rimane? Se Dio lascia un luogo questo diventa dimora di demoni. Ma dicono di adorare anch’essi il Signore. Lungi da noi il dire questo: nessun giudeo adora Dio. Chi lo dice? Il Figlio di Dio. "Se aveste riconosciuto il Padre mio avreste riconosciuto anche me. Ora voi non avete riconosciuto né me né il Padre" (Gv. VIII, 19). Che testimonianza addurrò più degna di fede di questa? Se non riconobbero il Padre, se crocifissero il Figlio, se respinsero l’assistenza dello Spirito, chi oserà sostenere che la loro sinagoga non è l’asilo dei demoni? No, Dio non vi è adorato, statene lontani. È di conseguenza il luogo dell’idolatria; tuttavia alcuni frequentano tali luoghi come se fossero sacri. Ciò che dico non è derivato da una congettura, ma l’ho dedotto dall’esperienza. Tre giorni or sono, credetemi, dico il vero, vidi una donna onesta, libera, di costumi irreprensibili e fedele, costretta da un uomo impuro ed insensato, che si suppone cristiano (in verità udendolo non l’avresti detto un sincero cristiano), costretta dico, a entrare in un tempio degli Ebrei e ivi affermare con giuramento alcunché di relativo ad affari controversi. Siccome implorava aiuto e desiderava ribellarsi a questa scellerata violenza, protestando che avendo preso parte ai divini misteri non le era permesso di entrare in quel luogo, io mi levai infiammato ed ardente di zelo, non sopportando che questa infelice fosse trascinata oltre in tale prevaricazione, e la strappai a questo ingiusto rapimento! Poi domandai a colui che la trascinava se era cristiano: lo confessò. Lo rimproverai energicamente mettendo in risalto la sua stupidità ed infinita follia; gli dissi che non valeva più di un asino colui che, pretendendo di adorare Cristo, trascinava un fratello nelle spelonche dei Giudei, che proprio Cristo avevano crocefisso. Proseguendo nel discorso gli insegnai per prima cosa che, come afferma il Vangelo, non è mai permesso giurare o esigere da altri un giuramento; inoltre, un fedele cristiano, ma anche chi non lo fosse, non deve mai esser spinto a tale necessità. Quando, dopo lunghe considerazioni, ebbi liberata la sua anima da tali errori, gli domandai per quale motivo avesse lasciata la Chiesa e volesse portare la donna alle riunioni dei Giudei. Mi rispose che molte persone gli avevano detto che un giuramento fatto lì, incuteva molto più timore. A tali parole gemetti profondamente, poi mi infiammai di collera ed in ultimo non potei impedirmi di ridere. Gemetti infatti, vedendo l’astuzia del diavolo che riusciva a persuadere gli uomini a fare ciò; m’infiammai poi di furore, considerando l’indolenza di coloro che sono tratti in inganno; infine risi, considerando fra di me l’inconcepibile follia degli stessi. Vi dissi e vi narrai tutto ciò perché mostrate un animo completamente privo d’umanità e non provate pena per coloro che tentano e fanno tali cose; se vedete un vostro fratello cadere in questo peccato ne deducete che la disgrazia non è vostra, ma di altri. Se poi siete accusati, vi stimate assolti dicendo: "Che mi importa? Che cosa ho in comune con costui?". Queste parole suonano come odio mortale e satanica crudeltà verso gli uomini. Ma che dici? Poiché sei un uomo, partecipi della sua stessa natura; anzi, se dobbiamo parlare di comunione della natura, il cui capo è Cristo, osi dire che non hai nulla in comune con gli altri membri? Dunque in che modo confessi Cristo come Capo della Chiesa? Giacché il capo per sua natura congiunge tutte le membra, le coordina e con cura le volge a sé. Se non hai nulla in comune con chi è membro del tuo stesso corpo, allora non hai nulla in comune con tuo fratello, né hai Cristo come capo. I Giudei vi spaventano come foste fanciullini e non ve ne accorgete. Poiché come dei servi malvagi mostrano ai bambini delle maschere orribili e ridicole, che per loro natura non sono terrificanti ma sembrano tali alle anime semplici, e fanno fare grandi risate, così i Giudei atterriscono i cristiani ignoranti con i loro fantasmi. Come possono far paura quei riti giudaici pieni di onta e di derisione, propri di uomini respinti con ignominia e ripudiati dalla giustizia divina?

1 commento:

  1. Ora purtroppo queste osservazioni verrebbero in modo insensato definite come antisemitismo

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