sabato 16 gennaio 2021

Un inno medievale per la festa di S. Antonio il Grande

S. Antonio il Grande, affresco nella cripta
della Candelora a Massafra (Taranto)

Sebbene non molto popolare nel resto d'Europa, nelle terre imperiali dal Reno all'Ungheria era qua e là diffuso un ufficio proprio, in stile ritmico, per la gran festa di S. Antonio Abate. Di tale ufficio (che si può integralmente leggere ai ff. 86v e ss. di questo Breviario secondo l'uso di Passau, stampato nel 1490 ad Augusta), molto particolare è l'Inno del Vespro, che contiene alcuni preziosismi interessanti.

Antonii pro meritis,
Ejusque gestis inclitis,
Claris quoque virtutibus,
Exultet cælum laudibus.

Natus ex digno genere,
Verbo puer et opere,
Festinavit ad meritum,
Deus, tuorum militum.

Tempus ætatis teneræ
Non deducebat temere,
Te diligendo intime,
Lucis creator optime.

Hic satanæ blanditias
Contempsit et insidias,
Tuo fretus solatio,
Jesu, nostra redemptio.

Omni degebat tempore
Pœnas ferens in corpore,
Memor tuorum operum,
Conditor alme siderum.

Noctes orationibus
Deduxit et laboribus,
Nec cessavit ab opere
Jam lucis orto sidere.

Jejuniis se macerans,                       
Verberibus se lacerans,
Desiderabat ingredi
Ad cœnam Agni providi.

Virtutum tandem titulis
Imbutus et miraculis
Migravit ad te Dominum,
Jesu, corona virginum.

Sit laus Patri cum Filio
Semper in cæli solio,
Nosque replendo cælitus,
Veni, creator Spiritus. Amen.

Per i meriti di Antonio,
e per le sue nobili imprese,
e le sue celebri virtù,
esulti di lode il cielo.

Nato da prestigiosa famiglia,
Da fanciullo, in parole e opere,
si affrettò a ottenere il merito,
dei tuoi soldati, o Dio.

Il tempo della sua giovinezza
non lo trascorse invano,
amandoti nel cuore,
o ottimo creatore della luce.

Egli disprezzò le lusinghe
e gli inganni di Satana,
rinfrancato dal tuo conforto,
o Gesù, nostra redenzione.

Trascorreva ogni stagione
sopportando sofferenze nel corpo,
ricordandosi delle tue opere,
o almo Creatore degli astri.

Passava le notti
tra preghiere e fatiche,
e non s’allontanava dal lavoro
quando ormai era sorto l’astro di luce.

Umiliandosi nei digiuni,
denigrandosi con le verghe,
desiderava avere accesso
alla cena del santo Agnello.

Ripieno alfine di meriti
di virtù e di miracoli,
se ne andò a te, o Signore,
Gesù, corona delle vergini.

Sia lode al Padre insieme al Figlio,
sempre nella corte del cielo,
e tu, ricolmandoci (di grazia) dal cielo,
vieni, o Spirito Creatore. Amen.


Notiamo anzitutto che il poema è acrostico, e le iniziali formano il nome stesso del santo: ANTHONIVS (l'H, seppur etimologicamente assente, è sovente aggiunta nel medioevo). Più raffinato, però, è il gioco per cui ogni strofa si conclude citando il primo verso di un altro inno in uso nella liturgia (ovviamente nella sua versione precedente alla revisione classicista di Urbano VIII), e specificatamente:

Exultet coelum laudibus - al Vespro dal Comune degli Apostoli
Deus, tuorum militum - al Vespro dal Comune dei Martiri
Lucis creator optime - al Vespro della domenica sera
Jesu, nostra redemptio - al Vespro dell'Ascensione
Conditor alme siderum - ai Vespri d'Avvento
Jam lucis orto sidere - all'ufficio di Prima
Ad coenam Agni providi - ai Vespri del tempo pasquale
Jesu corona virginum - al Vespro dal Comune delle Vergini
Veni, creator Spiritus - al Vespro di Pentecoste

1 commento:

  1. Beati quei tempi in cui alla pietas si sapeva coniugare raffinatezza letteraria ed erudizione...

    RispondiElimina