L'8 maggio la Chiesa latina, come pure quella orientale, commemora le gloriose apparizioni dell'Arcangelo Michele sul Monte Gargano, uno dei centri di pellegrinaggio più antichi e venerabili di tutta la Cristianità. E' meno noto tuttavia che nello stesso giorno nelle Spagne ricorre un'altra festa, quella in onore della Santissima Trinità ob conversionem Gothorum, per la conversione al Cristianesimo ortodosso dei Visigoti, avvenuta al Concilio di Toledo nel 589 sotto il re Recaredo I e raccontata dal vescovo Leandro di Toledo nella Homilia de triumpho Ecclesiae ob conversionem Gothorum.
Il Cristianesimo nelle Spagne ebbe il momento di maggior splendore proprio durante il periodo della dominazione visigotica, integrandosi profondamente nel sistema di governo, tanto da formare probabilmente uno degli esempi più antichi di Chiesa nazionale: assieme al diritto romano e alla cultura ispano-romana, il Cristianesimo niceno fu uno dei caratteri identificativi del regno visigotico, che aveva così abbandonato l'eresia ariana (ricevuta nel IV secolo dal vescovo Ulfila, discepolo di Ario) insieme alle ultime vestigia di barbarie. Tale chiesa nazionale era dotata dei propri libri liturgici (il rito gotico, impropriamente detto mozarabico), delle proprie consuetudini, e finanche del proprio stile grafico nella produzione libraria, la littera visigothica. E' significativo che tutti questi caratteri fortemente connotanti sopravvissero alla rapida invasione Omayyade agl'inizi dell'VIII secolo, e continuarono a manifestarsi pur sotto la dominazione degl'infedeli (tralasciamo eventuali influssi giudaico-islamici su alcune prassi celebrative mozarabe, che sono tutt'ora discussi dagli studiosi e sarebbero comunque un fenomeno ordinario di contaminazione); vedranno tuttavia la loro fine nell'XI secolo, e precisamente nel 1081, con il Sinodo di Burgos, presieduto da re Alfonso VI di Castiglia e Léon su pressioni di Papa Gregorio VII e dei cluniacensi: in tale sinodo vennero proibiti i riti mozarabi, decretando l'adozione dei libri liturgici romani, e contestualmente fu pure vietato l'uso della littera visigothica. Queste dispotiche disposizioni romanocentriche non ebbero immediato effetto su tutta la penisola; nondimeno, pare che entro il XIII secolo, e sicuramente in ogni caso entro il completamento della Reconquista, la romanizzazione della Spagna, la quale è indubbiamente all'origine delle forme di cattolicesimo spagnolo caratteristiche dell'età moderna e contemporanea fino alla secolarizzazione, può dirsi compiuta.
A sinistra, il frontespizio del breviario mozarabico edito da Cisneros agl'inizi del XVI secolo e ristampato a Madrid nel 1775: si noti che è intitolato Breviarium Gothicum; a destra, un esempio
di littera visigothica maiuscola e minuscola: il Liber canticorum et horarum (Biblioteca storica dell'Università di Salamanca, ms. 2668) dell'XI secolo, con il cantico di Mosè (Deut. 32)
L'ufficio che si canta in tale occasione è quello consueto di ringraziamento alla Santissima Trinità, con le sue antifone e i suoi salmi; la ragione è ovviamente il fatto che professando la fede ortodossa i Visigoti hanno accolto il dogma trinitario e riconosciuto l'Unica Divinità nelle Tre Persone rigettando l'antritrinitarismo ariano così come quello priscilliano che infestava le Spagne nei primi secoli. Le letture del Mattutino sono da Isaia 6 (visione del re Ozia) nel I Notturno, un racconto agiografico della conversione nel II Notturno, nel III Notturno il Vangelo (Matteo 28, Cristo comanda agli Apostoli di convertire e battezzare le genti) e la sovraccitata omelia di Leandro di Toledo. Particolarmente interessante è l'inno in strofe saffiche che, diviso in tre parti, si canta a Vespro (fino a Floridus annus più la dossologia), Mattutino (da Patris elusa a Pectore mores più la dossologia) e Lodi (le restanti); è un canto di letizia, che annuncia il fiorire dell'ortodossia e il dissiparsi delle tenebre dell'eresia, e glorifica la Spagna e i Visigoti che a Cristo hanno così aderito. La seconda parte dell'inno racconta la convocazione del Concilio nella reggia toletana, cui accorrono i principi visigoti da tutte le Spagne, e la confessione trinitaria professata in esso; oltre a Leandro e Recaredo, già qui menzionati, è citata pure la figura del principe martire sant'Ermenegildo (+585), protomartire visigoto, che con la sua testimonianza di sangue contribuì a volgere alla vera fede il popolo delle Spagne.
Carmen, antiqui memor usque doni, Natio late domininans Gothorum, En dies clari redeunt novumque Sic, noto nubes removente, solis Patris elusa feritate, vectus Non tamen caræ patriæ nec ille Annuens votis Deus excitavit Ut poli sedes, meliusque regnum Lætus huic æquam Recaredus aurem Ut Gothus labem sceleris vetusti Affluunt omni proceres ab ora, Præsides cleri populique rite Hanc fidem ductu retinent Leandri, Mente concordi celebrentur una, |
Facendo memoria dell’antico dono, un carme La Nazione dei Goti, che su molte terre domina, Ecco, tornano i giorni luminosi, e nuova Così, spazzate dal vento le nubi, risplende Abbandonata la barbarie del padre, trasportato Tuttavia, non dimentico della cara patria Accogliendo i voti, Iddio suscitò Come insegnò al Re Martire a mirare A questi Recaredo prestò volentieri Perché il Goto abbandonasse la macchia Accorrono tutti i maggiorenti dalla costa, I capi del clero e del popolo, secondo il rituale, Sotto la guida di Leandro, questa fede Con mente concorde siano celebrati insieme, |
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