di Luca Farina
Veduta del complesso basilicale |
La storia
della paleografia e dei manoscritti non può prescindere dalla cospicua
produzione di testi ad uso liturgico. Dal momento che ogni chiesa doveva
dotarsi di essi, è possibile rintracciare documenti di particolare pregio anche
in luoghi che, secondo la definizione di Enrico Castelnuovo[1],
sarebbero delle “periferie”, cioè centri di minore (o nulla) propulsione
artistica poiché non dotati né di corte né di cattedrale. Tra questi luoghi
rientra anche la città di Gozzano, i cui manoscritti liturgici sono oggetto di
questa analisi, volta a riprendere considerazioni già espresse in uno studio[2].
Gozzano è
situata in provincia di Novara, in un territorio piemontese ma ben legato alla
Lombardia e a Milano e non è lontana dal lago d’Orta. Il territorio fu
cristianizzato nel IV secolo dai fratelli religiosi greci Giulio e Giuliano,
fondatori di numerose chiese e poi canonizzati. A Gozzano fu infatti edificata
da Giuliano la chiesa di Santa Maria, in seguito intitolata a San Lorenzo e
sede, fino al IX secolo, delle reliquie del santo greco. A quest’altezza
storica le spoglie vennero traslate in nuova basilica che, per la sua
importanza, fu dotata di un capitolo, formalmente soggetto a quello della
cattedrale novarese ma spesso in contrasto con esso. La ricchezza del capitolo
è testimoniata dall’inventario, redatto dal notaio Manino nel 1618. Nell’elenco
troviamo messali, evangeliari, omeliari, passionari e antifonari.
Tra i
documenti più interessanti troviamo dei libri de officio festivitatis de
Corpore Christi: si tratta di un codice (ASDN A 10) allestito piuttosto
rapidamente dopo l’istituzione della festa del Corpus Domini da parte di Papa
Urbano IV con la bolla Transiturus. È stato ricopiato in sede locale,
non presenta segni di particolare pregio essendo destinato ad un celere uso
pratico.
Sono poi
rilevanti due codici, ASDN P 1 e ASDN P 2, passionari complementari, poiché
contengono ciascuno metà delle feste dell’anno liturgico. Entrambi furono
redatti nel XII secolo su pergamena (per essere resistenti all’uso frequente),
scritti in area novarese, probabilmente nella stessa Gozzano, in una minuscola
ordinaria. Il primo codice, mutilo, parte dalla festa di Ognissanti e si
conclude con quella di San Marco. Speciale rilevanza è data a San Martino, a
San Gaudenzio, vescovo di Novara ed ai Santi Giulio e Giuliano. Il lato pelo è
posto all’esterno, la rigatura è tracciata a secco. Le a sono presentate
in scrittura onciale, le altre lettere sembrano simili alla grafia
cancelleresca. È presente due volte (ff. 44r e 297v) la nota di possesso “Iste
liber est ecclesie sancti Juliani de Gaudiano”, redatto da mano del XIV secolo.
Le iniziali sono decorate con intrecci nastriformi, con elementi fitomorfi e
zoomorfi. Il codice è dunque particolarmente curato, essendo una raccolta di lectiones
sulle vite e i miracoli dei Santi sia della tradizione universale che locale.
Il passionario
estivo copre il santorale dalla festa di San Lorenzo di Novara (30 aprile) a
quella di Santa Margherita. È interessante notare la presenza di San Vittore
martire, da sempre associato alla tradizione ambrosiana e (coincidenza?) il
fatto che la sua vita si concluda, al f. 21v, con una frase pressoché identica
(è solamente aggiunto un “omnia”) a quella utilizzata dai rispettivi testi
liturgici ambrosiani (Regnante Domino nostro Jesu Christo, cui est honor et
gloria in saecula saeculorum, amen), dei Santi Gervaso e Protaso e dei
Santi Nazaro e Celso: una presenza di Santi legati a Milano sicuramente non
trascurabile né casuale. La mano principale si presenta elegante, mentre la
successiva grafia gotica rompe l’armonia con tratti più nervosi e spezzati.
Come nel manoscritto precedente, si fa ampio uso di abbreviazioni (soprattutto
per i nomina sacra e le parole con consonante nasale), sono presenti
molte correzioni aggiunte a mano e rubriche in onciale rossa.
Da questa
breve presentazione è possibile rendersi conto che una città come Gozzano, che
ormai vive all’ombra di Novara, era dotata di manoscritti particolarmente
interessanti a causa della presenza del capitolo. Allora, rispetto alla
prospettiva di Castelnuovo, è possibile ampliare la definizione; per potersi
fregiare delle caratteristiche proprie di un centro e superare lo stato di
periferia non è necessario dotarsi di una cattedrale, ma è sufficiente la
presenza di un capitolo di canonici incaricati di curare quotidianamente la
liturgia.
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