venerdì 11 marzo 2022

Introduzione al concetto di "giorno aneucaristico"

di Luca Farina

Introduzione

Un elemento antichissimo delle tradizioni liturgiche romana, ambrosiana e bizantina è quello della presenza di giorni aneucaristici, ovverosia senza la celebrazione della Divina Liturgia. Spesso, anche in ambito ecclesiale, si usa, per ignoranza, il termine “aliturgico”. In questa sede, invece, si mostrerà come i giorni aneucaristici non siano affatto aliturgici e, quindi, più poveri, ma siano espressioni di una tradizione celebrativa molto antica. Si offrirà una semplice introduzione al concetto e alle sue declinazioni in alcune distinte tradizioni liturgiche orientali e occidentali, senza una pretesa di esaustività per la quale si dovrebbero compilare degli studi specifici su ciascuna di dette tradizioni.

La tradizione romana

È forse poco noto che il rito romano prevedeva giorni aneucaristici: difatti, nei primi secoli, i giovedì di Quaresima possedevano questa peculiarità (escluso il Giovedì Santo). A conferma di ciò, si può notare nel Messale come i testi dei cinque giovedì siano gli stessi di altri giorni. Soprattutto, nel Comes di Wuerzburg (il più antico lezionario conservato, erede del Sacramentario gelasiano) riporta l’indicazione di tutte le Stationes, ma manchi l’indicazione della Statio, cioè la chiesa romana il cui Papa, quel giorno, avrebbe officiato, per i giovedì di Quaresima. Questa omissione indica che né il Papa né alcun altro sacerdote avrebbero celebrato la Messa in quel giorno.

Il Liber Pontificalis spiega che fu Papa Gregorio II (il quale aveva accompagnato, in qualità di arcidiacono, l’allora Papa Costantino al Concilio Trullano del 692, di cui si parlerà anche dopo) ad interrompere questa pratica, introdotta, o, quanto meno ratificata, da Papa Milziade all’inizio del IV secolo.

Altro giorno aneucaristico è, naturalmente, il Venerdì Santo, durante il quale si celebra la cosiddetta Missa Sicca o Missa Praesanctificatorum, durante la quale il celebrante si comunica ad una particola consacrata il giorno precedente, nella Missa in Coena Domini. Solo a seguito delle riforme della Settimana Santa del 1955 sotto Pio XII fu eliminato questo antichissimo costume, consentendo anche al popolo di poter ricevere il Sacramento. La nuova usanza fu aspramente criticata dall’insigne liturgista Leon Gromier, secondo il quale veniva a mancare, insieme a molti altri elementi di questa riforma, un tratto spiccatamente tradizionale poiché di antica origine. A titolo d’esempio, furono altresì eliminati altri elementi che potevano far ricordare una Messa come le varie orazioni sacrificali o le incensazioni offertoriali more solito.

La tradizione ambrosiana

La tradizione ambrosiana fu caratterizzata, fin dai primi secoli, dall’assenza di Messa ogni venerdì di Quaresima. Il motivo qui sotteso è quello per cui nel giorno in cui si commemora la morte di Nostro Signore Gesù Cristo non è possibile celebrarlo vivo nell’Eucarestia. Ma, a differenza della tradizione romana e bizantina, l’assenza è pressoché totale: non è assolutamente possibile esporre o impartire la Benedizione col Santissimo Sacramento, né concedere la Santa Comunione, se non come viatico ai moribondi. Se vi è conopeo lo si chiude quasi a mo’ di velo funebre attorno al tabernacolo, coprendolo (immagini qui nell’articolo sulla Quaresima ambrosiana).

Secondo il Cardinale Schuster, tale origine è da ricercarsi nel fatto che a Milano le Messe del venerdì fossero celebrate in serata dopo una lunga preghiera vespertina e, pertanto, andavano a collocarsi nel giorno di sabato (secondo la concezione ebraica e tuttora viva nella tradizione liturgica cristiana, per cui il nuovo giorno inizia al tramonto); è però da considerarsi che Schuster travisa ed esagera sovente, anche nello studio della liturgia romana, il concetto di pannychis. È gravemente proibito per i sacerdoti, sia pure per devozione, recarsi in chiese di rito romano per celebrare la Messa. La stesso vale ai fedeli, ma come calda raccomandazione (io stesso, essendo ambrosiano e trovandomi in una chiesa di Dublino durante un venerdì di Quaresima, non assistetti alla celebrazione).

Nel venerdì della Settimana Autentica non vi è neppure un elemento che si avvicini alla Messa, e non avrebbe senso che ci fosse: il Santissimo Sacramento rimane nello stesso tabernacolo di riposizione dalla fine della Missa in Coena Domini alla Veglia Pasquale.

La tradizione bizantina

Anche nella tradizione bizantina sono presenti giorni aneucaristici, ma in questo caso significa che non si effettua la consacrazione. In tutti i giorni della Grande Quaresima, infatti, non è lecito offrire la Divina Liturgia, eccezion fatta per i sabati (la cui caratteristica di minor penitenza è in comune con la tradizione ambrosiana) e le domeniche. Nella concezione bizantina, infatti, anche la Comunione rompe il digiuno: non è quindi possibile comunicarsi al mattino - il solo tempo in cui, invece, è lecito consacrare, secondo la prassi comune con quella occidentale - dacché le regole prescrivono di cibarsi solo dopo il Vespero.

Lo stesso concetto della celebrazione della Divina Liturgia appare inadatto all’aspro rigore penitenziale bizantino. Sia il concilio provinciale di Laodicea (364) che il Quinisesto (692) confermano questa prassi, proibendo l’offerta del Sacrificio e prescrivendo, invece, la Liturgia dei Presantificati, da effettuarsi con agnelli consacrati nella Liturgia della domenica precedente e riposti nell'artoforio (tabernacolo).

Un momento della Liturgia dei Presantificati. Si nota l'Agnello con un colore violaceo (poiché bagnato la domenica in cui è stato consacrato con del vino consacrato), mentre il diacono riempie con altro vino il calice.

Questa non è un semplice rito di Comunione, come poteva essere ad esempio l'Ufficio dei Salmi Tipici (una sorta di messa secca) in uso nei monasteri palestinesi almeno fino al secolo XII, ma una vera e propria Liturgia, in cui da una parte si utilizza un Agnello già consacrato, ma dall'altra si consacra per intinzione il vino Sacro Calice. Nella prassi ordinaria, si celebra questo rito ogni mercoledì e venerdì di Quaresima e nella festa dei Santi Quaranta Martiri (9/22 marzo), mentre nei monasteri può officiarsi anche tutti i giorni. Nemmeno la festa del Santo patrono ammetterebbe eccezione, e si celebrerebbero comunque i Presantificati.

L’unica eccezione ammessa è l’Annunciazione, ma la Divina Liturgia è cantata - seppur al mattino  infra i Vesperi, in modo che sembri non essersi rotto il digiuno.

La consacrazione “per contatto” è un interessante caso di teologia sacramentaria: sebbene il metropolita di Kiev san Pietro Moghila (1596-1646) non vi credesse, la Tradizione afferma il contrario: ne sono prova due lettere di due patriarchi di Costantinopoli, Michele II e Michele III, in cui si afferma chiaramente che il calice si consacra in questo modo. Inoltre, anche la Messa dei presantificati che si celebra al Venerdì Santo nel rito romano, contiene evidenti indizi di questa prassi, dacché si prepara del vino nel calice in cui viene intinta l'ostia preconsacrata, e le preghiere lasciano intendere il carattere sacramentale di tale vino venuto a contatto col Sacramento.

Conclusione e riflessioni collaterali

Si nota come quello di non celebrare la Messa sia una tradizione liturgica antichissima motivata in maniere differenti. Ad alcuni occhi materialisti e razionalisti anche di coloro che si proclamano “tradizionalisti” questa pratica è assurda poiché “ridurrebbe il conteggio di Messe celebrate”, e, in un’assoluta predominanza dei Sacramenti, si rimarrebbe privi della grazia. Ragionamenti di questo tipo, uniti ad un devozionismo, hanno prodotto mescolanze liturgiche gravemente erronee, come il rito del Venerdì Santo celebrato secondo le rubriche tradizionali, ma con la distribuzione della Comunione al popolo, come purtroppo molte parrocchie "tradizionaliste" sogliono fare.

Non bisogna d'altro canto pensare che senza sacramenti sia impossibile ricevere la grazia, poiché secondo l'Aquinate (che, spesso, ha un’impostazione schematica) “gratia non alligatur sacramentis”. Ci sono molte figure di Santi come Maria Egiziaca che ricevettero due volte l’Eucarestia, ma non per questo mancarono di santità.

2 commenti:

  1. In inglese abbiamo una vecchia espressione "Chips with everything", in altre parole nessun pasto è completo senza le vecchie patatine inglesi. (Spero che questa sia la parola giusta da non confondere con patatine fritte) Per quanto posso vedere, molti cattolici non possono concepire la vita senza "prendere" la Messa e ci deve essere messa con tutto. Mi preoccupa che la Messa sia diventata una cosa che viene servita in ogni occasione. Suppongo che sia un po' come la Comunione frequente e quotidiana - mi piacerebbe sentire cosa hai da dire a riguardo. In passato i Comunicanti Quotidiani erano considerati la crema dei cattolici. Forse potresti scrivere su questo.

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  2. 1. Il Battesimo di Sangue è un'ottima dimostrazione di come esso non sia assolutamente necessario per la Grazia (ovviamente qui ci preme l'assolutezza, non certo dire che non sia la prassi normale e corretta...).

    2. Ogni paese orientale ha le sue tradizioni: in Grecia si festeggia il Carnevale il martedì e il giovedì di Settuagesima, arrostendo tutta la carne possibile e consumandola in grandi grigliate paesane e persino cittadine (ho ricordi del quartiere di Monastiraki in Atene invaso da grandi girarrosti). In Russia invece la Settimana dei Latticini è il momento della gran festa di Maslenitsa, con grandi divertimenti popolari, gl'immancabili bliny (crespelle), syrniki (frittelle di tvorog), oladushki, e ovviamente un po' di vodka. Un bel ritratto di una Maslenitsa nella Russia imperiale si ha in questa divertente scena del film "Il Barbiere di Siberia": https://www.youtube.com/watch?v=ukYFGMQa2Bc

    3. La consacrazione per contatto, a quanto noto, riguarda solo il vino ed esclusivamente la celebrazione dei Presantificati. In futuro magari approfondiremo il tema con alcune fonti.

    4. Dobbiamo partire dal fatto che è una celebrazione tardiva, quando ormai si era già affermata nei monasteri e nelle cattedrali la prassi dell'Eucaristia quotidiana. Ad ogni modo la Quaresima è sempre stato un periodo di intensificazione degli uffici e anche di maggior frequenza della Comunione, ergo si può spiegare la diffusione di questa Liturgia.

    Circa la considerazione finale, direi che ciò che distingue un giorno aneucaristico da un giorno feriale normale è che nel secondo caso non è d'uso celebrare l'Eucaristia, ma è possibile; nel primo è affatto vietato, quantunque vi cadesse una grande festa. E questo è, forse, un po' meno ordinario.

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